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maggio 26, 2009

L'educazione dell'albero bonsai

Dopo che l'albero si è ristabilito, si può ini­ziare a educarlo a bonsai. Comunque non bisogna essere troppo impazienti nell'awia-re i nuovi alberi a questo trattamento.

I raccoglitori giapponesi lasciano sempre che l'albero cresca per almeno un paio d'an­ni prima di intraprendere qualsiasi tratta­mento; anche se non è necessario aspettare così a lungo, dovrete essere sicuri che la pianta abbia iniziato a vegetare vigorosa­mente.

Pensate sempre bene prima di decidere quale forma dare al futuro bonsai: la fretta o una forma inadatta possono guastare un albero promettente.
Con la maggior parte degli alberi raccolti, molto del lavoro creativo è già stato fatto dalla natura e il ruolo dell'artista bonsai è semplicemente quello di metterne in risalto le qualità.

Se avete dei dubbi, cercate il consiglio di una persona competente o, se possibile, chiedete a un maestro bonsai di suggerirvi quale forma sia migliore per la vostra pian­ta. Le caratteristiche degli alberi raccolti non devono mai essere troppo modificate, altrimenti la loro naturalezza andrà persa. Poiché queste piante sono state scolpite dal­la natura, raramente possono essere inseri­te in un particolare stile convenzionale.

Questo non deve contrariarvi, anzi sarebbe un errore forzare l'albero per adattarlo a uno stile formalmente riconosciuto. La fre­schezza e la vitalità di un disegno casuale superano decisamente lo svantaggio di non poterlo 'etichettare'.

incorporare del legno morto nel disegno di un bonsai aggiunge un effetto drammatico. Normalmente il legno morto lo si ottiene togliendo la corteccia ad un albero vivo o usando un albero che è già parzialmente seccato. Comunque il metodo he comporta l'unione di un giovane albero vivo a un vecchio ceppo nudo, produce l'effetto di legno nudo più in fretta e con grande naturalezza.
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Raccolta degli alberi di bonsai potenziali

Raccolta degli alberi

A un occhio inesperto questo non sembra certo un luogo molto promettente per la raccolta di bonsai potenziali, in realtà è il posto tipico. Le varietà più facilmente reperibili saranno il ginepro comune, dei pini e larici.

Si possono prendere in considerazione alberi di ogni dimensione, anche se è meglio che non siano troppo grandi. In particolare i bassi ginepri comuni tendono ad avere un tronco contorto e interessante e possono diventare dei piacevolissimi piccoli bonsai.
È noto che generalmente i bonsai più belli sono quelli ricavati da alberi raccolti all'a­perto. Questo accade perché tali alberi sono stati formati e scolpiti dalla natura e il risul­tato ha determinate qualità che non si pos­sono facilmente ottenere in modo artificiale. In Cina ed in Giappone c'è una lunga tradi­zione nel raccogliere alberi all'aperto. Anco­ra 40 o 50 anni fa in Giappone molti 'caccia­tori di bonsai' di professione si guadagnava­no da vivere raccogliendo in luoghi nascosti e inaccessibili, come crepacci e pareti di montagna^ bellissimi esemplari molto vecchi.

Ora questi cacciatori non esistono più, per­ché le aree montagnose selvagge del Giap­pone sono state purtroppo spogliate da que­sta raccolta indiscriminata. Quanto è successo in Giappone fa capire quanto sia importante raccogliere alberi in modo responsabile. Togliere degli alberi dal loro ambiente naturale, anche se si prestano alla trasformazione in bonsai, può diventare una forma di vandalismo ecologico. La presa di coscienza dell'importanza della tutela dell'ambiente naturale ha spinto molti paesi a introdurre leggi che vietano la rac­colta di piante rare o di alberi da zone pro­tette, come pure l'esportazione di soggetti rari.

Nonostante il bonsai non entri in questa ca­tegoria, gli alberi vistosamente vecchi e fuo­ri dal comune non dovrebbero essere tolti dal loro ambiente se non sono già minacciati di distruzione a causa di lavori stradali o al­tre forme di intervento umano. Vi sono tre circostanze in cui la raccolta al­l'aperto può essere giustificata. Se il materiale si trova su un fondo privato e il proprietario acconsente alla raccolta, non si creano problemi di alcun genere. Se, come detto prima, la zona dove l'albero si trova è interessata alla realizzazione di una nuova autostrada o ad altri progetti di costruzione, migliaia di potenziali bonsai ri­schiano di essere inutilmente distrutti.

Spes­so mi è accaduto di percorrere foreste in cui vaste zone erano state sconvolte e gli alberi abbattuti.

Anche il prosciugamento di paludi e di sta­gni crea l'occasione per raccogliere del buon materiale. Queste zone sono normalmente considerate come terreno di poco conto, nel senso che il suolo e le condizioni di sviluppo non sono certo i migliori. È proprio in que­ste condizioni, però, che si producono gli al­beri più adatti per farne bonsai. Essi d'altra parte non hanno praticamente alcuna possibilità di soprawivere e perciò la loro raccol­ta è completamente giustificata. Raccogliere alberi in natura non deve essere visto soltanto come un modo poco costoso per creare ottimi bonsai. Anche se ciò è vero, non deve essere questa la ragione principale della raccolta. La cosa importante è procurarsi soggetti vecchi che non è possibile ottenere in altro modo.

La possibilità di raccogliere in natura da ov­viamente grande piacere. Poche cose sono più divertenti di una spedizione per la rac­colta di alberi con un Bonsai club o con alcu­ni amici entusiasti.
L'eccitazione dovuta al ritrovamento di un bel soggetto, dopo aver camminato per chi­lometri, è veramente un'esperienza memo­rabile.
Non dimenticherò mai l'emozione provata quando sul fianco nudo di una montagna ho trovato una distesa enorme di meravigliosi piccoli vecchi ginepri. Fortunatamente quel luogo apparteneva a un signore molto comprensivo verso i cacciatori di bonsai. Io comunque mi sono mol­to limitato e ho raccolto solo alcuni alberi scelti.

Alla scoperta dei luoghi alternativi
Può essere certamente piacevole raccogliere alberi dai luoghi tradizionali, come monta­gne e cime di colline: ciò sta però diventan­do sempre più difficile dal momento che in una parte sempre maggiore di queste zone la raccolta è vietata per ragioni di conserva­zione o per altri motivi.

Fortunatamente le alternative cui ricorrere non mancano.
Ottimi alberi possono essere trovati in lughi di ogni sorta: vicino alle discariche, linee ferroviarie in disuso, frutteti abbandonati e vecchie cave.
Gii alberi provenienti da luoghi così incon­sueti non solo eguagliano per qualità quelli reperibili in zone più tradizionali, ma si presentano in un assortimento di specie più vario

Gli alberi trovati nelle cave e vicino alle discariche normalmente hanno apparati radi­li.: assai compatti e poco profondi poiché sino cresciuti in substrati molto porosi.
Quelli raccolti nei vecchi frutteti o lungo le rotaie di una linea in disuso sono invariabil­mente striminziti perché hanno subito negli anni le conseguenze di parecchi interventi di manutenzione.
Nelle aree urbane, i giardini di vecchie case in attesa di demolizione sono una ricchissi­ma fonte di potenziali bonsai. Alla periferia di Londra ho trovato spesso splendidi faggi, ginepri e carpini che erano, stati coltivati come cespugli ornamentali e siepi per almeno 50 o 60 anni. Spesso chi possiede queste proprietà abban­donate è ben felice che qualcuno si offra di portar via quelle piante ormai inutili.

A un occhio inesperto questo non sembra certo un luogo molto promettente per la raccolta di bonsai potenziali, in realtà è il posto tipico. Le varietà più facilmente reperibili saranno il ginepro comune, dei pini e larici. Si possono prendere in considerazione alberi di ogni dimensione, anche se è meglio che non siano troppo grandi. In particolare i bassi ginepri comuni tendono ad avere un tronco contorto e interessante e possono diventare dei piacevolissimi piccoli bonsai.

foto raccolta degli alberi1: I vecchi bonsai come questo ginepro cinese dall'aspetto centenario sono normalmente alberi raccolti in natura. Importato dal Giappone negli anni '60. è alto 70 cm. con un tronco di 13. È notevole per la sua piacevole silhouette e la vistosa porzione di legno nudo.
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maggio 14, 2009

Innesto autunnale nel bonsai

Innesto autunnale.
Il periodo più che autunnale si colloca alla fine dell'estate perché le possibilità dell'attecchimento sono esaltate dall'attiva crescita dei soggetti, attività che garantisce un facile distacco della corteccia.

La scelta del materiale da innestare va fatta contemporaneamente all'innesto, da germogli vigorosi contenenti gemme a legno vanno esclusi materiali che presentano gemme danneggiate. I germogli da cui prelevare le gemme d'innesto, vanno inoltre prelevati della porzione interna delle branche.

Le marze vanno defogliate lasciando però un breve tratto del picciolo attaccato alla gemma; quest’accorgimento presenta due aspetti positivi: il primo è di evitare che nell'asportazione della foglia si possa danneggiare la gemma, il secondo è che con i resti del picciolo, si potrà posizionare la gemma senza manipolarla direttamente. Le gemme migliori sono quelle della porzione basale od intermedia, mentre vanno scartate quelle della porzione non lignificate dei rami. Nelle specie (e s. ciliegio dolce) in cui in cui le gemme basali siano a fiore queste vanno scartate perché non adatte.


In quest’innesto la parte del soggetto sopra la gemma innestata non deve essere tagliata fino a che l'innesto non è completamente soldato. In questa te cnica la gemma si salda in due otre settimane, sintomi dell'avvenuta saldatura sono: il distacco netto della sezione di picciolo rimasta, il gonfiarsi della gemma, il permanere del colore naturale della scorza.

Nell'innesto autunnale le gemme anche dopo l'attecchimento rimangono in riposo fino alla primavera successiva. Nel periodo di ripresa vegetativa occorrerà poi tenere conto della " dominanza apicale ", (esistenza di gemme terminali che possono ingenerare la dormienza della gemma innestata), di norma quest’eventualità è esclusa dall'asportazione della parte del soggetto sopra l’innesto.

Nei citrus quest'asportazione si opera in due tempi: in un primo momento s’incide, dal lato della gemma innestata, il soggetto che è piegato verso terra, in un secondo tempo, quando la gemma avrà prodotto un robusto germoglio, la parte incisa sarà asportata completamente. Il soggetto va poi spollonato, (la spollonatura è l'asportazione in più riprese dei germogli del portainnesto), per evitare che le gemme emesse da questo soffochino quella innestata.

Innesto primaverile.
Questo, è simile a quello autunnale, ma è eseguito in periodo primaverile. Si opera appena il
portainnesto inizia la propria crescita, l'intervallo d’esecuzione è piuttosto breve, infatti, termina prima che i germogli del soggetto abbiano finito il loro completo sviluppo.

Le marze con le stesse caratteristiche di quelle usate per l'innesto autunnale devono essere prelevate quando sono ancora dormienti, (prima che in esse vi sia qualche accenno all'ingrossamento delle gemme), il fatto che le gemme debbano essere dormienti, mentre il soggetto deve essere in attiva crescita, impone che le marze raccolte vadano conservate in torba umida ed in luogo refrigerato, (è consigliata una temperatura compresa tra 0° - 4°C.).

Innesto di giugno.
Si esegue nella prima metà di giugno con le stesse modo con cui quest'innesto è attuato negli altri
periodi. La differenza sta nel fatto che le cure da prestare alle piante nel mese di giugno sono più
assidue di quelle prestate negli altri periodi, e ciò a causa della necessità, visto lo sviluppo che la gemma innestata avrà nel periodo luglio settembre, di portare la nuova parte vegetata a maturare completamente prima del sopraggiungere della stagione fredda; nel caso ciò non avvenga la parte appena innestata sarà danneggiata.

In questo periodo si esegue l'innesto a T con scudetto "senza legno", occorre lasciare sotto l'incisione almeno 4 - 5 foglie attive. In questo periodo la saldatura è rapidissima, in 4 gg. dovrebbe iniziare la cicatrizzazione dei tessuti.

Per questo fatto la chioma del soggetto può essere asportata dopo circa 15 gg. ad una decina di centimetri dalla gemma innestata verso l'apice lasciando una foglia sul moncone, questo sarà asportato nella primavera su ccessiva, lo sviluppo delle gemme ascellari, e l'attività delle foglie rimaste, fornirà attraverso la fotosintesi le necessarie sostanze elaborate alla pianta garantendo la riuscita dell'operazione d’innesto. E' consigliabile effettuare tutte le operazioni d’innesto, per tutti e tre i periodi indicati sempre con la luna calante.

Metodi dell'innesto a gemma.
Innesto a "T" od a scudetto.
Conosciuto con entrambe le denominazioni che gli derivano: la prima dall'incisione praticata sul
soggetto; la seconda dalla forma della porzione di corteccia su cui è inserita la gemma, è sicuramente il metodo più comunemente usato per l'innesto dei rosai e degli arbusti ornamentali.

Utilizzato su diametri da 0,5 a 2,5 cm., nelle specie con corteccia sottile, in attiva vegetazione in modo da permettere il facile distacco della corteccia. Si opera eseguendo un taglio verticale e quindi un secondo perpendicolare al primo nella parte alta del primo, è importante che entrambi i tagli non eccedano la lunghezza necessaria, perché tagli troppo lunghi richiedono legature estese senza che ne derivi alcun vantaggio alla pratica agronomica dell'innesto.

Praticati i tagli, nel portainnesto si può inserire lo scudetto con la gemma prelevata dal germoglio usato come gentile. Per asportare lo scudetto si parte a circa 1,5 cm. dalla base della gemma stessa. Lo scudetto deve essere il più possibile ma deve essere dotato di consistenza. A circa 2 cm. sopra la gemma è poi praticato un secondo taglio secante, la generatrice del germoglio, (taglio orizzontale), affinché lo scudetto si stacchi.

Lo scudetto può essere preparato con o senza legno. Di là dalla propensione dei professionisti verso l'una o l'altra delle preparazioni, occorre tenere presente che in alcune specie come l'acero e il noce, il maggior attecchimento si ha se lo scudetto non presenta quella fettina di legno, ricavata dall'incisione, interessante lo stato xilematico del germoglio.

Lo scudetto senza legno si prepara praticando il taglio orizzontale evitando che il legno sia inciso. L'asportazione dello scudetto, se la corteccia si stacca facilmente, deve avvenire premendo questo contro la marza e facendolo scivolare via verso il basso, la piccola parte pedicellare di legno, che ha in se i tessuti vascolari che servono a nutrire la gemma, deve restare unita alla corteccia, se questa parte rimane attaccata al legno, lasciando un buco nella corteccia, l'innesto non attecchisce.

Lo scudetto senza legno, com’ già stato citato, è usato soprattutto nell'innesto di giugno mentre in quello primaverile, in cui le marze non sono in vegetazione, conviene lasciare la porzione di legno perché la corteccia delle marze, in questo periodo, è ancora molto attaccata al legno. L'operazione successiva è l'inserzione dello scudetto nel soggetto, per fa r ciò, si spinge lo scudetto sotto la corteccia del portainnesto fino a che il taglio orizzontale di questo non vada a coincidere con quello praticato sul soggetto.

Si opera quindi una legatura con rafia che porti i due simbionti ad un contatto perfetto. La gemma in questo caso deve rimanere scoperta.

Innesto a T invertito.
Questo metodo è usato in zone particolarmente piovose, perché evita che l'acqua possa penetrare
all'interno dell'incisione facendo marcire lo scudetto. Si può usare in quelle specie, che avendo una forte emissione di linfa, necessitano che questa sia drenata permettendo una migliore saldatura.

E' particolarmente usata negli innesti degli agrumi, anche se il motivo principale del suo impiego va ricercato più nella tradizione che in effet tive esigenze tecniche.

La tecnica di quest’innesto è la stessa di quello a "T" dritto, sennonché i tagli di preparazione dello scudetto vanno operati in posizione inversa rispetto all'altro metodo, ciò per rispettare la polarità della gemma. Lo scudetto dovrà essere inserito dal basso verso l'alto.

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L'innesto a pezza nel bonsai è più difficoltoso nell'esecuzione di quello a scudetto

Innesto a pezza.
E’ usato in specie a corteccia spessa che presenti difficoltà d’attecchimento con lo scudetto. E' più difficoltoso nell'esecuzione di quello a scudetto, l'attecchimento è più lento, e l'esecu zione dell'intarsio è in ogni modo complesso, perché il perimetro delle incisioni sul soggetto e sulla pezza devono, coincidere perfettamente.

Per facilitare tale operazione si usano a questo proposito coltelli a doppia lama, vanno inoltre scelti soggetti e marze che abbiano possibilmente lo stesso diametro.

I diametri consigliati vanno da 1,5 a 3 cm., ma si possono ottenere, anche se con gran difficoltà, innesti su diametri di circa 10 cm. I tagli, dell'intarsio, vanno praticati a circa 10 cm. d’altezza sul colletto del soggetto, e devono avere i lati del tassello di circa 2,5 cm. l'asportazione del tassello come nel metodo a scudetto va asportato per scorrimento al fine di evitare che tirandolo il piccolo peduncolo legnoso contenente i vasi d’alimentazione della gemma sia asportato compromettendo il risultato dell'innesto.

Il tassello va preparato dopo che l'incisione nel soggetto sia già stata praticata. E' fondamentale che la parte apicale e quella basale del tassello vadano a coincidere con quelle corrispondenti del portainnesto, il contatto in queste due zone è molto più importante che quello sui tagli laterali. Inserita la pezza (o tassello) nell'incastro del soggetto, le due parti dell'innesto vanno assicurati saldamente con una legatura.

E' bene che lo spessore della pezza sovrasti quello del portainnesto, cosa che si può ottenere rifilando la corteccia di quest'ultimo. Nei casi d’estrema difficoltà d’attecchimento si può preparare il soggetto (da 1 a 3 settimane) prima di effettuare l'innesto; in pratica si eseguono i tagli senza rimuovere il tassello, l'inizio della cicatrizzazione avvantaggerà l'attecchimento della pezza da innestare quando questa sarà inserita.

La rimozione della legatura deve essere precoce per evitare che la tensione sul tassello bloccando l'afflusso di linfa ostacoli l'attecchimento.

I periodi migliori per eseguire quest’innesto sono la primavera e la tarda estate. Per quanto riguarda il periodo primaverile, la difficoltà sta nel fatto di trovare i tasselli. In questo periodo le marze devono "dare la buccia " ma le gemme non devono essere ingrossate.

Varianti a questo metodo sono:

L'innesto a flauto, l'innesto ad anello.

Mentre l'innesto ad "I" rappresenta una variante intermedia tra l'innesto a pezza e quello a "T" (queste varianti saranno presentate esclusivamente a livello grafico).

Innesto alla maiorchina.
Si usa quando il portainnesto non "dà la buccia " (non si ha un facile distacco della buccia). I periodi in cui ciò accade sono: l'inizio della primavera (prima della ripresa vegetativa), o durante il periodo luglio metà agosto, quando il caldo e la scarsità d'acqua rallentano la crescita delle piante.

Tale innesto pur avendo buona percentuale d’attecchimento è più lento e meno semplice anche se la crescita del germoglio innestato è più vigorosa che negli altri metodi dell'innesto a gemma fin qui ana lizzati. Questo metodo si effettua asportando da una parte liscia del soggetto una linguetta di corteccia con sottostante legno che sarà rimpiazzata con una simile prelevata dal germoglio usata come marza.

Si parte da materiale di diametro compreso tra 1,5 - 2,5 cm., si pratica un taglio inclinato di circa 30 - 45° verso l'interno della marza, quindi a circa 2,5 cm. sopra la gemma si effettua un secondo taglio, quasi parallela all'asse del gentile, che deve andarsi a collegare con il primo, lo stesso taglio va fatto sul soggetto.

Se le dimensioni dei due tagli (lunghezza, larghezza e spessore) e forma dei due tagli è identico, si può ottenere una perfetta aderenza, ed una coincidenza degli strati cambiali su entrambi i lati dell'incisione, (se i diametri dei due simbionti non sono identici, occorrerà che gli strati cambiali coincidano almeno da una parte)

In quest’innesto la legatura è fondamentale. Volte questa legatura si effettua con nastri di plastica trasparente che coprono anche la gemma. , quando questa comincia a crescere il nastro va tagliato.

Anche in quest’innesto la parte apicale è eliminata solo a saldatura avvenuta, se l'innesto è autunnale l'asportazione si esegue nella primavera successiva a ripresa vegetativa avvenuta.

MISHO - Pianta ottenuta da seme.

Le piante si possono riprodurre sia per via agamica e per via sessuata.

Fin qui, salvo per lo Yamadori abbiamo analizzato materiali ottenuti con la riproduzione agamica.
Il materiale da seme é ottenuto con la riproduzione sessuata. Durante la fecondazione, (unione di cellule sessuali maschili e femminili), il patrimonio cromosomico, dimezzato nel processo di meiosi, è ricostituito col corredo dei cromosomi provenienti dai genitori, perciò la prole acquista una gran variabilità di caratteri, determinati dalle tre leggi di Mendel.

L'aspetto esterno, (fenotipo), di una pianta è controllato dai geni tramandati da una generazione all'altra il singolo carattere può essere determinato anche da un unico gene. Già di fronte a due caratteri indipendenti, che agiscono sull'aspetto di un vegetale, l'analisi è particolarmente complicata, anche se questi sono gestiti da un solo gene. Quando più geni controllano i caratteri, solo attraverso ad un analisi statistica può dimostrare come la discendenza possa assomigliare ai genitori.

I geni che si riferiscono ad un carattere, contenuti nel medesimo posto nei cromosomi si dicono "alleli", se questi sono per la maggior parte, identici a quelli presenti nel cromosoma omologo determinano caratteri identici, quando questa corrispondenza accade la pianta si definisce "omozigote ".

Quando gli alleli di un cromosoma differiscono da quelli presenti nel cromosoma omologo, la pianta si definisce eterozigote. Le piante omozigote autofecondate o fecondate da un partner uguale tendono a mantenere quasi costante il fenotipo, nelle eterozigote i caratteri sono trasmessi solo in parte alla discendenza perciò la variabilità in alcune specie può essere enorme.
Dato lo scopo della propagazione delle piante che si prefigge la protezione dei caratteri occorre che ogni genotipo sia classificato secondo un codice riconosciuto a livello internazionale.

Le tassonomie servono a classificare le specie botaniche, queste sono raggruppate all'interno del regno vegetale in tre phila: schizofita , briofita e pterofita; quest'ultimo comprende tre classi: filic inae, gimnosperme ed angiosperme. L'interesse di chi pratica l'arte del bonsai ovviamente, s’indirizza verso queste ultime due classi. Le gimnosperme sono poi classificate in famiglie : le cycadacee, le ginkgoacee , ecc. tutte caratterizzate dalla produzione di semi nudi. Le angiosperme producono invece solo semi contenuti nell'ovario.

La classe delle angiosperme si suddivide in due sottoclassi le monocotiledoni e le dicotiledoni.
Le sottoclassi si dividono in ordini ,questi in famiglie , che a loro volta si dividono in generi suddivisi in specie . La classificazione sarà approfondita nella parte dedicata alla schedatura delle piante .

Nelle due classi che c’interessano, l'embrione da cui si svilupperà la successiva pianticella , è una parte del seme contenuto nel frutto , questo si sviluppa in cinque singoli processi :
1) - lo sviluppo morfologico;
2) - viluppo della capacità di germinare dell'embrione;
3) - accumulo di sostanze nutritive;
4) - Sviluppo della dormienza primaria;
5) - dispersione del seme.

Il seme è germinabile solo se è avvenuta l'impollinazione del fiore e la fecondazione dell'ovulo . A volte i frutti possono giungere a maturazione anche se i semi non sono fertili o sono assenti , ciò avviene per i seguenti fattori :
a) - partenocarpia (sviluppo del frutto senza impollinazione e fecondazione);
b) - aborto embrionale (morte in corso di svil uppo) ;
c) - incapacità d’accumulo di sostanze nutritizie da parte dell'embrione ;
La mancanza di fecondazione o la morte precoce dell'embrione , pur non essendo tassativo , di norma crea la caduta del frutto.

SVILUPPO MORFOLOGICO.
Si attua:
1) - accrescimento dell'ovaio (abbozzo del frutto) e dell'ovulo (seme) , si attua in circa 4 gg.
2) - crescita dell'embrione entro l'ovulo , si attua in circa 3 - 4 gg.
3) - crescita dell'endosperma , (tessuto nutrizionale dell'embrione , in carenza di tale sviluppo si può avere l'aborto dell'embrione)
4) - sviluppo del pericarpo , (tessuto d’involucro del seme ,diviso nelle sue porzioni meso ed endocarpali).

ACQUISIZIONE DELLA GERMINABILITA'.
Durante lo sviluppo del seme si attua una divisione cellulare nella germinazione questa divisione si polarizza alle estremità dell'embrione costituendo l’apice radicale e caulinare. Tale processo determinato nelle singole specie dal controllo ormonale endogeno, avviene attraverso l'intervento dell'acido ribonucleico, le molecole del quale , all'interno del seme maturo , promuovono il primo stadio della germinazione .

ACCUMULO DI RISERVE NUTRITIVE .
Il seme giunto al termine del suo sviluppo può avere incrementi del peso secco dovuto all'accumularsi delle sostanze nutritive . La presenza di queste riserve è importante perché la crescita delle pianticelle da seme inizialmente dipende esclusivamente da queste sostanze .

La carenza d’accumulo di sostanze nutritive nel seme dipende da condizioni di crescita problematiche quali : scarsa nutrizione, stress da umidità, patologie, temperature al di fuori dei limiti medi stagionali .

SVILUPPO DEI CONTROLLI INTERNI DI GERMINAZIONE .
Per la sopravvivenza delle pianticelle occorre che la germinazione del seme avvenga nel, tempo e nel luogo più propizi . Nei semi esistono dei temporizzatori biologici che impediscono al seme di
germinare quando questo si trova ancora sulla pianta o quando il periodo stagionale non è quello adatto all'attività vegetativa , di questi due sono i più importanti :
1) il controllo dell'umidità del seme ;
2) l'imposizione della dormienza.

Il controllo dell'umidità avviene secondo tre schemi generali :
a) - riduzione dell'umidità nel seme , all'atto del distacco dalla pianta di circa il 50% del livello necessario allo sviluppo . Con questo livello d’umidità la germinazione non è più possibile . In alcune specie in cui i frutti maturano all'inizio dell'estate , con immediata germinazione dei semi.

b) - Per alcune specie una disidratazione compresa tra il 30% ed il 50% può compromettere la capacità di germinazione del seme. Appartengono questa categoria i pioppi, alcune specie d’aceri, nonché la totalità degli olmi, le querce che maturano in autunno ed i cui semi rimangono nel terreno umido per tutto l'inverno ed i citrus tropicali, avvezzi al clima caldo-umido, hanno la stessa tendenza. Per tutti questi semi occorre evitare che la disidratazione sia spinta ,n’ quindi consigliata l'immediata semina.

c) - I semi che maturano all'interno dei frutti carnosi devono essere rimossi per evitare che la
fermentazione della polpa li danneggi.

DORMIENZA PRIMARIA .
E' il meccanismo che impedisce la germinazione del seme durante la maturazione del frutto è
importante notare che i meccanismi di dormienza primaria fanno parte integrante del processo di
crescita dei semi . I meccanismi della dormienza primaria sono essenzialmente due:
I - Presenza d’inibitori della crescita (dormienza chimica).
II - Sviluppo degli involucri seminali (dormienza fisica).
Questi ultimi : - controllano l'assorbimento dell'acqua.
- controllano la permeabilità dei gas.
- evitano il dilavamento degli inibitori chimici.

Tra gli inibitori chimici naturali, il principale è senz'altro l'acido abscissico.

Va però precisato che l'impedimento a germinare deriva dall'azione combinata tra sostanze inibitrici e promotrici della crescita.

Classificazione dei semi rispetto al mantenimento della capacità germinativa nel tempo.
I semi si classificano:
- A vita breve , che perdono rapidamente la vitalità in un periodo che varia da pochi giorni ad un anno. Sono da comprendere in questa categoria : i pioppi , i salici , alcuni aceri , gli olmi , i ficus tropicali , i citrus tropicali , le querce , il castagno , la carya , la pterocarya , le betulle, i carpini , i noccioli, il faggio , l'ippocastagno.

- A vita media , rimangono vitali per un periodo compreso tra 2 e 5 anni. Appartengono a questa
categoria tutti i semi delle conifere.

- A vita lunga , rimangono vitali tra i 15 e i 20 anni. Il record di longevità è stata accertata per semi di loto scoperti in una torbiera della Manciuria che hanno mantenuto la capacità germinativa per oltre 1000 anni.

Per la conservazione dei semi di queste ultime due categorie, le migliori condizioni ambientali sono quelle in cui si accoppiano bassi livelli d’umidità e di temperatura.

Basi fisiologiche della propagazione per seme .
Quando il seme si stacca dalla pianta ha un basso livello d’umidità, metabolismo minimo ed attività vegetativa nulla . In queste condizioni possono essere conservati per tempi relativamente lunghi.

Per attivare nel seme la germinazione sono necessarie tre condizioni:
1) - il seme deve essere vitale ;
2) - il seme non deve essere in quiescenza (inibito da barriere fisiologiche, fisiche o chimiche che ne inducano la dormienza ;
3) - il seme va posto in condizioni ambientali adatte : disponibilità d’acqua, temperatura appropriata , presenza d’ossigeno , per alcune specie è anche necessario un sufficiente livello di luce.

La germinazione avvi ene secondo le seguenti fasi :
Risveglio o attivazione del seme .
- inizia con l'assorbimento dell'acqua e la conseguente idratazione del protoplasma cellulare
(l'assorbimento idrico è un processo fisico) - l'idratazione innesca l'attivazione degli enzimi di riserva e la sintesi di nuovi. Questo avviene a causa della trascrizione e traslazione dei messaggi genetici attraverso gli acidi nucleici e ribonucleici (DNA, mRNA, tRNA, dove "m" sta per messaggero e "t" sta per transfer).

Il primo segno visibile della germinazione è l'emergenza della radichetta prodotta dall'allungamento delle cellule .
Digestione e traslazione .
- la riserva di sostanze nutritive (grassi , proteine , carboidrati) contenuti nel seme dovrà essere
trasformato in sostanze semplici , questa è appunto la fase digestiva della germinazione Sviluppo del semenzale.
- la continua divisione cellulare sviluppa la plantula in questa fase aumenta il peso fresco della pianta a scapito del peso totale dei tessuti di riserva.

La germinazione dei semi è comunque condizionata dai vari fattori di dormienza .
Dormienza. Le barriere più semplici alla germinabilità, sono quelle fisiche, esse consistono in tegumenti seminali impermeabili o meccaniche, i noccioli che rallentano l'ingresso dell'acqua e per la loro resistenza meccanica impediscono l'ingrossamento dell'embrione, finche l'inturgidirsi dei tessuti a causa dell'acqua assorbita non rompa i tegumenti.

Le barriere più complesse sono quelle indotte da composti chimici contenuti nei tegumenti o nei frutti. I composti che svolgono questa funzione ,sono diversi fenoli , la cumarina , l'acido abscissico. Alcuni di questi composti solubili in acqua sono facilmente dilavati da forti piogge , in altri casi i tegumenti liberano sostanze (ammonio) che sono fissati dalle particelle del terreno, quando il seme è interrato, interrompendo la dormienza.

Dormienza morfologica. Si attua quando gli embrioni hanno bisogno di completare il loro sviluppo
successivamente al distacco dalla pianta , (questa dormienza è rimossa con l'esposizione a temperature appropriate , o ad escursioni termiche , o all'impiego di composti chimici : nitrato di potassio , ed ad acido gibberellinico).

Dormienza fisiologica è rimossa naturalmente quando il seme sverna nel terreno (clima freddo-umido) queste condizioni ed il tempo, rimuovono l'inibizione che in questo caso particolare è determinata dal tessuto vivente interno al seme. Un altro sistema d’eliminazione di questa dormienza è data dai tempi di conservazione in ambiente asciutto.

Materiale ottenuto da seme
Il concetto di semina coinvolge tutta una serie d’operazioni che riguardano la scelta , la selezione , la conservazione e la preparazione dei semenzali.

Scelta dei semi .Si possono raccogliere i semi in natura anche se è consigliabile acquistare quelli reperibili in commercio e contenuti in confezioni sigillate. Le confezioni che si trovano in commercio devono sempre recare stampato sul contenitore : il nome botanico della specie, la stagione di raccolta dei semi , il grado di purezza , la percentuale di germinabilità , il nome della ditta produttrice . I semi in queste confezioni devono essere di grandezza , colore e dimensione uniforme , devono provenire dall'ultima raccolta quindi essere nelle condizioni migliori per esperire simultaneamente le attività fisiol ogiche della germinazione.

Le condizioni di germinazione sono differenti da specie a specie (nella parte riguardante le schede si analizzeranno le condizioni di semina per le varie specie). Alcune sementi vanno interrate appena raccolte altre devono essere conservate in ambienti freschi ed asciutti nell’attesa che le condizioni clima tiche siano favorevoli.

Come abbiamo già citato sulle confezioni acquistate, è indicata la percentuale di germinabilità. Per i semi raccolti in natura si può svolgere una semplicissima prova empirica per evita re di mettere a dimora semi non vitali. Il peso specifico dei semi non oleosi è superiore a quello dell'a cqua perciò, i semi che galleggiano vanno scartati. Questa prova non ha rilevanza per i semi oleosi.

Per ottenere risultati soddisfacenti dalla semina, occorre considerare le caratteristiche dei semi e le condizioni ambientali ottimali per le varie specie. La temperatura, l'umidità , e la presenza d’ossigeno sono connesse alla profondità di semina. I semi sono sistemati tanto più profondamente nel terreno più questo è leggero e soffice ed il diametro del seme è grande.
Per semi grandi, (2 - 3 cm. sulla dimensione max.) la profondità d’interramento deve essere di almeno 2,5 cm.

Per semi di media grandezza , (0,5 - 1 cm. sulla dimensione max.) la profondità d’interramento deve essere di almeno 1,5 cm.

Per semi piccoli (meno di 0,5 cm. sulla dimensione max.) la profondità d’interramento non deve essere inferiore a 0,5 cm.

PERIODI DI SEMINA .
La semina si effettua in base alla conoscenza del periodo d’interramento più appropriato alla specie , ed al meccanismo di dormienza che questa può avere I semi si possono dividere in : - semi non soggetti a dormienza ; - semi soggetti a dormienza.

Tra i semi non soggetti a dormienza si possono avere quelli, della fascia temperata, a maturazione primaverile , questi , in natura cadono a terra e germinano immediatamente dando alle pianticelle prima della latenza invernale la possibilità di maturare.

Quelli delle specie tropicali, che non hanno condizionamenti stagionali e germinano appena le condizioni d’interramento avvengono. Semi a vita breve soggetti a dormienza che , non sopportando livelli spinti di disidratazione , necessitano d’immediato interramento . Questi semi pur avendo sistemi attivi di dormienza , che posticipano il periodo di germinabilità , necessitano d’essere comunque interrati per garantirsi umidità e temperature appropriate.


Semi a vita medio-lunga soggetti a dormienza , che non necessitano d’immediato interramento , sui quali occorre , (se non s’intende lasciare che l'interruzione della dormienza avvenga con i metodi naturali legati al tempo d’interramento ed al dilavamento) , intervenire in modo meccanico o chimico per attivare l a germinabilità prima della semina.

In linea di massima i periodi di semina sono:
- la primavera per semi che non necessitano di periodi di quiescenza, (germinano al salire della
temperatura ed all'alungarsi delle giornate.

- l'estate per semi che necessitano di brevi periodi di quiescenza, vanno seminati in estate quelli che hanno subito la stratificazione invernale.
- l'autunno per semi a lungo periodo di quiescenza.

PREPARAZIONE DEL TERRENO.
Il terreno di semina deve essere accuratamente preparato , prima della semina , con una rullatura, questa va ripetuta subito la semina stessa , onde evitare il possibile essiccamento , da parte dei raggi diretti del sole e lo spostamento dei semi e poi delle plantule a causa della fornitura dell'acqua d’innaffiatura .

Questa dovrà essere effettuata di conseguenza con estrema delicatezza, possibilmente a pioggia, ed andrà ripetuta ad intervalli regolari, per mantenere la terra sempre umida e per evitare il formarsi di croste in superficie. Quando si semina a dimora in terreni particolarmente pesanti la semina si effettua in buche ponendo nel terreno più semi che, germinando contemporaneamente, possono vincere con minor difficoltà la resistenza del terreno.

Questa particolare semina si effettua in vaso od in piena terra , per tutte quelle specie di piante che per la delicatezza dell'apparato radicale , subiscono danni rilevanti durante il trapianto , queste ultime potranno essere asportate solo quando le condizioni vegetative permetteranno la lavorazione della parte ipogea .

Quando le piante non subiscono danni nel trapianto , si semina generalmente in cassette , questo sistema è consigliato per tutti coloro che si dedicano alla coltivazione di molti tipi di piante limitando il numero d’individui . Le cassette di legno o di polistirolo vanno riempite con buona terra , fertile e sterilizzata , compressa ai lati e livellata in superficie con un assicella .

I semi sparsi su tale superficie si ricoprono leggermente con un sottile strato di sabbia mista a torba. Si esegue quindi un'innaffiatura con nebulizzatore somministrando acqua non troppo fredda (25 - 30°C.) i si pone la cassetta in buona luce per evitare che le plantule , a germinazione avvenuta , comincino a filare . Quando i semenzali hanno emesso almeno quattro foglioline , vanno trapiantate in vasetti singoli . nel giro di due anni si comincerà ad educare le piante secondo lo stile scelto ed in 5 anni circa le piante si potrà ottenere degli ottimi bonsai.

Il vantaggio di ottenere piante da bonsai attraverso la semina è di ottenere alberi con apparato radicale più forte di quelli ottenute per via vegetativa , partendo da seme si è poi particolarmente facilitati nella produzione di bonsai su roccia , (ISHIZUKE), o nella roccia , (YAMAGATA).

ARAKI - Acquistato in vivaio .
Nell'accezione più generale del termine per vivaio si dovrebbe intendere un appezzamento di terreno, anche relativamente piccolo , ove siano coltivate giovani piante fino al momento della loro definitiva messa a dimora. Nel linguaggio comune si riserva generalmente questo termine per indicare appezzamenti generalmente estesi, destinati a scopo commerciale, per coltivare piante destinate alla vendita.

Spesso alcuni vivaisti si specializzano nella coltivazione di particolari piante, che però , accertati
i gusti del pubblico normalmente si limitano alle piante più correnti. La produzione dei vivai s’indirizza su piante rustiche, alberi, arbusti, erbacee perenni, biennali od annuali. Molti vivai commerciali specializzati in piante rustiche ed alberi, oltre che commerciare piante zollate in piena terra, commerciano piante in vaso.

In oriente esistono vivai specializzati nella produzione di piante per bonsai, questi attuano una specializzazione molto spinta tant’ che alcuni si dedicano alla produzione del tronco, altri alla formazione dei rami. In Italia si sta appena diffondendo questo tipo di produzione, perciò diviene sempre più facile trovare, anche nel nostro paese, materiale da vivaio già predisposto per produrre i nostri bonsai.

Nei vivai si possono scegliere le piante più adatte alle nostre esigenze, le piante se coltivate in vaso hanno sempre un apparato radicale sufficientemente raccolto con le radici relativamente vicine al tronco a causa della zollatura cui queste piante sono sottoposte. Se sono in vaso possono essere utilizzate in qualu nque periodo dell'anno cominciando ad intervenire sulla parte aerea, rinviando lo spostamento in vaso bonsai alla stagione più adatta.

Se le piante sono coltivate in piena terra , il vivaista vi potrà consigliare il periodo più adatto per l'asportazione. Prelevata la pianta dal terreno si può adottare la stessa tecnica usata per lo "YAMADORI" semplificando gli interventi che riguardano la radice che nel nostro caso, come già detto, è sufficientemente raccolta.
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Come si recupera l'albero dal terreno

Ho trovato questo lontano che cresceva sul bordo di un lago. L'albero era quasi tutto in acqua e perciò ho potuto tirarlo su conservando integra la zolla.

Quando un albero ha molte radici sottili può essere trapiantato direttamente in un vaso da coltivazione o in un vaso bonsai. Questo ontano richiede un minimo di potatura e, nel giro di un anno, potrebbe diventare un bonsai accettabile. Gli ontani vivono bene nell'acqua e traggono vantaggio se sono tenuti in una bacinella d'acqua durante la stagione vegetativa. Crescono vigorosamente e devono essere rinvasati ogni anno.

Quando si raccolgono alberi è assolutamen­te vitale salvare quante più radici possibile. Se il soggetto si rivela troppo povero di radichette, la cosa migliore è scavare un solco intorno al tronco e attendere per un anno che le radici fibrose si sviluppino. Questo certamente darà all'albero maggiori probabilità di attecchire quando verrà rac­colto. Se ciò non è possibile, allora non resta che sperare nella buona sorte.

Qualora l'albero sia molto alto, bisogna alleg­gerirlo di tutta la parte inutile di vegetazio­ne, prima di estrarlo dal ter­reno. Questa operazione ri­chiede cautela, per esser certi che i rami tagliati davvero non abbiano una loro parte nel futuro disegno del bonsai. Talvolta, un ramo che al pri­mo sguardo sembra inutile, a una più attenta valutazione, può rivelarsi adatto per fare dei jin o imporsi per qualche altro aspetto interessante del­la sagoma.

Bisogna sempre cercare di prelevare quanto più è possi­bile del terreno originale. Quando l'albero è stato estir­pato, avvolgete la sua zolla in telo di sacco o fogli di plastica, perché le radici non perdano umidità.
Un pino silvestre che è stato raccolto 15 anni fa come semenzale, è stato coltivato nello stile cascata. Nonostante il tronco e la chioma si siano sviluppati considerevolmente in questi anni, il bonsai richiede ancora di essere perfezionato. In primavera sarà rinvasato in un contenitore alto e la chioma verrà ridotta in palchi.

Un albero appena scavato non è in grado di fornire alle sue foglie la necessaria umidi­tà, persa durante il trapianto. È importantissimo perciò ri­durre il fogliame, soprattutto se si tratta di una latifoglia raccolta in piena vegetazione. Se le piante decidue vengono raccolte fuori del periodo di dormenza è meglio toglier loro tutte le foglie. Con le conifere è importante invece non ridurre troppo la chioma: un ramo sta­gliato completamente è destinato a morire Diversamente dalle latifoglie, le conlfere non producono rapidamente nuova vegeta­zione dai rami nudi: alcune foglie devono essere lasciate in cima ai rami perché posso­no 'tirare' la linfa.

Cure successive
I momenti che seguono l'estirpazione sono probabilmente i più importanti per la sopravivenza del materiale raccolto. L'intervallo tra la raccolta e il trapianto deve essere il più breve possibile. Ovviamente quanto più a lungo l'albero stia fuori dal terreno tanto più si asciuga: appe­na arrivati a casa, quindi, è consigliabile col­locarlo nel letto di raccolta che avete desti­nato allo scopo.
Questo dovrebbe avere un lato di circa 1 m e dovrebbe essere profondo 45 cm. Va riempito di sabbia grossolana o ghiaietti e deve avere un buon drenaggio.

In alternativa, si può preparare una grossa cassa riempita di sabbia grossolana o di un miscuglio di sabbia e torba. Sistemando in queste condizioni un albero appena raccolto sarete sicuri che s un buon apparato radicale fibroso. Alcuni appassionati propongono l'uso di vitamina B1 in soluzione, per aiutare gli alberi a superare lo shock del trapianto.

Dopo il trapianto l'albero deve essere tenuti in un ambiente protetto. Se la pianta è stata messa in un letto di raccolta, conviene coprirla con un sacchetto i plastica: se avete usato la cassa, allora la ser­ra fredda, che d'estate dovrà essere om­breggiata, è il luogo migliore.

Lo scopo, in entrambi i casi, è creare intor­no all'albero un'atmosfera molto umida, per ridurne la traspirazione e alleviare così la fa­tica dell'apparato radicale. Questo aiuta l'albero a riprendersi il più in tretta possibile.

Non si deve nutrire un albero appena rac­colto salvo che stia vegetando molto intensa­mente, essendo stato estirpato con numero­se radici. Se l'albero fatica a sopravvivere, non deve essere assolutamente fertilizzato.

Una concimazione eccessiva e prematura fa più male che bene.
Seguendo questo schema scoprirete che nel­la maggior parte dei casi gli alberi raccolti all'aperto o in luoghi alternativi non solo sopravivono, ma iniziano a prosperare.
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