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giugno 07, 2014

L’Eleagnus si trova in particolare in Asia, dove cresce in boschetti e zone asciutte.

Sono tre i generi che formano le Eleagneacee, piante dicotiledoni, che prendono la loro denominazione dal genere Elaeagnus, un genere che comprende una quarantina di specie e che forma da solo quasi l’intera consistenza della famiglia.

 

Fu il Tournefort a creare ed introdurre poi, nella sistematica delle piante, questa denominazione di genere, riconfermata nel 1735 da Linneo, che attribuì al genere stesso l’Elaeagnus angustifolia (che cresce in Italia allo stato spontaneo), chiamato volgarmente Olivagno oppure Olivo di Boemia.

 

Allo stato naturale lo si trova anche in Francia e in Inghilterra e la sua introduzione viene fatta risalire al 1600. Molto probabilmente l’area di origine dell’Elaeagnus risiede nell’Europa sud-orientale e nell’Asia occidentale e orientale, infatti gli Elaeagni si trovano allo stato spontaneo nella Persia, in Cina e in Giappone.

Eleagnus

Tra le curiosità di questa specie, non si sa per quale ragione l’Elaeagnus angustifolia sia stato denominato Olivo di Boemia, visto che molti scrittori specializzati dell’epoca descrivono come esso crescesse naturalmente in Giappone.

 

Per quanto riguarda le caratteristiche morfologiche sono piante arbustive, talvolta arboree, che possono raggiungere i 7-10 m di altezza, non di rado spinosi sulle branche ramose. Presentano foglie sia caduche, che persistenti, alterne, semplici, brevemente picciolate e con una caratteristica peluria a forma di stella. I fiori sono bianchi o gialli, solitari o a grappoli, apetali. Il perianzio può essere campanulato o tubulare, ma sempre a quattro lobi.

 

La fioritura a seconda della specie si manifesta in primavera o in estate. Il frutto è apparentemente una drupa di forma ovoidale arancione-rossa, che matura in tarda primavera o in autunno. Le specie di Elaeagnus si possono dividere in due gruppi. Nel primo si possono includere le unità a foglie persistenti, nella quali la fioritura è usualmente autunnale; tra queste si trovano l’Elaeagnus macrophylla e pungens di origine giapponese.

Eleagnus1

Nel secondo si possono includere le specie a foglia caduca come l’angustifolia, la multiflora e la umbellata, la cui fioriture hanno luogo generalmente a tarda primavera-estate. Sono piante utilizzate soprattutto a scopo ornamentale, ma di alcune specie il frutto è commestibile e viene utilizzato per ricavarne gelatina.

 

L’Eleagno frequentemente coltivato in forma bonsai è popolare non solo come specie da frutto, ma anche per le sue alte potenzialità proprio a livello bonsaistico. Ne esistono diverse specie, che maturano i frutti dalla tarda primavera all’autunno e tutte rappresentano un materiale splendido per la formazione. Tra queste l'Elaeagnus pungens è robusto e facile da formare. Se si considerano le foglie, i frutti, il tronco… tutto lo rende una specie particolarmente adatta per essere trasformata in un bonsai.

 

Generalmente se si domanda ad un amatore come mai non coltivi l’Eleagno, la risposta più frequente fa riferimento alla difficoltà di vederli in frutto. Tuttavia sono alberi con caratteristiche spettacolari, come la corteccia che diventa quasi nera con la maturità, e che se curati adeguatamente danno grandi soddisfazioni anche nella fruttificazione.

 

L’Eleagno si può facilmente acquistare in quasi tutti i vivai e i centri giardinaggio, quindi reperire materiale già pronto da lavorare non è così difficoltoso. In arte bonsai, gli stili a cui maggiormente si adatta sono: eretto informale, inclinato, prostrato e a cascata. Oltre all’Elaeagnus pungens, specie di origine giapponese, le specie più diffuse nel nostro Paese sono l’angustifolia e la multiflora.

Eleagnus2

Esposizione.

Se posto in vaso non sopporta i climi rigidi, pertanto in inverno va collocato in un luogo riparato, garantendo una posizione luminosa e fresca, con temperature sopra i 5°C. Dalla primavera fino a settembre andrà collocato all’esterno: la posizione ideale è in pieno sole in un luogo ben ventilato, posizione che permetterà di prevenire anche i facili attacchi di afidi a questa specie.


Annaffiatura.

Durante la stagione vegetativa necessita di abbondanti annaffiature, che verranno diradate in autunno-inverno, facendo però attenzione che il terreno non arrivi mai ad inaridirsi. In caso di mancanza d’acqua le foglie cadono, perdendo di conseguenza anche i frutti che si formano a lato delle foglie stesse. In estate è necessario controllare scrupolosamente le annaffiature, poiché è una specie che necessita di molta acqua.

 

Terreno.

Uno dei composti utilizzabili per questa specie è costituito da: 80% akadama e 20% terriccio universale, ma se lo scopo è quello di far sviluppare più rapidamente le radici, si trapianta ad intervalli di due anni in akadama pura.


Rinvaso.

Si effettua ogni 2/3 anni all’inizio della primavera sulle specie a foglia caduca, a tarda primavera (aprile-maggio) su quelle sempreverdi. Gli alberi di questa famiglia producono, come le leguminose, dei noduli benefici a livello di apparato radicale, che non bisogna potare: sono batteri Azoto-fissatori che vivono in simbiosi con la pianta.

Eleagnus3
Potatura.

La sua facilità di formazione è rappresentata dalla possibilità di intervenire tre volte all'anno con la potatura. Nella fase di formazione i rami vanno lasciati crescere liberamente, potandoli solo quando appariranno eccessivamente lunghi. È indispensabile applicare mastice cicatrizzante con ormoni sulle grosse ferite, in modo da non provocare ritiri di linfa ai quali l’Elaeagnus è soggetto. Fiorisce da maggio a settembre a seconda delle specie e porta i frutti fino ai mesi di ottobre-novembre, ma per ottenere la fruttificazione bisogna evitare la potatura nel periodo di riposo invernale, rinviandola alla fine della primavera. Per riuscire ad avere un’abbondante fioritura l’anno successivo, si pota la pianta dopo la fioritura e un’altra volta alla fine dell’estate. Se si coltiva la varietà pungens, è possibile intervenire con la potatura praticamente in qualsiasi momento dell’anno.


Pinzatura.

Le gemme da fiore si formano generalmente sui rami corti, pertanto la coltivazione sarà rivolta all’ottenimento di una grande quantità di questo tipo di rami. In primavera ed in estate si accorciano i nuovi germogli mentre si sviluppano. Generalmente si riduce ad un paio di foglie quando il germoglio presenta otto foglioline nuove. Se defogliato in giugno, non forma i fiori sulle specie a fioritura più tardiva. Quando si desidera presentare il proprio esemplare ad un'esposizione conviene limitarsi perciò alla pinzatura dei germogli.


Avvolgimento.

La pratica dell’avvolgimento su questa pianta può essere eseguita tutto l’anno, in quanto i rami dell’Elaeagnus sono flessibili anche in inverno. Si tratta di una peculiarità che rende quasi nulli i pericoli di rotture durante l’applicazione del filo.


Concimazione.

Si fertilizza in primavera ed in autunno con concime organico a lenta cessione tipo aburukasu della linea Bonsan. Garantirle un nutrimento costante significa riuscire a stimolare efficacemente la fioritura e la fruttificazione. Utilizzare un concime a base di polvere d’osso è un piccolo trucco per ottenere più facilmente i frutti. Durante i mesi più caldi e quelli invernali, momenti in cui l’attività della pianta è ridotta, non si concima.

 

Patologie.

È soggetto soprattutto agli afidi, che compaiono sulle cime tenere dei germogli, alla cocciniglia e alla fumaggine. Si tratta comunque di patologie che si riescono a debellare senza problemi, se si agisce prontamente utilizzando i prodotti specifici.

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A proposito dell'autore: Fausto Baccino

Un bonsai non è semplicemente una pianta. È una filosofia, un simbolo d’armonica condivisione con la natura. È un essere vivente sul quale vanno riversate tante attenzioni. Alcuni ritengono che per curarne uno sia necessario essere sereni con se stessi, in armonia con la natura.

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