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agosto 13, 2013

Il Pino Silvestre come bonsai (2a parte).

Il pino silvestre occupa un vastissimo areale che va dagli Appennini, all'Europa del nord sino all'Asia nord-orientale. Si tratta di una pianta eliofila che sopporta climi rigidi e aridità del suolo.

 

Frugale vegeta su qualsiasi substrato, ha rapido accresci mento e può raggiungere i 40 metri di altezza. Il legno di questa specie, soprattutto nella sua varietà scozzese, chiamata Scots pine o pino della Caledonia, è di ottima qualità; presenta alburno biancastro e durame rossastro, è resistente e facile da lavorare; particolare è il viraggio della vegetazione di quest' ultimo, che ha un colore tendente all'azzurro intenso, molto affascinante soprattutto nel periodo invernale nonché corteccia più liscia rispetto al nostro pino silvestre .

pino silvestre_thumb[2]

La forte adattabilità di questa specie è facilmente dimostrabile, basti pensare che si può facilmente riscontrarne la presenza a partire da elevate quote alpine per arrivare addirittura sul versante ligure a ridosso delle zone costiere. Il pino silvestre di alta montagna presenta corteccia grigiastra, in alcuni casi anche profondamente fessurata, mentre quello che colonizza altitudini più basse presenta scorza più liscia e di un particolare colore arancio-rossastro.

 

TERRENO E CONCIMAZIONI.

Per esemplari giovani un buon substrato risulta essere quello costituito da akadama e pomice di granulometria media in parti uguali, per esemplari raccolti è consiglia bile unire a tale composto un 30% di sabbia grossolana preventivamente setacciata e lavata, favorendo in tal modo il perfetto drenaggio dell'acqua dopo ogni annaffiatura; l'aggiunta di piccole scaglie di corteccia sminuzzate nel substrato aiuta la formazione della microflora batterica e risulta essere di grande -giovamento per il pino silvestre. - le concimazioni saranno abbondanti prima della ripresa vegetativa e soprattutto nel caso si voglia eseguire "eliminazione totale delle candele, per poi interromperle durante la stasi vegetativa estiva e riprenderle nei mesi di Settembre e Ottobre, prima della stasi invernale. Nel caso di soggetti maturi ed in vaso da parecchio tempo è consigliabile concimare in modo più blando, per evitare la formazione di aghi eccessivamente lunghi ed antiestetici.

pino1

ANNAFFIATURA ED ESPOSIZIONE.

Il pino silvestre ama l'esposizione in pieno sole e annaffiature abbondanti, avendo l'accortezza di far asciugare bene il terreno negli intervalli tra l'una e l'altra; nei mesi più caldi è consigliabile vaporizzare la chioma nelle ore meno calde della giornata, a maggior ragione durante estati nelle quali la forbice dell'escursione termica tra giorno e notte sia molto ridotta.

 

RINVASO, POTATURA E FILATURA.

Il periodo ideale per i rinvasi coincide con l'inizio della primavera, ne! momento in cui la pianta comincia a dare i primi segni di ripresa vegetativa, avendo la premura di riparare la pianta in serra fredda o luogo comunque ben riparato, al fine di proteggere l'esemplare da possibili gelate tardive e potendo in tal modo ben controllare l'assorbimento idrico dei nuovi capi Ilari che via via la pianta andrà a produrre; piccole dosi di complessi vitaminici a base di vitamine del gruppo B o fitostimolanti reperibili in commercio saranno di aiuto all'ottima riuscita del rinvaso. Riguardo alla potatura e a tutto ciò che concerne l'impostazione della chioma, va ricordato che tali operazioni si eseguono da settembre inoltrato in poi, quando cioè il flusso linfatico comincia a calare e la pianta entra così nella stasi vegetativa invernale. A settembre l'eliminazione degli aghi vecchi tagliati fino alla guaina stimola la formazione di gemme avventizie lungo i rami, anche molto arretrate se la pianta gode di perfetta salute e forza; da evitare se possibile lo strappo degli aghi a mano, in quanto ciò provoca perdite di resina non indifferenti ed in tali punti potrebbero insinuarsi antipatici attacchi fungini; proprio a tal riguardo è importante ricordare che, oltre al marciume radicale, una nuova malattia presente in natura sta colpendo numerosi esemplari.

 

Si tratta di un fungo che determina l'ingiallimento delle punte e spesso di una buona porzione degli aghi; non sembra avere effetti letali per la pianta, tuttavia il danno estetico provocato è rilevante. In questo caso con il ricorso a fungicidi quali ad esempio aliette in microgranuli apportato sia a livello radicale sia foglia re a distanza di un mese da ogni trattamento, è possibile debellare quasi completamente questo antipatico "ospite", e la prova della sua sconfitta la avremo l'anno successivo, dopo la maturazione dei nuovi germogli; qualora l'attacco sia di forte entità risulta essere fondamentale eseguire trattamenti con fungicidi che presentino diversi principi attivi.

 

Altri nemici del pino silvestre, seppur debellabili in tempi più brevi, sono la cocciniglia e l'afide lanigero, oltre al ragnetto rosso che però è divenuto più raro negli ultimi anni; in questo caso un normale anticoccidico quale olio bianco con l'aggiunta di piccole dosi di confidor sistemico provocano la morte di questi parassiti; importante è ricordare che durante questi trattamenti è necessario posizionare il pino in ombra piena, in quanto l'olio bianco a contatto col sole provoca ustioni di notevoli entità alla chioma, e può portare anche alla morte dell'esemplare.

pino

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agosto 12, 2013

Il Pino Silvestre come bonsai (1a parte).

Il pino silvestre occupa un vastissimo areale che va dagli Appennini, all'Europa del nord sino all'Asia nord-orientale. Si tratta di una pianta eliofila che sopporta climi rigidi e aridità del suolo.

 

Frugale vegeta su qualsiasi substrato, ha rapido accresci mento e può raggiungere i 40 metri di altezza. Il legno di questa specie, soprattutto nella sua varietà scozzese, chiamata Scots pine o pino della Caledonia, è di ottima qualità; presenta alburno biancastro e durame rossastro, è resistente e facile da lavorare; particolare è il viraggio della vegetazione di quest' ultimo, che ha un colore tendente all'azzurro intenso, molto affascinante soprattutto nel periodo invernale nonché corteccia più liscia rispetto al nostro pino silvestre .

pino silvestre

La forte adattabilità di questa specie è facilmente dimostrabile, basti pensare che si può facilmente riscontrarne la presenza a partire da elevate quote alpine per arrivare addirittura sul versante ligure a ridosso delle zone costiere. Il pino silvestre di alta montagna presenta corteccia grigiastra, in alcuni casi anche profondamente fessurata, mentre quello che colonizza altitudini più basse presenta scorza più liscia e di un particolare colore arancio-rossastro.

 

Il PINO SIVESTRE COME BONSAI.

 

Il  pino silvestre è a giusta ragione considerato quale una delle migliori conifere europee per la realizzazione di bonsai di pregio, non avendo nulla da invidiare ai rinomati "cugini'l orientali, per tante caratteristiche quali ago corto, elasticità dei rami, buona radicazione, grande adattabilità ad ogni clima, ottima risposta ad ogni tipo di intervento e facilità di coltivazione, tutte caratteristiche che per certi versi lo accomunano al pinus pentaphilla giapponese. È doveroso fare mente locale sulla differenza tra questa specie e, ad esempio, sul pino mugo; mentre quest' ultimo presenta un portamento quasi cespuglioso ed è pertanto relativamente più semplice reperire in natura esemplari di pregio, con sinuosità e chiome ravvicinate, nel caso del pino silvestre la situazione si capovolge, in quanto il suo portamento è arboreo (foto 2-3), raggiunge i 40 mt. di altezza e risulta quindi molto difficile reperire in natura yamadori di qualità, e quando questo accade, sovente le radici si insinuano tra le rocce rendendo praticamente impossibile la raccolta di questi materiali. Più semplice invece reperire in zone aride (foto 4-7) esemplari validi per la realizzazione di bonsai di piccole dimensioni e bunjin di pregio, con corteccia a scaglie minute e aghi cortissimi; ed è proprio in questi casi che possiamo notare l'ottima capacità di attecchimento di questa specie.

 

RACCOLTA ED ATTECCHIMENTO.

Il periodo migliore per la raccolta in natura è sicuramente la primavera,all'allungarsi delle candele, prima del loro schiudersi, avendo l'accortezza di proteggere le radici con stracci umidi, in quanto è già motivo di soddisfazione riuscire a raccogliere materiali senza zolla ma con numerosi capillari, che vanno pertanto trattati con grande cura e mantenuti umidi fino alla posa in vaso. Un substrato costituito da pomice o pozzolana di granulometria media risulta essere ideale per un buon attecchimento, umidificando spesso la chioma con acqua a basso contenuto calcareo con l'aggiunta di fitostimolanti e ponendo sopra al substrato un piccolo strato di sfagno sminuzzato che permette di mantenere un grado di umidità ideale per il buon esito dell'attecchimento.

 

MATERIALE DI PARTENZA.

Come già accennato, non è semplice reperire materiali di questa specie che abbinino dimensioni a qualità, ma se si ha la fortuna di trovarli è sempre buona norma, prima ad esempio di fare un acquisto di una certa portata, verificare che il contenitore nel quale sono alloggiati sia di misura adeguata alla dimensione dello yamadori; questo fattore è la garanzia di un apparato radicale contenuto ed una più semplice posa in vaso bonsai (foto Si; è sempre meglio diffidare di materiali che, seppur interessanti, siano alloggiati in contenitori sproporzionati, in quanto sovente la loro giustificazione risiede nella presenza di apparati radicali imperfetti, spesso caratterizzati da radici fittonanti di grosse dimensioni, che possono rendere difficoltosa se non addirittura impossibile la futura posa in vaso senza nuocere alla salute dell'esemplare.

pino_silvestre

 

INTERVENTI PRIMARI.

Trascorso il necessario periodo di recupero di un esemplare a seguito della raccolta e dopo aver constatato la salute e la forza dello stesso, possiamo iniziare a compiere i primi interventi di formazione e strutturazione della chioma, tenendo sempre presente che il pino silvestre reagisce benissimo a piegature e torsioni anche di notevole entità.

 

Spesso accade di dover ricostruire la chioma anche con un solo ramo (foto 9-10), e nel caso di araki di una certa importanza è per mia esperienza punto fondamentale eseguire tali interventi nel periodo di stasi vegetativa, diluendo eventuali piegature drastiche da novembre a febbraio; ottimo risulta essere l'ausilio di tenditori che permettono di realizzare forti piegature in diverse fasi, previa rafiatura e armatura delle stesse con fili di rame posti longitudinalmente all'esterno rispetto alle zone in cui si effettueranno gli interventi più drastici in tema di piega e leva (foto 11); è altresì di grande aiuto eliminare le scaglie di corteccia più spesse nei punti di maggior piegatura, e questa operazione risulta avere un duplice scopo: evitare che le scaglie stesse creino abrasioni durante la piega e verificare la eventuale presenza di parti secche nascoste che possono provocare la rottura del ramo.

 

CURE E MANUTENZIONE PERIODICHE.

Una volta chiarito il concetto della grande adattabilità che contraddistingue questa specie, è bene soffermarsi su quelli che risultano essere i punti fondamentali in termine di coltivazione.

pino sylvestre bonsai

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agosto 11, 2013

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Luglio 2013: i 10 articoli più cliccati.

1.- Come ottenere ogni anno una buona fioritura dei melograni.

Quest’articolo spiega come ottenere ogni anno una buona fioritura dei Melograni. Applicando le tecniche adeguate i risultati non tarderanno ad arrivare.

Famiglia: Punicaceae Genere: Punica

Specie: Punica granatum; Punica Protopunica

Punica granatum var. Nana

Punica granatum var. Nejikan

Il melograno (Zakuro, in giapponese) può raggiungere i 3-5 m d’altezza; si presenta eretto e molto ramificato, con rami un poco spinosi. I più giovani hanno la corteccia rossiccia e liscia, mentre nel tronco e nei rami vecchi la corteccia è grigio-cinerea e screpolata. In soggetti annosi, si nota un movimento di corteccia con andamento attorcigliato.

 

2.- L’olmo è sicuramente l’albero più utilizzato nella tecnica bonsai.

L’Olmo è sicuramente l’albero più utilizzato nella tecnica bonsai. Non esiste bonsaista che non abbia nella sua collezione, uno o più esemplari di questa bellissima essenza. I motivi della sua grande popolarità si possono spiegare con: la possibilità di vivere sia in casa, sia all’aperto,il portamento elegante e proporzionato, l’estrema facilità di coltivazione e la grande resistenza agli attacchi dei parassiti, sia animali, sia vegetali. Inoltre, la sua notevole adattabilità gli permette di sopravvivere alle intemperanze dei bonsaisti meno esperti, i quali trovano in questo bonsai il miglior banco di prova per saggiare le proprie capacità, allontanando il rischio di “lasciare morti sul campo”.

 

3.- Creare un bonsai da una pianta comune.

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Intanto scegliamo una pianta adatta, qui’ una lista di piante che si prestano in modo facile a diventare bonsai:

azalea,cipresso,melograno,ficus,bosso,acero.

per i principianti e’ meglio scegliere le piante sopra elencate che sono meno delicate e facili da gestire.

Consiglio di scegliere gia’ piante formate, comprate in vivaio.

Scegliete con cura la pianta e scegliete piante non piu’ alte di 30 centimetri.

  • Procuriamoci un vaso da bonsai rettangolare,scegliendolo con questo metodo

  •  

    4.- L’Acero palmato è sicuramente uno degli alberi più belli da coltivare come Bonsai.

    L’Acero palmato è sicuramente uno degli alberi più belli da coltivare come Bonsai. Le foglie a cinque punte, che cambiano colore a seconda della stagione, conferiscono a questa pianta un fascino ed un’eleganza difficilmente riscontrabili in altre essenze. Le specie esistenti sono centinaia, con variazioni notevoli di forma, grandezza e colore ma, volendo descrivere solo quelle normalmente reperibili sul mercato, possiamo dividere gli Aceri palmati in tre categorie: Acer palmatum, Acer palm. rubrum, Acer palm. deshojio.

     

     

    5.- La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata.

    La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata, definisce la struttura del bonsai, si eliminano i rami non necessari, o con dei difetti e si crea spazio tra foglie e rami per consentire a tutta la pianta di ricevere aria e luce. Nella potatura di impostazione si lasciano dei rami non necessari per aumentare il vigore di alcune zone o per fare ingrossare il tronco. Per equilibrare il vigore dei rami si potano i rami forti e si lasciano crescere quelli deboli, generalmente il vigore maggiore dei rami è verso l'apice e nei rami più alti, controllando le gemme in inverno si può determinare la zona più forte ( gemma grande più vigore, gemma piccola meno vigore).

     

     

    6.- Come accorciare I tempi: In termini di tempo, il bonsai è lento.

    II ginepro comune (Junìperus communis) cresce sia in terreni acidi che calcarei. Questo soggetto ha una forma notevole ed è il tipico materiale che si può trovare in natura: la sua altezza di circa 1 metro e mezzo lo rende inadatto alla coltivazione bonsai.
    In termini di tempo, il bonsai è lento: il pro­cedimento per creare un albero piacevole può richiedere decenni. Bisogna pensare in termini di anni e stagioru vegetative piuttosto che in mesi o giorni. In un certo senso, ciò è tipicamente orientale dal momento che in quella cultura tutti ac­cettano che certe cose semplicemente non possono essere fatte più in fretta.

     

    7.- Azalea, bonsai del portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

    AZALEA (Rhododendron)

    L’Albero delle rose (rhododendron) è il nome in latino di questo bonsai dal portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

    Le specie esistenti sono centinaia, con variazioni notevoli di struttura e di colore dei fiori, ma tutte sono adatte alla coltivazione a bonsai.

    Infatti, la splendida fioritura, le piccole foglie, il tronco rugoso con le radici di base (nebari) che si allargano a raggiera, sono qualità che permettono di realizzare in pochi anni, degli esemplari di notevole effetto.

     

     

    8.- In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata.

    In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata. La sua meravigliosa fioritura sui rami ancora nudi, che può essere bianca, o fuxia, appare come d’incanto in gennaio-febbraio, quando la natura circostante è ancora immersa nel lungo sonno invernale.
    Grazie alla corteccia scura, aspra e irregolare, in pochi anni assume l’aspetto di un albero centenario, facendo sembrare un vero prodigio l’apparizione dei suoi splendidi fiori. Pur essendo un albero da frutto, questo bonsai ha una buona resistenza agli attacchi dei parassiti, sia animali, sia vegetali; inoltre, è una essenza molto rustica, che può essere gestita anche dai bonsaisti meno esperti.

     

     

    9.- Quercia, simbolo di forza e maestosità.

    La quercia, fin dall’antichità, è citata come simbolo di forza, di maestosità e di lunga vita.

    In effetti, il bonsai di Quercia irradia una senzazione di potenza e vigoria, che poche altre piante riescono a trasmettere. Il tronco è robusto e squamato, i rami sono potenti e affusolati, mentre le foglie, alterne e dentate, possono resistere anche due anni prima di cadere; infine, la produzione delle ghiande evoca nell’osservatore dolci ricordi giovanili. Le specie di questa famiglia sono moltissime ( Farnia, Rovere, Cerro, Leccio, Sughera, ecc.) ma in questo capitolo parleremo della Roverella. Questa pianta, che deve il suo nome (Quercus pubescens) alla microscopica peluria presente sulla pagina inferiore delle foglie, in natura vegeta benissimo sia nel caldo della Sicilia, sia nel freddo delle Alpi, fino ai 1500 metri di altitudine; sopporta i terreni calcarei e resiste molto bene alla siccità. Le doti di resistenza appena elencate, unite all’aspetto maestoso ed affascinante, anno permesso a questa essenza di diventare una delle specie più utilizzate nella tecnica bonsai.

     

     

    10.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Giugno 2013: i 10 articoli più cliccati.

    AzaleaJaponica_02 Le azalee sempreverdi del Lago Maggiore.

    Arbusto d’origine orientale, adattatosi ai nostri climi sin dall’Ottocento, possiede oggi una vastissima offerta varietale, composta da differenti specie, da vecchie cultivar del lago e da recenti ibridi belgi ed americani.
    E’ una pianta rustica, molto longeva, ed il suo apparato radicale ridotto è ideale per la coltivazione in vaso, ma splendida per la formazione di macchie policrome nei parchi e giardini. La produzione interessa arbusti accestiti, compatti e molto fioriferi, con una gamma cromatica assai ampia ed una miriade di variazioni intermedie, composte anche da variegature e marginature dei petali.

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    agosto 10, 2013

    Differenti Misure d'altezza dei Bonsai.

    Oogata-bonsai (Grande)

  • Altezza : da 70.1 cm a 120 cm
    (normalmente Massimo 100 cm)
  • Chuugata-bonsai (Media)

  • Chuuhin bonsai o Hyoujun bonsai(media maggiore)
    Altezza: da 35.1 cm a 70.0 cm
  • Kifuu bonsai (media minore)
    Altezza: da 20.1 cm a 35.0 cm

    3ea9519a


  • Kogata-bonsai o Shouhin-bonsai (Piccolo)

    Definito da "All Japan Shohin-Bonsai Association(AJSBA)".

  • Shouhin bonsai (piccolo)
    Altezza: da 10.1 cm a 20.0cm
  • Mini bonsai (piu' piccolo)
    Altezza: da 7.1 cm a 10.0cm
  • Mame bonsai(come seme)
    Altezza: meno 7.0 cm
  • L: Largezza
    A: Altezza.




    Kengai
    Hankengai

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    Suiban, vasi senza foro generalmente smaltati ed impermeabili.

    I suiban sono vasi senza foro, generalmente smaltati ed impermeabili.

    "Sui : " significa acqua e "Ban:" significa vassoio per cui si puo' tradure vassoio per l'acqua(ciotola o bacinello).

    Le forme piu' comuni sono l'ovale e la rettangolare ma si possono trovare anche circolari, quadrati, a forma di fiore( Hanagata:) e a forma di foglia( Habon):).

    .

    L'ampiezza e la profondita' sono variabili da molte piccola a grande e da poco profonda.

    suiban vaso bonsai

    I suiban possono essere di ceramica, di porcellana, in leghe di rame (chiamanto Dohban[do~ban] o Douban:). I dohban hanno diversi colori come verde, vermiglio, porpora o ancora, se trattasi di vasi metallici, colorazioni naturali dovute all'ossidazione del metallo(chiazzato vermiglio, chiazzato porpora:nota 2).

     

    I vasi di ceramica hanno colori piu' "caldi" e sono i piu' tilizzati mentre quelli di porcellana sono "freddi" essendo la porcellana un materiale molto duro.

     

    Quelli i lega(Dohban hann contorni precisi e ben marcati e possono avere delle lavorazioni in rilievo sulle pareti. Questi vasi inoltre trasmettono una sensazione "greve".

     

    I suiban sono utilizzati prevalentemente nelle composizioni con le pietre(Suiseki:) per poterle apprezzare nella loro bellezza e valorizzarle nella forma.

    Per le composizioni si puo' utilizzare la sabbia per riemire il vaso ma, se il colore del vaso col tempo e' sbiadito, si puo' fare anche senza. Le pietre devono essere scelte in modo da creare un paesaggio naturale dando l'impressione di grandezza e nello stesso tempo semplicita' della natura. Inoltre, per crearel'armonia nelle tonalita' di colore, bisogna scegliere icui colori ben armonizzano con quelli del vaso. Un'altra applicazione dei vasi suiban e' nelle composizioni con erbe(Kusamono:) oppure nello stile bonsai

     

    Ishizuki:: (pianta sulla roccia). In queste composizioni e' indispensabile studiare come disporre le pietra o l'erba per trasmettere quell'armonia che normalmente e' in natura. E' da aggiungere che se i Suiban sono di pregevole fattura sono apprezzati anche da soli.

     

    ban sono usati per Ikebana: (composizioni floreali).

     

    Nota 1:

    "Kusamono:" si puo traduce, utilizzate per creare piccole d'accompagnamento.

    "kusa:"" significa "erba".

    "mono:" significa "roba".

    "Hanagata:" a forma di fiori

    "hana:" significa "fiore".

    "gata o kata:" significa "forma".

    "Habon:" a forma di foglia

    "ha:" significa "foglie".

    "bon:" significa "contenitore(vassoio)".

    "Dohban{do~ban] o douban:" significa "leghe di rame"

    ""doh o dou:" significa "rame".

    "Suiseki:" la composizionre con la pietra.

    "seki o ishi:" significa "sasso o pietra".

    Nota 2:

    Vali tipi di Dohban in base al colore::Seidoh[seido~]: Il Dohban fatto da "bronzo".

    "sei "   colore verde.

    Shudoh[.do~]:    colore vermiglio

    "shu: " significa "vermiglio".

    Shidoh[.do~]:   colore porpora

    "Shi: " significa porpora/viola.

    Murashudoh[.do~]:   colore chiazzato vermiglio

    "Han o mura: " significa chiazza

    Murashidoh:    colore chiazzato porpora

    Nota 3:

     

    Esempio del Suiban

    Douban


    Esempio del Suiseki

    Esempio del Kusamono

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