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novembre 30, 2007

Dicembre, i bonsai a letargo.

http://www.corea.it/images/b/bonsai08.jpg

Tutti gli alberi devono ora rimanere in letargo. Nelle zone fredde, devono essere protetti, in modo da non essere colpiti dalle gelate. I bonsai da interno devono ricevere quanta più luce possibile e non devono essere esposti a correnti di aria fredda, ne al calore diretto del riscaldamento.

Innaffiamento
L'immagine “http://www.bergamobonsai.it/Immagini/rinvaso1.gif” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.

Per le piante in interno, annaffiare abbondantemente, ma solo quando il terriccio è veramente asciutto; per umidificare l'aria circostante, seccata dai termosifoni, è conveniente mettere dei sottovasi, riempiti di ghiaia umida sotto al bonsai. All'esterno ricordarsi de annaffiare la mattina tardi, in modo che la notte, quando il pericolo di gelate diventa più reale, il terriccio abbia drenato tutta l'acqua in eccesso.

Fitosanitari


Potremo eventualmente eseguire un'applicazione di fungicida; di insetticida non è necessario. Questo è un mese di riposo.
http://eshop.zr-giardinaggio.it/images/product/concime_bonsai_piccolo.jpg


Fertilizzanti
http://www.pagineverdibonsai.it/cgi-bin/images/prodotti/farm-verde/ABURUCASU%202.gif

Anche in questo mese non sono necessari fertilizzanti in quanto tutte le piante sono assolutamente a riposo.


Lavori da fare

Si possono eventualmente proseguire le operazioni di formazione delle conifere, come la legatura con filo di rame, avendo cura però di lasciare il filo abbastanza allentato in modo che alla ripresa vegetativa non risulti troppo stretto, provocando l'incisione della corteccia.
Se dobbiamo impostare un bonsai, questo è il periodo migliore, sia perchè le piante senza foglie lasciano vedere bene tutta la struttura, sia perchè trovandosi "a riposo" possiamo potare anche grossi rami, o effettuare il rinvaso, senza che i bonsai ne risentano.


(Un bonsai -forse un cachi- che, perse le foglie per la
stagione, ha ancora i piccoli frutti che pendono dai rami)



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novembre 22, 2007

Il manuale del perfetto bonsaista: irrigazione a goccia.


PERCHE' ISTALLARE UN IMPIANTO DI IRRIGAZIONE A GOCCIA.In primavera ed in estate, irrigare i bonsai può diventare faticoso: non sempre riusciamo a ritagliarci il tempo necessario per annaffiare e loro possono risentire di questi “piccoli abbandoni”.
Per ovviare al problema può risultare utile farsi affiancare da un impianto automatico di irrigazione a goccia; certo, il computer non sostituisce l’occhio esperto e amorevole del bonsaista, però, permette alle piante di ricevere tutti i giorni alla stessa ora il prezioso elemento, liberandoci dalla “schiavitù” quotidiana e riducendo gli interventi manuali ad uno o due la settima
na.COME E' FATTO UN IMPIANTO "A GOCCIA".Il computer che si istalla direttamente al rubinetto, è il “motore” dell’impianto: apre e chiude il flusso dell’acqua all’ora stabilita e per il tempo programmato. Un tubo in poletilene (da mm. 16) porta l’acqua vicino alle piante; quì si dirama con il microtubo, al termine del quale è collegato il gocciolatore regolabile che materialmente annaffia il bonsai.
QUANTI GOCCIOLATORI SERVONO PER OGNI BONSAI.Per vasi di piccole dimensioni (15-25 cm.) basta un gocciolatore; per vasi più grandi conviene aggiungere uno o più gocciolatori (2 per vasi fino a 40 cm. 3 o 4 per vasi più grandi).

COME SI REGOLA L'IMPIANTO.Per ottenere una irrigazione abbondante e calibrata, basta seguire poche regole:
Frequenza - all’inizio della primavera si regola l’impianto per una irrigazione ogni tre giorni, ogni due giorni in primavera inoltrata e tutti i giorni in estate.

Durata - La durata dell’irrigazione varia a seconda dell’apertura dei gocciolatori; con un’apertura di 7-8 scatti (circa 6 litri-ora) un tempo appropriato corrisponde a 15-20 minuti.
Cicli - Irrigando per 15-20 minuti in una sola volta si rischia di vedere dopo qualche minuto, l’acqua che esce dai fori di drenaggio senza essere stata assorbita dal terreno; il problema si risolve frazionando il tempo totale in più cicli di irrigazione (es. 6 cicli di 3 minuti, distanziati di 10 minuti uno dall'altro).
Regolazione dei gocciolatoriI gocciolatori possono essere regolati su 27 posizioni diverse per una portata da 0 a 32 litri-ora, questo è utile per fornire la giusta quantità d’acqua alla pianta piccola come alla pianta grande, usando un tempo identico per tutte. Se l’acqua è particolarmente calcarea, consigliamo di aprire i gocciolatori almeno a 7-8 scatti per evitare occlusioni. Se la portata del rubinetto lo consente, si possono aprire i gocciolatori fino a 20-25 scatti; in questo caso la diffusione dell’acqua è sicuramente migliore, naturalmente il tempo andrà regolato di conseguenza.

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novembre 16, 2007

Concimare



Perché concimare.
Per compiere il “magico” processo della fotosintesi clorofilliana, attraverso il quale le piante trasformano la materia inorganica in materia organica, è indispensabile che nel terreno siano presenti gli elementi nutritivi in quantità idonea e bilanciata.
Il bonsai, vivendo in un piccolo contenitore, impoverisce in breve tempo anche il terriccio più ricco, perciò si rende necessaria una costante concimazione che mantenga nel substrato il giusto equilibrio di sostanze nutritive, necessarie ad una adeguata alimentazione.
Che cosa è l’N. P. K.
Gli elementi nutritivi vengono classificati in:
MACRO-ELEMENTI
azoto (N), fosforo (P), potassio (K)
e MICRO-ELEMENTI
calcio (Ca) zolfo (S) magnesio (Mg) boro (B) manganese (Mn) rame (Cu) ferro (Fe) molibdeno (Mo) zinco (Zn) ecc.


I macro-elementi sono quelli di cui la pianta ha bisogno in quantità maggiore, quindi, sulla confezione vengono indicati con il loro simbolo (N P K) e la percentuale relativa al peso totale.
Ad esempio, se l’etichetta riporta l’indicazione N P K 5,5 - 6,5 - 3,5 significa che nel prodotto sono presenti il 5,5% di azoto, il 6,5% di fosforo e il 3,5% potassio.

I micro-elementi, invece, sono necessari alle piante in misura minore ed in genere sono indicati a caratteri più piccoli con il nome per esteso.
I diversi tipi di concime.
Per concimare i bonsai, come per tutte le altre piante, esistono tre diversi tipi di concimi: ORGANICI, MINERALI e ORGANO-MINERALI.

I concimi organici, sono quelli in cui gli elementi nutritivi sono di origine animale o vegetale. La loro composizione organica, fornisce un'alimentazione equilibrata e costante; inoltre, creando le condizioni ottimali per la vita dei microorganismi utili, mantiene “vitale” il substrato.

I concimi minerali, composti da elementi inorganici o di sintesi, hanno in genere una titolazione più alta (es: N P K 14-20-26) e sono quindi più “potenti”, anche se tendono ad impoverire il terreno.

I concimi organo-minerali sono composti sia da elementi organici, sia da elementi minerali e, teoricamente, fruiscono dei vantaggi degli uni e degli altri.

I concimi fluidi hanno il vantaggio di essere più facilmente misurabili, quindi, con il loro uso si evitano pericolosi sovradosaggi, inoltre, l’assimilazione da parte delle radici è immediata (concimi a pronto effetto).

I concimi solidi, in genere, cedono i loro elementi nutritivi in modo graduale e continuativo (concimi a lenta cessione) alimentando le piante in modo costante ed equilibrato con pochi interventi nell’arco dell’anno.

Quando concimare
Il momento giusto per la concimazione è durante il periodo vegetativo, che corrisponde ai mesi di marzo/giugno e settembre/ottobre. Quando la temperatura è troppo bassa (inverno) o troppo alta (estate) non è consigliabile alimentare le piante poiché, trovandosi in stasi vegetativa, non riescono ad assimilare il concime.
La frequenza degli interventi dipende dal tipo di concime: in genere, i prodotti liquidi vanno somministrati ogni 10-15 gg., mentre i concimi solidi a lenta cessione, vanno somministrati ogni 40-50 giorni.


Da ricordare.


Non superare le dosi consigliate: la carenza di concime provoca, nel bonsai, una sofferenza facilmente curabile con un’appropriata concimazione; invece, un eccesso di concime provoca quasi sempre la morte della pianta.

Concimare sul terriccio bagnato: per evitare un effetto caustico a carico delle radici, effettuare le concimazioni sul terriccio precedentemente inumidito.

Usare prodotti specifici: i concimi per l’agricoltura o per il giardinaggio, anche se di qualità, sono da sconsigliare: i primi perché cedono gli elementi molto velocemente e questo provoca la “bruciatura” delle radici; i secondi perché essendo particolarmente ricchi di azoto, provocano una crescita abnorme delle foglie e un allungamento smisurato dei rami; caratteri
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novembre 09, 2007

Quercia, simbolo di forza e maestosità.

La quercia, fin dall’antichità, è citata come simbolo di forza, di maestosità e di lunga vita.

In effetti, il bonsai di Quercia irradia una senzazione di potenza e vigoria, che poche altre piante riescono a trasmettere. Il tronco è robusto e squamato, i rami sono potenti e affusolati, mentre le foglie, alterne e dentate, possono resistere anche due anni prima di cadere; infine, la produzione delle ghiande evoca nell’osservatore dolci ricordi giovanili. Le specie di questa famiglia sono moltissime ( Farnia, Rovere, Cerro, Leccio, Sughera, ecc.) ma in questo capitolo parleremo della Roverella .

Questa pianta, che deve il suo nome (Quercus pubescens) alla microscopica peluria presente sulla pagina inferiore delle foglie, in natura vegeta benissimo sia nel caldo della Sicilia, sia nel freddo delle Alpi, fino ai 1500 metri di altitudine; sopporta i terreni calcarei e resiste molto bene alla siccità. Le doti di resistenza appena elencate, unite all’aspetto maestoso ed affascinante, anno permesso a questa essenza di diventare una delle specie più utilizzate nella tecnica bonsai.

ESPOSIZIONE
In primavera, periodo in cui spuntano le nuove foglie, è conveniente tenere la Quercia in pieno sole: un’adeguata illuminazione permette al bonsai di vegetare con vigore, producendo rami robusti e soprattutto foglie piccole e dal colore intenso.


In estate, invece, come per tutti gli altri bonsai, la Quercia va collocata all’ombra. Anche se questa pianta è molto resistente al caldo, va ricordato che ciò non vale per le radici che, in natura, affondano nel fresco del terreno profondo; perciò, se non si dispone di un ambiente ombreggiato bisogna almeno coprire i vasi in modo da proteggere l’apparato radicale dal caldo eccessivo.

In autunno, ci si può regolare come in primavera, esponendo il bonsai in pieno sole così da permettergli di vivere in salute, producendo nuova vegetazione ed accumulando energia, necessaria per la stagione fredda.


In inverno, le Querce possono essere tenute tranquillamente all’esterno, magari proteggendo il vaso dalle gelate, poiché come già detto, la radice è la parte più sensibile agli sbalzi di temperatura.

ANNAFFIATURA
L’annaffiatura si effettua come per gli altri bonsai: utilizzando un annaffiatoio con soffione a fori sottili 


, il terriccio va irrigato abbondantemente quando si presenta asciutto, ripetendo l’operazione due o tre volte a distanza di qualche minuto per fare in modo che il substrato assorba completamente l’acqua versata.
Le nebulizzazioni sulla chioma sono da evitare, poiché l’eccessiva umidità sulla pagina superiore delle foglie favorisce lo sviluppo dell’Oidio (mal bianco) quindi, per creare un microclima idoneo, è meglio collocare un sottovaso con ghiaia umida sotto la pianta.

POTATURA
La Quercia reagisce molto bene alla potatura, producendo subito nuova vegetazione e cicatrizzando le ferite in poco tempo. Dopo un accorciamento drastico, o dopo una capitozzatura, occorre tenere d’occhio la nuova produzione di germogli, in modo da eliminare quelli che non servono, permettendo a quelli utili di crescere più velocemente.


Il periodo migliore per effettuare la potatura è l’inverno: in questa stagione, soprattutto se il bonsai viene rinvasato, è opportuno effettuare un’adeguata potatura, con la tronchese concava, che compensi l’accorciamento delle radici.


La scelta delle branche da accorciare o da eliminare dipende dallo stile del bonsai, in ogni caso vanno eliminati quei rami che sviluppano in senso verticale, e quelli che si incrociano. Dopo aver effettuato la potatura, ricordarsi di medicare i tagli con il mastice o la pasta cicatrizzante.


PINZATURA
Per
ottenere una crescita più equilibrata, durante la stagione vegetativa (3-4 volte l’anno) si “pinzano” i nuovi germogli; l’operazione si effettua, con la forbice lunga, sui nuovi rametti con 6-7 internodi, accorciandoli al primo internodo. Questa tecnica, oltre ad infoltire la chioma, permette di ottenere rami più sottili e foglie più piccole.

Va ricordato che, la Quercia costantemente pinzata sarà più bella ma non produrrà le ghiande: se vogliamo permettere al bonsai di fruttificare, dovremo evitare questa tecnica e accorciare i rami solo dopo aver verificato la presenza di gemme fiorifere.

DEFOGLIAZIONE
In giugno si può effettuare la defogliazione, tecnica utile per ridurre la grandezza delle foglie. L’operazione si effettua, con l'apposito defogliatore, eliminando i 2/3 di ogni foglia. Dopo pochi giorni, quando il bonsai ha iniziato a produrre le nuove foglioline, si possono eliminare le parti rimanenti delle vecchie foglie.


La defogliazione è una tecnica che necessita di molta energia, quindi, ricordarsi di effettuarla esclusivamente su piante in perfetto stato di salute, poiché un bonsai sofferente potrebbe non riuscire a riprendere la vegetazione.

RINVASO
Come per la potatura, il periodo migliore per il rinvaso và dalla caduta delle foglie (novembre) al rigonfiamento delle gemme (marzo) prima che spunti la nuova vegetazione. L’apparato radicale deve essere ridotto di 1/3, utilizzando la forbice per radici, e se necessario, lo si può liberare completamente dal vecchio terriccio lavorando “a radice nuda”. Il substrato deve avere un buon drenaggio, ma non deve asciugare troppo velocemente, perciò, non è opportuno usare Akadama assoluta, bensì, un terriccio contenente sostanza organica (tipo Terriccio Pronto).


Ricordarsi di rinvasare solo piante in buona salute e, se l’inverno è particolarmente rigido, proteggere dal gelo le Querce appena rinvasate.


La forma del vaso da utilizzare, varia a seconda dello stile, in ogni caso, si preferisce un vaso profondo e di colore scuro.

CONCIMAZIONE
Le concimazioni devono essere costanti per tutto il periodo vegetativo (marzo-giugno e metà agosto-metà ottobre). Fare attenzione a non esagerare con le dosi e usare preferibilmente fertilizzanti a lenta cessione, tipo Bio-Gold, Hanagokoro, ecc.


APPLICAZIONE FILO
Il filo di alluminio ramato (utile per orientare i rami nella direzione voluta) si può avvolgere tutto l’anno, evitando il periodo di massima vegetazione (aprile-maggio). Il filo può segnare facilmente corteccia, quindi, si consiglia di avvolgere i rami con la rafia prima di procedere all’avvolgimento. Lo spessore del filo deve essere adeguato alla grandezza e alla flessibilità del ramo perciò, conviene disporre di misure diverse.


Ricordarsi di avvolgere il filo con una angolazione di 45° (se le spire sono troppo ravvicinate, il filo non tiene) partire avvolgendo i rami più grossi e arrivando ai più sottili. Se il filo applicato non riesce a tenere il ramo in posizione si può applicare un’altro filo, l’importante è non farli incrociare. Infine, per le conifere (Pini, Ginepri, etc.) è consigliabile l'uso del filo in rame.

DIFESA DAI PARASSITI
Le patologie più comuni alle quali può andare incontro la Quercia sono: l’ Oidio (mal bianco) il marciume radicale e i classici attacchi dovuti agli insetti provenienti dalle piante vicine (Acari, Afidi e Cocciniglie).


Una difesa efficace è rappresentata da trattamenti preventivi, effettuati a cadenza quindicinale, con Fongys e Kiros, indicati contro l’Oidio e tutti gli insetti. Infine, un paio di trattamenti l’anno effettuati con l’Aliette, proteggono il bonsai dall’ insidioso marciume radicale.

 

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novembre 07, 2007

Come ottenere ogni anno una buona fioritura dei melograni.

Quest’articolo spiega come ottenere ogni anno una buona fioritura dei Melograni. Applicando le tecniche adeguate i risultati non tarderanno ad arrivare. 

Famiglia: Punicaceae Genere: Punica
Specie: Punica granatum; Punica Protopunica
Punica granatum var. Nana
Punica granatum var. Nejikan

Il melograno (Zakuro, in giapponese) può raggiungere i 3-5 m d’altezza; si presenta eretto e molto ramificato, con rami un poco spinosi. I più giovani hanno la corteccia rossiccia e liscia, mentre nel tronco e nei rami vecchi la corteccia è grigio-cinerea e screpolata. In soggetti annosi, si nota un movimento di corteccia con andamento attorcigliato. Originario della Persia, fu introdotto nel Mediterraneo già nell'antichità; in Italia si può trovare, inselvatichito, al sud. E’ una pianta che s’incrocia molto facilmente, perciò esistono infinite varianti tra pianta e pianta, che tuttavia non devono essere considerate come varietà, salvo che non presentano caratteristiche stabili attraverso generazioni successive.

Predilige terreni argilloso-sabbiosi e tendenzialmente calcarei. Sopporta difficilmente temperature inferiori ai – 10°C. Le foglie sono ellittiche, intere, e lunghe 5-7 cm di colore verde tenue, lucenti, e opposte, ottuse e subacute; prima di cadere, nel tardo autunno, assumono una colorazione giallo-dorata. Il Melograno fiorisce in giugno/luglio al nord e in aprile/maggio al sud della nostra penisola. Questa prima fioritura produce, sulla cima dei rami, da uno a cinque fiori, che molto raramente fruttificano. Dopo la prima fioritura, la vegetazione si allunga e prepara la seconda fioritura, che potrebbe fruttificare. I fiori, molto appariscenti, solitari, (ogni singolo fiore è ermafrodito) si sviluppano alla sommità dei rami.

Sono sessili, lunghi 3-4 cm ed hanno un calice fuso con l'ovario infero (situato di sotto al calice), campanulato e carnoso, di colore rosso-vermiglio, col tubo saldato all'ovario e il lembo diviso in cinque-sette lobi valvati e persistenti. La corolla è composta di cinque-otto petali anch'essi di colore rosso-vermiglio, presto caduchi e da numerosi stami, con antere gialle. I frutti (balauste) sono globiformi e di grandi dimensioni; dapprima verdognoli, poi gialli e, a maturazione completa, assumono un colore rosso-corallo con sfumature scarlatte.
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La buccia, lacerandosi, scopre, nelle tre logge, i numerosissimi semi rosei e translucidi, irregolarmente sfaccettati (si sostiene che abbia 613 semi così come l’Antico Testamento contiene 613 leggi). Il frutto, sostenuto da uno pseudo-peduncolo, è commestibile, gradevolmente dolce-acidulo. Esiste anche una varietà nana di melograno, con foglie e frutti di proporzione ridotte. 

Questa varietà purtroppo richiede maggiori attenzioni. Il melograno è considerato uno dei migliori materiali bonsai, sopporta le potature drastiche e la pinzatura continua delle gemme, è facile da raccogliere, da far radicare, possiede un gran vigore di crescita, e si adatta molto bene al vaso bonsai. Il melograno assume aspetti molto attraenti, soprattutto per quanto riguarda la sua ramificazione che diviene finissima se si presta particolare attenzione alla potatura dei nuovi germogli. Il suo legno alquanto duro, permette di attuare con buon risultato jin dall'aspetto molto naturale.La fioritura ed i bellissimi frutti completano le qualità di quest’albero. 

Le sue caratteristiche ne fanno anche una delle specie più adatte ad essere trattate come shohin (varietà nana). Il melograno tuttavia ha anche degli aspetti poco favorevoli quali la sua scarsa longevità e la tendenza a seccare i rami giovani in inverno. E' soggetto inoltre ai ritiri di linfa, dovuti alla potatura di grossi rami
http://www.vogliadibonsai.it/assets/img/galleria/bonsaiMelogranoContorto.JPG

Propagazione

Propagazione per seme: i semi in autunno, vanno estratti dal frutto, asciugati e stratificati in sabbia. Vanno seminati al caldo, tra i 16 ed i 20°C. ad inizio primavera, in un semenzaio composto di (1/3 di sabbia di fiume grossa, 1/3 di torba e 1/3 di akadama) collocandolo al sole: nel giro di tre settimane i semi dovrebbero cominciare a vegetare.

Propagazione per talea: si prelevano le talee semi legnose in giugno-luglio, meglio se con piede. La talea deve essere lunga circa 10/12 cm e provenire da un ramo che è fiorito l'anno precedente. Dalla talea raccolta si eliminano le ultime due foglie e si tagliano le rimanenti a metà, per evitare un'eccessiva traspirazione. Si riempie il contenitore con il medesimo terriccio indicato per i semi e si piantano le talee singolarmente a distanza di 5 cm l'una dall'altra; in seguito vanno bagnate a fondo e collocate in un luogo molto luminoso, al riparo però da sole e vento. A distanza di un mese bisognerà iniziare a somministrargli concime, ma durante il primo anno non si dovranno potare. L’anno seguente, appena dopo il risveglio vegetativo, si trapianteranno in vasi singoli di coltivazione, tagliando le radici. Proteggere le giovani piantine durante l'inverno dal troppo freddo e dalla troppa pioggia.
Propagazione per margotta: si deve eseguire in maggio. Si scorteccia la parte di tronco dove si desidera che nascano nuove radici, si ricopre il taglio con sfagno bagnato e si avvolge il tutto con della plastica, legata saldamente alle due estremità. Il melograno radica facilmente: dopo trenta-quaranta giorni si saranno sviluppate numerose radichette, quindi si potrà già dividere la nuova pianta dalla pianta madre per collocarla in un vaso di coltivazione. 
 
Esposizione.
Predilige i luoghi caldi con molto sole; l'ideale è che possa ricevere anche una buona ventilazione. Inoltre una buona luminosità è indispensabile per assicurarsi una considerevole fruttificazione. Bisogna valutare però che, mentre è molto resistente al caldo estivo più intenso, sopporterà difficilmente temperature inferiore ai – 10°C e soprattutto alle gelate invernali: per questo motivo, al nord ai primi abbassamenti di temperatura la pianta andrà protetta, riparandola in serra fredda. 
 
Annaffiatura.
E’ importante, che tra un'annaffiatura e l'altra il terriccio abbia il tempo di asciugarsi. Un buon drenaggio, è indispensabile al fine di un rapido assorbimento dell'acqua. Vanno comunque assolutamente evitati sia gli eccessi sia le insufficienti annaffiature. Dalla primavera in poi si deve innaffiare abbondantemente, prima e dopo la fioritura per favorire la maturazione dei frutti. A volte la mancanza d’acqua durante la formazione dei fiori e dei frutti, provoca il loro aborto; mai bagnare i fiori. In inverno, anche per i vasi ritirati in luoghi temperati, occorre mantenere il terreno umido ma non inzuppato.


Potatura e Pinzatura
La potatura di formazione, con tagli anche di rami importanti, si esegue esclusivamente prima della ripresa vegetativa, evitando di tagliare i rametti corti e spinosi. Il segreto per ottenere i frutti da un bonsai di Melograno è di compiere la pinzatura subito dopo la prima fioritura. Anche se è possibile tentare di impollinarlo artificialmente, si riesce ad ottenere il frutto naturalmente, pinzando nel momento giusto e ponendo l’esemplare in pieno sole, all’aria aperta.Dato che il Melograno fiorisce sempre sulla cima dei rami, l’obiettivo è ottenere rami corti. Bisogna impostare la pinzatura in modo tale che, dopo la seconda vegetazione (fine giugno inizio luglio al sud, agosto/settembre a nord), fiorisca dai nuovi germogli. Anche se ogni albero è differente, quando la vegetazione arriva ai 15-20 cm di lunghezza, (fine giugno) si pota il bonsai di Melograno lasciando due nodi. Si può anche pinzare l’albero normalmente ogni volta che un ramo ha sette od otto paia di foglie lasciandone due paia, (anche se le due inferiori non sono realmente foglie) alla fine di giugno. 
 
Questo procedimento fa sì che la successiva vegetazione nasca direttamente dalla base del ramo, più piccola e con le foglie sensibilmente ridotte. Da questo momento si può lasciar crescere liberamente. Cominceranno a formarsi gemme da fiore sulle punte dei rami; allora si scelgono quelle che interessano e si tagliano le altre. Da quest’ultima fioritura si può essere quasi certi di ottenere frutti. Dato che le foglie dei Melograno nascono sempre a coppie ogni volta che si pota i rami nascono sempre a due a due. Se si accorcia molto dopo la prima fioritura i germogli non, si allungheranno eccessivamente prima di fiorire di nuovo. Quindi per la buona riuscita della fioritura bisogna tenere presente: 1) la fioritura avviene in due momenti, maggio-giugno e agosto; 2) fioriscono unicamente i rametti corti e spinosi; 3) le gemme da fiore sono presenti solo sull’estremità dei germogli nuovi; 4) il frutto compare durante la seconda fioritura; 5) non sempre si manifestano due fioriture. Inoltre bisogna ricordare che al successo della fioritura del melograno concorrono innumerevoli fattori, tutti indispensabili: concimazione, rinvaso, annaffiatura, pinzatura.

Applicazione del filo

Per la formazione della ramificazione si adotta principalmente la potatura. Inoltre essendo una specie piuttosto delicata, l'avvolgimento va effettuato con la massima attenzione, si consiglia pertanto di utilizzare filo di alluminio ramato coperto con carta crespata o rafia per proteggere la corteccia dei rami più fragili. Il momento più opportuno per applicare il filo è in maggio-giugno (momenti di minore vigore vegetativo) perché la nuova crescita non è ancora interamente lignificata, e quindi i rami possono essere sagomati più facilmente, evitando il rischio di rotture. Per quanto riguarda i germogli, si riesce a frenare la crescita anche solo con il filo: si avvolgono dirigendoli verso il basso.Se si prevede di avvolgere un ramo di grosse dimensioni, è bene non annaffiare la pianta nei giorni precedenti al lavoro.
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Calendario dei lavori

M E
L
O
G
R
A
N
O
Mese
Lavori
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Pinzatura











Potatura











Avvolgimento











Trapianto











Concimazione












Calendario generale di riferimento, che deve essere variato secondo le particolari condizioni climatiche locali.
Rinvaso e substrati
Essendo un’essenza che produce un vigoroso apparato radicale, ha bisogno di frequenti rinvasi (al massimo ogni 2/3 anni), anche per esemplari vecchi. E’ importante eseguire quest’operazione in primavera avanzata, quando le gemme iniziano ad attivarsi. Il substrato non acido, deve essere molto drenante (ottimo un composto costituito da 70% di akadama, 15% di sabbia grossolana e 15% terriccio universale precedentemente setacciato per eliminare le particelle di terriccio inferiori a 1 mm. oppure un 85% di akadama con un 15% di terriccio di foglie ) al fine di evitare ristagni d’acqua, che risulterebbero molto pericolosi per il melograno. In occasione del rinvaso, controllate attentamente che non ci siano delle asfissie all'apparato radicale e, prima di accorciare la radice primaria, assicuratevi che a monte della stessa ci siano sufficienti radichette in grado di assicurare la sopravvivenza della radice e del ramo legato ad essa. Il melograno sopporta poco i trapianti, poiché ha Ia tendenza a sviluppare i capillari all'apice delle radici, perciò il taglio delle stesse dovrà essere fatto molto attentamente e moderatamente affinché la pianta produca fiori e frutti.
 
Fertilizzazione
Il Punica granatum ha bisogno di abbondanti concimazioni, soprattutto nei periodi che precedono la fioritura: aprile-maggio e luglio. Anche in settembre, momento in cui appariranno i frutti occorre fertilizzare. Per ottenere una buona fruttificazione è necessario somministrare fertilizzante ricco di fosforo e potassio, ma con basso contenuto di azoto. L'ideale sono i concimi organici per bonsai in pastiglie, a base di semi di colza, farina di pesce e farina di ossa ( hanagokoro). Il periodo in cui si dovrà provvedere alla concimazione è piuttosto lungo poiché va dalla primavera (concimare moderatamente) all'autunno. Ed è importantissimo non interrompere le somministrazioni soprattutto in settembre-ottobre, si tenga presente però, che né prima, né durante il periodo di fioritura bisogna concimare. Il migliore segnale di salute della pianta sono i germogli nuovi: se di colore rossiccio le cure prestate l’anno prima sono state corrette; se giallognoli qualcosa non va.

Stili appropriati.
Gli stili per il melograno sono illimitati. Può essere a tronco inclinato, eretto casuale, ( Moyogi), multitronco, a gruppo di piante, a zattera, a cascata o Bunjin (astratto o libero), ecc., perché ha tutte le caratteristiche necessarie. Si possono realizzare dei Bonsai piccoli, medi, grandi.

Malattie
Durante la fioritura gli alberi sono in maggior misura esposti agli attacchi di parassiti, ma nella somministrazione dei prodotti insetticidi occorre avere prudenza, altrimenti si rischia di impedire l'impollinazione naturale. E’ quindi preferibile applicare dei trattamenti invernali di prevenzione, (ad esempio quando l’albero è spoglio, si applica liquido jin diluito in acqua (1: 20) al fine di eliminare eventuali uova di afidi e cocciniglie) anziché dover intervenire quando la pianta si trova nella fase di fioritura. Questa specie è soggetta soprattutto a mosca bianca, ragnetto rosso e afidi.

Parassiti animali
Afide verde
Le lesioni sono visibili sulle foglie e l’esistenza di questo parassita si nota con presenza delle goccioline di melata che l'afide espelle. Dopo poco tempo la pianta cosi impiastricciata e rovinata dalle punture, finisce per perdere vitalità e le foglie, nel caso di forti attacchi, disseccano e cadono precocemente. Intervento: irrorare con un getto violento di acqua per staccarli dalla foglia una volta caduti sul terreno non riescono più a salire sulla pianta. Intervento chimico: da effettuare in aprile-maggio ed in estate con:

Dimetoato g 3 x litro d'acqua
• Ethiofencarb g 4 x litro d'acqua, oppure piretro e piretroidi g 1 x litro d'acqua.
 
Ragnetti rossi
Sono aracnidi piccolissimi e non piccoli insetti come molti li chiamano: hanno 4 paia di zampe ed un corpo unico e non suddiviso come quello degli insetti. Quelli che a noi interessano vivono a spese delle piante, succhiandone la linfa. Le piante colpite assumono un colore giallo-grigiastro o rugginoso, deperiscono visibilmente e possono morire se non le aiutiamo a combattere questi fastidiosi parassiti. Il primo intervento è irrorare violentemente con acqua le foglie o meglio tutta la pianta, perché se il parassita si stacca dalla foglia e cade, non è più in grado di risalire. Con questo sistema si limita la presenza degli adulti, ma dopo poco tempo dalle uova deposte nella pagina inferiore nasceranno altri individui, che per vivere succhieranno altra linfa. L'operazione va ripetuta se la presenza degli individui si è fatta numerosa. Intervento chimico: da maggio fino all'estate, ogni 15-20 gg. trattare le piante con
Amitraz g 2-,5 x litro d'acqua oppure
Propargite g 1,5-2 x litro d'acqua.
Defogliatori
Occorre analizzare quale tipo di defogliatori ha colpito la pianta e se sono bruchetti tipo tentredini delle rose, è sufficiente spruzzare acqua con violenza per staccarli dalla foglia. Intervento chimico: trattare le piante con
Carbaryl g 2 x litro d'acqua oppure
Phosalone g 2-2,5 x litro d'acqua. 
 
Parassiti vegetali
Ruggini
I danni si hanno sulle foglie dove sulla pagina inferiore si notano pustole di colore giallo-arancione, cui coincidono sulla pagina superiore macchie clorotiche che tendono a necrotizzare, facendo cadere le foglie. La pianta non riesce più a completare la fotosintesi clorofilliana per questo s'indebolisce, sarà attaccata da altri parassiti e poi morirà. Un mezzo valido per opporsi alle ruggini non esiste. In ogni modo si possono provare dei prodotti che possono dare qualche soddisfazione se la malattia è nel primissimo stadio d’attività. Si consiglia:
Benomyl g 1 x litro d'acqua oppure
Mancozeb g 3 x litro d'acqua.
Oidio o mal bianco
Il fungo si rende evidente con macchie bianche feltrose sulle foglie, sugli steli, e sui fiori, interruzione dello sviluppo fino all’appassimento e al disseccamento.
Intervento chimico trattare le piante con:
zolfo colloidale g. 0,8-1 x litro
Ticchiolatura
I segni più appariscenti si hanno sulle foglie, dove si compongono delle macchie rotondeggianti di colore bruno-olivastro e d’aspetto vellutato per l’esistenza di conidi. Durante i mesi primaverili ed estivi i parassiti si spandono per mezzo delle loro forme conidiche. A primavera, questi organi saranno maturi perciò si avrà un'espulsione d’ascospore le quali daranno inizio alle prime infezioni.
Intervento chimico trattare le piante con:
Mancozeb g 3 x litro d'acqua oppure
ossicloruro di rame g 4,5 x litro d'acqua
idrossido di rame g 2,5 x litro d'acqua

ALCUNI CONSIGLI
I rami che fruttificano rimangono molto deboli l’anno successivo; evitare che lo stesso ramo porti i frutti per due anni di seguito. Per la stessa ragione non si lasci più di un frutto per ogni ramo. Il frutto non cade spontaneamente fino a che non ha raggiunto una colorazione scura, ormai in pieno inverno, ma è meglio staccarlo dall’albero quando la buccia comincia a striarsi, oppure quando si spacca mostrando i semi all’interno. Qualora il melograno abbia il tronco cavo, (sabamiki) si deve applicare il liquido jin per evitare i marciumi.

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novembre 03, 2007

L’olmo è sicuramente l’albero più utilizzato nella tecnica bonsai.

L’Olmo è sicuramente l’albero più utilizzato nella tecnica bonsai. Non esiste bonsaista che non abbia nella sua collezione, uno o più esemplari di questa bellissima essenza.

I motivi della sua grande popolarità si possono spiegare con: la possibilità di vivere sia in casa, sia all’aperto,il portamento elegante e proporzionato, l’estrema facilità di coltivazione e la grande resistenza agli attacchi dei parassiti, sia animali, sia vegetali.

Inoltre, la sua notevole adattabilità gli permette di sopravvivere alle intemperanze dei bonsaisti meno esperti, i quali trovano in questo bonsai il miglior banco di prova per saggiare le proprie capacità, allontanando il rischio di “lasciare morti sul campo”.

Esposizione all’esterno.
In primavera, periodo in cui spuntano le nuove foglie, è conveniente tenere l’Olmo in pieno sole: un’adeguata illuminazione permette al bonsai di vegetare con vigore, producendo rami robusti, foglie piccole, vegetazione compatta ed uniforme.
Leggi anche: Come creare un mame da una talea di Olmo cinese.
In estate, invece, come per la totalità dei bonsai, va collocato all’ombra. Anche se questa essenza è molto resistente al caldo, va ricordato che lo stesso non si può dire delle radici, quindi, se non si dispone di ambiente ombreggiato occorre almeno coprire i vasi per non far surriscaldare l’apparato radicale.


In autunno, ci si può regolare come in primavera, esponendo il bonsai in pieno sole così da permettergli di vivere in salute il periodo vegetativo che, nelle regioni del centro-sud si protrae da settembre a novembre.

In inverno, gli Olmi, possono essere tenuti tranquillamente all’esterno, magari proteggendo il vaso dalle gelate, poiché come già detto, la radice è la parte più sensibile agli sbalzi di temperatura.

Esposizione in casa.
Quando viene tenuto in casa, l’Olmo va accudito con maggior attenzione. Innanzitutto, non va dimenticato che la luce è, assieme all’acqua, un elemento indispensabile alla vita di tutte le piante. Anche se l’appartamento è luminoso, il bonsai va posizionato davanti ad una finestra. Un sottovaso riempito di ghiaia bagnata contribuisce a mantenere la giusta umidità alla pianta, sia d’estate, quando fa caldo, sia d’inverno, quando i termosifoni accesi seccano l’aria. Questa sistemazione, oltre a mantenere un microclima più idoneo al bonsai, si rivela utile anche per scongiurare le infestazioni di Ragno Rosso. Se la finestra è esposta al sole, andrà velata da una tenda per evitare che le foglie vengano ustionate dall’”effetto lente” creato dai vetri.

Annaffiatura.
L’annaffiatura dell’Olmo non necessita di particolari accortezze: il terriccio va irrigato abbondantemente a pioggia, con un annaffiatoio provvisto di soffione a fori sottili, quando si presenta quasi asciutto, ripetendo l’operazione due o tre volte a distanza di qualche minuto per fare in modo che il substrato assorba completamente l’acqua versata. Se il bonsai viene tenuto in casa, diventa importantissimo accertarsi, prima di annaffiare, che il terriccio non sia ancora bagnato. In estate, anche all’esterno, è utile sistemare il bonsai in un sottovaso riempito di ghiaia mantenuta umida.

Potatura.
Come per la maggior parte dei bonsai, il periodo migliore per effettuare la potatura è l’inverno: in questa stagione, infatti, la stasi vegetativa evita pericolose perdite di linfa dai tagli effettuati.

La potatura si effettua con la tronchese concava e la scelta delle branche da accorciare o da eliminare dipende dallo stile del bonsai; in ogni caso vanno eliminati i rami che sviluppano in senso verticale, quelli che si incrociano, o che crescono verso l’interno e quelli che nascono sotto la base di un’altro ramo; inoltre,in presenza di rami contrapposti o paralleli, uno dei due va tagliato. Dopo aver effettuato la potatura, ricordarsi di medicare i tagli con del mastice o pasta cicatrizzante.

Pinzatura.


L’Olmo un albero particolarmente vigoroso e la produzione di nuovi germogli èpraticamente continua durante tutto l’anno, perciò, bisogna ricorrere più volte alla tecnica della pinzatura, allo scopo di mantenere la silhouette del bonsai che, se non cimato, diverrebbe un cespuglio informe in poco tempo.

Naturalmente, per non indebolire la pianta, occorre aspettare che dalla chioma fuoriescano molti germogli, con almeno 8-10 foglie, quindi, usando la forbice lunga, si effettua il taglio dopo la prima o la seconda foglia. 

Defogliazione.
Gli Olmi giapponesi a foglia piccola non hanno bisogno della defogliazione, invece, quelli con le foglie più grandi possono essere defogliati in maggio-giugno. L’operazione si effettua con l’apposito defogliatore, eliminando tutte le foglie del bonsai. Dopo pochi giorni, la pianta produce nuove foglioline, più piccole delle precedenti, che rendono il bonsai proporzionato e armonioso.

Rinvaso.
Come per la potatura, il periodo migliore per il rinvaso và da novembre a marzo. L’apparato radicale deve essere ridotto di 1/3 e, se necessario, lo si può liberare completamente dal vecchio terriccio, lavorando “a radice nuda”. Il substrato deve avere un buon drenaggio, perciò, si può utilizzare la terra Akadama, oppure, un terriccio contenente sostanza organica (tipo Terriccio Pronto) che richiederà minori annaffiature d’estate. Ricordarsi di rinvasare solo piante in buona salute e, se l’inverno è particolarmente rigido, proteggere dal gelo gli Olmi appena rinvasati.

Concimazione.
Le concimazioni devono essere costanti per tutto il periodo vegetativo (marzo-giugno e metà agosto-metà ottobre). Fare attenzione a non esagerare con le dosi e usare preferibilmente fertilizzanti a lenta cessione.

Applicazione filo.
Come già detto, l’Olmo è un albero dalla crescita vigorosa, perciò, quando si applica il filo in allumin per orientare i rami, bisogna ricordare di non stringerlo troppo, altrimenti la corteccia potrebbe rimanere segnata già dopo pochi giorni.

Il filo si può applicare tutto l’anno, eccetto il periodo primaverile in cui la pianta cresce più velocemente, allo scopo di evitare il problema appena descritto. Quando si decide di applicare il filo, è consigliabile non annaffiare il bonsai il giorno precedente, in modo da avere rami più flessibili.

Difesa dai parassiti.

Fortunatamente, gli Olmi parvifoglia e le Zelkova sono immuni dalla grafiosi, (il fungo che rischia di distruggere i nostri boschi di Olmi) perciò, nella difesa dai parassiti ci si dovrà preoccupare di un solo nemico: il ragno rosso. Il microscopico Acaro che infesta quasi regolarmente i nostri bonsai nei mesi estivi, facendo cadere loro tutte le foglie. Una difesa efficace è rappresentata da trattamenti preventivi effettuati a cadenza quindicinale, con un insetticida acaricida


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