Come tutti ormai sanno , la parola Bonsai è composta da due parole , albero e vaso , quasi ad indicare che non esiste il bonsai se non c'è il suo contenitore e cioè il vaso ,una delle importanti componenti artistiche che portano il bonsai al livello di una vera e propria forma d'arte .
In giapponese l’armonia tra pianta e vaso si chiama “ hachi – utsuri “ , regole e principi non portano necessariamente ad una buona scelta , ma possono essere d’aiuto come punto di partenza per una valutazione più ampia e complessa . In questi ultimi anni , anche in Italia il vaso si è spogliato della sua semplice veste di contenitore abbinato in modo più o meno appropriato , e finalmente riveste sempre più un ruolo fondamentale per il complesso estetico formato dal binomio albero-vaso , con la conseguente ricerca stilistica al fine di un abbinamento sempre più raffinato.
Un po’ di storia.
Come per il bonsai , anche il vaso bonsai propriamente detto non è nato in Giappone , ma bensì in Cina , dove il bonsai inteso come albero in vaso è nato . Ritrovamenti archeologici , fanno risalire i primi manufatti alla dinastia Shang (1766-1122 a.C) , ma le migliori produzioni soprattutto a livello qualitativo , risalgono alla dinastia Ming , periodo di massima fioritura delle arti in Cina .
Tali produzioni rimangono tuttora insuperate , tanto che perfino i maestri bonsaisti giapponesi spendono vere fortune per avere quei vasi antichi (kowatari , circa 1700 d.C anno di arrivo in Giappone). Le fornaci famose della Cina erano situate a Canton , Shangai , Nanchino e Yixing , quest'ultima famosa ancora oggi per la produzione di vasi per bonsai .
Per quello che riguarda invece il panorama giapponese , bisogna aspettare l'epoca Heian ( 794-1185) e Kamakura ( 1185-1333 d.C) , dove le fornaci storiche di Seto , Tokoname , Bizen , Shigaraki , Echizen e Tamba , diedero vita a un'intensa produzione sviluppatasi nell'alveo di una tradizione sino-coreana . Oggi le fornaci giapponesi famose per la produzione di vasi per bonsai sono Tokoname e Seto , ma senza dubbio la prima fa la parte del leone , le altre fornaci sono perlopiù dedite alla produzione di ceramiche per il tè o per il sakè e porcellaneria varia .
Quando si parla di fornace , per quello che riguarda l'artigianato giapponese , si intende una località dove si concentrano molte botteghe di maestri vasai con i loro forni privati con piccole produzioni limitate , tant'è che a volte per avere un vaso particolare dal catalogo del consorzio dei vasai di Tokoname bisogna attendere mesi .
Ciò che distingue la fornace di Seto invece , sono sicuramente gli smalti delle superfici dei vasi , questo anche perché molti vasai producono sia vasi per bonsai che ceramiche da tè , dove il gusto estetico raffinato da generazioni di maestri ceramisti , ha raggiunto una qualità artistica elevatissima , con una combinazione praticamente infinita di sfumature di colori , questo per avvicinarsi il più possibile alle tonalità e sfumature suggerite dalla natura .
La qualità.
Come in Cina , anche in Giappone esistono produzioni industriali e artigianali , i vasi industriali provenienti dal Giappone , vengono definiti Hotoku e Yokkaichi , e generalmente non recano sigilli o timbri oppure solamente il marchio della fabbrica , sono economici ma di scarsa qualità , quindi poco porosi e di conseguenza poco resistenti agli sbalzi termici e inadatti a una coltivazione di qualità , con il passare del tempo anziché diventare più belli e acquisire la patina di antico , questi vasi diventano più brutti e antiestetici .
Per quello che riguarda le produzioni di Tokoname , purtroppo nel panorama bonsaistico italiano ma non solo , c'è parecchia confusione e incertezza , bisogna subito chiarire una cosa : non è assolutamente detto che un vaso proveniente da Tokoname sia un vaso pregiato , questo perché anche in questa località esistono produzioni industriali definite nel catalogo come "linea economica " , e costano come da noi i vasi di terracotta che si trovano nel centro commerciale , e troppo spesso spacciati agli ignari acquirenti che si recano nei centri bonsai , come artigianali.
Quindi prestare sempre molta attenzione , e quando si acquista un vaso di Tokoname richiedere sempre al venditore che fornisca con il vaso una copia cartacea con traduzione del sigillo o firma dell' autore del vaso , avendo così la certezza e la garanzia di possedere un vaso veramente fatto a mano in modo artigianale .
Con il passare del tempo poi il bonsaista si fa "l'occhio" e riconoscerà immediatamente il vaso artigianale da quello difettato o industriale , il vaso di prima qualità non presenta grossolane imperfezioni se non volute dall'artista , il "vasaccio" avrà invece una serie di difetti come molature ai piedini per ristabilire il piano , ritocchi evidenti sulla superficie e sui piedini , soprattutto all'attaccatura , distribuzione dello smalto troppo uniforme e senza sfumature , superfici non curate in generale coerentemente con la tipologia del vaso .
Oggi il costo di un buon vaso di produzione contemporanea e di medie dimensioni si può aggirare sui 250€ , anche se poi le dimensioni non giustificano affatto il prezzo , si possono trovare infatti vasi per shoin a 400€ e più e viceversa . Molti fattori vanno ad influenzare l'abbinamento del prezzo : la cura delle superfici , se è fatto con lo stampo o al tornio , il materiale , le decorazioni , la fama del maestro e , cosa più devastante , il lucro del rivenditore .
Sarebbe auspicabile che nei cataloghi delle mostre future , oltre che alla dicitura "vaso di : Tokoname ", venisse anche citato il maestro artefice della creazione , anche per cercare di creare una cultura del vaso oltre che dell'albero.
Forme.
Le forme dei vasi sono tantissime e con molte varianti , questo per facilitare (si fa per dire ) , l'abbinamento anche con le piante più particolari . La maggior parte di queste forme , è la fedele riproduzione dei vasi cinesi antichi anche se , il vaso giapponese con il passare del tempo si è abbassato rispetto al "cugino cinese" , questo dovuto soprattutto non tanto ai fini di una più corretta coltivazione , ma per fattori estetici che analizzeremo più avanti. Le principali forme conosciute sono : quadrato alto e basso , a più facce alto e basso , rotondo alto e basso , rettangolare , ovale , con tutte le loro varianti , ( svasate , bombate , con o senza bordo , ecc..) , e decorazioni , (borchie , scritture , rilievi , cornici , ecc..) , quindi le forme sono tante e tali da poter fornire , come già detto sopra , un abbinamento giusto anche con piante difficili.
Una utile parentesi è da aprire sull'argomento "piedini" dei vasi , questi oltre che ad una funzione estetica , con le loro forme caratteristiche che riprendono la forma del vaso , e quindi abbinati ad esso in modo appropriato , (lineari , a nuvola , con volti di demoni , ecc..) , sono indispensabili ai fini della coltivazione , perché mantengono il vaso sollevato permettendo un ottimo drenaggio e aerazione . Per i vasi senza piedini ( nanban - bunjin) , viene creata sulla base del vaso , una superficie bombata con la bombatura rivolta verso i fori di drenaggio , e per permettere una sufficiente aerazione vengono praticate delle discrete scanalature sempre in corrispondenza dei fori di drenaggio .
Estetica : abbinamento vaso-pianta.
Come per l'albero , anche per il vaso esistono delle regole estetiche tutte da valutare e interpretare per l'abbinamento vaso-pianta . Le regole generali sono le seguenti :
Come in tutte le forme d'arte , le regole sono utili all'apprendimento , ma dopo che il bonsaista ha raffinato il suo senso estetico con il costante allenamento , queste regole , su alberi veramente pregiati , vengono solitamente infrante e se questo non accadesse sarebbe la morte del lato artistico di questo magnifico abbinamento . Le regole che invece non è consentito infrangere sono le seguenti :
Vediamo ora i principali abbinamenti vaso-pianta a titolo indicativo :
Vediamo ora i termini con cui si distinguono le varie parti del vaso :
Vasi cinesi :
Vasi giapponesi :
Terminologia giapponese dei vasi antichi.
Kowatari: il termine significa vecchia traversata . Sono stati portati in Giappone in epoca Edo (200/300 anni fa) , e sono i primi per qualità . Particolarmente belli , recano normalmente il sigillo (rakkan) della fornace o non recano sigilli . Molti vasi antichi che non recano sigilli , se di qualità altissima erano destinati alla famiglia imperiale ; esistono comunque vasi antichi senza sigilli di qualità normale .
Con il termine kowatari si indica anche il metodo utilizzato ancora oggi per la loro produzione , sia in Cina che in Giappone , anche se non di qualità così alta come l’originale. Se colpiti con le nocche delle dita emettono un suono sordo e sono normalmente molto pesanti. Ne esistono smaltati e in grès , e hanno delle patine particolarmente lucenti.
Nakawatari: il termine significa media traversata . Sono vasi cinesi portati in Giappone in epoca Meiji circa 100 anni fa. Quindi sono vasi più recenti dei kowatari ma il livello di qualità è praticamente uguale ed erano prodotti per lo più ad Yixing . Sono normalmente vasi in grès , di qualità eccezionale e sovente con le forme particolarmente semplici.
Shinwatari: il termine significa nuova traversata . Sono i vasi arrivati prima dello scoppio della seconda guerra mondiale , chiamati anche “shinto” . La qualità non è più quella precedente , con la scomparsa della dinastia Ching , anche se rimangono vasi molto preziosi .
Soprattutto la porosità è differente e non si riscontra più quella leggerezza tipica dei kowatari e il loro aspetto traslucido . Hanno patine particolarmente fini al tatto , effetto che indica una cura maniacale del biscotto prima della cottura .
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In giapponese l’armonia tra pianta e vaso si chiama “ hachi – utsuri “ , regole e principi non portano necessariamente ad una buona scelta , ma possono essere d’aiuto come punto di partenza per una valutazione più ampia e complessa . In questi ultimi anni , anche in Italia il vaso si è spogliato della sua semplice veste di contenitore abbinato in modo più o meno appropriato , e finalmente riveste sempre più un ruolo fondamentale per il complesso estetico formato dal binomio albero-vaso , con la conseguente ricerca stilistica al fine di un abbinamento sempre più raffinato.
Un po’ di storia.
Come per il bonsai , anche il vaso bonsai propriamente detto non è nato in Giappone , ma bensì in Cina , dove il bonsai inteso come albero in vaso è nato . Ritrovamenti archeologici , fanno risalire i primi manufatti alla dinastia Shang (1766-1122 a.C) , ma le migliori produzioni soprattutto a livello qualitativo , risalgono alla dinastia Ming , periodo di massima fioritura delle arti in Cina .
Tali produzioni rimangono tuttora insuperate , tanto che perfino i maestri bonsaisti giapponesi spendono vere fortune per avere quei vasi antichi (kowatari , circa 1700 d.C anno di arrivo in Giappone). Le fornaci famose della Cina erano situate a Canton , Shangai , Nanchino e Yixing , quest'ultima famosa ancora oggi per la produzione di vasi per bonsai .
Per quello che riguarda invece il panorama giapponese , bisogna aspettare l'epoca Heian ( 794-1185) e Kamakura ( 1185-1333 d.C) , dove le fornaci storiche di Seto , Tokoname , Bizen , Shigaraki , Echizen e Tamba , diedero vita a un'intensa produzione sviluppatasi nell'alveo di una tradizione sino-coreana . Oggi le fornaci giapponesi famose per la produzione di vasi per bonsai sono Tokoname e Seto , ma senza dubbio la prima fa la parte del leone , le altre fornaci sono perlopiù dedite alla produzione di ceramiche per il tè o per il sakè e porcellaneria varia .
Quando si parla di fornace , per quello che riguarda l'artigianato giapponese , si intende una località dove si concentrano molte botteghe di maestri vasai con i loro forni privati con piccole produzioni limitate , tant'è che a volte per avere un vaso particolare dal catalogo del consorzio dei vasai di Tokoname bisogna attendere mesi .
Ciò che distingue la fornace di Seto invece , sono sicuramente gli smalti delle superfici dei vasi , questo anche perché molti vasai producono sia vasi per bonsai che ceramiche da tè , dove il gusto estetico raffinato da generazioni di maestri ceramisti , ha raggiunto una qualità artistica elevatissima , con una combinazione praticamente infinita di sfumature di colori , questo per avvicinarsi il più possibile alle tonalità e sfumature suggerite dalla natura .
La qualità.
Per quello che riguarda le produzioni di Tokoname , purtroppo nel panorama bonsaistico italiano ma non solo , c'è parecchia confusione e incertezza , bisogna subito chiarire una cosa : non è assolutamente detto che un vaso proveniente da Tokoname sia un vaso pregiato , questo perché anche in questa località esistono produzioni industriali definite nel catalogo come "linea economica " , e costano come da noi i vasi di terracotta che si trovano nel centro commerciale , e troppo spesso spacciati agli ignari acquirenti che si recano nei centri bonsai , come artigianali.
Quindi prestare sempre molta attenzione , e quando si acquista un vaso di Tokoname richiedere sempre al venditore che fornisca con il vaso una copia cartacea con traduzione del sigillo o firma dell' autore del vaso , avendo così la certezza e la garanzia di possedere un vaso veramente fatto a mano in modo artigianale .
Con il passare del tempo poi il bonsaista si fa "l'occhio" e riconoscerà immediatamente il vaso artigianale da quello difettato o industriale , il vaso di prima qualità non presenta grossolane imperfezioni se non volute dall'artista , il "vasaccio" avrà invece una serie di difetti come molature ai piedini per ristabilire il piano , ritocchi evidenti sulla superficie e sui piedini , soprattutto all'attaccatura , distribuzione dello smalto troppo uniforme e senza sfumature , superfici non curate in generale coerentemente con la tipologia del vaso .
Oggi il costo di un buon vaso di produzione contemporanea e di medie dimensioni si può aggirare sui 250€ , anche se poi le dimensioni non giustificano affatto il prezzo , si possono trovare infatti vasi per shoin a 400€ e più e viceversa . Molti fattori vanno ad influenzare l'abbinamento del prezzo : la cura delle superfici , se è fatto con lo stampo o al tornio , il materiale , le decorazioni , la fama del maestro e , cosa più devastante , il lucro del rivenditore .
Sarebbe auspicabile che nei cataloghi delle mostre future , oltre che alla dicitura "vaso di : Tokoname ", venisse anche citato il maestro artefice della creazione , anche per cercare di creare una cultura del vaso oltre che dell'albero.
Forme.
Le forme dei vasi sono tantissime e con molte varianti , questo per facilitare (si fa per dire ) , l'abbinamento anche con le piante più particolari . La maggior parte di queste forme , è la fedele riproduzione dei vasi cinesi antichi anche se , il vaso giapponese con il passare del tempo si è abbassato rispetto al "cugino cinese" , questo dovuto soprattutto non tanto ai fini di una più corretta coltivazione , ma per fattori estetici che analizzeremo più avanti. Le principali forme conosciute sono : quadrato alto e basso , a più facce alto e basso , rotondo alto e basso , rettangolare , ovale , con tutte le loro varianti , ( svasate , bombate , con o senza bordo , ecc..) , e decorazioni , (borchie , scritture , rilievi , cornici , ecc..) , quindi le forme sono tante e tali da poter fornire , come già detto sopra , un abbinamento giusto anche con piante difficili.
Una utile parentesi è da aprire sull'argomento "piedini" dei vasi , questi oltre che ad una funzione estetica , con le loro forme caratteristiche che riprendono la forma del vaso , e quindi abbinati ad esso in modo appropriato , (lineari , a nuvola , con volti di demoni , ecc..) , sono indispensabili ai fini della coltivazione , perché mantengono il vaso sollevato permettendo un ottimo drenaggio e aerazione . Per i vasi senza piedini ( nanban - bunjin) , viene creata sulla base del vaso , una superficie bombata con la bombatura rivolta verso i fori di drenaggio , e per permettere una sufficiente aerazione vengono praticate delle discrete scanalature sempre in corrispondenza dei fori di drenaggio .
Estetica : abbinamento vaso-pianta.
- Nel caso di alberi alti , (esclusi bunjin e cascate ) , il vaso sarà largo i 2/3 dell'altezza dell'albero , nel caso di alberi bassi e tozzi , i 2/3 dell'ampiezza della chioma .
- L'altezza del vaso deve essere circa corrispondente al diametro del tronco alla base .
- Per le caducifoglie in generale , i vasi vanno smaltati , per le aghifoglie vanno in grès non smaltato delle varie tonalità .
Come in tutte le forme d'arte , le regole sono utili all'apprendimento , ma dopo che il bonsaista ha raffinato il suo senso estetico con il costante allenamento , queste regole , su alberi veramente pregiati , vengono solitamente infrante e se questo non accadesse sarebbe la morte del lato artistico di questo magnifico abbinamento . Le regole che invece non è consentito infrangere sono le seguenti :
- Il vaso non deve assolutamente prevaricare sull'albero , ben che preziosissimo deve essere una presenza discreta che fa risaltare il suo contenuto .
- Non deve essere volgare e recare disturbo all'osservatore , (meglio tonalità tenui che sgargianti ) .
- Che sia soprattutto coerente con lo stile nel rispetto dell'albero stesso.
Vediamo ora i principali abbinamenti vaso-pianta a titolo indicativo :
- Albero grosso = vaso alto.
- Albero robusto = vaso con gli angoli.
- Albero originale = vaso originale , anche creativo.
- Caducifoglie = vaso con angoli arrotondati o ovale .
- Chokkan = vaso con angoli o ovale .
- Bunjin = vaso rotondo .
- Multitronchi e ishizuki = ovale o rettangolare .
- Albero snello = Vaso basso .
- Albero dalla linea dolce = vaso rotondo o ovale .
- Albero in stile classico = vaso con forma stabile .
- Moyogi = vaso ovale o con angoli .
- Kengai = vaso quadrato , più lati rotondo , molto alto .
Vediamo ora i termini con cui si distinguono le varie parti del vaso :
Vasi cinesi :
- Koto = periodo .
- Choodei = tonalità dei colori .
- Sotoen = forma del bordo .
- Kumoashi = forma del piede .
- Chookei = Forma del vaso .
Vasi giapponesi :
- Ichioo = nome dell'autore .
- Ruriyu = tonalità dei colori .
- Tanen = forma del bordo .
- Kiriashi = Forma del piede .
- Daen = forma del vaso .
Terminologia giapponese dei vasi antichi.
Kowatari: il termine significa vecchia traversata . Sono stati portati in Giappone in epoca Edo (200/300 anni fa) , e sono i primi per qualità . Particolarmente belli , recano normalmente il sigillo (rakkan) della fornace o non recano sigilli . Molti vasi antichi che non recano sigilli , se di qualità altissima erano destinati alla famiglia imperiale ; esistono comunque vasi antichi senza sigilli di qualità normale .
Con il termine kowatari si indica anche il metodo utilizzato ancora oggi per la loro produzione , sia in Cina che in Giappone , anche se non di qualità così alta come l’originale. Se colpiti con le nocche delle dita emettono un suono sordo e sono normalmente molto pesanti. Ne esistono smaltati e in grès , e hanno delle patine particolarmente lucenti.
Nakawatari: il termine significa media traversata . Sono vasi cinesi portati in Giappone in epoca Meiji circa 100 anni fa. Quindi sono vasi più recenti dei kowatari ma il livello di qualità è praticamente uguale ed erano prodotti per lo più ad Yixing . Sono normalmente vasi in grès , di qualità eccezionale e sovente con le forme particolarmente semplici.
Shinwatari: il termine significa nuova traversata . Sono i vasi arrivati prima dello scoppio della seconda guerra mondiale , chiamati anche “shinto” . La qualità non è più quella precedente , con la scomparsa della dinastia Ching , anche se rimangono vasi molto preziosi .
Soprattutto la porosità è differente e non si riscontra più quella leggerezza tipica dei kowatari e il loro aspetto traslucido . Hanno patine particolarmente fini al tatto , effetto che indica una cura maniacale del biscotto prima della cottura .
fonte: Bonsai Club Torino
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