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febbraio 04, 2014

Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si può trovare un riferimento al Carpino: car che significa legno e pin testa, costituiscono un’allusione dell’impiego di questa pianta nella produzione di gioghi per il bestiame bovino.

 

Il genere Carpinus si compone di almeno un paio di dozzine di specie distribuite in quasi tutti i Paesi posti nelle regioni temperate dell’Emisfero boreale, e prevalentemente nell’Asia centrale ed orientale. Il Carpinus comprende specie arboree, e in maniera più rara sub-arboree. Non raggiunge mai altezze troppo elevate, ed è caratterizzato da una ramificazione lunga e sottile. Ha foglie caduche, provviste di picciolo e di stipole. In aprile-maggio, produce fiori in amenti. I semi sono racchiusi in frutti a piccola cupola, tipo la noce, aperta e trilobata. Il Carpino comune (Carpinus betulus) presenta solchi e striature sulla corteccia grigia ed un fogliame verde brillante che, in autunno, diviene giallo paglierino. La sua età media in natura è di 200 anni.

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Com’è testimoniato da analisi eseguite sui relitti fossili in varie località dell’Italia settentrionale, i Carpini possono essere considerati come i residui del sottobosco delle grandi ed antiche foreste. Non ha un grande valore commerciale, e ciò è dovuto soprattutto al suo legno che si contorce e si lacera con facilità e quindi non si presta a lavori di tornio. È, però, particolarmente apprezzato per il suo fogliame, che essendo molto ornamentale viene utilizzato spesso nei viali, in parchi cittadini ed anche in giardini privati, dove in autunno assume tonalità vivaci di giallo e scarlatto che lo rendono ancor più affascinante.
 

Il bonsai.

La coltivazione a bonsai di questa pianta è piuttosto diffusa poiché, oltre a possedere, come sopra accennato, una ramificazione fine e sottile presenta anche un tronco ben bilanciato. Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile e viene valorizzato particolarmente se formato come bonsai di medie dimensioni. Le varietà che vengono usate con più frequenza in Giappone per la creazione di bonsai sono il Carpinus turkzaninowii, il Carpinus cordata, il Carpinus laxiflora e il Carpinus coreana, mentre in Europa ed in America la specie oriunda è il Carpinus betulus che è piuttosto diffusa ed è perfettamente adattabile alla coltivazione a bonsai.


Esposizione.

Ad esclusione dei mesi più caldi dell’anno, in cui è meglio garantire a questa specie una posizione a mezzombra, il Carpino va sempre collocato in pieno sole, tenendo presente, però, che le sue radici sono piuttosto sensibili al calore intenso e si potrebbero bruciare facilmente. Per fare in modo che la pianta possa trarre solo benefici dall’irradiazione solare, senza che il suo apparato radicale ne risenta, è consigliabile mantenere uno strato costante di muschio sopra la superficie del substrato. Sempre a causa della particolare conformazione delle sue radici, durante i periodi più rigidi dell’inverno va protetto dalle gelate, collocandolo in un luogo riparato.

carpino
Annaffiatura.

Per quanto riguarda l’irrigazione, il Carpino non ha esigenze che si discostino da quelle generali, pertanto un’adeguata annaffiatura dovrà essere abbondante in estate, con frequenti nebulizzazioni, mentre più ridotta in autunno, in proporzione alla diminuzione di esigenza idrica da parte della pianta. Bisogna fare attenzione, però, a non far mai asciugare completamente il terreno, neanche durante i mesi più rigidi dell’inverno. Al fine di evitare ristagni d’acqua, è importante garantire un buon drenaggio.


Terreno.

La miscela di terra più adeguata è costituita da akadama (80%) e terriccio (20%).


Rinvaso.

Il rinvaso si effettua in marzo, quando le gemme iniziano a gonfiarsi, potando le radici ed eliminando completamente quelle vecchie e marce. Bisogna tener presente che nei primi dieci anni di vita della pianta, la frequenza del trapianto dovrà essere ogni due anni, mentre successivamente potrà trascorrere anche un tempo maggiore prima che sia necessario intervenire.


Potatura.

Il Carpino ha la tendenza a perdere rami in inverno, quindi la potatura dovrà essere effettuata all’inizio della primavera. Un modo per evitare, o quanto meno per ridurre, questa tendenza è quello di mantenere la silhouette dei rami molto delineata, affinché aria e luce possano raggiungere tutte le parti dell’albero. Per ridefinire la silhouette, si tagliano i nuovi germogli a 2 o 3 nodi. Quando si pota è consigliabile lasciar crescere i germogli e solo successivamente accorciarli in modo considerevole, altrimenti si rischiano ritiri di linfa nel periodo invernale. Un’altra forma di potatura, che riguarda le ramificazioni con crescita moderata, è l’eliminazione dell’ultimo germoglio, che generalmente si presenta molto grande se confrontato con il resto: tagliandolo in primavera, il ramo apparirà più proporzionato. Poiché l’apice del Carpino è piuttosto vigoroso, occorre potarlo più aggressivamente rispetto alle altre zone, in modo da garantire una migliore distribuzione dell’energia nella pianta. In questo senso è fondamentale che all’apice non vi siano rami troppo forti rispetto allo spessore del tronco e alla dimensione dei rami principali.


Pinzatura.

I rami del Carpino non richiedono una forte pinzatura. Occorre considerare, però, che le sue foglie nascono alterne sui rami, per cui quando si pinza bisognerà tener conto della direzione in cui si svilupperà il nuovo germoglio. La pinzatura può essere leggera, intervenendo con le dita solo sulle nuove foglie in formazione, oppure più aggressiva, tagliando il resto del ramo con le forbici e lasciando solo 2-3 foglie. Il Carpinus ha una certa tendenza a far seccare i rami durante l’inverno, perciò è preferibile lasciar crescere i rametti per poi pinzarli in estate, quando si saranno ingrossati. La cimatura che si utilizza soprattutto per correggere la differenza di vigore tra i rami, va applicata quando i germogli sono appena dischiusi, intervenendo in maniera più aggressiva su quelli forti e solo leggermente su quelli deboli.

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Avvolgimento.

Per conferire una buona struttura all’albero si può intervenire anche con l’avvolgimento, avendo cura però di applicarlo nei periodi adeguati, ossia in primavera o in alternativa all’inizio dell’autunno. Poiché la corteccia è estremamente delicata, il filo va accuratamente rivestito con della carta adesiva per fioristi, inoltre va controllato frequentemente per evitare che non stringa troppo i rami e/o il tronco.


Concimazione.

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan insieme al Concime Stimolante Bonsan, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

Questa specie è abbastanza soggetta a lepidotteri, coleotteri e oidio. Il Carpino spesso è anche attaccato dal ragnetto rosso, che se si manifesta in forma lieve, può essere eliminato semplicemente spruzzando in modo energico la pianta; se l’attacco è piuttosto forte, è opportuno intervenire con specifici trattamenti acaricidi.

Carpino milano

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A proposito dell'autore: Fausto Baccino

Un bonsai non è semplicemente una pianta. È una filosofia, un simbolo d’armonica condivisione con la natura. È un essere vivente sul quale vanno riversate tante attenzioni. Alcuni ritengono che per curarne uno sia necessario essere sereni con se stessi, in armonia con la natura.

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