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agosto 28, 2024

Come ottenere ogni anno una buona fioritura dei Melograni.

melograno

 

Quest’articolo spiega come ottenere ogni anno una buona fioritura dei Melograni. Applicando le tecniche adeguate i risultati non tarderanno ad arrivare.
Famiglia: Punicaceae Genere: Punica
Specie: Punica granatum; Punica Protopunica
Il melograno (Zakuro, in giapponese) può raggiungere i 3-5 m d’altezza; si presenta eretto e molto
ramificato, con rami un poco spinosi. I più giovani hanno la corteccia rossiccia e liscia, mentre nel tronco
e nei rami vecchi la corteccia è grigio-cinerea e screpolata. In soggetti annosi, si nota un movimento di
corteccia con andamento attorcigliato. Originario della Persia, fu introdotto nel Mediterraneo già
nell'antichità; in Italia si può trovare, inselvatichito, al sud. E’ una pianta che s’incrocia molto facilmente,
perciò esistono infinite varianti tra pianta e pianta, che tuttavia non devono essere considerate come
varietà, salvo che non presentano caratteristiche stabili attraverso generazioni successive. Predilige
terreni argilloso-sabbiosi e tendenzialmente calcarei. Sopporta difficilmente temperature inferiori ai –
10°C. Le foglie sono ellittiche, intere, e lunghe 5-7 cm di colore verde tenue, lucenti, e opposte, ottuse e
subacute; prima di cadere, nel tardo autunno, assumono una colorazione giallo-dorata. Il Melograno
fiorisce in giugno/luglio al nord e in aprile/maggio al sud della nostra penisola. Questa prima fioritura
produce, sulla cima dei rami, da uno a cinque fiori, che molto raramente fruttificano. Dopo la prima
fioritura, la vegetazione si allunga e prepara la seconda fioritura, che potrebbe fruttificare. I fiori, molto
appariscenti, solitari, (ogni singolo fiore è ermafrodito) si sviluppano alla sommità dei rami. Sono sessili,
lunghi 3-4 cm ed hanno un calice fuso con l'ovario infero (situato di sotto al calice), campanulato e
carnoso, di colore rosso-vermiglio, col tubo saldato all'ovario e il lembo diviso in cinque-sette lobi valvati e
persistenti. La corolla è composta di cinque-otto petali anch'essi di colore rosso-vermiglio, presto caduchi
e da numerosi stami, con antere gialle. I frutti (balauste) sono globiformi e di grandi dimensioni; dapprima
verdognoli, poi gialli e, a maturazione completa, assumono un colore rosso-corallo con sfumature
scarlatte. La buccia, lacerandosi, scopre, nelle tre logge, i numerosissimi semi rosei e translucidi,
irregolarmente sfaccettati (si sostiene che abbia 613 semi così come l’Antico Testamento contiene 613
leggi). Il frutto, sostenuto da uno pseudo-peduncolo, è commestibile, gradevolmente dolce-acidulo. Esiste
anche una varietà nana di melograno, con foglie e frutti di proporzione ridotte. Questa varietà purtroppo
richiede maggiori attenzioni. Il melograno è considerato uno dei migliori materiali bonsai, sopporta le
potature drastiche e la pinzatura continua delle gemme, è facile da raccogliere, da far radicare, possiede
un gran vigore di crescita, e si adatta molto bene al vaso bonsai. Il melograno assume aspetti molto
attraenti, soprattutto per quanto riguarda la sua ramificazione che diviene finissima se si presta
particolare attenzione alla potatura dei nuovi germogli. Il suo legno alquanto duro, permette di attuare con
buon risultato jin dall'aspetto molto naturale.La fioritura ed i bellissimi frutti completano le qualità di
quest’albero. Le sue caratteristiche ne fanno anche una delle specie più adatte ad essere trattate come
shohin (varietà nana). Il melograno tuttavia ha anche degli aspetti poco favorevoli quali la sua scarsa
longevità e la tendenza a seccare i rami giovani in inverno. E' soggetto inoltre ai ritiri di linfa, dovuti alla
potatura di grossi rami.
Propagazione
Propagazione per seme: i semi in autunno, vanno estratti dal frutto, asciugati e stratificati in sabbia.
Vanno seminati al caldo, tra i 16 ed i 20°C. ad inizio primavera, in un semenzaio composto di (1/3 di
sabbia di fiume grossa, 1/3 di torba e 1/3 di akadama) collocandolo al sole: nel giro di tre settimane i semi
dovrebbero cominciare a vegetare.
Propagazione per talea: si prelevano le talee semi legnose in giugno-luglio, meglio se con piede. La talea
deve essere lunga circa 10/12 cm e provenire da un ramo che è fiorito l'anno precedente. Dalla talea
raccolta si eliminano le ultime due foglie e si tagliano le rimanenti a metà, per evitare un'eccessiva
traspirazione. Si riempie il contenitore con il medesimo terriccio indicato per i semi e si piantano le talee
singolarmente a distanza di 5 cm l'una dall'altra; in seguito vanno bagnate a fondo e collocate in un luogo
molto luminoso, al riparo però da sole e vento. A distanza di un mese bisognerà iniziare a somministrargli
concime, ma durante il primo anno non si dovranno potare. L’anno seguente, appena dopo il risveglio
vegetativo, si trapianteranno in vasi singoli di coltivazione, tagliando le radici. Proteggere le giovani
piantine durante l'inverno dal troppo freddo e dalla troppa pioggia.
Propagazione per margotta: si deve eseguire in maggio. Si scorteccia la parte di tronco dove si desidera
che nascano nuove radici, si ricopre il taglio con sfagno bagnato e si avvolge il tutto con della plastica,
legata saldamente alle due estremità. Il melograno radica facilmente: dopo trenta-quaranta giorni si
saranno sviluppate numerose radichette, quindi si potrà già dividere la nuova pianta dalla pianta madre
per collocarla in un vaso di coltivazione.
Esposizione
Predilige i luoghi caldi con molto sole; l'ideale è che possa ricevere anche una buona ventilazione. Inoltre
una buona luminosità è indispensabile per assicurarsi una considerevole fruttificazione. Bisogna valutare
però che, mentre è molto resistente al caldo estivo più intenso, sopporterà difficilmente temperature
inferiore ai – 10°C e soprattutto alle gelate invernali: per questo motivo, al nord ai primi abbassamenti di
temperatura la pianta andrà protetta, riparandola in serra fredda.
Annaffiatura
E’ importante, che tra un'annaffiatura e l'altra il terriccio abbia il tempo di asciugarsi. Un buon drenaggio,
è indispensabile al fine di un rapido assorbimento dell'acqua. Vanno comunque assolutamente evitati sia
gli eccessi sia le insufficienti annaffiature. Dalla primavera in poi si deve innaffiare abbondantemente,
prima e dopo la fioritura per favorire la maturazione dei frutti. A volte la mancanza d’acqua durante la
formazione dei fiori e dei frutti, provoca il loro aborto; mai bagnare i fiori. In inverno, anche per i vasi ritirati
in luoghi temperati, occorre mantenere il terreno umido ma non inzuppato.
Potatura e Pinzatura
La potatura di formazione, con tagli anche di rami importanti, si esegue esclusivamente prima della
ripresa vegetativa, evitando di tagliare i rametti corti e spinosi. Il segreto per ottenere i frutti da un bonsai
di Melograno è di compiere la pinzatura subito dopo la prima fioritura. Anche se è possibile tentare di
impollinarlo artificialmente, si riesce ad ottenere il frutto naturalmente, pinzando nel momento giusto e
ponendo l’esemplare in pieno sole, all’aria aperta.Dato che il Melograno fiorisce sempre sulla cima dei
rami, l’obiettivo è ottenere rami corti. Bisogna impostare la pinzatura in modo tale che, dopo la seconda
vegetazione (fine giugno inizio luglio al sud, agosto/settembre a nord), fiorisca dai nuovi germogli. Anche
se ogni albero è differente, quando la vegetazione arriva ai 15-20 cm di lunghezza, (fine giugno) si pota il
bonsai di Melograno lasciando due nodi. Si può anche pinzare l’albero normalmente ogni volta che un
ramo ha sette od otto paia di foglie lasciandone due paia, (anche se le due inferiori non sono realmente
foglie) alla fine di giugno.

Questo procedimento fa sì che la successiva vegetazione nasca direttamente dalla base del ramo, più piccola e con le
foglie sensibilmente ridotte. Da questo momento si può lasciar crescere liberamente. Cominceranno a formarsi
gemme da fiore sulle punte dei rami; allora si scelgono quelle che interessano e si tagliano le altre. Da quest’ultima
fioritura si può essere quasi certi di ottenere frutti. Dato che le foglie dei Melograno nascono sempre a coppie ogni
volta che si pota i rami nascono sempre a due a due. Se si accorcia molto dopo la prima fioritura i germogli non, si
allungheranno eccessivamente prima di fiorire di nuovo. Quindi per la buona riuscita della fioritura bisogna tenere
presente: 1) la fioritura avviene in due momenti, maggio-giugno e agosto; 2) fioriscono unicamente i rametti corti e
spinosi; 3) le gemme da fiore sono presenti solo sull’estremità dei germogli nuovi; 4) il frutto compare durante la
seconda fioritura; 5) non sempre si manifestano due fioriture. Inoltre bisogna ricordare che al successo della fioritura
del melograno concorrono innumerevoli fattori, tutti indispensabili: concimazione, rinvaso, annaffiatura, pinzatura.
Applicazione del filo
Per la formazione della ramificazione si adotta principalmente la potatura. Inoltre essendo una specie
piuttosto delicata, l'avvolgimento va effettuato con la massima attenzione, si consiglia pertanto di
utilizzare filo di alluminio ramato coperto con carta crespata o rafia per proteggere la corteccia dei rami
più fragili. Il momento più opportuno per applicare il filo è in maggio-giugno (momenti di minore vigore
vegetativo) perché la nuova crescita non è ancora interamente lignificata, e quindi i rami possono essere
sagomati più facilmente, evitando il rischio di rotture. Per quanto riguarda i germogli, si riesce a frenare la
crescita anche solo con il filo: si avvolgono dirigendoli verso il basso.Se si prevede di avvolgere un ramo
di grosse dimensioni, è bene non annaffiare la pianta nei giorni precedenti al lavoro.
Rinvaso e substrati
Essendo un’essenza che produce un vigoroso apparato radicale, ha bisogno di frequenti rinvasi (al massimo ogni 2/3
anni), anche per esemplari vecchi. E’ importante eseguire quest’operazione in primavera avanzata, quando le gemme
iniziano ad attivarsi. Il substrato non acido, deve essere molto drenante (ottimo un composto costituito da 70% di
akadama, 15% di sabbia grossolana e 15% terriccio universale precedentemente setacciato per eliminare le particelle
di terriccio inferiori a 1 mm. oppure un 85% di akadama con un 15% di terriccio di foglie ) al fine di evitare ristagni
d’acqua, che risulterebbero molto pericolosi per il melograno. In occasione del rinvaso, controllate attentamente che
non ci siano delle asfissie all'apparato radicale e, prima di accorciare la radice primaria, assicuratevi che a monte
della stessa ci siano sufficienti radichette in grado di assicurare la sopravvivenza della radice e del ramo legato ad
essa. Il melograno sopporta poco i trapianti, poiché ha Ia tendenza a sviluppare i capillari all'apice delle radici,
perciò il taglio delle stesse dovrà essere fatto molto attentamente e moderatamente affinché la pianta produca fiori e
frutti.
Fertilizzazione
Il Punica granatum ha bisogno di abbondanti concimazioni, soprattutto nei periodi che precedono la
fioritura: aprile-maggio e luglio. Anche in settembre, momento in cui appariranno i frutti occorre
fertilizzare. Per ottenere una buona fruttificazione è necessario somministrare fertilizzante ricco di fosforo
e potassio, ma con basso contenuto di azoto. L'ideale sono i concimi organici per bonsai in pastiglie, a
base di semi di colza, farina di pesce e farina di ossa ( hanagokoro). Il periodo in cui si dovrà provvedere
alla concimazione è piuttosto lungo poiché va dalla primavera (concimare moderatamente) all'autunno.
Ed è importantissimo non interrompere le somministrazioni soprattutto in settembre-ottobre, si tenga
presente però, che né prima, né durante il periodo di fioritura bisogna concimare. Il migliore segnale di
salute della pianta sono i germogli nuovi: se di colore rossiccio le cure prestate l’anno prima sono state
corrette; se giallognoli qualcosa non va.
Stili appropriati
Gli stili per il melograno sono illimitati. Può essere a tronco inclinato, eretto casuale, ( Moyogi),
multitronco, a gruppo di piante, a zattera, a cascata o Bunjin (astratto o libero), ecc., perché ha tutte le
caratteristiche necessarie. Si possono realizzare dei Bonsai piccoli, medi, grandi.
Malattie
Durante la fioritura gli alberi sono in maggior misura esposti agli attacchi di parassiti, ma nella
somministrazione dei prodotti insetticidi occorre avere prudenza, altrimenti si rischia di impedire
l'impollinazione naturale. E’ quindi preferibile applicare dei trattamenti invernali di prevenzione, (ad
esempio quando l’albero è spoglio, si applica liquido jin diluito in acqua (1: 20) al fine di eliminare
eventuali uova di afidi e cocciniglie) anziché dover intervenire quando la pianta si trova nella fase di
fioritura. Questa specie è soggetta soprattutto a mosca bianca, ragnetto rosso e afidi.
Parassiti animali
Afide verde
Le lesioni sono visibili sulle foglie e l’esistenza di questo parassita si nota con presenza delle goccioline di
melata che l'afide espelle. Dopo poco tempo la pianta cosi impiastricciata e rovinata dalle punture, finisce
per perdere vitalità e le foglie, nel caso di forti attacchi, disseccano e cadono precocemente. Intervento:
irrorare con un getto violento di acqua per staccarli dalla foglia una volta caduti sul terreno non riescono
più a salire sulla pianta. Intervento chimico: da effettuare in aprile-maggio ed in estate con:
• Dimetoato g 3 x litro d'acqua
• Ethiofencarb g 4 x litro d'acqua, oppure piretro e piretroidi g 1 x litro d'acqua.
Ragnetti rossi
Sono aracnidi piccolissimi e non piccoli insetti come molti li chiamano: hanno 4 paia di zampe ed un
corpo unico e non suddiviso come quello degli insetti. Quelli che a noi interessano vivono a spese delle
piante, succhiandone la linfa. Le piante colpite assumono un colore giallo-grigiastro o rugginoso,
deperiscono visibilmente e possono morire se non le aiutiamo a combattere questi fastidiosi parassiti. Il
primo intervento è irrorare violentemente con acqua le foglie o meglio tutta la pianta, perché se il
parassita si stacca dalla foglia e cade, non è più in grado di risalire. Con questo sistema si limita la
presenza degli adulti, ma dopo poco tempo dalle uova deposte nella pagina inferiore nasceranno altri
individui, che per vivere succhieranno altra linfa. L'operazione va ripetuta se la presenza degli individui si
è fatta numerosa. Intervento chimico: da maggio fino all'estate, ogni 15-20 gg. trattare le piante con
• Amitraz g 2-,5 x litro d'acqua oppure
• Propargite g 1,5-2 x litro d'acqua.
Defogliatori
Occorre analizzare quale tipo di defogliatori ha colpito la pianta e se sono bruchetti tipo tentredini delle
rose, è sufficiente spruzzare acqua con violenza per staccarli dalla foglia. Intervento chimico: trattare le
piante con
• Carbaryl g 2 x litro d'acqua oppure
• Phosalone g 2-2,5 x litro d'acqua.
Parassiti vegetali
Ruggini
I danni si hanno sulle foglie dove sulla pagina inferiore si notano pustole di colore giallo-arancione, cui
coincidono sulla pagina superiore macchie clorotiche che tendono a necrotizzare, facendo cadere le
foglie. La pianta non riesce più a completare la fotosintesi clorofilliana per questo s'indebolisce, sarà
attaccata da altri parassiti e poi morirà. Un mezzo valido per opporsi alle ruggini non esiste. In ogni modo
si possono provare dei prodotti che possono dare qualche soddisfazione se la malattia è nel primissimo
stadio d’attività. Si consiglia:
• Benomyl g 1 x litro d'acqua oppure
• Mancozeb g 3 x litro d'acqua.
Oidio o mal bianco
Il fungo si rende evidente con macchie bianche feltrose sulle foglie, sugli steli, e sui fiori, interruzione
dello sviluppo fino all’appassimento e al disseccamento.
Intervento chimico trattare le piante con:
zolfo colloidale g. 0,8-1 x litro
Ticchiolatura
I segni più appariscenti si hanno sulle foglie, dove si compongono delle macchie rotondeggianti di colore
bruno-olivastro e d’aspetto vellutato per l’esistenza di conidi. Durante i mesi primaverili ed estivi i parassiti
si spandono per mezzo delle loro forme conidiche. A primavera, questi organi saranno maturi perciò si
avrà un'espulsione d’ascospore le quali daranno inizio alle prime infezioni.
Intervento chimico trattare le piante con:
• Mancozeb g 3 x litro d'acqua oppure
• ossicloruro di rame g 4,5 x litro d'acqua
• idrossido di rame g 2,5 x litro d'acqua
ALCUNI CONSIGLI
I rami che fruttificano rimangono molto deboli l’anno successivo; evitare che lo stesso ramo porti i frutti per due
anni di seguito. Per la stessa ragione non si lasci più di un frutto per ogni ramo. Il frutto non cade spontaneamente
fino a che non ha raggiunto una colorazione scura, ormai in pieno inverno, ma è meglio staccarlo dall’albero quando
la buccia comincia a striarsi, oppure quando si spacca mostrando i semi all’interno. Qualora il melograno abbia il
tronco cavo, (sabamiki) si deve applicare il liquido jin per evitare i marciumi.

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A proposito dell'autore: Fausto Baccino

Un bonsai non è semplicemente una pianta. È una filosofia, un simbolo d’armonica condivisione con la natura. È un essere vivente sul quale vanno riversate tante attenzioni. Alcuni ritengono che per curarne uno sia necessario essere sereni con se stessi, in armonia con la natura.

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