Al genere Crataegus, ascritto alla famiglia delle Rosaceae, appartengono un grandissimo numero di specie distribuite in tutte le regioni temperate dell’emisfero boreale. Nelle macchie di tutta l’Italia peninsulare e della Sicilia, fino ad un’altitudine di 1800 metri, cresce comunemente il Crataegus monogyna.
Si tratta di una pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa, sia durante il periodo di fioritura a fine primavera, quando i suoi numerosi corimbi la rivestono di una splendida massa bianca, sia in settembre, momento in cui si ricopre di piccole drupe ovali o globose di color rosso corallo.
Il suo adeguatissimo nome volgare “Biancospino” racchiude in sé le due più evidenti caratteristiche di questa specie: la colorazione della fioritura e la spinosità.
Tra le altre caratteristiche morfologiche vi sono le foglie alterne, caduche, provviste di stipule dentate o lobate, i fiori piccoli e bianchi nella maggior parte delle specie, più raramente di color rosso, riuniti solitamente in infiorescenze a corimbo e solo in alcuni casi solitari.
Provvisti di brattee, essi sono costituiti da 5 sepali, 5 petali e da 5 a 25 stami. Il frutto è una drupa carnosa rossa o gialla, contenente da 1 a 5 noccioli contigui, la cui maturazione si completa in autunno. La fruttificazione di questa pianta presenta una particolarità: i sepali rimangono visibili alla base del frutto, formando una specie di piccolo e grazioso cappellino sulla bacca.
Presenta un legno particolarmente duro, una caratteristica questa così marcata da richiamare l’attenzione, centinaia di anni fa, di Teofrasto dal quale, appunto, proviene la denominazione generica di Crataegus, parola la cui etimologia rivela una radice ellenica: kràtos, vocabolo che ha significato di forza, robustezza. Pur essendo questa una peculiarità molto interessante a livello forestale, non viene sfruttata a causa della sua grande lentezza di crescita.
Si tratta invece di una specie sovente impiegata a livello ornamentale, grazie anche alla notevole adattabilità alle differenti zone climatiche e ai diversi tipi di terreno, che le permette di essere largamente utilizzata nei giardini, soprattutto nella formazione di siepi. Le sue qualità ornamentali sono favorite in modo particolare dal portamento e dalla bellezza del fogliame.
Le varietà che si selezionano per la coltivazione a bonsai vengono scelte prevalentemente per i loro fiori. Tra le specie più diffuse, oltre al nostro Crataegus monogyna, c’è quella giapponese denominata Crataegus cuneata che è molto simile alla monogyna ma, a differenza di quest’ultima, manifesta una fioritura di colore rosso: la sua veste appare particolarmente affascinante quando ricoperta di fiori rossi a petali doppi. Anche il Crataegus oxyacantha, che in maggio porta bellissimi fiori cremisi, riuniti in corimbi, e in autunno si ricopre di piccoli frutti rotondi di colore rosso, è piuttosto utilizzato come bonsai, così come il Crataegus azerolus che, originario dell’Asia minore e dell’Africa settentrionale, è caratterizzato da una fioritura bianca molto profumata.
Pur essendo una delle caratteristiche più apprezzate di tale essenza, la fioritura non è un obiettivo semplice da raggiungere, poiché il Crataegus tende a concentrare il suo vigore nei germogli forti e a lasciare seccare i rametti corti, sui quali hanno origine i fiori, causando la diminuzione anno dopo anno del volume della fioritura. In ogni caso, applicando correttamente la potatura e la pinzatura si può facilmente ovviare a questo inconveniente ed apprezzare costantemente la fioritura del proprio bonsai di Crataegus.
L’ampia diffusione in arte bonsai è determinata anche dalla sua grande vigoria, da cui ne consegue una crescita molto rapida che favorisce il facile ingrossamento dei rami e della base; presenta, inoltre, foglie di piccole dimensioni che lo rendono molto decorativo anche quando non è fiorito. Essendo una specie versatile, si può modellare in quasi tutti gli stili, eccetto l’eretto formale e quello a scopa, lasciando aperte all’autore moltissime possibilità di formazione.
La collocazione ideale è in pieno sole, in posizione ben ventilata, durante tutto l’anno, ad esclusione dei mesi più caldi dov’è indispensabile ripararlo a mezz’ombra. Poiché sopporta bene il clima freddo, anche in inverno non serve adottare particolari cautele: solamente nell’eventualità di gelate prolungate è opportuno collocarlo in un luogo riparato.
La caratteristica dominante del Crataegus, come detto, è la sua copiosa fioritura, ed è proprio in questo periodo che si rende necessaria un'abbondante annaffiatura, poiché il suo consumo avviene con grande rapidità. Se non fosse possibile annaffiare regolarmente, è consigliabile porre la pianta sotto ad una rete ombreggiante che, oltre a rallentare il consumo d’acqua, evita che si brucino le punte delle foglie. In inverno le somministrazioni d’acqua vanno diradate, comunque senza mai far asciugare completamente il terreno.
Terreno.
Il composto più adatto a questa specie è costituito da: akadama 75% e terriccio universale 25%.
Il trapianto si effettua da febbraio a marzo ogni due-tre anni. Sempre in considerazione della sua rapida crescita e conseguentemente dell’apparato radicale, è possibile che sia necessario intervenire con maggiore frequenza, in alcuni casi anche tutti gli anni.
La potatura si effettua in inverno, nel periodo di riposo vegetativo. È indispensabile intervenire tutti gli anni sui rami lunghi, mantenendo invece quelli corti sui quali si manifesterà la fioritura dell’anno successivo. Nei Crataegus solo alcuni germogli presenti alle estremità si sviluppano con vigore. Per ridurre la forza di questi germogli, occorre potarli quando sono giunti a circa metà del loro sviluppo, altrimenti i rami perdono conicità ed eleganza. Questa pianta risponde bene anche alla potatura drastica, vegetando abbondantemente persino dal tronco, per questo motivo la formazione della ramificazione non costituisce un problema. Dopo la fioritura, si rimuovono i fiori appassiti e si accorciano i rami a circa uno o due nodi. Una delle caratteristiche di questa specie è quella di formare numerosi polloni alla base del tronco, che vanno eliminati con cura e al più presto, prima che si sviluppino eccessivamente.
La pinzatura si effettua in primavera, sfoltendo le nuove crescite in modo da favorire la formazione dei rami a due a due; i germogli forti vanno cimati allo scopo di dirigerne il vigore verso quelli deboli. Se si intende far fiorire la pianta, è bene non pinzare fino a dopo la fioritura poiché i fiori nascono sulla cima dei nuovi rami. Pinzando a partire dalla fine di luglio si ottengono unicamente gemme da foglia.
Pur considerando che è sempre meglio intervenire con la potatura ai fini della formazione, è comunque possibile frenare la crescita dei germogli troppo vigorosi attraverso l’utilizzo del filo, avvolgendoli verso il basso. Il periodo migliore per applicarlo è tra maggio e giugno, momento in cui si riesce a contenere l’eccessivo sviluppo dei rami. A causa dell’eccessiva velocità di crescita, è importante osservare costantemente le parti avvolte, in modo da poter rimuovere il filo con tempismo nel caso in cui inizi ad incidere la corteccia.
Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ad intervalli di 8-10 giorni. Tale concimazione può essere sostituita da una somministrazione di Concime Stimolante Bonsan più Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro per 2 volte ogni 15-20 giorni. Negli altri periodi utilizzare il Concime Organico Liquido Bonsan ogni 15 giorni fino ad ottobre, oppure Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni, escludendo il periodo di luglio e agosto.
Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.
Non è particolarmente sensibile a nessuna malattia o agente patogeno, inoltre risponde molto bene ai trattamenti antiparassitari che dovessero rendersi necessari in caso di attacco di afidi, cocciniglie, bruchi, oidio, ruggine e necrosi batterica che possono minacciare questa specie. A scopo preventivo, in inverno, quando l’albero è spoglio, è consigliabile applicare liquido jin diluito in acqua (1:20) al fine di combattere eventuali formazioni di uova d’insetti.