Il fossile vivente.
Unico superstite di una specie arborea vissuta nell’era mesozoica, questo albero racchiude una serie di particolarità, storiche, estetiche e colturali, che lo rendono veramente unico, non solo nel campo del bonsai ma, di tutti gli alberi in genere.
Fino al diciottesimo secolo, si conoscevano solo pochi resti fossili di questa essenza, imparentata con le conifere; poi, in Cina ne furono scoperti alcuni esemplari sopravvissuti all’estinzione; da allora, iniziò immediatamente una forte diffusione di questo albero dalle "foglie primordiali", simili a quelle della felce Capelvenere.
Sempre in Cina, fu poi chiamata "albicocca argentata", per la presenza di piccoli frutti simili ad albicocche spruzzate di farina. Infine, visto il tempo necessario alla fruttificazione, fu chiamato anche "l’albero di nonno e nipote" nel senso che i primi frutti sono raccolti dal nipote di colui che ha piantato l’albero.
In natura, questo albero raggiunge dimensioni colossali (fino a 40 mt.) ma ciò non toglie che possa essere coltivato in vaso, con ottimi risultati.
Nella tecnica bonsai, è molto apprezzato per le sue innumerevoli qualità: infatti, il Ginkgo è un albero che richiede poca manutenzione, ha una buona resistenza alla siccità, difficilmente viene attaccato dai parassiti e, nella buona stagione, può vivere in casa.
Riguardo il valore estetico, è un bonsai veramente speciale, sia perché assume in pochi anni un aspetto da esemplare centenario, sia per le particolari foglie a due lobi che in autunno assumono una bellissima colorazione dorata, non riscontrabile in nessun altro albero.
ESPOSIZIONE
In primavera, periodo di sviluppo del nuovo apparato fogliare, è estremamente importante che il bonsai sia collocato in pieno sole, questo permette di ottenere foglie piccole e dal colore acceso.
In estate, anche se il Ginkgo sopporta molto bene il caldo, lo stesso non vale per le radici; perciò è conveniente riparare almeno il vaso dai raggi solari.
In autunno, ci si può regolare come in primavera, rimettendo il bonsai al sole. Una esposizione ben illuminata, permette al bonsai di vegetare ancora e di "dipingere" le foglie di un fascinoso giallo oro.
In inverno, questo albero non ha particolari problemi col freddo; quindi, nelle regioni del centro-sud, si può tenere all’aperto, in pieno sole; nelle regioni del nord, lo si può riparare dalle gelate collocandolo in serra fredda, per preservare le radici dal gelo.
ANNAFFIATURA.
D’estate, per allungare gli intervalli di annaffiatura, si può collocare il bonsai sopra un sottovaso riempito di ghiaia mantenuta umida.
POTATURA.
Dal mese di dicembre, quando sono cadute tutte le foglie, fino al mese di marzo, con la tronchese concava, si può effettuare la potatura di formazione. Il Ginkgo reagisce alla potatura producendo una cicatrizzazione abbondante, quindi, per evitare rigonfiamenti, è necessario medicare i tagli con la pasta cicatrizzante.
PINZATURA.
Per ottenere una fitta ramificazione, in primavera si "pinzano" i nuovi germogli appena hanno prodotto il terzo internodo; l’operazione si effettua con la forbice lunga, accorciando i rametti dopo il primo internodo. A fine estate, si procede ad una seconda cimatura, con lo stesso criterio della prima.
DEFOGLIAZIONE.
Per ridurre la grandezza delle foglie, a fine maggio si può effettuare la defogliazione. L’operazione, consigliabile sugli esemplari giovani ed in perfetta salute, si effettua con l'apposito defogliatore, eliminando tutte le foglie del bonsai, lasciando solo il picciolo attaccato al ramo. Dopo circa 3 settimane, la pianta produce nuove foglioline, più piccole delle precedenti, che rendono il bonsai proporzionato e armonioso.
RINVASO.
Gli esemplari giovani possono essere rinvasati tutti gli anni, mentre, quelli più vecchi ogni 3 anni; in ogni caso, prima di procedere al trapianto, bisogna togliere il bonsai dal vaso e controllare se ce n’è veramente bisogno. Come per la potatura, il periodo migliore per il rinvaso va dalla caduta delle foglie (novembre) fino al rigonfiamento delle gemme (marzo) prima che spuntino le nuove foglie. Con l'aiuto di un rastrellino, l’apparato radicale deve essere ridotto di 1/3 lasciando integro il pane di terra per i restanti 2/3.
Il terriccio deve avere un buon drenaggio e deve essere ricco di sostanza organica (tipo Terriccio Pronto) in alternativa si può utilizzare la terra Akadama da sola, ma in questo caso occorre annaffiare più spesso d’estate.
Ricordarsi di rinvasare solo piante in buona salute e, se l’inverno è particolarmente rigido, proteggere dal gelo i bonsai appena rinvasati.
Unico superstite di una specie arborea vissuta nell’era mesozoica, questo albero racchiude una serie di particolarità, storiche, estetiche e colturali, che lo rendono veramente unico, non solo nel campo del bonsai ma, di tutti gli alberi in genere.
Fino al diciottesimo secolo, si conoscevano solo pochi resti fossili di questa essenza, imparentata con le conifere; poi, in Cina ne furono scoperti alcuni esemplari sopravvissuti all’estinzione; da allora, iniziò immediatamente una forte diffusione di questo albero dalle "foglie primordiali", simili a quelle della felce Capelvenere.
Sempre in Cina, fu poi chiamata "albicocca argentata", per la presenza di piccoli frutti simili ad albicocche spruzzate di farina. Infine, visto il tempo necessario alla fruttificazione, fu chiamato anche "l’albero di nonno e nipote" nel senso che i primi frutti sono raccolti dal nipote di colui che ha piantato l’albero.
In natura, questo albero raggiunge dimensioni colossali (fino a 40 mt.) ma ciò non toglie che possa essere coltivato in vaso, con ottimi risultati.
Nella tecnica bonsai, è molto apprezzato per le sue innumerevoli qualità: infatti, il Ginkgo è un albero che richiede poca manutenzione, ha una buona resistenza alla siccità, difficilmente viene attaccato dai parassiti e, nella buona stagione, può vivere in casa.
Riguardo il valore estetico, è un bonsai veramente speciale, sia perché assume in pochi anni un aspetto da esemplare centenario, sia per le particolari foglie a due lobi che in autunno assumono una bellissima colorazione dorata, non riscontrabile in nessun altro albero.
In primavera, periodo di sviluppo del nuovo apparato fogliare, è estremamente importante che il bonsai sia collocato in pieno sole, questo permette di ottenere foglie piccole e dal colore acceso.
In estate, anche se il Ginkgo sopporta molto bene il caldo, lo stesso non vale per le radici; perciò è conveniente riparare almeno il vaso dai raggi solari.
In autunno, ci si può regolare come in primavera, rimettendo il bonsai al sole. Una esposizione ben illuminata, permette al bonsai di vegetare ancora e di "dipingere" le foglie di un fascinoso giallo oro.
In inverno, questo albero non ha particolari problemi col freddo; quindi, nelle regioni del centro-sud, si può tenere all’aperto, in pieno sole; nelle regioni del nord, lo si può riparare dalle gelate collocandolo in serra fredda, per preservare le radici dal gelo.
Come già detto, il Ginkgo, non richiede grandi quantità di acqua, quindi, prima di annaffiarlo occorre accertarsi che il terreno sia asciutto. L’irrigazione va effettuata ogni 2-3 giorni in primavera, mentre d’estate anche tutti i giorni; con un annaffiatoio provvisto di soffione a fori sottili, il terreno va bagnato due volte, a distanza di qualche minuto, in modo da essere certi che l’acqua venga assorbita da tutto il substrato.
D’estate, per allungare gli intervalli di annaffiatura, si può collocare il bonsai sopra un sottovaso riempito di ghiaia mantenuta umida.
POTATURA.
Dal mese di dicembre, quando sono cadute tutte le foglie, fino al mese di marzo, con la tronchese concava, si può effettuare la potatura di formazione. Il Ginkgo reagisce alla potatura producendo una cicatrizzazione abbondante, quindi, per evitare rigonfiamenti, è necessario medicare i tagli con la pasta cicatrizzante.
PINZATURA.
Per ottenere una fitta ramificazione, in primavera si "pinzano" i nuovi germogli appena hanno prodotto il terzo internodo; l’operazione si effettua con la forbice lunga, accorciando i rametti dopo il primo internodo. A fine estate, si procede ad una seconda cimatura, con lo stesso criterio della prima.
DEFOGLIAZIONE.
Per ridurre la grandezza delle foglie, a fine maggio si può effettuare la defogliazione. L’operazione, consigliabile sugli esemplari giovani ed in perfetta salute, si effettua con l'apposito defogliatore, eliminando tutte le foglie del bonsai, lasciando solo il picciolo attaccato al ramo. Dopo circa 3 settimane, la pianta produce nuove foglioline, più piccole delle precedenti, che rendono il bonsai proporzionato e armonioso.
RINVASO.
Gli esemplari giovani possono essere rinvasati tutti gli anni, mentre, quelli più vecchi ogni 3 anni; in ogni caso, prima di procedere al trapianto, bisogna togliere il bonsai dal vaso e controllare se ce n’è veramente bisogno. Come per la potatura, il periodo migliore per il rinvaso va dalla caduta delle foglie (novembre) fino al rigonfiamento delle gemme (marzo) prima che spuntino le nuove foglie. Con l'aiuto di un rastrellino, l’apparato radicale deve essere ridotto di 1/3 lasciando integro il pane di terra per i restanti 2/3.
Il terriccio deve avere un buon drenaggio e deve essere ricco di sostanza organica (tipo Terriccio Pronto) in alternativa si può utilizzare la terra Akadama da sola, ma in questo caso occorre annaffiare più spesso d’estate.
Ricordarsi di rinvasare solo piante in buona salute e, se l’inverno è particolarmente rigido, proteggere dal gelo i bonsai appena rinvasati.
CONCIMAZIONE
Le concimazioni devono essere costanti per tutto il periodo vegetativo (marzo-giugno e metà agosto-metà ottobre). Si possono usare fertilizzanti a lenta cessione (tipo Biogold o Hanagokoro) tre volte l’anno, oppure liquidi (es. Bonsai Liquido ) ogni 10-15 giorni.
In autunno, conviene somministrare un concime con un’alta percentuale di fosforo e di potassio (es. Polvere Solubile NPK 14-20-26) per irrobustire i tessuti vegetali e prepararli all’inverno.
APPLICAZIONE FILO.
I rami che si spezzano facilmente e la corteccia molto delicata, rendono sconsigliabile l’applicazione del filo in alluminio su questo bonsai, perciò, è meglio educarlo con la potatura invece che con l’avvolgimento.
Volendo utilizzare il filo, è conveniente applicarlo in estate sui rami ancora non lignificati, controllando settimanalmente la corteccia, che non rimanga segnata.
DIFESA DAI PARASSITI.
In genere, questo bonsai è immune dai più comuni parassiti; sporadicamente, potrebbe essere infestato dalla cocciniglia, oppure, negli esemplari particolarmente anziani, si potrebbe verificare un attacco di marciume radicale. Dette patologie possono essere evitate con trattamenti mensili di Anticocciniglia e trattamenti semestrali di Aliette.
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Le concimazioni devono essere costanti per tutto il periodo vegetativo (marzo-giugno e metà agosto-metà ottobre). Si possono usare fertilizzanti a lenta cessione (tipo Biogold o Hanagokoro) tre volte l’anno, oppure liquidi (es. Bonsai Liquido ) ogni 10-15 giorni.
In autunno, conviene somministrare un concime con un’alta percentuale di fosforo e di potassio (es. Polvere Solubile NPK 14-20-26) per irrobustire i tessuti vegetali e prepararli all’inverno.
APPLICAZIONE FILO.
I rami che si spezzano facilmente e la corteccia molto delicata, rendono sconsigliabile l’applicazione del filo in alluminio su questo bonsai, perciò, è meglio educarlo con la potatura invece che con l’avvolgimento.
Volendo utilizzare il filo, è conveniente applicarlo in estate sui rami ancora non lignificati, controllando settimanalmente la corteccia, che non rimanga segnata.
DIFESA DAI PARASSITI.
In genere, questo bonsai è immune dai più comuni parassiti; sporadicamente, potrebbe essere infestato dalla cocciniglia, oppure, negli esemplari particolarmente anziani, si potrebbe verificare un attacco di marciume radicale. Dette patologie possono essere evitate con trattamenti mensili di Anticocciniglia e trattamenti semestrali di Aliette.
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