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gennaio 29, 2012

Il Ficus, classico bonsai da interno, riesce a vegetare bene in ambienti poco luminosi e richiede pochissime cure per vivere in salute.

Il genere Ficus appartiene alla famiglia delle Moraceae ed era già conosciuto ai tempi degli antichi romani, tanto che la propria denominazione affonda le sue radici etimologiche proprio in quel periodo storico.

Si compone di circa 600 specie, con il 90% di esse diffuse nelle regioni tropicali e subtropicali a clima caldo. Sono piante legnose dalle più svariate dimensioni che vanno dagli enormi Ficus benghalensis, alti alcune decine di metri fino ai piccoli rampicanti, quali i Ficus repens.

Il Ficus è composto da piante arboree o arbustive, talvolta quasi erbacee, sempre caratterizzate da un comune succo lattiginoso (il lattice) che fuoriesce quando vengono incisi il tronco o le foglie. Le foglie sono di molteplici tipi, alcune profondamente lobate, altre intere o a margini ondulati, altre ancora con pochi denti. Generalmente sono alterne e persistenti, raramente opposte, di consistenza piuttosto variabile, e differenti anche nella nervatura; fatto questo che facilita nella distinzione della specie. 

I piccoli fiori sono apetali, riuniti in infiorescenze, sul ricettacolo cavo, che possono essere ascellari, solitarie, o disposte in spighe o in grappoli terminali. In ogni ricettacolo si possono trovare fiori unisessuali oppure mascolini o femminili. Il frutto può essere solo una piccola noce, oppure molti, ma minuscoli semi, avvolti dal perigonio carnoso, formando il frutto conosciuto come fico. 

La corteccia è liscia, di colore beige, a volte attraversata da sottili strisce bianche o marroni. Il suo pregio principale è rappresentato soprattutto dalle radici aeree emesse dai rami che, affondando nel terreno, si ingrossano, formando "pittoreschi pilastri" di sostegno dell'ampia fronda. Si formano così gli enormi tronchi del Ficus benghalensis, conosciuto anche come banyan, che sono, in effetti, sovrapposizioni di vari tronchi (le radici aeree ingrossate) sul tronco iniziale.

Il Ficus è il classico bonsai da interno. Riesce a vegetare bene in ambienti poco luminosi, dove altre piante non riuscirebbero a sopravvivere e richiede pochissime cure per vivere in salute. 


Le varietà esistenti in natura sono migliaia (a cominciare dal Fico comune, fino ad arrivare ai Ficus repens rampicanti) ma quello che viene maggiormente utilizzato nella tecnica bonsai è il Ficus Retusa.

Il tronco di questo Ficus è robusto e sinuoso, con la corteccia molto chiara, a volte segnata da chiazze bianche orizzontali. Negli esemplari adulti la base del tronco si presenta ricca di radici contorte che suscitano sempre una forte impressione; ma la caratteristica che rende il Ficus unico tra i bonsai, è quella delle radici aeree: le quali, partendo dai rami arrivando fino a terra, diventando a loro volta dei tronchi secondari. Le foglie sono ovali, appuntite, di un bel verde intenso, inoltre, non è raro veder fruttificare questa pianta, che produce dei piccoli fichi giallognoli.

Esposizione.
 
In primavera, quando le temperature non scendono più sotto i dieci gradi, è conveniente tenere il bonsai all’esterno  

in pieno sole: un’adeguata illuminazione permette alla pianta di vegetare con vigore, producendo rami robusti, foglie piccole, vegetazione compatta ed uniforme.

In estate, a differenza degli altri bonsai, il Ficus può anche rimanere al sole, a patto che il vaso venga riparato dai raggi solari, per non far surriscaldare l’apparato radicale; oppure, lo si può riportare in casa collocandolo in una posizione ben illuminata davanti ad una finestra.


In autunno, il Ficus può rimanere in casa, oppure si può tenere all’aperto. Naturalmente, quando le temperature iniziano a scendere sotto i 10°, si deve immediatamente ricoverare il bonsai in casa.
In inverno, i Ficus debbono rimanere in casa poiché, come già detto, questa essenza non sopporta temperature sotto i 10°.
Un sottovaso riempito di ghiaia bagnata contribuisce a mantenere la giusta umidità alla pianta, sia d’estate, quando fa caldo, sia d’inverno, quando i termosifoni accesi seccano l’aria. Questa sistemazione, oltre a mantenere un microclima più idoneo al bonsai, si rivela utile anche per scongiurare le infestazioni di ragno rosso. Se la finestra è esposta al sole, andrà velata da una tenda per evitare che le foglie vengano ustionate dall’”effetto lente”.
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Annaffiatura.
Servendosi di un annaffiatoio con soffione delicato, irrigare il Ficus abbondantemente, ma solo quando il terreno si presenta asciutto, ripetendo l’operazione due o tre volte a distanza di qualche minuto, per fare in modo che il substrato assorba completamente l’acqua versata. Se il bonsai viene tenuto in casa, diventa importantissimo accertarsi, prima di annaffiare, che il terriccio non sia ancora bagnato. In autunno, quando le giornate iniziano ad accorciarsi e il sole è più basso, le irrigazioni vanno diradate, poiché il bonsai consumerà molta meno acqua, rispetto al periodo estivo.

Potatura.
 
Il periodo migliore per effettuare la potatura del Ficus è la primavera: in aprile-maggio si possono tagliare i rami con la certezza di una pronta ripresa vegetativa. Da ricordare che il legno di questa pianta è tenero e fibroso, perciò, la cicatrizzazione avviene in modo veloce ma non molto estetico: specialmente i tagli grandi tendono a formare un rigonfiamento eccessivo, quindi, è importantissimo medicarli con la pasta cicatrizzante.


La potatura dei rami si effettua con la tronchese concava e la scelta delle branche da accorciare o da eliminare dipende dallo stile del bonsai; in ogni caso vanno eliminati i rami che sviluppano in senso verticale, quelli che si incrociano, o che crescono verso l’interno e quelli che nascono sotto la base di un’altro ramo; inoltre,in presenza di rami contrapposti o paralleli, uno dei due va tagliato.


Pinzatura.

Nel Ficus la produzione di nuovi germogli è praticamente continua durante tutto l’anno, perciò, bisogna ricorrere più volte alla tecnica della pinzatura, allo scopo di mantenere la linea del bonsai che, se non cimato, diverrebbe un cespuglio informe in poco tempo. Naturalmente, per non indebolire la pianta, occorre aspettare che dalla chioma fuoriescano molti germogli, con almeno 5-6 foglie, quindi, usando la forbice lunga, si effettua il taglio dopo la seconda o la terza foglia.


Defogliazione.

Questa tecnica, utile per ridurre la grandezza delle foglie, si applica nel mese di giugno. L’operazione si effettua con l’apposito defogliatore, eliminando tutte le foglie del bonsai. Dopo pochi giorni, la pianta produce nuove foglioline, più piccole delle precedenti, che rendono il bonsai proporzionato e armonioso. Per scongiurare il rischio di un ritiro di linfa, che farebbe seccare i rami rimasti nudi, è molto importante lasciare una foglia alla sommità di ogni ramo; foglia che và eliminata solo quando appaiono le nuove foglioline lungo il ramo stesso.


Rinvaso.
Il periodo migliore per il rinvaso è aprile-maggio. Si usa, in genere, un vaso smaltato ovale o rettangolare, lungo circa il 70% dell’altezza del bonsai. Come per tutte le piante sempreverdi, il Ficus non và rinvasato a radice nuda: l’apparato radicale deve essere ridotto di circa la metà, cercando di non smuovere troppo il pane di terra rimanente alla base del tronco. Il substrato deve avere un buon drenaggio, perciò, si può utilizzare la terra Akadama, oppure un terriccio contenente sostanza organica (es. Terriccio Pronto) che richiederà minori annaffiature d’estate. Dopo il rinvaso, per circa venti giorni, non concimare, effettuare delle nebulizzazioni settimanali con la vitamina B (Sprintene) e tenere il bonsai all’esterno ma non al sole.



Concimazione.


Il Ficus, essendo una pianta che vive in casa, vegeta praticamente tutto l’anno, perciò le concimazioni dovranno essere continue, diradandone la frequenza solo nei mesi di novembre e dicembre. Il concime può essere liquido (da somministrare ogni 10-15 giorni) o solido a lenta cessione (somministrare ogni 40-50 giorni) in quest’ultimo caso è conveniente utilizzare il Biogold o l’Aburukasu, i quali non provocano cattivi odori, fattore importante per delle piante che vivono in casa.



Applicazione filo.

 
La corteccia del Ficus è particolarmente tenera e la crescita dei rami estremamente veloce, quindi, quando si applica il filo in alluminio per orientare i rami, bisogna ricordare di non stringerlo troppo, altrimenti la corteccia potrebbe rimanere segnata già dopo pochi giorni.Il filo si può applicare tutto l’anno.


Difesa dai parassiti
I nemici più acerrimi di questa pianta sono: il ragno rosso (microscopico Acaro che infesta quasi regolarmente i nostri bonsai nei mesi estivi, facendo cadere loro tutte le foglie), la cocciniglia (riconoscibile dalla presenza di piccoli “batuffoli di cotone” all’attaccatura delle foglie) e la fumaggine (polvere nera sulle foglie). Una difesa efficace è rappresentata da trattamenti preventivi effettuati a cadenza settimanale, usando alternativamente, un acaricida, un anticocciniglia e un anticrittogamico.

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gennaio 25, 2012

Carpino bonsai di facile coltivazione che non ama essere troppo bagnato.

Bonsai di facile coltivazione che non ama essere troppo bagnato. Tipica pianta dell'italia del nord con la specie Carpinus Betulus, si trova spesso nei vivai con la specie Carpinus Koreana, un po' più esigente in termini di concimazioni ma con foglie dai colori più vivi e dalle dimensioni più ridotte. 

Da non confondere con il Faggio, che ha foglie molto simili ma perfettamente distinguibile in primavera dalla mancanza dei tipici organi sessuali pendenti del carpino. Alta germinabilità dei semi raccolti in natura.

Il Carpino è un albero che merita un posto speciale nel campo bonsaistico: la fitta ramificazione, le foglie piccole e profondamente nervate, unite alla facilità di lavorazione, rendono questa essenza particolarmente interessante per il principiante, che può ottenere facilmente un discreto esemplare e si può permettere anche gravi errori, senza pregiudicare la salute del bonsai. 

Il Carpinus betulus (Carpino bianco) è la specie più utilizzata per la coltivazione a bonsai; in natura raggiunge i 20 metri di altezza, sopporta bene tutte le avversità e le potature anche drastiche. Sotto la scura corteccia, si trova un legno molto chiaro (appunto per questo viene chiamato “bianco”) caratteristica molto utile quando si effettuano le tecniche di scortecciatura.

ESPOSIZIONE.

In primavera, periodo in cui spuntano le nuove foglie, è conveniente tenere i Carpini in pieno sole: un’adeguata illuminazione permette al bonsai di vegetare con vigore, producendo rami robusti e soprattutto foglie piccole e dal colore intenso.

In estate, invece, come per la totalità dei bonsai, i Carpini vanno collocati all’ombra. Anche se questa essenza è molto resistente al caldo, va ricordato che ciò non è vero per le radici, quindi, se non si dispone di ambiente ombreggiato bisogna almeno coprire i vasi in modo che l’apparato radicale non subisca pericolosi sbalzi di temperatura. Oltre a proteggerli dal caldo, per compensare la secchezza dell’aria, tipica di questo periodo, è utile sistemare il bonsai in un sottovaso riempito di ghiaia mantenuta umida.

In autunno, ci si può regolare come in primavera, esponendo il bonsai in pieno sole così da permettergli di vivere in salute la “seconda primavera”.

In inverno, i Carpini possono essere tenuti tranquillamente all’esterno, magari proteggendo il vaso dalle gelate, poiché come già detto, la radice è la parte più sensibile agli sbalzi di temperatura.

ANNAFFIATURA.

L’annaffiatura del Carpino non presenta particolari accortezze: il terriccio va irrigato abbondantemente quando si presenta asciutto, ripetendo l’operazione due o tre volte a distanza di qualche minuto per fare in modo che il substrato assorba completamente l’acqua versata.

D’estate, è molto utile inumidire quotidianamente le foglie con un nebulizzatore; questa operazione, oltre ad umidificare le foglie, si rivela utile anche per scongiurare le infestazioni di Ragno Rosso.

POTATURA.
 
Il periodo migliore per effettuare la potatura è l’inverno: in questa stagione, infatti, il bonsai è senza foglie e si può vedere chiaramente la struttura della pianta, inoltre, la stasi vegetativa evita pericolose perdite di linfa dai tagli effettuati. Soprattutto se il bonsai viene rinvasato, è opportuno effettuare un’adeguata potatura che compensi l’accorciamento delle radici.

La scelta delle branche da accorciare o da eliminare dipende dallo stile del Bonsai, in ogni caso vanno eliminati quei rami che sviluppano in senso verticale, e quelli che si incrociano. Dopo aver effettuato la potatura, ricordarsi di medicare i tagli con il mastice o la pasta cicatrizzante.

PINZATURA.
 
Per ottenere una crescita più equilibrata, in primavera si “pinzano” i nuovi germogli; l’operazione si effettua sui nuovi rametti con 6-7 internodi, accorciandoli dopo il secondo o terzo internodo con la forbice lunga.

DEFOGLIAZIONE.
 
In maggio-giugno si può effettuare la defogliazione, tecnica utile per ridurre la grandezza delle foglie. L’operazione si effettua, con l'apposito defogliatore, eliminando tutte le foglie del Bonsai, lasciando solo il picciolo attaccato al ramo. Dopo pochi giorni, la pianta produce nuove foglioline, più piccole delle precedenti, che rendono il bonsai proporzionato e armonioso. 

La defogliazione è una tecnica che necessita di molta energia, quindi, ricordarsi di effettuarla esclusivamente su piante in perfetto stato di salute, poiché un bonsai sofferente potrebbe non riuscire a riprendere la vegetazione. Per maggior sicurezza, si può effettuare la defogliazione nella metà inferiore del bonsai; dopo circa dieci giorni, quando si vedono spuntare le prime foglioline, si completa l’operazione nella parte superiore.

RINVASO.
 
Come per la potatura, il periodo migliore per il rinvaso và dalla caduta delle foglie (novembre) al rigonfiamento delle gemme (marzo) prima che spuntino le nuove foglie. L’apparato radicale deve essere ridotto di 1/3 e, se necessario, con l'apposito rastrellino lo si può liberare completamente dal vecchio terriccio, lavorando “a radice nuda”. Il substrato deve avere un buon drenaggio, ma non deve asciugare troppo velocemente, perciò, non è opportuno usare Akadama assoluta, bensì, un terriccio contenente sostanza organica (tipo Terriccio Pronto). 

Ricordarsi di rinvasare solo piante in buona salute e, se l’inverno è particolarmente rigido, proteggere dal gelo i Carpini appena rinvasati. La forma del vaso da utilizzare, varia a seconda dello stile, in ogni caso, si preferisce il tipo in gres smaltato.

CONCIMAZIONE.
 
Le concimazioni devono essere costanti per tutto il periodo vegetativo (marzo-giugno e metà agosto-metà ottobre). Fare attenzione a non esagerare con le dosi e usare preferibilmente fertilizzanti a lenta cessione, tipo Bio-Gold, Hanagokoro, ecc.

APPLICAZIONE FILO.
 
Il filo di alluminio può segnare facilmente la tenera corteccia del Carpino, quindi, si consiglia di avvolgere i rami con la rafia prima di procedere all’avvolgimento. Lo spessore del filo deve essere adeguato alla grandezza e alla flessibilità del ramo perciò, conviene disporre di misure diverse. 

Ricordarsi di avvolgere il filo con una angolazione di 45° (se le spire sono troppo ravvicinate, il filo non tiene) partire avvolgendo i rami più grossi e arrivando ai più sottili. Se il filo applicato non riesce a tenere il ramo in posizione si può applicare un’altro filo, l’importante è non farli incrociare.

DIFESA DAI PARASSITI.
 
Le patologie alle quali può andare incontro il Carpino sono: Ragno Rosso, in estate; Oidio (mal bianco) in autunno.

 
Una difesa efficace è rappresentata da trattamenti preventivi effettuati a cadenza quindicinale, con insetticida-Acaricida, contro Ragno Rosso, seguito da un Anticrittogamico, contro l’Oidio.



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gennaio 20, 2012

Vasi e tipologia abbinamento vaso-pianta.

Come tutti ormai sanno , la parola Bonsai è composta da due parole , albero e vaso , quasi ad indicare che non esiste il bonsai se non c'è il suo contenitore e cioè il vaso ,una delle importanti componenti artistiche che  portano il bonsai al livello di una vera e propria forma d'arte .

In giapponese l’armonia tra pianta e vaso si chiama “ hachi – utsuri “ , regole e principi non portano necessariamente ad una buona scelta , ma possono essere d’aiuto come punto di partenza per una valutazione più ampia e complessa .  In questi ultimi anni , anche in Italia il vaso si è spogliato della sua semplice veste di contenitore abbinato in modo più o meno appropriato , e finalmente riveste sempre più un ruolo fondamentale per il complesso estetico formato dal binomio albero-vaso , con la conseguente ricerca stilistica al fine di un abbinamento sempre più raffinato.

Un po’ di storia.

Come per il bonsai , anche il vaso bonsai propriamente detto non è nato in Giappone , ma bensì in Cina , dove il bonsai inteso come albero in vaso è nato . Ritrovamenti archeologici , fanno risalire i primi manufatti alla dinastia Shang (1766-1122 a.C) , ma le migliori produzioni soprattutto a livello qualitativo , risalgono alla dinastia Ming , periodo di massima fioritura delle arti in Cina .

Tali produzioni rimangono tuttora insuperate , tanto che perfino i maestri bonsaisti giapponesi spendono vere fortune per avere quei vasi antichi (kowatari , circa 1700 d.C anno di arrivo in Giappone). Le fornaci famose della Cina erano situate a Canton , Shangai , Nanchino e Yixing , quest'ultima famosa ancora oggi per la produzione di vasi per bonsai .

Per quello che riguarda invece il panorama giapponese , bisogna aspettare l'epoca Heian ( 794-1185) e Kamakura ( 1185-1333 d.C) , dove le fornaci storiche di Seto , Tokoname , Bizen , Shigaraki , Echizen e Tamba , diedero vita a un'intensa produzione sviluppatasi nell'alveo di una tradizione sino-coreana . Oggi le fornaci giapponesi famose per la produzione di vasi per bonsai sono Tokoname e Seto , ma senza dubbio la prima fa la parte del leone , le altre fornaci sono perlopiù dedite alla produzione di ceramiche per il tè o per il sakè e porcellaneria varia .

Quando si parla di fornace , per quello che riguarda l'artigianato giapponese , si intende una località dove si concentrano molte botteghe di maestri vasai con i loro forni privati con piccole produzioni limitate , tant'è che a volte per avere un vaso particolare dal catalogo del consorzio dei vasai di Tokoname bisogna attendere mesi .

Ciò che distingue la fornace di Seto invece , sono sicuramente gli smalti delle superfici dei vasi , questo anche perché molti vasai producono sia vasi per bonsai che ceramiche da tè , dove il gusto estetico raffinato da generazioni di maestri ceramisti , ha raggiunto una qualità artistica elevatissima , con una combinazione praticamente infinita di sfumature di colori , questo per avvicinarsi il più possibile alle tonalità e sfumature suggerite dalla natura .


La qualità.

Come in Cina , anche in Giappone esistono produzioni industriali e artigianali , i vasi industriali provenienti dal Giappone , vengono definiti Hotoku e Yokkaichi , e generalmente non recano sigilli o timbri oppure solamente il marchio della fabbrica , sono economici ma di scarsa qualità , quindi poco porosi e di conseguenza poco resistenti agli sbalzi termici e inadatti a una coltivazione di qualità , con il passare del tempo anziché  diventare più belli e acquisire la patina di antico , questi vasi diventano più brutti e antiestetici .

Per quello che riguarda le produzioni di Tokoname , purtroppo nel panorama bonsaistico italiano ma non solo , c'è parecchia confusione e incertezza , bisogna subito chiarire una cosa : non è assolutamente detto che un vaso proveniente da Tokoname sia un vaso pregiato , questo perché anche in questa località esistono produzioni industriali definite nel catalogo come "linea economica " , e costano come da noi  i vasi di terracotta che si trovano nel centro commerciale , e troppo spesso spacciati  agli ignari acquirenti che si recano nei centri bonsai , come artigianali.

Quindi prestare sempre molta attenzione , e quando si acquista un vaso di Tokoname richiedere sempre al venditore che fornisca con il vaso una copia cartacea con traduzione del sigillo o firma dell' autore del vaso , avendo così la certezza e la garanzia di possedere un vaso veramente fatto a mano in modo artigianale .

Con il passare del tempo poi il bonsaista si fa "l'occhio" e riconoscerà immediatamente il vaso artigianale da quello difettato o industriale , il vaso di prima qualità non presenta grossolane imperfezioni se non volute dall'artista , il "vasaccio" avrà invece una serie di difetti come molature ai piedini per ristabilire il piano , ritocchi evidenti sulla superficie e sui piedini , soprattutto all'attaccatura , distribuzione dello smalto troppo uniforme e senza sfumature , superfici non curate in generale coerentemente con la tipologia del vaso .

Oggi il costo di un buon vaso di produzione contemporanea e di medie dimensioni si può aggirare sui 250€ , anche se poi le dimensioni non giustificano affatto il prezzo , si possono trovare infatti vasi per shoin a 400€ e più e viceversa . Molti fattori vanno ad influenzare l'abbinamento del prezzo : la cura delle superfici , se è fatto con lo stampo o al tornio , il materiale , le decorazioni , la fama del maestro e , cosa più devastante , il lucro del rivenditore .

Sarebbe auspicabile che nei cataloghi delle mostre future , oltre che alla dicitura "vaso di : Tokoname ", venisse anche citato il maestro artefice della creazione , anche per cercare di creare una cultura del vaso oltre che dell'albero.

Forme.

Le forme dei vasi sono tantissime e con molte varianti , questo per facilitare (si fa per dire ) , l'abbinamento anche con le piante più particolari . La maggior parte di queste forme , è la fedele riproduzione dei vasi cinesi antichi anche se , il vaso giapponese con il passare del tempo si è abbassato rispetto al "cugino cinese" , questo dovuto soprattutto non tanto ai fini di una più corretta coltivazione , ma per fattori estetici che analizzeremo più avanti. Le principali forme conosciute sono : quadrato alto e basso , a più facce alto e basso , rotondo alto e basso , rettangolare , ovale , con tutte le loro varianti , ( svasate , bombate , con o senza bordo , ecc..) , e decorazioni , (borchie , scritture , rilievi , cornici , ecc..) , quindi le forme sono tante e tali  da poter fornire , come già detto sopra , un abbinamento giusto anche con piante difficili.

Una utile parentesi è da aprire sull'argomento "piedini" dei vasi , questi oltre che ad una funzione estetica , con le loro forme caratteristiche che riprendono la forma del vaso , e quindi abbinati ad esso in modo appropriato , (lineari , a nuvola , con volti di demoni , ecc..) , sono indispensabili ai fini della coltivazione , perché mantengono il vaso sollevato permettendo un ottimo drenaggio e aerazione . Per i vasi senza piedini ( nanban - bunjin) , viene creata sulla base del vaso , una superficie bombata con la bombatura rivolta verso i fori di drenaggio , e per permettere una sufficiente aerazione vengono praticate delle discrete scanalature sempre in corrispondenza dei fori di drenaggio .

 Estetica : abbinamento vaso-pianta.

Come per l'albero , anche per il vaso esistono delle regole estetiche tutte da valutare e interpretare per l'abbinamento vaso-pianta . Le regole generali sono le seguenti :

  • Nel caso di alberi  alti , (esclusi bunjin e cascate ) , il vaso sarà largo i 2/3 dell'altezza dell'albero , nel caso di alberi bassi e tozzi , i 2/3 dell'ampiezza della chioma .
  • L'altezza del vaso deve essere circa corrispondente al diametro del tronco alla base .
  • Per le caducifoglie in generale , i vasi vanno smaltati , per le aghifoglie vanno in grès non smaltato delle varie tonalità .

Come in tutte le forme d'arte , le regole sono utili all'apprendimento ,  ma dopo che il bonsaista ha raffinato il suo senso estetico con il costante allenamento , queste regole , su alberi veramente pregiati , vengono solitamente infrante e se questo non accadesse sarebbe la morte del lato artistico di questo magnifico abbinamento . Le regole che invece non è consentito infrangere sono le seguenti :
  • Il vaso non deve assolutamente prevaricare sull'albero , ben che preziosissimo deve essere una presenza discreta  che fa risaltare il suo contenuto .
  • Non deve essere volgare e recare disturbo all'osservatore , (meglio tonalità tenui che sgargianti ) .
  • Che sia soprattutto coerente con lo stile nel rispetto dell'albero stesso.

 Vediamo ora i principali abbinamenti vaso-pianta a titolo indicativo :

  • Albero grosso = vaso alto.

  • Albero robusto = vaso con gli angoli.

  • Albero originale = vaso originale , anche creativo.

  • Caducifoglie = vaso con angoli arrotondati o ovale .

  • Chokkan = vaso con angoli o ovale .

  • Bunjin = vaso rotondo .

  • Multitronchi e ishizuki = ovale o rettangolare .

  • Albero snello = Vaso basso .

  • Albero dalla linea dolce = vaso rotondo o ovale .

  • Albero in stile classico = vaso con forma stabile .

  • Moyogi =  vaso ovale o con angoli .

  • Kengai = vaso  quadrato , più lati  rotondo , molto alto .

 Vediamo ora i termini con cui si distinguono le varie parti del vaso :


Vasi cinesi :

  • Koto = periodo .

  • Choodei = tonalità dei colori .

  • Sotoen = forma del bordo .

  • Kumoashi = forma del piede .

  • Chookei = Forma del vaso . 


Vasi giapponesi :

  • Ichioo = nome dell'autore .

  • Ruriyu = tonalità dei colori .

  • Tanen = forma del bordo .

  • Kiriashi = Forma del piede .

  • Daen = forma del vaso .

 Terminologia giapponese dei vasi antichi.

 Kowatari: il termine significa vecchia traversata . Sono stati portati in Giappone in epoca Edo (200/300 anni fa) , e sono i primi per qualità . Particolarmente belli , recano normalmente il sigillo (rakkan)  della fornace o non recano sigilli . Molti vasi antichi che non recano sigilli , se di qualità altissima erano destinati alla famiglia imperiale ; esistono comunque vasi antichi senza sigilli di qualità normale .

Con il termine kowatari si indica anche il metodo utilizzato ancora oggi per la loro produzione , sia in Cina che in Giappone , anche se non di qualità così alta come l’originale. Se colpiti con le nocche delle dita emettono un suono sordo e sono normalmente molto pesanti. Ne esistono smaltati e in grès , e hanno delle patine particolarmente lucenti.

 Nakawatari: il termine significa media traversata . Sono vasi cinesi portati in Giappone in epoca Meiji circa 100 anni fa. Quindi sono vasi più recenti dei kowatari  ma il livello di qualità è praticamente uguale ed erano prodotti per lo più ad Yixing . Sono normalmente vasi in grès , di qualità eccezionale e sovente con le forme particolarmente semplici.

 Shinwatari: il termine significa nuova traversata . Sono i vasi arrivati prima dello scoppio della seconda guerra mondiale , chiamati anche “shinto” . La qualità non è più quella precedente , con la scomparsa della dinastia Ching , anche se rimangono vasi molto preziosi .

Soprattutto la porosità è differente e non si riscontra più quella leggerezza tipica dei kowatari e il loro aspetto traslucido . Hanno patine particolarmente fini al tatto , effetto che indica una cura maniacale del biscotto prima della cottura .

ANDY "STONEMONKEY"
BRYAN ALBRIGHT
DAVID AND MARK JONES
MARIO REMEGGIO
( Certrè )
MOREA PUBBEN
PETRA HAHN
JOHN PITT








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gennaio 18, 2012

La tecnica del filo, perché il bonsai assuma la forma desiderata, è più complessa di quanto possa sembrare

Perché il bonsai assuma la forma desiderata, spesso è necessario offrirgli un aiuto esterno, attraverso l'applicazione del filo metallico.

Esso può correggere la direzione di crescita dei germogli e modellare il tronco, oltre a conferire un aspetto più maturo all'albero. I fili metallici sono di rame, di ferro o di alluminio ramato e vengono utilizzati in diametri diversi a seconda dei punti in cui si devono applicare: saranno infatti più spessi per il tronco ed i rami, più sottili per i ramoscelli.

Il filo va sempre fissato al terreno, al tronco o a un altro albero e applicato procedendo a spirale, a intervalli regolari, e in direzione base-cima. È inoltre necessario cercare di evitare di legare foglie e gemme, che in questo caso verrebbero danneggiate.


Il primo passo da fare, nell'apprendimento dell'uso del filo, anche se potrebbe sembrare un paradosso, è quello di imparare a rimuoverlo: in questo modo si può constatare, meglio di quando si avvolge, quanti errori si possono commettere per inesperienza. Si impara, inoltre, a correggere i difetti di avvolgimento, che possono provocare strangolamento dei rami e cicatrici sugli stessi, e a superare le difficoltà nello svolgimento del filo che, a causa di fili incrociati, può portare alla rottura dei rami.


Se non si dispone di materiale da cui togliere il filo, si consiglia di allenarsi avvolgendo rami secchi, evitando il rischio di rompere rami, magari di importanza fondamentale, su alberi della propria collezione, quando non si sia ancora raggiunta una certa abilità. 


Per lo stesso motivo è consigliabile iniziare ad avvolgere i rami più sottili sui quali si utilizza filo di minor spessore: infatti con essi il rischio di rottura è inferiore quando si applica il filo e si dà la forma. Non vi è un periodo specifico per procedere allo svolgimento del filo: tutto dipende dalla rapidità di crescita dell'albero che è stato avvolto, come anche dalla parte trattata. Per esempio, in un albero giovane, ma con accrescimento rapido, come l'Acero, il filo inizierà a incidere la corteccia dopo pochi mesi e, di conseguenza, il tempo di avvolgimento dovrà essere breve. Per questo stesso motivo, la parte alta degli alberi, la cui crescita è di solito molto più rapida di quella della parte inferiore, dovrà essere svolta qualche tempo prima. 

Come norma generale, si terranno gli alberi avvolti sotto osservazione costante e quando si noterà che l'avvolgimento comincia a incidere la corteccia, lo si rimuoverà. Se il ramo svolto non rimane nella posizione desiderata, lo si avvolge di nuovo.
 
Nel caso in cui il filo abbia inciso la corteccia profondamente, si eviterà di collocarlo nuovamente sopra le ferite precedenti. Per svolgere un albero, si inizierà col tagliare il filo sottile per primo e quello grosso poi, al contrario di quando si avvolge; di conseguenza, dovremo iniziare il procedimento, togliendo per primo il filo dai rametti secondari, successivamente da quelli principali e infine dal tronco. 

L'epoca ideale per l'avvolgimento delle caducifoglie è la primavera quando l'albero è più flessibile. Inoltre, in questo periodo si può notare meglio la posizione delle gemme da cui nasceranno le nuove foglie, e pertanto sarà molto più facile non schiacciarle con il filo. 

Per quanto riguarda invece le conifere, che mantengono sempre i loro aghi, il momento più indicato è quello in cui le gemme non sono attive, cioè tra l'autunno, in cui si sono già formate le nuove gemme, e la primavera, quando esse germogliano. Inoltre, in tali epoche cominciano a cambiare il fogliame, per cui si potranno vedere i rami più facilmente.

Si avvolge formando spire di 45°, il filo avvolto al tronco va ancorato nel terreno:

Un filo per 2 rami:
Il filo invece avvolto sui rami va ancorato al tronco:
Perché l' avvolgimento abbia maggiore forza si possono avvolgere anche 2 fili, ma devono avere un andamento parallelo:
Punto di tenuta durante la piegatura del ramo:
Qui di seguito potete vedere alcune immagini di una filatura che ho potuto applicare ad un ginepro fenicio
questo è un esempio di una buona filatura:

Ricordando a tutti voi, che la tecnica del filo è più complessa di quanto possa sembrare

fonte: EasyBonsai
 

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gennaio 13, 2012

Le caratteristiche dell’acero tridente lo rendono una specie molto interessante per i principianti bonsaisti.

L’acero tridente dopo il pino e l’acero palmato, si può considerare al terzo posto per quanto riguarda la popolarità. 

Le caratteristiche dell’Acero tridente lo rendono una specie molto interessante per i principianti: è un albero forte, resistente, che sopporta potature drastiche, cicatrizza in poco tempo, ha una crescita vigorosa e foglie piccole, ammette quasi ogni tipo di terriccio, tranne i più alcalini.

Famiglia: Aceracee.

Origine: Specie originaria dell'est della Cina. In epoca Edo (1603-1867) iniziò l'importazione dalla Cina. Ampiamente distribuito nelle regioni temperate dell'emisfero boreale. Circa sessanta sono le specie di aceri distribuite in Europa.

Foglie: Le foglie sono caduche, palmate a 3 lobi, di in color verde acido che diviene giallo o rosso in autunno, lunghe da 3 a 8cm e larghe da 4 a 8cm.

Fiori.
Piccoli e giallo-verdi, in grappoli conici, larghi, diritti in primavera con le foglie nuove. 

Frutti.
Con ali parallele, diritte, lunghe fino a 2,5 cm verdi o rossastre dapprima, marrone quando maturano.
Il suo nome giapponese "Kaede", significa "mano di rospo" e in effetti le sue caratteristiche foglie a forma di tridente richiamano le zampe palmate di un rospo.

Con il suo tronco eretto dalla corteccia marrone chiaro, che invecchiando si sfoglia, questa pianta è particolarmente suggestiva in autunno, quando le sue foglie assumono vivaci tinte aranciate. È piuttosto adatta alla coltivazione a bosco.

Si tratta di una specie robusta, sopporta le potature drastiche e cicatrizza in breve tempo, generalmente in grado di resistere al freddo quanto al caldo, ha una crescita vigorosa e foglie piccole. È longeva come essenza coltivata a bonsai, inoltre è facile da modellare e risponde bene alle tecniche di coltivazione. Gli stili più adeguati sono il Moyogi e il Neagari.

La sottospecie A. buergerianum formosanum, ha altezza ridotta e fogliame più fitto e coriaceo. Una cultivar rara per i bonsai è A. buergerianum "Mino Yatsubusa" una forma nana con fogliame fitto e brillante, con apice acuminato e lucide foglie lunghe e strette che in autunno sembrano laccate di rosso.

Luce.

Si tratta di una pianta piuttosto resistente sia nei confronti del caldo che del freddo. Comunque, per non danneggiare il suo splendido fogliame, è bene proteggerla dai raggi solari estivi più intensi, mentre non va sottratta da un'esposizione totale al sole in autunno, poiché così si intensifica la colorazione del fogliame.
In inverno, nonostante tolleri bene le basse temperature, è meglio riparare l'apparato radicale dalle gelate.


Acqua.

La regola comune dell'annaffio che indica di bagnare ogni qualvolta il terreno risulta asciutto al tatto, è ideale anche nel caso dell'Acero, considerando però che nei periodi più caldi e in presenza di forte vento, bisogna intervenire con maggior frequenza. Spesso, infatti, in questi casi il terreno rischia di rimanere completamente asciutto.

È bene inoltre tener presente che sia la mancanza, sia l'eccesso d'acqua possono creare gravi scompensi alla pianta. Più precisamente la mancanza d'acqua provoca l'afflosciamento delle foglie ed una crescita stentata; l'eccesso causa invece un annerimento delle foglie nella parte apicale.

Terra.



Il composto ideale deve essere poroso e in grado di trattenere sufficiente umidità, senza però infradiciarsi. Un terriccio che possiede tutte queste caratteristiche è quello costituito da akadama (50%), sabbia (20%) e terriccio (30%).

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni del concime liquido organico. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con concime liquido organico. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare concime solido organico.

Cura.

Rinvaso: Generalmente il trapianto va effettuato ogni 2-3 anni per gli esemplari maturi e almeno ogni anno per quelli più giovani. Va effettuato in primavera quando le gemme iniziano a gonfiarsi ma prima che appaiano le foglie taglianto circa un terzo della radici.

Caratteristica di tutti i trapianti di caducifoglie è l'eliminazione completa della terra vecchia e la forte potatura di radici. tagliando in questo modo le radici, l'albero aumenta il suo metabolismo per formare radici nuove e poiché c'è una notevole quantità di terriccio fresco, lo sviluppo delle radici risulta ancora migliore.
Se si accorciano tutte le radici sotto il ceppo, lasciando solo quelle laterali, la crescita delle radici fini tende a far aumentare lo spessore della base e a migliorare il nebari (base di radici). Inoltre l'abbondanza di radici, aiuta a mantenere in buono stato le ramificazioni dell'albero. Quindi il risultato dell'eliminazione del terriccio vecchio ad ogni trapianto, e della potatura delle radici è il netto incremento della vigoria dell'albero.

Potatura.



Il periodo migliore per effettuare una potatura selettiva dei rami dell'Acero è l'inverno, poiché essendo privo di foglie è possibile osservarne con più chiarezza la struttura completa, inoltre non si rischiano perdite di linfa visto che la pianta è a riposo.

Soprattutto i rami grossi vanno sempre potati in inverno: se si intervenisse durante il periodo di crescita, anche l'applicazione di pasta cicatrizzante non riuscirebbe ad arrestare la fuoriuscita di linfa.

Per quanto riguarda la potatura di sfoltimento è bene tener presente che le gemme degli Aceri appaiono in coppia, una su ciascun lato del ramo. Mediante la selezione delle gemme e la potatura appropriata dei rami, la nuova germogliazione rispetterà la direzione della gemma scelta. Seguendo un buon schema, sulla base della direzione del ramo principale, i rami secondari e terziari non devono incrociarsi, ma formare una densa e completa rete orizzontale. Una volta formata la fronda, che si ottiene in circa 5 anni, ogni 4-5 anni è necessario potare l'albero energicamente per mantenerne la dimensione e il disegno.

Conviene dare alla struttura del bonsai d'acero tridente una forma asimmetrica, con rami secondari alterni e dare ad ogni parte del soggetto una regolare conicità. E' importante non ammettere dei tratti cilindrici troppo lunghi nella struttura del bonsai. Quando le proporzioni delle varie parti risultano soddisfacenti, può iniziare la fase di perfezionamento; realizzare una ramificazione secondaria e terziaria, senza che i rami s'incrociano, ma formare una completa rete orizzontale. In questo modo mentre le foglie aumentano di numero, si riducano di dimensione.

Pinzatura.
In primavera quando si sono sviluppati i nuovi germogli, si pinza lasciando solo 1 o 2 paia di foglie. Se non si intervenisse in questo periodo, i germogli si svilupperebbero liberamente con internodi lunghi, dando luogo ad una crescita disordinata, esteticamente sgradevole. La cimatura dovrà proseguire durante tutto il periodo di crescita, con frequenza minore per i rami bassi, che è bene rimangano più lunghi.
Sugli esemplari giovani è consigliabile defogliare ogni 2 anni, in maggio/giugno, eliminando tutte le foglie, ma mantenendo il picciolo.

Avvolgimento.

Bisogna premettere che a causa della delicata corteccia dell'Acero, la modellatura si ottiene soprattutto attraverso la potatura, quindi l'avvolgimento va applicato solo in casi di assoluta necessità.

Il filo, a causa del rapido ritmo di crescita di questa specie, non deve mai rimanere per più di due mesi. Il periodo migliore per avvolgere è la primavera, poiché in inverno, nonostante ci sia una maggiore visibilità della struttura, lo scorrimento della linfa è rallentato, per cui rami e tronco sono poco flessibili e rischierebbero di spezzarsi e traumatizzati di non fare gemme alla ripresa vegetativa.

Patologie.

Gli agenti patogeni che si riscontrano più spesso su questa specie sono afidi, ragnetto rosso e oidio. Gli attacchi generalmente si verificano tra la primavera e l'inizio dell'autunno.

Afidi o pidocchi.

É un parassita che colpisce le foglie dalla primavera all'estate. In primavera spruzzare con un forte getto d'acqua per staccare il parassita che, una volta caduto, non riesce più a salire sulla pianta. Chimicamente si procede applicando aficida specifico ogni 10 giorni, effettuando almeno 3 interventi. Per prevenire la formazione del ragnetto rosso, è bene mantenere la pianta in un ambiente ventilato: in caso di attacco intervenire con acaricida.

Tabella Riassuntiva

GEN

FEB

MAR

APR

MAG

GIU

LUG

AGO

SET

OTT

NOV

DIC

Rinvaso

X

X

Concimazione

X

X

X

X

X

X

Potatura

X

X

X

Pinzatura

X

X

X

X

Avvolgimento

X



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