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settembre 07, 2008

Assorbimento e nutrizione del bonsai

Nutrire le piante in vaso
In condizioni normali le piante provvedono da sole al loro nutrimento.

L'acqua che i vegetali trovano nel terreno rappresenta l' 80 - 90% del loro peso. Il 9 -18% rimanente è composto dall'anidride carbonica e dall'ossigeno del atmosfera. Dal punto di vista chimico invece tre elementi (carbonio, idrogeno ed ossigeno) rappresentano il 98 -99% del peso della pianta, (composizione ponderale) il restante 1-2% è costituito da altri 60 elementi.

Sebbene nei terreni normalmente utilizzati per i rinvasi vi sia una notevole riserva di questi elementi la loro disponibilità in forma utilizzabile da parte delle piante, può avvenire solo in particolari condizioni e qualche volta con velocità troppo bassa rispetto alle esigenze della pianta. Nel periodo di maggior sviluppo vegetativo, occorrerà quindi intervenire ad integrare il terreno con questi elementi in forma disponibile.

Le necessità alimentari non riguardano gli elementi ricuperabili direttamente dall'atmosfera (carbonio, idrogeno ed ossigeno) e neppure la maggior parte degli altri elementi.
Allo stato, attuale delle conoscenze solo 10 di questi sembrano necessari ad un corretto sviluppo
vegetativo, inoltre di quelli di cui si conosce la funzione solo tre (azoto, fosforo e potassio ) sono
assimilati in quantità apprezzabili, il che determina la necessità che la loro somministrazione sia
frequente.

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Le piante si alimentano attraverso i peli radicali, con cui assorbono le sostanze nutrienti presenti nel terreno e sciolte nell'acqua. La capacità di assorbire sostanze nutritizie non è localizzata unicamente nelle radici; anche le foglie sono in grado di svolgere la stessa funzione, con tempi di reazione veramente minimi, poiché i fertilizzanti assorbiti da esse vengono a trovarsi direttamente nella zona in cui maggiore è la loro utilizzazione. Per quanto questo metodo possa difficilmente sostituire i tradizionali sistemi di concimazione del terreno, esso offre tuttavia notevoli vantaggi. Affinché la nutrizione sia buona, le piante devono essere sane, con apparato radicale ben sviluppato, vanno coltivate in terreni adeguatamente drenati ed ossigenati.

L'ASSORBIMENTO.
Questo fenomeno avviene con produzione d’energia da parte delle radici, questa si sviluppa dalla
combustione degli zuccheri e degli amidi, inviati alle cellule radicali, e dall'ossigeno atmosferico: ne consegue che il terreno deve essere sempre ben aerato se si vuole che la pianta assorba efficacemente le soluzioni nutritive del terreno.

Ognuno degli elementi necessari alla nutrizione ha una sua specifica funzione, in particolare, l'azoto, il fosforo, il potassio, lo zolfo, il calcio, e il magnesio che d'ora innanzi citeremo come macro elementi.

L'AZOTO - regola la crescita delle foglie, ritarda la maturazione dei frutti. E' indispensabile per la
formazione delle sostanze proteiche, non può essere assimilato dalle piante se non nella forma ionizzata dei nitrati. ( solo alcuni batteri particolari che vivono sulle radici di alcune leguminose, dove formano caratteristici tubercoli, possono utilizzare direttamente quello atmosferico). La sua carenza provoca dapprima clorosi e se, perdura può far sopraggiungere la necrosi delle foglie.

IL FOSFORO - regola la crescita delle radici, l'indurimento della li gnina (xilema giovane), anticipa la maturazione dei frutti. E’ utilizzato dalle piante per costituire le sostanze nucleo proteiche delle cellule e di molti sistemi enzimatici fondamentali. Esso è utile solo nella forma solubile, ma, pur essendo spesso abbondante, incontra nel suolo elementi, quali il calcio o il ferro o il manganese, che lo fanno precipitare rendendolo insolubile, quindi indisponibile, La sua mancanza non è facilmente avvertibile, in pratica i sintomi non sono molto evidenti: - apparato radicale esiguo, foglie rossastre.

IL POTASSIO - regola la produzione dei fiori e dei frutti, la produzione di lignina. Gioca un ruolo
molto importante nella funzione clorofilliana, pur non essendo un costituente della sua molecola; è essenziale durante i processi di sintesi del trasporto dell’amido. E' forse l'unico elemento che non dà fenomeni tossici per eccesso; tutte le piante manifestano notevoli vantaggi ad una sua
somministrazione. La sua carenza si manifesta con una riduzione della crescita, con macchie clorotiche sulle foglie, arricciatura del bordo fogliare, con frutti a maturazione irregolare.

LO ZOLFO - si trova nella struttura di alcuni aminoacidi, costituenti la base delle proteine. Esso è accumulato nel terreno dall'acqua piovana per dilav amento dei solfuri contenuti nel medesimo; è assorbito in forma di solfato, ma si riduce facilmente in solfito, forma molto tossica per tutti gli
organismi.

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IL CALCIO - le piante lo utilizzano per formare pectato di calcio, che è presente nelle pareti cellulari a cui da consistenza; salifica l'acido ossalico, ( estremamente tossico per le piante ), in ossalato di calcio insolubile e quindi inerte per i tessuti. E' inoltre importantissimo per la costituzione dei terreni, poiché le piante possono presentare od una grand’affinità od una totale insofferenza ad esso.

IL MAGNESIO - E' importante soprattutto per la sua presenza nella molecola della clorofilla e come tale nel processo fotosintetico. Il magnesio facilita anche l'assimilazione del fosforo; la sua carenza è manifestata da un evidente clorosi che inizia a livello delle nervature fogliari per poi estendersi a tutta la lamina con conseguente caduta precoce della foglia.

Esistono poi tra i macro elementi: il carbonio, l'ossigeno, l'idrogeno. I primi due provengono
dall’anidride carbonica dell'aria, il terzo dall’acqua essi sono i principali costituenti degli idrati di
carbonio quindi i protagonisti del processo di fotosintesi.

Oltre quelli sopra descritti, le piante necessitano di quantità estremamente piccole di altri elementi che chiameremo microelementi. Tra i più importanti si possono elencare i seguenti: il ferro, il manganese, il rame, lo zinco, il boro, il molibdeno, il cloro, il cobalto, va però detto che non tutti quelli citati sono strettamente indispensabili ai vari organismi. Inoltre l'eccesso di questi nel terreno è altrettanto nocivo della loro assenza totale.

La scarsità di micro-elementi si riflette su diversi meccanismi fisiologici in particolare sul processo fotosintetico, per questo il primo sintomo che la pianta presenta è quello dell'ingiallimento delle foglie. Va inoltre precisato che l'eccesso di queste sostanze può presentare i sintomi della mancanza di altri microelementi. Quelli di cui si conosce la funzione sono:

IL FERRO - è importante per la costituzione della clorofilla: anche se non entra a far parte della sua struttura molecolare ( infatti, l'unico costituente minerale di questa è il magnesio), il ferro però ne catalizza i processi di sintesi. E' inoltre necessario nei processi respiratori. La sua scarsità provoca una forte clorosi delle foglie e la morte dei germogli. Esso è particolarmente utile ai fruttiferi, poiché se viene a mancare, la colorazione dei frutti rimane sbiadita.
IL MANGANESE - interviene nella respirazione, nella sintesi proteica, è un catalizzatore dei processi fotosintetici, la sua mancanza provoca la comparsa di chiazze bianche o giallastre sulle foglie, più evidente verso l'estremità dei rami, vale a dire nei germogli apicali. Questa clorosi comincia a formarsi dal margine della foglia verso l'interno, delineando una zona chiara a forma di "V" tra le nervature. La ca renza di manganese si verifica di solito in terreni alcalini, si corregge usando soluzioni fogliari.

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IL BORO - le piante a crescita rapida coltivate in terreni sabbiosi o molto alcalini, ( pH superiore a 6 ), soffrono spesso di questa carenza, in queste piante le zone meristematiche, (destinate alla crescita dei rametti e delle radici ), muoiono, mentre i tessuti subiscono delle deformazioni e delle necrosi. Il fenomeno è più evidente nelle piante da esterno quando sono esposte ad inverni piovosi a cui seguono estati molto calde. Si può prevenire la carenza di questo elemento spargendo 1,5 gr. per vasi di 100 cm. 2 di sup. in presenza di terricci sabbiosi, la dose va triplicata se la terra è argillosa.

IL RAME - i terricci ricchi di torba fresca e quelli molto vecchi e dilavati ingenerano carenze di rame. La sua mancanza rallenta lo sviluppo delle zone vegetative quando la mancanza si protrae, queste possono morire. Le foglie possono assumere colorazione verde bluastro cupa, o clorosi. I danni da ca renza si curano con il solfato di rame sparso in ragione di gr. 0,15 per vasi di 100 cm.2 di sup., nei terreni torbosi la dose deve esse re aumentata in ragione di 8 volte.

IL MOLIBDENO - è di fondamentale importanza nei processi di riduzione dei nitrati; senza di esso le leguminose non possono fissare l'azoto. Poiché la sua solubilità, nel terreno, è favorita dalla presenza di calcio, è buona norma integrarne la somministrazione con calce agricola.

LO ZINCO - elemento molto esiguo; in sua mancanza l'inibizione allo sviluppo è notevole, i rami
presentano internodi ridotti, le foglie sono piccole e strette, molto fitte a causa della riduzione
internodale, spesso assumono l'aspetto di rosetta, sono clorotiche e cadono prematuramente. Si curano le carenze accertate con la somministrazione di solfato di zinco in ragione di 0,3 gr. per vasi di 100 cm. 2 di sup.
La presenza di quantità molto elevate di questi o d’altri metalli nei terricci può danneggiare od uccidere i bonsai. Va poi considerato, che un terriccio acido tende a fissare il manganese, ed un suo eccesso, come si può avere nei composti di terra di brughiera o di sottobosco, prov oca fenomeni fitotossici poiché danneggia i delicati tessuti degli apici radicali. Alcuni elementi metallici interagiscono con altri già presenti nel terriccio, limitandone in tal modo la loro disponibilità per le piante.

Ad esempio un’eccessiva concimazione a base di fosfati può simulare una mancanza di ferro e di zinco ( rallentamento dello sviluppo ); un uso troppo ripetuto di soluzioni a base di cloruro di potassio può avere come conseguenza un accumulo di cloro nel terreno i cui sintomi fitotossici possono essere confusi con quelli ca usati dalla mancanza del potassio stesso, infatti, i margini delle foglie a causa dell'eccesso di questo elemento si macchiano di marrone.


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L'eccesso di manganese invece può causare un’apparente mancanza di ferro. A volte fattori estranei all'alimentazione possono dare sintomi da carenza di elementi nutrizionali, oppure avvantaggiare il bonsai compromesso: il clima freddo umido, può portare miglioramenti in situazioni di grave sofferenza, rallentando i processi metabolici della pianta, mentre un drenaggio inadeguato del vaso, può simulare una carenza di azoto; ed ancora i caratteristici danni prodotti dal vento freddo sono simili a quelli presentati dalla carenza di potassio.

Quando i sintomi di carenze alimentari divengono evidenti la pianta sta già soffrendo da qualche tempo e la situazione qualche volta è definitivamente compromessa al punto di rendere inutile qualsiasi intervento compreso l'uso dei fertilizzanti. Per questo motivo potremo dire con una frase fatta, che è meglio prevenire che curare, ciò significa attuare tutte quelle misure dettate dall'esperienza durante tutto il periodo di vita del nostro bonsai.

Quando si notano i primi sintomi di denutrizione, ci si deve regolare nel seguente modo: da prima occorre diagnosticare la natura della sostanza carente, success ivamente valutare la gravità dell'inconveniente, infine determinare la natura e la quantità del fertilizzante più adatto. Per realizzare quanto sopra, la via più sicura seppure costosa, consiste nel far eseguire una completa analisi chimica e biologica del terreno usato per i rinvasi, oppure l'analisi istologica dei tessuti fogliari, anche se spesso è più semplice ed efficiente l'assistenza di un esperto.

Una volta che ci si sia fatta un'opinione ben precisa sulla natura della carenza si può intervenire nel modo migliore. Nei casi di carenza protratta un intervento molto efficace è la nutrizione fogliare essa si attua nebulizzando una data soluzione nutritizia sulle foglie del bonsai; se la diagnosi risulta esatta e la terapia indovinata, si noteranno in poco tempo dei sensibili miglioramenti ed il trattamento potrà essere ripetuto ogni due settimane fino a completa guarigione.

LA FERTILIZZAZIONE DEL BONSAI
La concimazione del bonsai deve tenere conto d’alcuni aspetti importanti legati alla vita della pianta, questi possono essere così classificati:
A) - Periodo di vegetazione delle varie specie; il periodo è determinato in linea di massima dalle fasce climatiche, queste circoscrivono le zone della superficie terrestre caratterizzate da uniformi condizioni della temperatura e delle precipitazioni nell'arco dell'anno solare.
Le fasce climatiche, da cui provengono la quasi totalità delle specie usate per la costruzione dei bonsai, sono essenzialmente due:
a) le fasce temperate in cui esistono quattro stagioni ben distinte tra loro;
b) le fasce tropico- equatoriale in cui esistono due estesi periodi, uno arido e l'altro piovoso, chiamato "stagione delle piogge".

Nella zona temperata le piante vegetano nel periodo marzo- ottobre; il legno di queste piante presenta zonature annuali di accrescimento che evidenziano l'accrescimento estivo e l'accrescimento autunnale-primaverile, (non esiste una separazione tra la crescita autunnale e quella primaverile poiché quella invernale, a causa della stasi vegetativa, è inesistente ).
Nella zona tropico- equatoriale non esiste separazione tra il legno prodotto nella stagione secca e quello della stagione umida, le eventuali zonature sono determinate da fattori che non necessariamente sono legati al tempo di sviluppo dell'albero.


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B) - Limiti di temperatura. Gli alberi hanno limiti di vegetabilità che sono compresi tra temperature ben definite non solo per le singole specie, ma per l'intero regno vegeta le. Il limite inferiore si situa nell'intorno dei 5/7°C., quello superiore si situa sopra i 35°C., all'esterno di quest’intervallo l'albero entra nella stasi vegetativa.
C) - Periodo di rinvaso. In questa fase il bonsai non necessita di concimi, ma di sostanze integratrici del terriccio di rinvaso. Ogni sostanza alimentare fornita al terreno di rinvaso deve avere un meccanismo di cessione che si attivi non prima di 15gg. dal trapianto.
D) - Stati di carenza nutrizionali, che sono spesso determinati da terreni vecchi ed impoveriti dei sali solubili per le frequenti annaffiature.
E) - Periodo di fioritura.

I CONCIMI ED IL LORO USO.
La pratica della concimazione o la fertilizzazione del terreno, applicata fin dai tempi, antichissimi, si basa sul principio, anzi sulla necessità di restituire al suolo di cultura quelli elementi che sono stati asportati dalle piante durante la loro attività vitale.
Le tecniche di concimazione dei bonsai non si limitano a ripristinare i livelli d’elementi fertilizzanti, giacché con la concimazione si cerca di dare al substrato di cultura più di quanto avesse in origine, per esaltare al massimo l'accrescimento dei nostri alberi.
Innanzi tutto bisogna fornire al terreno i macro elementi in altre parole: l'azoto, il fosforo, il potassio, il magnesio, il calcio, in seguito, secondo le necessità, si forniranno i microelementi.

Mentre sono rare le deficienze di ferro e magnesio, è invece frequente la mancanza d’azoto, fosforo, potassio, che sono consumati in notevoli quantità ed a volte occorre, per le specie che lo sopportano, integrare anche il calcio.
Le concimazioni dei bonsai devono poi tenere conto del grado di formazione della pianta, infatti, un bonsai giovane in fase di formazione ha necessità di fertilizzazioni maggiori, di quanto non n’abbia un vecchio in fase di mantenimento.

I prodotti che si aggiungono al suolo si distinguono in "ammendanti", (es. leonardite), che servono a migliorare le qualità fisico-meccaniche del terreno; "correttivi " che ne correggono la reazione chimica (es. acidificanti od alcalinizzanti) ed i "concimi" che arrecano al terreno gli elementi di fertilità necessari.

I concimi si dividono a loro volta in:
semplici, contengono un solo elemento di fertilità;
composti, sono la somma di due o più concimi semplici;
complessi, nei quali gli elementi di fertilità sono legati tra loro a livello chimico.

I diversi concimi hanno poi reazioni chimiche differenti: alcuni sono neutri, altri acidi ed altri ancora alcalini.
Tra i concimi a reazione neutra più usati sono: il solfato ammonico ed il solfato di potassio.
Tra quelli a reazione acida: il perfosfato minerale.
Tra quelli a reazione alcalina: le scorie Thomas.
Nella pratica si usano, per terreni tendenzialmente acidi concimi alcalini.

I concimi possono poi ancora essere classificati come chimici (ottenuti per sintesi) e organici (prodotti da decomposizione di sostanze viventi).Questi ultimi sono molto importanti, per la carica di micro elementi che contengono, oltre agli acidi fulvici ed alla micro flora batterica (prodotti integratori del terreno).


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I più importanti concimi organici sono:
- il guano prodotto dall'accumularsi millenario, in determinati luoghi, delle deiezioni d’uccelli marini;
- il letame prodotto della deiezione d’animali domestici assommato alle loro lettiere. Nonostante le sue
ottime qualità e la sua notevole efficacia miglioratrice delle proprietà del terreno, il letame è raramente impiegato nella pratica bonsaistica, perché il suo impiego può essere fastidioso soprattutto per le piante da interno, può essere sostituito da sali ammoniacali come il solfato ammonico, che è assorbito intensamente dal terreno, essendo sottratto all'azione dilavante dell'acqua; esso ha inoltre un’azione fertilizza nte lenta e durevole.

Altri concimi azotati organici sono il sangue secco, la cornunghia, i composti organici, le farine: di pesce, di semi di cotone, d’ossa, che mescolate tra loro costituiscono i " kolan nipponici", tutti questi concimi cedono i componenti più o meno lentamente. Sono poi da considerarsi concimi minerali d’origine organica le ceneri di legna e di foglie.

Tra i concimi apportatori di fosforo vanno citati: gli ortofosfati intensamente assorbiti dal terreno
quindi facilmente assimilati dai vegetali; i pirofosfati che si convertono rapidamente in ortofosfati,
I fosfati insolubili , più lenti ma interamente utilizzati dai vegetali L'unico fosfato organico è il guano, contengono fosforo anche il sangue secco, i letami ed i prodotti di compostaggio.
Il potassio è fornito quasi esclusivamente sotto forma di solfato poiché questo risulta in assoluto il
meno fitotossico.

Le concimazioni azotate organiche contenendo una notevole quantità d’enzimi, esaltano in maniera notevole la fertilità del substrato; aumentano il rigoglio vegetativo, posticipano le fasi vegetative e possono ritardare in modo notevole la lignificazione dei tessuti.
Un eccesso di concimazione azotata rende i bonsai maggiormente soggetti ai danni da freddo e da
attacchi parassitari.

Le concimazioni fosfatiche accorciano il ciclo vegetativo poiché mentre da un lato ritardano lievemente la ripresa primaverile, dall'altro anticipano la maturazione, sottraendo le nostre piante, ai pericoli rispettivamente dei geli tardivi e delle siccità estive. Al contrario dell'azoto il fosforo accelera la lignificazione dei tessuti con tutti i relativi vantaggi.

Le concimazioni potassiche, infine, hanno effetti buoni sull'intero metabolismo vegetale.

Nei terreni acidi i correttivi di più largo impiego sono la calce agricola, detta anche di defecazione, le marne, le argille calcaree, le dolomiti.
Nei suoli, a reazione alcalina invece s’impiega essenzialmente il gesso agrario finemente macinato o lo zolfo in polvere.

I concimi chimici maggiormente usati sono quelli granulari. Alcuni prodotti sono poi commerciati in forma liquida, questi sono usati come concimi fogliari.


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NUTRIZIONE FOGLIARE
Con il termine di nutrizione fogliare s’intende la somministrazione di sostanze nutritive alla parte aerea della pianta; questa si realizza mediante nebulizzazione di una soluzione acquosa delle sostanze nutritizie.

Questo tipo di somministrazione è relativamente semplice, molto utile quando si debba ovviare, ai danni creati da carenze o malattie, tuttavia questa tecnica richiede una notevole esperienza e molte precauzioni, poiché un’eccessiva somministrazione crea danni più o meno seri alle foglie, fino al punto di causare la completa defogliazione della pianta trattata.

Per raggiungere mediante questa pratica i risultati auspicati occorre ricorrere a somministrazioni frequenti ma a bassa concentrazione d’elementi fertilizzanti (soluzioni a forte diluizione), le piante da trattare devono avere un apparato fogliare sufficientemente folto da catturare la quasi totalità della soluzione nutritiva, occorre inoltre avere l'avvertenza di aggiungere sempre alla soluzione fogliare un "bagnante", (tensioattivo) che ne garantisca una totale distribuzione ed aderenza all'apparato fogliare.

La nutrizione fogliare non sostituisce il tradizionale sistema di concimazione, ma lo integra utilmente nei seguenti casi:
1) - per dare un rapido incremento alla crescita, quando questa sia arrestata: da un eccessivo
dilav amento del terreno, da danni causati da nottate troppo fredde, da venti freddi o da gelate;
2) - per fornire, in modo rapido, sostanze nutrienti quando le radici non siano più in grado di assorbire sufficiente quantità di nutrimento dal terreno a causa di: prolungata carenza idrica, temperatura troppo bassa, od infine se, per qualunque altra causa, il sistema radicale ha riportato dei danni troppo estesi;
3) - per ovviare alla mancanza di un particolare elemento nutritivo, che, se somministrato al terreno, potrebbe essere trasformato in forma non adatta all'assorbimento, cosa che accade ad esempio con il manganese;
4) - per fornire alla pianta un ulteriore nutrimento in aggiunta ai normali fertilizzanti del terreno, in situazioni vegetative tali che la richiesta, da parte della pianta, di sostanza nutritiva superi la capacità d’assorbimento della radice.

LA NUTRIZIONE
Nutrire le piante in vaso In condizioni normali le piante provvedono da sole al loro
nutrimento.

L'acqua che i vegetali trovano nel terreno rappresenta l' 80 - 90% del loro peso. Il 9 -18% rimanente è composto dall'anidride carbonica e dall'ossigeno del atmosfera. Dal punto di vista chimico invece tre elementi (carbonio, idrogeno ed ossigeno) rappresentano il 98 -99%
del peso della pianta, (composizione ponderale) il restante 1-2% è costituito da altri 60 elementi.

Sebbene nei terreni normalmente utilizzati per i rinvasi vi sia una notevole riserva di questi elementi la loro disponibilità in forma utilizzabile da parte delle piante, può avvenire solo in particolari condizioni e qualche volta con velocità troppo bassa rispetto alle esigenze della pianta. Nel periodo di maggior sviluppo vegetativo, occorrerà quindi intervenire ad integrare il terreno con questi elementi in forma disponibile.


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Le necessità alimentari non riguardano gli elementi ricuperabili direttamente dall'atmosfera (carbonio, idrogeno ed ossigeno) e neppure la maggior parte degli altri elementi.
Allo stato, attuale delle conoscenze solo 10 di questi sembrano necessari ad un corretto sviluppo
vegetativo, inoltre di quelli di cui si conosce la funzione solo tre (azoto, fosforo e potassio ) sono
assimilati in quantità apprezzabili, il che determina la necessità che la loro somministrazione sia
frequente.

Le piante si alimentano attraverso i peli radicali, con cui assorbono le sostanze nutrienti presenti nel terreno e sciolte nell'acqua. La capacità di assorbire sostanze nutritizie non è localizzata unicamente nelle radici; anche le foglie sono in grado di svolgere la stessa funzione, con tempi di reazione veramente minimi, poiché i fertilizzanti assorbiti da esse vengono a trovarsi direttamente nella zona in cui maggiore è la loro utilizzazione.

Per quanto questo metodo possa difficilmente sostituire i tradizionali sistemi di concimazione del terreno, esso offre tuttavia notevoli vantaggi. Affinché la nutrizione sia buona, le piante devono essere sane, con apparato radicale ben sviluppato, vanno coltivate in terreni adeguatamente drenati ed ossigenati.

L'ASSORBIMENTO.
Questo fenomeno avviene con produzione d’energia da parte delle radici, questa si sviluppa dalla
combustione degli zuccheri e degli amidi, inviati alle cellule radicali, e dall'ossigeno atmosferico: ne consegue che il terreno deve essere sempre ben aerato se si vuole che la pianta assorba efficacemente le soluzioni nutritive del terreno.

Ognuno degli elementi necessari alla nutrizione ha una sua specifica funzione, in particolare, l'azoto, il fosforo, il potassio, lo zolfo, il calcio, e il magnesio che d'ora innanzi citeremo come macro elementi.

L'AZOTO - regola la crescita delle foglie, ritarda la maturazione dei frutti. E' indispensabile per la
formazione delle sostanze proteiche, non può essere assimilato dalle piante se non nella forma ionizzata dei nitrati. ( solo alcuni batteri particolari che vivono sulle radici di alcune leguminose, dove formano caratteristici tubercoli, possono utilizzare direttamente quello atmosferico). La sua carenza provoca dapprima clorosi e se, perdura può far sopraggiungere la necrosi delle foglie.

IL FOSFORO - regola la crescita delle radici, l'indurimento della li gnina (xilema giovane), anticipa la maturazione dei frutti. E’ utilizzato dalle piante per costituire le sostanze nucleo proteiche delle cellule edi molti sistemi enzimatici fondamentali. Esso è utile solo nella forma solubile, ma, pur essendo spesso abbondante, incontra nel suolo elementi, quali il calcio o il ferro o il manganese, che lo fanno precipitare rendendolo insolubile, quindi indisponibile, La sua mancanza non è facilmente avvertibile, in pratica i sintomi non sono molto evidenti: - apparato radicale esiguo, foglie rossastre.


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IL POTASSIO - regola la produzione dei fiori e dei frutti, la produzione di lignina. Gioca un ruolo
molto importante nella funzione clorofilliana, pur non essendo un costituente della sua molecola; è essenziale durante i processi di sintesi del trasporto dell’amido. E' forse l'unico elemento che non dà fenomeni tossici per eccesso; tutte le piante manifestano notevoli vantaggi ad una sua
somministrazione. La sua carenza si manifesta con una riduzione della crescita, con macchie clorotiche sulle foglie, arricciatura del bordo fogliare, con frutti a maturazione irregolare.

LO ZOLFO - si trova nella struttura di alcuni aminoacidi, costituenti la base delle proteine. Esso è accumulato nel terreno dall'acqua piovana per dilav amento dei solfuri contenuti nel medesimo; è assorbito in forma di solfato, ma si riduce facilmente in solfito, forma molto tossica per tutti gli
organismi.

IL CALCIO - le piante lo utilizzano per formare pectato di calcio, che è presente nelle pareti cellulari a cui da consistenza; salifica l'acido ossalico, ( estremamente tossico per le piante ), in ossalato di calcio insolubile e quindi inerte per i tessuti. E' inoltre importantissimo per la costituzione dei terreni, poiché le piante possono presentare od una grand’affinità od una totale insofferenza ad esso.

IL MAGNESIO - E' importante soprattutto per la sua presenza nella molecola della clorofilla e come tale nel processo fotosintetico. Il magnesio facilita anche l'assimilazione del fosforo; la sua carenza è manifestata da un evidente clorosi che inizia a livello delle nervature fogliari per poi estendersi a tutta la lamina con conseguente caduta precoce della foglia.
Esistono poi tra i macro elementi: il carbonio, l'ossigeno, l'idrogeno. I primi due provengono
dall’anidride carbonica dell'aria, il terzo dall’acqua essi sono i principali costituenti degli idrati di
carbonio quindi i protagonisti del processo di fotosintesi.
Oltre quelli sopra descritti, le piante necessitano di quantità estremamente piccole di altri elementi che chiameremo microelementi.

Tra i più importanti si possono elencare i seguenti: il ferro, il manganese, il rame, lo zinco, il boro, il molibdeno, il cloro, il cobalto, va però detto che non tutti quelli citati sono strettamente indispensabili ai vari organismi. Inoltre l'eccesso di questi nel terreno è altrettanto nocivo della loro assenza totale. La scarsità di micro-elementi si riflette su diversi meccanismi fisiologici in particolare sul processo fotosintetico, per questo il primo sintomo che la pianta presenta è quello dell'ingiallimento delle foglie.

Va inoltre precisato che l'eccesso di queste sostanze può presentare i sintomi della mancanza di altri microelementi. Quelli di cui si conosce la funzione sono:


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IL FERRO - è importante per la costituzione della clorofilla: anche se non entra a far parte della sua struttura molecolare ( infatti, l'unico costituente minerale di questa è il magnesio), il ferro però ne catalizza i processi di sintesi. E' inoltre necessario nei processi respiratori. La sua scarsità provoca una forte clorosi delle foglie e la morte dei germogli. Esso è particolarmente utile ai fruttiferi, poiché se viene a mancare, la colorazione dei frutti rimane sbiadita.

IL MANGANESE - interviene nella respirazione, nella sintesi proteica, è un catalizzatore dei processi fotosintetici, la sua mancanza provoca la comparsa di chiazze bianche o giallastre sulle foglie, più evidente verso l'estremità dei rami, vale a dire nei germogli apicali. Questa clorosi comincia a formarsi dal margine della foglia verso l'interno, delineando una zona chiara a forma di "V" tra le nervature. La ca renza di manganese si verifica di solito in terreni alcalini, si corregge usando soluzioni fogliari.

IL BORO - le piante a crescita rapida coltivate in terreni sabbiosi o molto alcalini, ( pH superiore a 6 ), soffrono spesso di questa carenza, in queste piante le zone meristematiche, (destinate alla crescita dei rametti e delle radici ), muoiono, mentre i tessuti subiscono delle deformazioni e delle necrosi. Il fenomeno è più evidente nelle piante da esterno quando sono esposte ad inverni piovosi a cui seguono estati molto calde. Si può prevenire la carenza di questo elemento spargendo 1,5 gr. per vasi di 100 cm. 2 di sup. in presenza di terricci sabbiosi, la dose va triplicata se la terra è argillosa.

IL RAME - i terricci ricchi di torba fresca e quelli molto vecchi e dilavati ingenerano carenze di rame. La sua mancanza rallenta lo sviluppo delle zone vegetative quando la mancanza si protrae, queste possono morire. Le foglie possono assumere colorazione verde bluastro cupa, o clorosi. I danni da ca renza si curano con il solfato di rame sparso in ragione di gr. 0,15 per vasi di 100 cm.2 di sup., nei terreni torbosi la dose deve esse re aumentata in ragione di 8 volte.

IL MOLIBDENO - è di fondamentale importanza nei processi di riduzione dei nitrati; senza di esso le leguminose non possono fissare l'azoto. Poiché la sua solubilità, nel terreno, è favorita dalla presenza di calcio, è buona norma integrarne la somministrazione con calce agricola.

LO ZINCO - elemento molto esiguo; in sua mancanza l'inibizione allo sviluppo è notevole, i rami
presentano internodi ridotti, le foglie sono piccole e strette, molto fitte a causa della riduzione
internodale, spesso assumono l'aspetto di rosetta, sono clorotiche e cadono prematuramente. Si curano le carenze accertate con la somministrazione di solfato di zinco in ragione di 0,3 gr. per vasi di 100 cm. 2 di sup.

La presenza di quantità molto elevate di questi o d’altri metalli nei terricci può danneggiare od uccidere i bonsai. Va poi considerato, che un terriccio acido tende a fissare il manganese, ed un suo eccesso, come si può avere nei composti di terra di brughiera o di sottobosco, prov oca fenomeni fitotossici poiché danneggia i delicati tessuti degli apici radicali. Alcuni elementi metallici interagiscono con altri già presenti nel terriccio, limitandone in tal modo la loro disponibilità per le piante.

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Ad esempio un’eccessiva concimazione a base di fosfati può simulare una mancanza di ferro e di zinco ( rallentamento dello sviluppo ); un uso troppo ripetuto di soluzioni a base di cloruro di potassio può avere come conseguenza un accumulo di cloro nel terreno i cui sintomi fitotossici possono essere confusi con quelli ca usati dalla mancanza del potassio stesso, infatti, i margini delle foglie a causa dell'eccesso di questo elemento si macchiano di marrone. L'eccesso di manganese invece può causare un’apparente mancanza di ferro.

A volte fattori estranei all'alimentazione possono dare sintomi da carenza di elementi nutrizionali, oppure avvantaggiare il bonsai compromesso: il clima freddo umido, può portare miglioramenti in situazioni di grave sofferenza, rallentando i processi metabolici della pianta, mentre un drenaggio inadeguato del vaso, può simulare una carenza di azoto; ed ancora i caratteristici danni prodotti dal vento freddo sono simili a quelli presentati dalla carenza di potassio.

Quando i sintomi di carenze alimentari divengono evidenti la pianta sta già soffrendo da qualche tempo e la situazione qualche volta è definitivamente compromessa al punto di rendere inutile qualsiasi intervento compreso l'uso dei fertilizzanti. Per questo motivo potremo dire con una frase fatta, che è meglio prevenire che curare, ciò significa attuare tutte quelle misure dettate dall'esperienza durante tutto il periodo di vita del nostro bonsai.

Quando si notano i primi sintomi di denutrizione, ci si deve regolare nel seguente modo: da prima occorre diagnosticare la natura della sostanza carente, success ivamente valutare la gravità dell'inconveniente, infine determinare la natura e la quantità del fertilizzante più adatto. Per realizzare quanto sopra, la via più sicura seppure costosa, consiste nel far eseguire una completa analisi chimica e biologica del terreno usato per i rinvasi, oppure l'analisi istologica dei tessuti fogliari, anche se spesso è più semplice ed efficiente l'assistenza di un esperto.

Una volta che ci si sia fatta un'opinione ben precisa sulla natura della carenza si può intervenire nel modomigliore.
Nei casi di carenza protratta un intervento molto efficace è la nutrizione fogliare essa si attua
nebulizzando una data soluzione nutritizia sulle foglie del bonsai; se la diagnosi risulta esatta e la terapia indovinata, si noteranno in poco tempo dei sensibili miglioramenti ed il trattamento potrà essere ripetuto ogni due settimane fino a completa guarigione.

LA FERTILIZZAZIONE DEL BONSAI
La concimazione del bonsai deve tenere conto d’alcuni aspetti importanti legati alla vita della pianta, questi possono essere così classificati:
A) - Periodo di vegetazione delle varie specie; il periodo è determinato in linea di massima dalle fasce climatiche, queste circoscrivono le zone della superficie terrestre caratterizzate da uniformi condizioni della temperatura e delle precipitazioni nell'arco dell'anno solare.
Le fasce climatiche, da cui provengono la quasi totalità delle specie usate per la costruzione dei bonsai, sono essenzialmente due:
a) le fasce temperate in cui esistono quattro stagioni ben distinte tra loro;
b) le fasce tropico- equatoriale in cui esistono due estesi periodi, uno arido e l'altro piovoso, chiamato "stagione delle piogge".

Nella zona temperata le piante vegetano nel periodo marzo- ottobre; il legno di queste piante presenta zonature annuali di accrescimento che evidenziano l'accrescimento estivo e l'accrescimento autunnale- primaverile, (non esiste una separazione tra la crescita autunnale e quella primaverile poiché quella invernale, a causa della stasi vegetativa, è inesistente ).
Nella zona tropico- equatoriale non esiste separazione tra il legno prodotto nella stagione secca e quello della stagione umida, le eventuali zonature sono determinate da fattori che non necessariamente sono legati al tempo di sviluppo dell'albero.
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B) - Limiti di temperatura. Gli alberi hanno limiti di vegetabilità che sono compresi tra temperature ben definite non solo per le singole specie, ma per l'intero regno vegeta le. Il limite inferiore si situa nell'intorno dei 5/7°C., quello superiore si situa sopra i 35°C., all'esterno di quest’intervallo l'albero entra nella stasi vegetativa.
C) - Periodo di rinvaso. In questa fase il bonsai non necessita di concimi, ma di sostanze integratrici del terriccio di rinvaso. Ogni sostanza alimentare fornita al terreno di rinvaso deve avere un meccanismo di cessione che si attivi non prima di 15gg. dal trapianto.
D) - Stati di carenza nutrizionali, che sono spesso determinati da terreni vecchi ed impoveriti dei sali solubili per le frequenti annaffiature.
E) - Periodo di fioritura.

I CONCIMI ED IL LORO USO.
La pratica della concimazione o la fertilizzazione del terreno, applicata fin dai tempi, antichissimi, si basa sul principio, anzi sulla necessità di restituire al suolo di cultura quelli elementi che sono stati asportati dalle piante durante la loro attività vitale.
Le tecniche di concimazione dei bonsai non si limitano a ripristinare i livelli d’elementi fertilizzanti,giacché con la concimazione si cerca di dare al substrato di cultura più di quanto avesse in origine, per esaltare al massimo l'accrescimento dei nostri alberi.

Innanzi tutto bisogna fornire al terreno i macro elementi in altre parole: l'azoto, il fosforo, il potassio, il magnesio, il calcio, in seguito, secondo le necessità, si forniranno i microelementi.

Mentre sono rare le deficienze di ferro e magnesio, è invece frequente la mancanza d’azoto, fosforo, potassio, che sono consumati in notevoli quantità ed a volte occorre, per le specie che lo sopportano, integrare anche il calcio.
Le concimazioni dei bonsai devono poi tenere conto del grado di formazione della pianta, infatti, un bonsai giovane in fase di formazione ha necessità di fertilizzazioni maggiori, di quanto non n’abbia un vecchio in fase di mantenimento.

I prodotti che si aggiungono al suolo si distinguono in "ammendanti", (es. leonardite), che servono a migliorare le qualità fisico-meccaniche del terreno; "correttivi " che ne correggono la reazione chimica (es. acidificanti od alcalinizzanti) ed i "concimi" che arrecano al terreno gli elementi di fertilità necessari.

I concimi si dividono a loro volta in:
semplici, contengono un solo elemento di fertilità;
composti, sono la somma di due o più concimi semplici;
complessi, nei quali gli elementi di fertilità sono legati tra loro a livello chimico.
I diversi concimi hanno poi reazioni chimiche differenti: alcuni sono neutri, altri acidi ed altri ancora alcalini.
Tra i concimi a reazione neutra più usati sono: il solfato ammonico ed il solfato di potassio.
Tra quelli a reazione acida: il perfosfato minerale.
Tra quelli a reazione alcalina: le scorie Thomas.
Nella pratica si usano, per terreni tendenzialmente acidi concimi alcalini.
I concimi possono poi ancora essere classificati come chimici (ottenuti per sintesi) e organici (prodotti da decomposizione di sostanze viventi).Questi ultimi sono molto importanti, per la carica di micro elementi che contengono, oltre agli acidi fulvici ed alla micro flora batterica (prodotti integratori del terreno).
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I più importanti concimi organici sono:
- il guano prodotto dall'accumularsi millenario, in determinati luoghi, delle deiezioni d’uccelli marini;
- il letame prodotto della deiezione d’animali domestici assommato alle loro lettiere. Nonostante le sue ottime qualità e la sua notevole efficacia miglioratrice delle proprietà del terreno, il letame è raramente impiegato nella pratica bonsaistica, perché il suo impiego può essere fastidioso soprattutto per le piante da interno, può essere sostituito da sali ammoniacali come il solfato ammonico, che è assorbitointensamente dal terreno, essendo sottratto all'azione dilavante
fertilizza nte lenta e durevole.

Altri concimi azotati organici sono il sangue secco, la cornunghia, i
composti organici, le farine: di pesce, di semi di cotone, d’ossa, che mescolate tra loro costituiscono i " kolan nipponici", tutti questi concimi cedono i componenti più o meno lentamente. Sono poi da considerarsi concimi minerali d’origine organica le ceneri di legna e di foglie.

Tra i concimi apportatori di fosforo vanno citati: gli ortofosfati intensamente assorbiti dal terreno
quindi facilmente assimilati dai vegetali; i pirofosfati che si convertono rapidamente in ortofosfati,
I fosfati insolubili , più lenti ma interamente utilizzati dai vegetali L'unico fosfato organico è il guano,
contengono fosforo anche il sangue secco, i letami ed i prodotti di compostaggio.
Il potassio è fornito quasi esclusivamente sotto forma di solfato poiché questo risulta in assoluto il
meno fitotossico.
Le concimazioni azotate organiche contenendo una notevole quantità d’enzimi, esaltano in maniera notevole la fertilità del substrato; aumentano il rigoglio vegetativo, posticipano le fasi vegetative e possono ritardare in modo notevole la lignificazione dei tessuti.
Un eccesso di concimazione azotata rende i bonsai maggiormente soggetti ai danni da freddo e da
attacchi parassitari.

Le concimazioni fosfatiche accorciano il ciclo vegetativo poiché mentre da un lato ritardano lievemente la ripresa primaverile, dall'altro anticipano la maturazione, sottraendo le nostre piante, ai pericoli rispettivamente dei geli tardivi e delle siccità estive. Al contrario dell'azoto il fosforo accelera la lignificazione dei tessuti con tutti i relativi vantaggi.

Le concimazioni potassiche, infine, hanno effetti buoni sull'intero metabolismo vegetale.

Nei terreni acidi i correttivi di più largo impiego sono la calce agricola, detta anche di defecazione, le marne, le argille calcaree, le dolomiti.
Nei suoli, a reazione alcalina invece s’impiega essenzialmente il gesso agrario finemente macinato o lo zolfo in polvere.
I concimi chimici maggiormente usati sono quelli granulari. Alcuni prodotti sono poi commerciati in forma liquida, questi sono usati come concimi fogliari.

NUTRIZIONE FOGLIARE
Con il termine di nutrizione fogliare s’intende la somministrazione di sostanze nutritive alla parte aerea della pianta; questa si realizza mediante nebulizzazione di una soluzione acquosa delle sostanze nutritizie.


Questo tipo di somministrazione è relativamente semplice, molto utile quando si debba ovviare, ai danni creati da carenze o malattie, tuttavia questa tecnica richiede una notevole esperienza emolte precauzioni, poiché un’eccessiva somministrazione crea danni più o meno seri alle foglie, fino al punto di causare la completa defogliazione della pianta trattata.

Per raggiungere mediante questa pratica i risultati auspicati occorre ricorrere a somministrazioni frequenti ma a bassa concentrazione d’elementi fertilizzanti (soluzioni a forte diluizione), le piante da trattare devono avere un apparato fogliare sufficientemente folto da catturare la quasi totalità della soluzione nutritiva, occorre inoltre avere l'avvertenza di aggiungere sempre alla soluzione fogliare un "bagnante", (tensioattivo) che ne garantisca una totale distribuzione ed aderenza all'apparato fogliare.

La nutrizione fogliare non sostituisce il tradizionale sistema di concimazione, ma lo integra utilmente nei seguenti casi:
1) - per dare un rapido incremento alla crescita, quando questa sia arrestata: da un eccessivo
dilav amento del terreno, da danni causati da nottate troppo fredde, da venti freddi o da gelate;
2) - per fornire, in modo rapido, sostanze nutrienti quando le radici non siano più in grado di assorbire sufficiente quantità di nutrimento dal terreno a causa di: prolungata carenza idrica, temperatura troppo bassa, od infine se, per qualunque altra causa, il sistema radicale ha riportato dei danni troppo estesi;
3) - per ovviare alla mancanza di un particolare elemento nutritivo, che, se somministrato al terreno, potrebbe essere trasformato in forma non adatta all'assorbimento, cosa che accade ad esempio con il manganese;
4) - per fornire alla pianta un ulteriore nutrimento in aggiunta ai normali fertilizzanti del terreno, in situazioni vegetative tali che la richiesta, da parte della pianta, di sostanza nutritiva superi la capacità d’assorbimento della radice.

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