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gennaio 17, 2010

Il bonsai nel mondo occidentale

L'estremo oriente ha sempre affascinato gli occidentali; basti pensare che proprio a questo interesse si deve, per esempio, la scoperta dell'America.

Alcuni prodotti orientali, cose la seta o la porcellana, hanno una storia così seducente che nessuna fantasia d'autore potrebbe immaginare. Eppure e stranamente il bonsai non attiro' mai l'attenzione dei primi viaggiatori.


E' solo alla fine del secolo scorso e agli inizi di questo che si hanno le prime notizie certe sul bonsai in occidente, con relazioni e mostre tenute sia in Inghilterra che in Francia. Nel 1937 i bonsai vinsero un Gran Premio all' esposizione Universale di Parigi, tuttavia l'interesse degli occidentali non si risvegliò.


Un libro stampato in Italia negli anni trenta, fa da buon test per capire come in quel periodo e, sicuramente anche in precedenza, il bonsai non fosse sconosciuto come pianta ma come modo di avvicinare e capire la natura. Nel libro, oltre al solito paragone fra il bonsai e i piccoli piedi delle donne cinesi, ottenuti con fasciature costrittive, si parla di piante torturate e si mette in risalto l'inutilità di questo tipo di coltivazione. Tutti coloro che praticano il bonsai sanno come certi pregiudizi sono spesso presenti ancora oggi. Dipinto murale nella tomba della principessa Zhang-Huai a Xian, raffigurante una donna con un bonsai. Periodo Tang (VIII secolo).


La vera scoperta del bonsai da parte degli occidentali e' avvenuta con la seconda guerra mondiale o, secondo una tesi giapponese, durante l'Esposizione di Osaka dei 1970. C'è da dire che l'interesse degli orientali per questa loro antica arte ha fatto si' che anche nello stesso Giappone il bonsai abbia conosciuto un'espansione senza precedenti, tanto che e' logico parlare più che di espansione, di una vera e propria riscoperta.


Analizzando i motivi credo, innanzi tutto, che non si debba mai cercare di capire una forma d'arte slegandola dall'epoca in cui e' stata creata. Ogni epoca ha le sue forme di arte legate e condizionate dalla realtà.


I primi viaggiatori, da Marco Polo in poi, avranno probabilmente visto anche i bonsai o i loro antenati, ma questi non erano, ai loro occhi, niente di più di piante che abbellivano le dimore dei potenti locali, ne più' ne meno di quanto accadeva nello stesso periodo in Europa.


Anche le prime relazioni e le prime mostre in cui vennero presentati i bonsai non riuscirono a suscitare ne entusiasmo ne interesse per due buone ragioni. La prima e' che la società della fine del secolo scorso e degli inizi di questo, era tutta protesa, quasi abbagliata, dalle conquiste scientifiche: una società che puntava verso orizzonti utilitaristici in cui il bonsai non avrebbe potuto trovare spazio. La scoperta del bonsai in occidente e la sua riscoperta in oriente sono frutto di reazioni legate ad un nuovo concetto di scienza e di cultura. Nessuno negli anni trenta si era reso conto che le conquiste tecnologiche avessero come limite la nostra natura umana. Si era creata l'illusione che l'uomo avrebbe avuto il dominio; più completo sull'ambiente che resta, invece, legato all'uomo e che e' la condizione stessa della sua sopravvivenza. La seconda ragione e', a mio parere, che mancassero anche i pregi artistici. A giudicare dallo immagini arrivate fino a noi, gli esemplari presentati erano poco più di 'piante in vaso', sicuramente poco adatte a colpire la fantasia e l'immaginazione dei nostri antenati.


Seguendo quarto viene scritto sul bonsai nel mondo, ho avuto spesso l'impressione che ci sia stata la caccia a prestigiosi antenati. La ricerca di queste 'radici' ha talvolta sfiorato l'assurdo, coinvolgendo i romani, il Re Sole e immaginari e improbabili ritrovamenti archeologici. Nessuno sembra rendersi conto che 'piante in vaso' sono esistite da sempre.


L'antico bonsai non era molto dissimile dalle cose che si potevano veder qui nello stesso periodo. Il bonsai come espressione d'arte è un concetto moderno che si deve all'evoluzione della scuola Giapponese contemporanea. Se questo è vero, credo che sarebbe un grossolano errore considerare queste piante 'oggetti' e non cercare di approfondire, con le conoscenze tecniche, anche quelle filosofico-religiose.

Nella religione Shinto, di cui e' impregnato ogni atto del vivere quotidiano giapponese, ogni oggetto possiede il suo "hami " che si potrebbe definire 'una presenza divina' o, se volete, 'un'anima".


Nel mondo giapponese la natura e le piante non sono avulse dall'uomo, ma parte della sua vita, L'arte e' il frutto di un lungo sforzo d'apprendimento, d'attenzione e di meditazione.


Detto questo e' evidente che "creare' un bonsai non e', per un giapponese, solo un problema tecnico od estetico, ma anche una ricerca interiore. L'espressione artistica è il risultato di una ricerca costante della semplicità, dell'essenzialità e della naturalezza. Un concetto del bello, quello giapponese, in cui e' il materiale stesso a suggerire, nella sua essenzialità un ricco mondo interiore.


Concetti come essenzialità, semplicità, naturalezza, visione meditata della realtà rispetto e amore per il 'materiale' usato, dovrebbero essere la base sia di una comprensione reciproca con i giapponesi, sia dei nostri sforzi d'interpretare la natura attraverso le piante.


Affermare, come uno dei più grandi maestri giapponesi Kyuzo Murata, che far bonsai e' una forma quasi religiosa d'amore per la natura e per gli uomini e' forse un po' azzardato; certamente il bonsai e', o dovrebbe essere, per chi lo pratica, un modo di avvicinare, capire e amare la natura. Poichè il bonsai e' anche espressione artistica e ricerca del bello, chiunque lo faccia, lo 'viva', dovrebbe considerare amico, ai di sopra di tutte le diversità, chi come lui prova gli stessi sentimenti e condivide gli stessi entusiasmi. E non solo questo.


Poichè il bonsai e' il risultato di conoscenze botaniche, tecniche, artistiche e filosofiche, nessuno, credo, sarà mai detentore della conoscenza in assoluto. Ognuno di noi ha qualcosa da ricevere e da donare. Nell'amicizia, nello scambio d'esperienze, nel migliorare le conoscenze, nel confronto fra i nostri risultati e quelli altrui sta la chiave del rapporto associativo.Dalle mie molteplici esperienze associative ho tratto la convinzione che le associazioni più costruttive siano quelle locali, quelle in cui ogni socio e' contemporaneamente anche un amico. Credo pero' che Io spirito del bonsai imponga che si debba essere amici e ricercare occasioni d'incontro e di scambio d'esperienze e di notizie non solo nell'ambito nazionale, ma internazionale.

fonte: Bonsai San Marino

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