Il Pino mugo è un'essenza molto indicata per essere lavorata a Bonsai.
Nelle nostre Alpi si spinge fino al limite della vegetazione ed è qui che, in condizioni estreme, le piante assumono caratteristiche uniche, con tronchi contorti e SHAKI e JIN che esprimono la lotta continua della natura per la sopravvivenza.
La pianta lavorata è stata raccolta circa quattro anni fa, infatti la cassetta di legno che la conteneva era completamente distrutta.
Il Pino presentava delle grosse caratteristiche: il tronco alla base aveva una spaccatura con uno SHAKI evidente, segno di un grosso trauma causato o dalla neve o da massi caduti su di esso; più in alto, sul tronco, ripiegato in due curve, lo SHAKI continuava con una rotazione su se stesso per poi interrompersi lungo la parte più dritta.
La chioma abbondante, ma molto distante dalla base, il tronco lungo ed esile, la partenza del tronco con un movimento così accentuato, hanno fatto sì che la scelta dello stile fosse quasi obbligatoria, così si è optato per lo stile a cascata.
Nelle foto si vedono i due lati della pianta e le sue dimensioni reali.
Il primo lavoro effettuato è stata la pulizia dei JIN e degli SHAKI.
Con un gessetto si sono segnate le zone da scortecciare per aumentare le dimensioni e con l'aiuto di una sgorbia si è cercata la zona viva visto che alcune zone morte erano ancora coperte dalla corteccia.
Nella zona apicale, un grosso ramo probabilmente tagliato nella raccolta è stato trasformato in JIN; pur essendo stato tagliato quattro anni prima era ancora pieno di resina.
Con l'aiuto di un tronchese si è asportata tutta la corteccia e per ripulire le zone e lisciarle a dovere si è utilizzata una fresa elettrica con una spazzola di ferro per dare un effetto più naturale.
Dopo aver lavorato le zone di legna secca bisognava valutare la pianta per poterla lavorare al meglio.
Dato che lo stile scelto era quello a cascata è stata decisa l'inclinazione del tronco poi,dando un'occhiata più attenta alla vegetazione, è risultato subito evidente che questa era troppo distante dal tronco e il disegno finale non sarebbe stato interessante; bisognava quindi portarla in una posizione più adeguata.
Per piegare il tronco in quella posizione è stato necessario irrigidirlo perché era molto flessibile e, nella zona dello SHARI spaccato, fletteva molto, quindi, per evitare che si aprisse in quel punto, sul retro è stata sistemata una barra di ferro ancorata al JIN e allo SHAKI.
Poi è cominciata la preparazione del tronco per la piegatura.
Per prima cosa sono stati fissati dei fili di alluminio per rinforzare la zona di maggior piegatura poi, con molta cura, si è legata della rafia inumidita in precedenza nell'acqua, prestando molta attenzione a tirarla molto bene in maniera da farla aderire ed evitare eventuali rotture improvvise.
Sono stati applicati due fili di rame per ancorare la seconda barra, quella con cui si è cominciato a piegare il tronco e poi si è utilizzato un tirante fissato all'apice per mantenere in posizione la piegatura.
Il tronco ha cominciato a piegarsi e, spostando in vari punti la leva, si è cercato di effettuare una curvatura non troppo accentuata.
Nelle nostre Alpi si spinge fino al limite della vegetazione ed è qui che, in condizioni estreme, le piante assumono caratteristiche uniche, con tronchi contorti e SHAKI e JIN che esprimono la lotta continua della natura per la sopravvivenza.
La pianta lavorata è stata raccolta circa quattro anni fa, infatti la cassetta di legno che la conteneva era completamente distrutta.
Il Pino presentava delle grosse caratteristiche: il tronco alla base aveva una spaccatura con uno SHAKI evidente, segno di un grosso trauma causato o dalla neve o da massi caduti su di esso; più in alto, sul tronco, ripiegato in due curve, lo SHAKI continuava con una rotazione su se stesso per poi interrompersi lungo la parte più dritta.
La chioma abbondante, ma molto distante dalla base, il tronco lungo ed esile, la partenza del tronco con un movimento così accentuato, hanno fatto sì che la scelta dello stile fosse quasi obbligatoria, così si è optato per lo stile a cascata.
Nelle foto si vedono i due lati della pianta e le sue dimensioni reali.
Il primo lavoro effettuato è stata la pulizia dei JIN e degli SHAKI.
Con un gessetto si sono segnate le zone da scortecciare per aumentare le dimensioni e con l'aiuto di una sgorbia si è cercata la zona viva visto che alcune zone morte erano ancora coperte dalla corteccia.
Nella zona apicale, un grosso ramo probabilmente tagliato nella raccolta è stato trasformato in JIN; pur essendo stato tagliato quattro anni prima era ancora pieno di resina.
Con l'aiuto di un tronchese si è asportata tutta la corteccia e per ripulire le zone e lisciarle a dovere si è utilizzata una fresa elettrica con una spazzola di ferro per dare un effetto più naturale.
Dopo aver lavorato le zone di legna secca bisognava valutare la pianta per poterla lavorare al meglio.
Dato che lo stile scelto era quello a cascata è stata decisa l'inclinazione del tronco poi,dando un'occhiata più attenta alla vegetazione, è risultato subito evidente che questa era troppo distante dal tronco e il disegno finale non sarebbe stato interessante; bisognava quindi portarla in una posizione più adeguata.
Per piegare il tronco in quella posizione è stato necessario irrigidirlo perché era molto flessibile e, nella zona dello SHARI spaccato, fletteva molto, quindi, per evitare che si aprisse in quel punto, sul retro è stata sistemata una barra di ferro ancorata al JIN e allo SHAKI.
Poi è cominciata la preparazione del tronco per la piegatura.
Per prima cosa sono stati fissati dei fili di alluminio per rinforzare la zona di maggior piegatura poi, con molta cura, si è legata della rafia inumidita in precedenza nell'acqua, prestando molta attenzione a tirarla molto bene in maniera da farla aderire ed evitare eventuali rotture improvvise.
Sono stati applicati due fili di rame per ancorare la seconda barra, quella con cui si è cominciato a piegare il tronco e poi si è utilizzato un tirante fissato all'apice per mantenere in posizione la piegatura.
Il tronco ha cominciato a piegarsi e, spostando in vari punti la leva, si è cercato di effettuare una curvatura non troppo accentuata.
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