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ottobre 06, 2014

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Settembre 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- Il ficus di Formosa è il bonsai da interno per antonomasia.

Il ficus di Formosa è il bonsai da interno per antonomasia.

Il genere Ficus appartiene alla famiglia delle Moraceae ed era già conosciuto ai tempi degli antichi romani, tanto che la propria denominazione affonda le sue radici etimologiche proprio in quel periodo storico.   Si compone di circa 600 specie, con il 90% di esse diffuse nelle regioni tropicali e subtropicali a clima caldo. Sono piante legnose dalle più svariate dimensioni che vanno dagli

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settembre 03, 2014

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Agosto 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- Il ficus di Formosa è il bonsai da interno per antonomasia.

Il ficus di Formosa è il bonsai da interno per antonomasia.

Il genere Ficus appartiene alla famiglia delle Moraceae ed era già conosciuto ai tempi degli antichi romani, tanto che la propria denominazione affonda le sue radici etimologiche proprio in quel periodo storico.   Si compone di circa 600 specie, con il 90% di esse diffuse nelle regioni tropicali e subtropicali a clima caldo. Sono piante legnose dalle più svariate dimensioni che vanno dagli

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agosto 06, 2014

Il ficus di Formosa è il bonsai da interno per antonomasia.

Il genere Ficus appartiene alla famiglia delle Moraceae ed era già conosciuto ai tempi degli antichi romani, tanto che la propria denominazione affonda le sue radici etimologiche proprio in quel periodo storico.

 

Si compone di circa 600 specie, con il 90% di esse diffuse nelle regioni tropicali e subtropicali a clima caldo. Sono piante legnose dalle più svariate dimensioni che vanno dagli enormi Ficus benghalensis, alti alcune decine di metri fino ai piccoli rampicanti, quali i Ficus repens. Il Ficus è composto da piante arboree o arbustive, talvolta quasi erbacee, sempre caratterizzate da un comune succo lattiginoso (il lattice) che fuoriesce quando vengono incisi il tronco o le foglie.

ficus di formosa

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La coltivazione del faggio a bonsai è particolarmente indicata, soprattutto nello stile a bosco.

Di indubbia grande antichità geologica, il Faggio, appartenente alla famiglia delle Fagaceae, è diffuso con solo una decine di specie nell’emisfero nord, nell'Europa centrale e meridionale-montuosa, nel Caucaso e nell'Asia Occidentale; nell'emisfero sud appare invece in forma diversa, ovvero come Nothofagus.

 

Il rinvenimento di alcuni relitti archeologici ha portato i botanici a formulare l'ipotesi che, le sue poche specie, si siano assoggettate nell'antichità ad una corrente migratoria che, originandosi dall'Inghilterra, si è poi spostata verso il Sud, dove il Faggio avrebbe trovato migliori condizioni ambientali, stabilendosi nelle regioni sud-orientali europee e dando luogo alle Faggete, in un ambiente strettamente montano ad altitudine compresa tra gli 800 e i 1000 metri, appena superato il limite dei Castagneti e dei Querceti.

faggio 

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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Luglio 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

L’Evonymus è una pianta talora a foglie decidue, talora sempreverde con aspetto arbustivo, appartenente alla famiglia delle Celastraceae. È un genere rappresentato da più di un centinaio di specie, la cui area di distribuzione nella flora spontanea si estende principalmente nell’India, nell’Himalaya e nell’Asia orientale, mentre sono ancora poche quelle abitatrici del nostro continente e dell’

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luglio 04, 2014

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Giugno 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

L’Evonymus è una pianta talora a foglie decidue, talora sempreverde con aspetto arbustivo, appartenente alla famiglia delle Celastraceae. È un genere rappresentato da più di un centinaio di specie, la cui area di distribuzione nella flora spontanea si estende principalmente nell’India, nell’Himalaya e nell’Asia orientale, mentre sono ancora poche quelle abitatrici del nostro continente e dell’

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giugno 07, 2014

L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

L’Evonymus è una pianta talora a foglie decidue, talora sempreverde con aspetto arbustivo, appartenente alla famiglia delle Celastraceae. È un genere rappresentato da più di un centinaio di specie, la cui area di distribuzione nella flora spontanea si estende principalmente nell’India, nell’Himalaya e nell’Asia orientale, mentre sono ancora poche quelle abitatrici del nostro continente e dell’America centrale e boreale.

 

Appartiene essenzialmente all’Emisfero boreale e a climi temperati o temperati-caldi. In Italia sono presenti solo alcune specie: in particolare è diffuso l’Evonymus europaeus, che cresce fra i boschi e le siepi di tutto il territorio peninsulare e insulare, raggiungendo un’altezza variabile da 1 a 4 metri.

euonymus1

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L’Eleagnus si trova in particolare in Asia, dove cresce in boschetti e zone asciutte.

Sono tre i generi che formano le Eleagneacee, piante dicotiledoni, che prendono la loro denominazione dal genere Elaeagnus, un genere che comprende una quarantina di specie e che forma da solo quasi l’intera consistenza della famiglia.

 

Fu il Tournefort a creare ed introdurre poi, nella sistematica delle piante, questa denominazione di genere, riconfermata nel 1735 da Linneo, che attribuì al genere stesso l’Elaeagnus angustifolia (che cresce in Italia allo stato spontaneo), chiamato volgarmente Olivagno oppure Olivo di Boemia.

 

Allo stato naturale lo si trova anche in Francia e in Inghilterra e la sua introduzione viene fatta risalire al 1600. Molto probabilmente l’area di origine dell’Elaeagnus risiede nell’Europa sud-orientale e nell’Asia occidentale e orientale, infatti gli Elaeagni si trovano allo stato spontaneo nella Persia, in Cina e in Giappone.

Eleagnus

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Ancora ai nostri giorni il caco conserva il fascino di una tradizione millenaria.

Ancora ai nostri giorni questa specie conserva il fascino di una tradizione millenaria: i suoi frutti, grazie al loro delicato e particolare sapore, furono talmente apprezzati dai popoli antichi al punto che individuarono in essi il "cibo degli dei".

La sua patria di origine è la Cina dove viene chiamato "Mela d'Oriente"; da qui si è diffuso anche in Giappone e oggi ricopre un ruolo di primaria importanza nell'alimentazione del popolo nipponico.

Nei giardini del nostro Paese questa pianta era già coltivata alla fine del XVIII secolo: la testimonianza ci arriva dagli scritti di Filippo Re e dell'Abate Romani, ma cominciò a diffondersi solo nella seconda metà del secolo successivo, grazie alle fortunate importazioni in Europa dal Giappone delle diverse e migliori qualità che in quel Paese venivano coltivate.
caco Diospyros kaki

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maggio 13, 2014

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Aprile 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, cresce spontanea in Sud Africa, dove arriva a raggiungere anche i 3 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che alle nostre latitudini è coltivato come pianta da interno di dimensioni contenute. Ha rami spessi e foglie lisce, arrotondate e carnose di un colore verde giada che si tinge di rosso quando la pianta viene coltivata in pieno sole.

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aprile 22, 2014

Molto ricercata come specie bonsai è la Cryptomeria japonica dalla chioma fastigiata e dal fogliame compatto.

In questo genere, ascritto alla famiglia delle Taxodiaceae, s’incontra una delle principali essenze resinose forestali delle regioni centrali del Giappone e della Cina meridionale. Conosciuta anche come Cedro del Giappone, la sua denominazione Cryptomeria è stata coniata alla metà del ’800, e letteralmente tradotta significa “divisione, ripartizione nascosta”.

 

Proprio in quel periodo la Cryptomeria ha fatto il suo ingresso anche in Europa, soprattutto nei giardini, occupando da subito un posto di notevole importanza. Attualmente è tra gli alberi più comunemente utilizzati nella formazione di parchi, viali, ecc.

 

Tanto rustiche, quanto ornamentali, queste piante possono raggiungere altezze di alcune decine di metri, arrivando addirittura ai 60 metri, sfoggiando superbi tronchi e brevi branche orizzontali che nella loro struttura complessiva assicurano alla specie un aspetto piramidale e slanciato.

Cryptomeria japonica 1

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Biancospino pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa.

Al genere Crataegus, ascritto alla famiglia delle Rosaceae, appartengono un grandissimo numero di specie distribuite in tutte le regioni temperate dell’emisfero boreale. Nelle macchie di tutta l’Italia peninsulare e della Sicilia, fino ad un’altitudine di 1800 metri, cresce comunemente il Crataegus monogyna.

 

Si tratta di una pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa, sia durante il periodo di fioritura a fine primavera, quando i suoi numerosi corimbi la rivestono di una splendida massa bianca, sia in settembre, momento in cui si ricopre di piccole drupe ovali o globose di color rosso corallo.

 

Il suo adeguatissimo nome volgare “Biancospino” racchiude in sé le due più evidenti caratteristiche di questa specie: la colorazione della fioritura e la spinosità.

Biancospino adriano

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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Marzo 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, cresce spontanea in Sud Africa, dove arriva a raggiungere anche i 3 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che alle nostre latitudini è coltivato come pianta da interno di dimensioni contenute. Ha rami spessi e foglie lisce, arrotondate e carnose di un colore verde giada che si tinge di rosso quando la pianta viene coltivata in pieno sole.

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marzo 27, 2014

La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, cresce spontanea in Sud Africa, dove arriva a raggiungere anche i 3 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che alle nostre latitudini è coltivato come pianta da interno di dimensioni contenute.

Ha rami spessi e foglie lisce, arrotondate e carnose di un colore verde giada che si tinge di rosso quando la pianta viene coltivata in pieno sole. Fiorisce a fine primavera con fiori bianchi, rosa o rossi in pannocchie.    

Crassula arborescens Portulacaria

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il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, si presenta come un arbusto a forma espansa, strisciante, con rami orizzontali disposti a spina di pesce. Possiede foglie lucide, piccole, cuoiose, che in autunno assumono un colore rossastro.

 

Dai fiori piccoli, bianchi o rosati si sviluppano frutti rossi. Questa specie che comprende varietà a portamento prostrato, a cespuglio e ad albero, è spesso utilizzata per abbellire i giardini.


Il bonsai.

Questo arbusto, molto diffuso nei nostri giardini, è caratterizzato da foglie, fiori e frutti di piccole dimensioni; proprio ciò lo rende una pianta ideale per la coltivazione a bonsai.

Cotognastro

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marzo 05, 2014

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Febbraio 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.
La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.
Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta.   Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a

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febbraio 19, 2014

La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta.

Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a portamento aperto, procombente per i rami a frutto ed assurgente per i getti a legno. Le sue gemme sono violacee e le foglie, sono di colore verde chiaro di forma allungato-ovata, appuntite in sommità. I fiori sono isolati, talvolta accoppiati o a mazzetti, piuttosto grandi, di colore bianco e sfumato, rosso porpora o rosso violaceo. I frutti sono ovali o oblunghi, isolati o raggruppati di colore giallo.
limone
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Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

Questa conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza, è stata introdotta in Europa da più di un secolo. Appartenente alla famiglia delle Cupressaceae si sviluppa spontaneo in Giappone e nell’America Settentrionale, è stato introdotto in Europa da circa un secolo.

Si tratta di una specie piuttosto longeva, che generalmente vive fino a 350 anni, arrivando a raggiungere i 60 metri di altezza. Questi sempreverdi hanno solitamente portamento colonnare o conico, con palchi piatti a ventaglio e foglie squamiformi. I frutti consistono in strobili piccoli e globosi.
    cipresso
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Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, è originario della Cina e del Giappone. Si tratta di un arbusto a foglie caduche, con fiori primaverili di colore rosso o rosa e successivi frutti gialli. Possiede rami contorti e spinosi.

Patologie.
Questo arbusto a foglia caduca originario della Cina e del Giappone è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare. I fiori - bianchi, rosa, arancio o rossi - spuntano sui rami ancora spogli, formando delle allegre masse colorate che producono un contrasto di grande effetto sul legno nudo. La fioritura, sempre piuttosto generosa, può dare origine a profumati frutti ornamentali che rendono la pianta molto gradevole anche in inverno. Particolarmente idonee alla coltivazione a bonsai sono il Chaenomeles speciosa a fiore bianco e le numerose cultivar di Chaenomeles superba, tra cui la varietà "Etna", con ricca fioritura rosso vermiglio e "Pink Lady" di un rosa pallido e delicato. È adatto a quasi tutti gli stili, soprattutto a quello a zattera.
Cotogno da fiore

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febbraio 04, 2014

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Gennaio 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si può trovare un riferimento al Carpino: car che significa legno e pin testa, costituiscono un

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2.- La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

La Carmona appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. La si può trovare col nome di Carmona microphylla, di Ehretia microphylla o Ehretia buxifolia. Chiamata anche albero del tè da Fukien, nel nostro Paese non è conosciuta, se non come bonsai. Originaria della Cina meridionale è diffusa anche in altre zone: Taiwan, Vietnam, Corea e Giappone.   È un albero tropicale che può raggiungere i

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3.- L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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4.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Dicembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Dicembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

1.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura. Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’

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5.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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6.- I bonsai di Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

I bonsai di  Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

Appartiene alla famiglia delle Buxaceae ed è originario dell’Estremo Oriente e delle coste mediterranee. Si tratta di un arbusto decorativo con ampia ramificazione sempreverde, utilizzato per siepi e bordure nei giardini. Nella varietà harlandii raggiunge anche i 12-13 metri di altezza. Di questa essenza ne esiste una varietà nana, ideale per l’educazione a bonsai d’interno. Grazie alle foglie

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7.- Il Bambù viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi.

Il Bambù viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi.

Specie originaria dell’Estremo Oriente, soprattutto Cina e Giappone, ultimamente si è diffusa in tutto il mondo. Le canne forti ed eleganti, presentano lunghe lame lanceolate che esibiscono foglie verde tenero. Molto spesso viene posta in giardino poiché, grazie alle sue particolari caratteristiche, riesce a creare una tipica e suggestiva atmosfera orientale.   Il bonsai. Viene normalmente

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8.- L’acero palmato è particolarmente apprezzato per le sue continue e spettacolari trasformazioni.

L’acero palmato è particolarmente apprezzato per le sue continue e spettacolari trasformazioni.

Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi. Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono

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9.- Le foglie del Kaede (acero tridente) richiamano le zampe palmate di un rospo.

Le foglie del Kaede (acero tridente) richiamano le zampe palmate di un rospo.

Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi.   Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono

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10.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (5a e ultima parte).

Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (5a e ultima parte)

Quest'ultima foto mi dà l'occasione di sottolineare che, mentre un bonsai è in costruzione, può non avere la forma e le proporzioni del disegno finito. Dovendo per esempio lasciar allungare i nuovi rametti, è normale che la chioma risulti in breve tempo sovradimensionata e disordinata, ma questo non è un problema, non bisogna avere fretta di vedere subito il nostro alberello delle dimensioni

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Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si può trovare un riferimento al Carpino: car che significa legno e pin testa, costituiscono un’allusione dell’impiego di questa pianta nella produzione di gioghi per il bestiame bovino.

 

Il genere Carpinus si compone di almeno un paio di dozzine di specie distribuite in quasi tutti i Paesi posti nelle regioni temperate dell’Emisfero boreale, e prevalentemente nell’Asia centrale ed orientale. Il Carpinus comprende specie arboree, e in maniera più rara sub-arboree. Non raggiunge mai altezze troppo elevate, ed è caratterizzato da una ramificazione lunga e sottile. Ha foglie caduche, provviste di picciolo e di stipole. In aprile-maggio, produce fiori in amenti. I semi sono racchiusi in frutti a piccola cupola, tipo la noce, aperta e trilobata. Il Carpino comune (Carpinus betulus) presenta solchi e striature sulla corteccia grigia ed un fogliame verde brillante che, in autunno, diviene giallo paglierino. La sua età media in natura è di 200 anni.

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Com’è testimoniato da analisi eseguite sui relitti fossili in varie località dell’Italia settentrionale, i Carpini possono essere considerati come i residui del sottobosco delle grandi ed antiche foreste. Non ha un grande valore commerciale, e ciò è dovuto soprattutto al suo legno che si contorce e si lacera con facilità e quindi non si presta a lavori di tornio. È, però, particolarmente apprezzato per il suo fogliame, che essendo molto ornamentale viene utilizzato spesso nei viali, in parchi cittadini ed anche in giardini privati, dove in autunno assume tonalità vivaci di giallo e scarlatto che lo rendono ancor più affascinante.
 

Il bonsai.

La coltivazione a bonsai di questa pianta è piuttosto diffusa poiché, oltre a possedere, come sopra accennato, una ramificazione fine e sottile presenta anche un tronco ben bilanciato. Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile e viene valorizzato particolarmente se formato come bonsai di medie dimensioni. Le varietà che vengono usate con più frequenza in Giappone per la creazione di bonsai sono il Carpinus turkzaninowii, il Carpinus cordata, il Carpinus laxiflora e il Carpinus coreana, mentre in Europa ed in America la specie oriunda è il Carpinus betulus che è piuttosto diffusa ed è perfettamente adattabile alla coltivazione a bonsai.


Esposizione.

Ad esclusione dei mesi più caldi dell’anno, in cui è meglio garantire a questa specie una posizione a mezzombra, il Carpino va sempre collocato in pieno sole, tenendo presente, però, che le sue radici sono piuttosto sensibili al calore intenso e si potrebbero bruciare facilmente. Per fare in modo che la pianta possa trarre solo benefici dall’irradiazione solare, senza che il suo apparato radicale ne risenta, è consigliabile mantenere uno strato costante di muschio sopra la superficie del substrato. Sempre a causa della particolare conformazione delle sue radici, durante i periodi più rigidi dell’inverno va protetto dalle gelate, collocandolo in un luogo riparato.

carpino
Annaffiatura.

Per quanto riguarda l’irrigazione, il Carpino non ha esigenze che si discostino da quelle generali, pertanto un’adeguata annaffiatura dovrà essere abbondante in estate, con frequenti nebulizzazioni, mentre più ridotta in autunno, in proporzione alla diminuzione di esigenza idrica da parte della pianta. Bisogna fare attenzione, però, a non far mai asciugare completamente il terreno, neanche durante i mesi più rigidi dell’inverno. Al fine di evitare ristagni d’acqua, è importante garantire un buon drenaggio.


Terreno.

La miscela di terra più adeguata è costituita da akadama (80%) e terriccio (20%).


Rinvaso.

Il rinvaso si effettua in marzo, quando le gemme iniziano a gonfiarsi, potando le radici ed eliminando completamente quelle vecchie e marce. Bisogna tener presente che nei primi dieci anni di vita della pianta, la frequenza del trapianto dovrà essere ogni due anni, mentre successivamente potrà trascorrere anche un tempo maggiore prima che sia necessario intervenire.


Potatura.

Il Carpino ha la tendenza a perdere rami in inverno, quindi la potatura dovrà essere effettuata all’inizio della primavera. Un modo per evitare, o quanto meno per ridurre, questa tendenza è quello di mantenere la silhouette dei rami molto delineata, affinché aria e luce possano raggiungere tutte le parti dell’albero. Per ridefinire la silhouette, si tagliano i nuovi germogli a 2 o 3 nodi. Quando si pota è consigliabile lasciar crescere i germogli e solo successivamente accorciarli in modo considerevole, altrimenti si rischiano ritiri di linfa nel periodo invernale. Un’altra forma di potatura, che riguarda le ramificazioni con crescita moderata, è l’eliminazione dell’ultimo germoglio, che generalmente si presenta molto grande se confrontato con il resto: tagliandolo in primavera, il ramo apparirà più proporzionato. Poiché l’apice del Carpino è piuttosto vigoroso, occorre potarlo più aggressivamente rispetto alle altre zone, in modo da garantire una migliore distribuzione dell’energia nella pianta. In questo senso è fondamentale che all’apice non vi siano rami troppo forti rispetto allo spessore del tronco e alla dimensione dei rami principali.


Pinzatura.

I rami del Carpino non richiedono una forte pinzatura. Occorre considerare, però, che le sue foglie nascono alterne sui rami, per cui quando si pinza bisognerà tener conto della direzione in cui si svilupperà il nuovo germoglio. La pinzatura può essere leggera, intervenendo con le dita solo sulle nuove foglie in formazione, oppure più aggressiva, tagliando il resto del ramo con le forbici e lasciando solo 2-3 foglie. Il Carpinus ha una certa tendenza a far seccare i rami durante l’inverno, perciò è preferibile lasciar crescere i rametti per poi pinzarli in estate, quando si saranno ingrossati. La cimatura che si utilizza soprattutto per correggere la differenza di vigore tra i rami, va applicata quando i germogli sono appena dischiusi, intervenendo in maniera più aggressiva su quelli forti e solo leggermente su quelli deboli.

Carpino2
Avvolgimento.

Per conferire una buona struttura all’albero si può intervenire anche con l’avvolgimento, avendo cura però di applicarlo nei periodi adeguati, ossia in primavera o in alternativa all’inizio dell’autunno. Poiché la corteccia è estremamente delicata, il filo va accuratamente rivestito con della carta adesiva per fioristi, inoltre va controllato frequentemente per evitare che non stringa troppo i rami e/o il tronco.


Concimazione.

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan insieme al Concime Stimolante Bonsan, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

Questa specie è abbastanza soggetta a lepidotteri, coleotteri e oidio. Il Carpino spesso è anche attaccato dal ragnetto rosso, che se si manifesta in forma lieve, può essere eliminato semplicemente spruzzando in modo energico la pianta; se l’attacco è piuttosto forte, è opportuno intervenire con specifici trattamenti acaricidi.

Carpino milano

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La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

La Carmona appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. La si può trovare col nome di Carmona microphylla, di Ehretia microphylla o Ehretia buxifolia. Chiamata anche albero del tè da Fukien, nel nostro Paese non è conosciuta, se non come bonsai. Originaria della Cina meridionale è diffusa anche in altre zone: Taiwan, Vietnam, Corea e Giappone.

 

È un albero tropicale che può raggiungere i dieci metri di altezza. Le foglie, di forma ovale, sessili o spicciolate, presentano una pelosità ruvida e breve. Sono perenni, di piccola dimensione e di colore verde scuro brillante. Fiorisce in primavera ed in estate emettendo fiori bianchi, con infiorescenze cimose, in pannocchie terminali; il calice è a cinque divisioni, la corolla ha cinque lobi ottusi e patenti. Il frutto è una piccola drupa, spesso delle dimensioni di un pisello, di colore verde nel momento dello sviluppo, rosso quando maturo.

Carmona macrophylla

Essendo una specie da interno, il periodo di fioritura varia a secondo delle condizioni ambientali presenti, infatti, la Carmona può fiorire anche in inverno, se le variabili luce-calore sono quelle ideali e la concimazione è corretta. La sua corteccia grigia, negli esemplari maturi diviene rugosa. Queste piante piuttosto delicate, sono state introdotte nel nostro continente, già da circa centocinquant’anni, ma si sono diffuse soprattutto nei paesi a clima caldo, dove vengono spesso utilizzate nella formazione di parchi pubblici allo scopo di collocare qualcosa di originale rispetto alla consueta cerchia di arbusti.

 

Economicamente, l’interesse verso questa pianta si estende anche al suo legname, particolarmente pregiato per la costruzione di svariati utensili e, soprattutto in passato, di ruote di carri e carrozze, impieghi da cui si può dedurne il carattere elastico. L’uso delle sue foglie è diffuso soprattutto nelle Filippine per ricavarne una bevanda sostitutiva del tè.
 

La specie come detto viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso. Quando proviene dalla Cina, spesso è accompagnata da rocce con sculture di argilla in miniatura rappresentanti monaci, pagode, ponti, ecc. In Italia i bonsai di Carmona si trovano facilmente in commercio; la loro diffusione è stata caratterizzata sia dalla possibilità di mantenerli all’interno, sia dal loro prezzo generalmente piuttosto contenuto. Assieme all’Olmo cinese, alla Sagerethia, al Ficus e alla Serissa costituisce una delle specie da interno più conosciute. Può essere formata in quasi tutti gli stili. La pianta del tè esiste in due varietà: la Carmona microphylla e la Carmona macrophylla. La Carmona microphylla rispetto alla macrophylla presenta un fogliame più piccolo e proporzionato.

Carmona macrophylla1
Esposizione.

Poiché si tratta di un albero di origine tropicale, necessita di temperature elevate costanti, ecco perché viene identificata come bonsai da interno. Mentre dalla primavera inoltrata in poi può essere collocata sul terrazzo o sul balcone o in giardino, nel momento in cui la temperatura esterna scende al di sotto dei 13°-15° C è necessario posizionarla all’interno, o comunque in un luogo riparato, dove sia possibile garantirle una fonte luminosa a meno di 1 metro e una temperatura compresa fra i 15° e i 24° C. Quando posta all’esterno, sopporta senza alcun problema il sole diretto, ad esclusione dei mesi estivi più caldi, durante i quali va collocata a mezzombra.

 

Annaffiatura.

L’annaffiatura per questa specie deve essere abbondante e regolare, facendo asciugare il terreno fra un annaffio e l’altro. Non ama i ristagni d’acqua, pertanto il drenaggio va tenuto sempre sotto controllo. La carenza d’acqua è una delle cause principali di moria delle Carmone, e purtroppo è difficile accorgersi della sofferenza di questa pianta in tempo utile, poiché non manifesta i sintomi dovuti alla mancanza d’acqua (rinsecchimento delle foglie), se non quando è ormai troppo tardi. In caso di eccesso d’acqua, invece, le punte delle foglie diventano nere e gradualmente cadono.

 

Terreno.

La mescola di terricci più adatta consiste in akadama (60%), terriccio (30%) e sabbia (10%).


Rinvaso.

Il trapianto si effettua ogni 2/3 anni in tarda primavera o inizio estate. Nel caso del primo trapianto l’operazione più delicata è togliere la maggior parte della terra argillosa che accompagna gli alberi importati e che non permette una corretta annaffiatura. Nei trapianti successivi si elimina 1/3 della terra sulla parte esterna del ceppo, accorciando le radici troppo lunghe.

 

Potatura.

La potatura drastica può essere effettuata in qualunque periodo dell’anno, anche se va detto che il momento più adatto è l’inizio della primavera, e il meno consigliato è quello invernale. Nonostante la Carmona non si debiliti particolarmente a causa dell’operazione, è ovviamente indispensabile coprire i grossi tagli con mastice cicatrizzante.

 

Per formare la Carmona si applica il metodo Lignan che consiste nel “lasciar crescere e potare”: gli alberi modellati con questo sistema presentano angoli marcati, fenditure brusche e cicatrici mezze chiuse, mostrando un aspetto piuttosto vetusto e affascinante. La potatura più spesso applicata è comunque quella di sfoltimento, con la quale si eliminano i rami che crescono in posizioni inadeguate: s’incrociano con altri, si sviluppano verso l’alto o verso il basso, ecc. Si tratta di una tecnica applicata soprattutto nei mesi primaverili, sporadicamente in inverno.


Pinzatura.

Per rifinire la struttura e la silhouette dell’albero si applica la pinzatura dei germogli troppo lunghi. Il modo migliore per effettuarla è tramite l’uso di forbici specifiche per bonsai, tagliando a 2 o 3 foglie ogni volta che i germogli ne presentano 7/10. La Carmona non tollera la pinzatura con le dita, a meno che non si desideri arrestare completamente la crescita di un ramo. Questa tecnica viene applicata durante tutta la stagione vegetativa.


Avvolgimento.

L’avvolgimento si applica solo in casi estremi, cioè solo se non vi sono alternative per dar forma ad un ramo, poiché la Carmona, malgrado il suo aspetto, presenta ramificazioni molto fragili. Inoltre la sua corteccia è particolarmente delicata ed il filo può inciderla perfino nella fase stessa di avvolgimento se si esercita troppa pressione. Se proprio si ritiene di dover applicare il filo è meglio usare il sistema dei tiranti, ancorando il filo ad una parte più bassa del tronco o al contenitore. Con questo metodo è possibile abbassare i rami che nascono dal tronco e tendono verso l’alto invece di svilupparsi orizzontalmente.


Concimazione.

Alla ripresa vegetativa (marzo-aprile) concimare ogni 8-10 giorni abbinando il Concime Bonsan ad Azione Stimolante al Concime Liquido Organico Bonsan. Da aprile a settembre concimare ogni 8-10 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan oppure ogni 15-20 giorni con Bonsan Concime Solido Organico Aburukasu, evitando i mesi di luglio e agosto. Da settembre a febbraio è opportuno utilizzare ogni 15-20 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

Gli agenti patogeni che di solito attaccano la Carmona sono afidi e cocciniglie, contro i quali si consiglia di usare un insetticida sistemico alla comparsa dei primi sintomi. In ogni caso, se la pianta è curata adeguatamente, difficilmente viene attaccata da insetti, acari o funghi.

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L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione ad un certo Giorgio Giuseppe Kamel, anch’egli gesuita, che l’avrebbe introdotta in Europa, nel 1730, di ritorno da un viaggio in Asia.

 

Malgrado vi siano notizie contrastanti relative alla sua introduzione nel nostro continente si può, invece, affermare con certezza l’importanza ottenuta dalla Camellia, in brevissimo tempo, nella floricoltura europea in cui è presente con centinaia di varietà. Tra i fautori della produzione di questa vasta gamma di varietà sono sicuramente da ricordare i floricoltori del nostro Paese tant’è che molte di esse portano nomi italiani.

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Morfologicamente si tratta di piante legnose sempreverdi ad aspetto arboreo o anche arbustivo. Sono caratterizzate da legno compatto e molto duro e da una corteccia liscia e grigia. Le foglie sono persistenti, alterne, spicciolate, più o meno coriacee, lisce e glabre, dentate di color verde cupo lucente sulla pagina superiore e verde chiaro-opaco su quella inferiore. I fiori sono grandi, sessili o peduncolati, ascellari o terminali, usualmente solitari e appaiono sui rami di un anno.

 

Il frutto è una capsula coriacea e quasi legnosa, non deiscente, con semi solitari nelle logge per l’aborto di molti ovuli. Le specie ammontano a non più di una quindicina e la loro fama non è solo collegata alle già menzionate qualità decorative sia come pianta, sia come fiore reciso ma, oltrepassando i confini dell’estetica, si può scoprire la sua grande importanza nella produzione del tè. In particolare è la specie chiamata Camellia sinensis la pianta da cui si ricava la bevanda più famosa del mondo: essa sostiene una fiorente attività agricola, che partendo prevalentemente dal mercato cinese, si è diffusa dapprima nei paesi vicini, India, Indonesia, Giappone, ecc. e successivamente in Europa, dove ha avuto un immediato e grandissimo successo. 
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Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto a questa specie sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura. Vanno comunque considerate anche le altre importantissime caratteristiche che la Camellia possiede e che sono apprezzabili in un bonsai: la foglia piccola, la chioma folta e gli internodi corti. La forma ridotta, inoltre, permette di apprezzare maggiormente il carattere e le peculiarità di ciascuna specie, rispetto a quelle in natura. Fra le varietà più amate vi è senz’altro la Camellia sasanqua che è anche la più piccola e compatta. Nonostante i tanti fattori positivi a cui occorre aggiungere una grande facilità di formazione, i bonsai di Camellia sono piuttosto rari. Chi invece si occupa della sua coltivazione viene ripagato da un’indiscussa bellezza e da una seducente semplicità, caratteristiche difficili da trovare racchiuse in un'unica pianta. Gli stili a cui meglio si adatta sono: eretto formale, inclinato, cascata, due tronchi e ceppo comune, nelle dimensioni medie e grandi.

 

Esposizione.

La Camellia non tollera il clima rigido perciò in inverno è necessario proteggerla dal freddo, posizionandola in un luogo riparato, pur assicurandole una posizione fresca e luminosa con temperature fra i 5 e i 12° C. Da marzo a settembre si colloca all’esterno in un luogo ben aerato, ma riparato dal sole diretto soprattutto fra giugno e agosto.

 

Annaffiatura.

Poiché è una specie a foglia persistente, è indispensabile annaffiarla frequentemente anche nel periodo invernale, evitando però eccessi di umidità che causano l’ingiallimento e la caduta delle foglie. Nel momento in cui stanno per formarsi i boccioli le annaffiature andranno moderate. In estate si bagna abbondantemente, mantenendo una media umidità.

 

Terreno.

Il composto ideale è costituito da: kanuma 70%, terriccio universale 20% e sabbia 10%.


Rinvaso.

Trattandosi di una pianta con un buon vigore di crescita, è consigliabile applicare il trapianto con una certa frequenza, almeno ogni 2-3 anni. Il periodo ideale va dalla metà di aprile fino agli inizi di giugno, momento in cui la base dei nuovi germogli è matura e ben consolidata, ossia quando il germoglio è ancora verde per circa la metà, ma la base ha già assunto la tipica colorazione del legno. A quest’epoca le bianche radici si stanno sviluppando vigorosamente, pertanto si può trapiantare senza problemi. In occasione del rinvaso, i giovani germogli vanno accorciati a 1-2 nodi, sempre che alla base siano presenti le nuove gemme.

 

Potatura.

La formazione della Camellia, che vegeta con vigoria, si ottiene soprattutto tramite la potatura. È importante potare i rami superflui, che crescono in posizioni inadeguate, da dopo la fioritura sino alla fine di giugno. La procedura consiste nel togliere, alla fine della fioritura, i fiori appassiti compresi i calici, accorciando i rami a 1-2 nodi.

 

È bene tener presente che, essendo una specie che fiorisce con facilità, allo scopo di migliorarne l'aspetto estetico, è consigliabile sfoltire le gemme da fiore, per conferirle una distribuzione più uniforme. Per riconoscere le gemme da fiore si consideri che sono leggermente più grandi e arrotondate rispetto a quelle da foglia.


Pinzatura.

La pinzatura è un’efficace tecnica di formazione, ma nel caso di piante giovani è meglio lasciar allungare i germogli per un certo periodo, in modo da ottenerne l’ingrossamento, prima di applicarla. Su esemplari maturi invece, la pinzatura, che si pratica da aprile fino a metà luglio, è un sistema indispensabile ai fini della formazione della struttura dei rami. Il modo migliore di agire è quello di lasciar crescere i germogli verdi fino a 5-10 cm di lunghezza, accorciandoli poi a 1-2 foglie utilizzando le dita o le pinzette.

 

Se si interviene quando l’estremità è ancora folta e compatta, si ottengono rami con internodi corti. Sui nodi lasciati si formeranno successivamente le gemme da fiore. Sulla Camellia si può applicare efficacemente anche la defogliazione, fra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Si applica generalmente una defogliazione totale alternata ad anni di coltivazione “normale”.

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Avvolgimento.

Si applica soprattutto sui rami lunghi, che vanno avvolti e piegati verso il basso. Si tenga presente che la corteccia della Camellia è molto morbida e anche usando il filo di alluminio ramato, anziché di rame, si può rischiare di segnarla, è bene quindi, ricoprire sempre il filo, ad esempio, con della carta adesiva. A causa della sua rapida crescita, non è possibile lasciare il filo sull’albero troppo a lungo: si consiglia di controllare quotidianamente l’avvolgimento, rimuovendo il filo non appena inizia ad incidere la corteccia.

 

Concimazione.

Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ogni 8-10 giorni. Negli altri periodi utilizzare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni escludendo il periodo di luglio e agosto. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 6-8 volte all'anno è opportuno anche intervenire con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

Non si tratta di una specie particolarmente soggetta a malattie, l’unica vera minaccia è rappresentata dalla cocciniglia. In presenza di questa patologia è bene intervenire con i comuni prodotti antiparassitari. Fra i più efficaci vi sono il Confidor e il Bayteroid della Bayer. Si applicano almeno tre trattamenti, utilizzando le dosi consigliate sull’etichetta, a distanza di dieci giorni uno dall’altro.

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gennaio 12, 2014

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Dicembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

1.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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2.- I bonsai di Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

I bonsai di  Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

Appartiene alla famiglia delle Buxaceae ed è originario dell’Estremo Oriente e delle coste mediterranee. Si tratta di un arbusto decorativo con ampia ramificazione sempreverde, utilizzato per siepi e bordure nei giardini. Nella varietà harlandii raggiunge anche i 12-13 metri di altezza. Di questa essenza ne esiste una varietà nana, ideale per l’educazione a bonsai d’interno. Grazie alle foglie

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3.- Il Bambù viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi.

Il Bambù viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi.

Specie originaria dell’Estremo Oriente, soprattutto Cina e Giappone, ultimamente si è diffusa in tutto il mondo. Le canne forti ed eleganti, presentano lunghe lame lanceolate che esibiscono foglie verde tenero. Molto spesso viene posta in giardino poiché, grazie alle sue particolari caratteristiche, riesce a creare una tipica e suggestiva atmosfera orientale.   Il bonsai. Viene normalmente

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4.- L’acero palmato è particolarmente apprezzato per le sue continue e spettacolari trasformazioni.

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Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi. Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono

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5.- Le foglie del Kaede (acero tridente) richiamano le zampe palmate di un rospo.

Le foglie del Kaede (acero tridente) richiamano le zampe palmate di un rospo.

Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi.   Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono

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6.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (5a e ultima parte)

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Quest'ultima foto mi dà l'occasione di sottolineare che, mentre un bonsai è in costruzione, può non avere la forma e le proporzioni del disegno finito. Dovendo per esempio lasciar allungare i nuovi rametti, è normale che la chioma risulti in breve tempo sovradimensionata e disordinata, ma questo non è un problema, non bisogna avere fretta di vedere subito il nostro alberello delle dimensioni

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7.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (4a parte).

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Per via dell'inverno non troppo rigido, insieme probabilmente a un lieve eccesso di concimazione, la piantina ha tenuto le foglie anche d'inverno invece di spogliarsi come gli anni scorsi. E' rimasta comunque immobile fino a fine Febbraio, quando hanno cominciato a gonfiarsi le gemme, per cui ho deciso di intervenire e rinvasare. Prima di tutto ho potato il lungo ramo di sacrificio (anche se

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8.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Settembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

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Sono rimasto molto sorpreso delle statistiche che mi ha presentato il mese di settembre scorso.   In tutta sincerità mi sarei aspettato molto di più da Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (1a parte, 2da parte y 3a parte).   Non mi ha invece sorpreso l’articolo legato a un classico del bonsai:La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata. Un articolo che è la prova di

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9.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (3a parte).

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Come si nota, la piantina ha già acquistato il suo carattere e l'impronta del futuro disegno è già evidente, anche se sono presenti solo il primo e il secondo ramo principale: le ramificazioni successive (terzo ramo, quarto ecc) si dovranno necessariamente creare in un secondo momento, perchè dovranno essere di diametro sempre più piccolo man mano che si sale verso l'apice. Il discorso è

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10.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (2a parte).

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Subito dopo ho potato anche le radici, che si erano sviluppate molto.   Purtroppo, come si nota anche in foto, ho trovato alla base della pianta tre radici principali un po' troppo grosse, ma l'olmo tende a fare queste radici cicciotte, quasi tuberose: con i prossimi interventi cercherò di eliminare le radici grosse e sostituirle con più radici ma più piccole, ma per questa volta le ho solo

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