L'uso sperimentale sui tagli di chinetine ha dimostrato, una relazione precisa tra la quantità di callo cicatriziale prodotto e questa sostanza.
La chinetina assommata ad acido abscissico ed auxina, indubbiamente facilita la formazione del callo e la saldatura dell'innesto.
Nelle operazioni d'innesto va rispettata la polarità delle marze.
Gli innesti attecchiscono sempre se sono innesti autoclonali. Di norma varietà diverse della stessa specie, hanno buone possibilità d’attecchimento innesti intervarietali.
Innesti di specie diverse dello stesso genere, innesti interspecifici, non sono facilmente prevedibili. In questo coso occorre attenersi ad innesti consolidati dalla pratica agronomica. Remote sono le possibilità degli innesti intergenerici.
Le tecniche d’innesto conosciute sono essenzialmente due, la tecnica a marza e la tecnica a gemma.
A) - Tecnica a marza.
Si articola nei seguenti metodi:
A1) - Innesto all'inglese od a doppio spacco.
A2) - " a linguetta.
A3) - " a spacco naturale. {Inglese laterale, a penna laterale, laterale maiorchina
A4) - " a spacco.
A5) - " a triangolo.
A6) - " a corona.
A7) - " per approssimazione. {Semplice, a doppio spacco, ad intarsio
A8) - " di ringiovanimento.
A9) - " a ponte.
Tutti questi innesti possono poi essere attuati sulle radici, sul colletto, sul fusto.
B) - Tecnica a gemma .
Si articola nei seguenti metodi:
B1) - Innesto a gemma. {A T, a T invertito, a pezzo, a zufolo, ad anello, alla maiorchina
Tra tutti i metodi citati, nella tecnica bonsaistica si usano soprattutto:
Della prima tecnica, l'innesto a spacco, l'innesto laterale, l'innesto per approssimazione, l'innesto a corona.
Della seconda tecnica, l'innesto a gemma a T, l'innesto a pezzo.
Secondo il nesto usato, (si chiama " nesto " il materiale da impiantare sul soggetto), gli innesti si
possono poi ancora classificare come:
Innesto di ramo, innesto di germoglio, innesto di radice.
Analizziamo nel dettaglio questi metodi.
Tecnica a marza.
Metodo a doppio spacco.
Si usa per innestare materiale piuttosto sottile da 0,5 ad 1 cm. E' un metodo che ha molte possibilità di successo e presenta unioni forti e velocità di saldatura, si esegue su marze e soggetti dello stesso diametro. Può essere usata per abbassare piante che a fronte di una parte apicale ben formata, presentano un'eccessiva altezza ed un tronco cilindrico (scarsa conicità).
La difficoltà d’applicazione del metodo sta nella difficoltà di praticare i tagli sulla marza e sul soggetto in modo che siano esattamente ugua li, le superfici dei tagli devono essere perfettamente liscia, occorre quindi operare con coltelli affilatissimi.
Sui diametri indicati i tagli devono avere una lunghezza che vari da 2 a 4 cm. Si fa un primo taglio su entrambe le parti da innestare, poi sulle superfici attenute si esegue un secondo taglio in senso opposto al primo. Questo sarà situato a circa un terzo della lunghezza del precedente dal vertice di questo, e sarà lungo circa la metà del primo, e condotto a questo il più parallelo possibile. Le due parti dell'innesto vanno poi infilate l'una nell'altra incastrando le due linguette ricavate con il primo taglio.
E' importante che lo strato cambiale della marza e del soggetto combacino tra loro per il maggior sviluppo perimetrico possibile. Nel caso i diametri sono eguali, e le sezioni praticate sono della stessa lunghezza, le zone cambiali combaceranno per il loro intero perimetro. Le due parti dell'innesto unite dovranno poi essere assicurate con una legatura di rafia o cotone su tutta quanta la superficie del taglio, quindi questa sarà impermeabilizzata con cera o mastice da innesto.
La ceratura può essere evitata se i tagli sono protetti dall'essiccamento ponendoli nella sabbia, proteggendoli con torba umida, usando nastri adesivi impermeabili o strisce di teflon. Le legature strette eviteranno un ec cessiva formazione di callo cicatriziale riducendo l'inesteticità delle saldature. Occorrerà però tenere controllate le legature per evitare che un eccessivo ostacolo allo sviluppo, produca altrettanto antiestetiche strozzature sul tronco del nostro araki.
Metodo a spacco semplice.
Questa è una delle procedure più antiche e più usate nella propagazione agricola, mentre nella tecnica bonsaistica da risultati abbastanza scadenti sotto il profilo estetico. E’ usato per effettuare innesti di punta sulle conifere ( ten-tsugi ) o per ottenere tronchi multipli da uno stesso ceppo (tsukami-yose).
Si applica su alberi a nervatura verticale e distesa. Il periodo per applicare questa tecnica sulle conifere è la fine dell'inverno, quando la pianta è ancora a riposo, la possibilità d’attecchimento aumentano quando si pratica in primavera. Nel momento in cui le gemme del soggetto cominciano ad ingrossarsi, ma prima che inizi l'attività vegetativa.
La corteccia per garantire l'attecchimento dell'innesto non deve "dare la buccia".
Le marze devono essere costituite da legno di un anno in riposo, a volte occorre conservarle in
ambiente refrigerato fino al momento dell'impiego.
Tecnicamente l'innesto si fa operando uno spacco radiale o tangenziale sul soggetto; nello spacco vanno poi inserite una o due marze, previa separazione dei lembi di questo con un oggetto divaricante (esempio un cacciavite). Le marze vanno preparate a cuneo lungo ed affusolato verso l'estremità e con la parte esterna più larga del lato interno. La tensione dello spacco del porta innesto presserà le marze al suo interno. La pressione sufficiente a garantire un adeguato contatto tra le zone cambiali delle due parti dell'innesto.
L'innesto andrà in ogni modo legato e paraffinato nel modo già citato pri ma.
Metodo ad innesto laterale.
Si differenzia in tre varianti:
1) - Innesto a penna laterale.
2) - " inglese laterale.
3) - " intarsio laterale od alla maiorchina.
La prima variante è usata per l'innesto di base delle conifere, (moto - tsugi), è applicata su materiale compreso tra i 3 - 8 cm. di diametro. Si opera un incisione alla base del portainnesto con un angolo di 20° - 30° rispetto all'asse di questo, l'incisione dovrà essere profondo non meno di 3 cm. In questa situazione agendo sulla parte alta del soggetto con una flessione, il taglio si apre leggermente, richiudendosi al cessare della flessione. La marza è normalmente un apice lungo circa 8 - 10 cm. con 2 - 3 gemme nella sua parte basale.
Occorre praticare un taglio molto liscio di circa due cm. di lunghezza, così preparata dovrà essere inserita nel soggetto con un angolo che consentirà la massima sovrapposizione delle zone cambiali delle due parti dell'innesto. Si può evitare la legatura delle parti, mentre occorre para ffinare il punto d’innesto.
La seconda variante è usata per innestare piante sempre verdi da appartamento a foglia larga, perciò la sua descrizione sarà tralasciata.
La terza variante è particolarmente usata sulle aghifoglie coltivate in vaso, essa ha inoltre il pregio d’essere molto semplice nell’esecuzione.
Si prepara il portainnesto operando un taglio superficiale verso il basso lungo da 2 a 4 cm.
interrompendolo appena sopra il colletto. Alla base di questo taglio n’ operato un secondo rivolto verso il centro del soggetto, questo deve essere rivolto leggermente verso il basso fino ad incontrare il primo. La marza poi dovrà presentare in lunghezza e larghezza gli stessi tagli del soggetto.
Dopo essere inserita nel portainnesto occorrerà fare la lega tura delle parti e quindi paraffinare il tutto. Le piante preparate con questa tecnica sono mantenute sotto "mist " per alcune settimane, dopo l'unione, il soggetto che sporge sopra il gentile può essere rimosso gradualmente od in una sola volta, in casi di ricostruzione può anche essere mantenuto in sito.
Metodo d’innesto per approssimazione.
E' il metodo più utile nella tecnica bonsaistica, ed è anche quella che garantisce i migliori risultati
d’attecchimento. Caratteristica di quest’innesto è che esso prevede l'unione di due piante indipendenti ed autonome, anche se per estensione questo tipo di tecnica si può estendere anche a due parti dello stesso albero connesse entrambe alla radice. A saldatura avvenuta occorrerà recidere la chioma del soggetto e la base del gentile. Talvolta è necessario eseguire queste asportazioni gradualmente anziché in un sol colpo.
Questo metodo permette di ottenere ottimi risultati d’attecchimento anche con specie difficili da
innestare con altre metodologie, esso è usato comunemente tra piante coltivate entrambe in vaso, si applica a vegetazione in corso, quindi nel periodo primaverile - estivo.
Esistono di questo metodo tre varianti:
1) - innesto per approssimazione semplice.
2) - " " " a doppio spacco.
3) - " " " ad intarsio.
Analizziamo nel dettaglio queste varianti:
Approssimazione semplice.
Si fa operando, sulle due piante da innestare, due tagli con cui si asportano corteccia ed una sottile
sezione di legno per due o tre centimetri di lunghezza. I tagli lisci e perfettamente complanari devono
permettere che le due parti consentano un perfetto e stretto contatto tra le zone cambiali. Legate le due
superfici di contatto s’impermeabilizza il tutto. Il tempo di saldatura in alcuni casi può essere
particolarmente lungo, occorre attendere a fare la rimozione delle parti eccedenti la stagione vegetativa
successiva a quella d’impianto. A volte richiede riequilibrare le parti aeree in rapporto alla consistenza
degli apparati radicali dei simbionti, (individui costituenti le parti dell'innesto), impiegati.
Tralasciamo la descrizione della variante e a doppio spacco inglese perché le applicazioni non cambiano
rispetto alla prima variante, mentre è solo più complessa la sua esecuzione.
Approssimazione ad intarsio.
E’ usato quando il portainnesto ha la corteccia più spessa della marza: in questo caso occorre praticare
nella corteccia del soggetto un intaglio lungo dai 7 ai 10 cm., la larghezza di questo andrà calcolato sul
diametro della marza da innestare. Le incisioni, parallele che determinano l'intaglio, andranno
leggermente svasate verso l'esterno in modo che la marza cui sarà praticata un incisione che asporti la
corteccia ed incida leggermente il legno si possa appoggiare sul fondo dell'intaglio. La corteccia della
marza dovrà poi essere rifilata sulla lunghezza in modo da mostrare lateralmente il tessuto cambiale.
La marza inserita nell'intaglio del soggetto dovrà essere tenuto in sede con una chiodatura, od
interponendo tra la marza e la successiva uno spessore che la mantenga in sede. La legatura va poi
come il solito paraffinata. Nell'anno successivo, a saldatura avvenuta si asporteranno le parti inutili dei
simbionti. Quest’innesto va operato in piena vegetazione e in ogni modo quando la pianta "dà la
buccia".
Metodo dell'innesto a corona.
Si usa per inserire diverse marze sulla testa del portainnesto, questa si posizionano in modo radiale
praticando nel soggetto dei tagli lungo le direttrici del tronco fino ad incontrare il legno. Quest’innesto
va praticato quando l'albero è in piena attività, quando il legno "dà la buccia". Le marze preparate a
cuneo con doppio piano inclinato vanno poi inserite tra la corteccia ed il legno, quindi si effettua la
legatura che va paraffinata come già più volte indicato. Questo tipo d’innesto produce l'unione dei due
simbionti meno saldo d’altri metodi, quindi anche nell'anno successivo all'attecchimento occorrerà
proteggere l'innesto dal vento che potrebbe staccare le marze innestate. Questo metodo, nella tecnica
bonsaistica è usato per produrre lo stile a scopa rovescia su specie che non emettono facilmente gemme
nella zona cambiale dei tagli, oppure per ottenere bonsai a tronchi multipli.
Tecnica a gemma.
Mentre nell'innesto a marza questa è costituita da un breve ramo con alcune gemme, in questa seconda
tecnica si utilizza una sola gemma ed un piccolo pezzo di corteccia con o senza legno.
I processi fisiologici che interessano quest’innesto sono gli stessi che interessano quello a marza.
Quest’innesto si esegue durante tutto il periodo vegetativo, purché non intervengano situazioni
ambientali che ostacolando lo sviluppo della pianta impediscano il distacco della corteccia dal legno,
situazione che come abbiamo già visto in precedenza vada sotto il termine tecnico di: "Dare la buccia ",
solo nell'innesto a gemma ad intarsio si può operare anche se questa condizione non è rispettata.
Quest’innesto ed in particolare il metodo a T, richiede in assoluto meno lavoro dell'innesto a marza, ed
ha se eseguito in condizioni propizie un’altissima percentuale d’attecchimento. E' però un tipo d’innesto
che si esegue quasi esclusivamente su piante o branchette giovani.
I periodi dell'anno in cui le piante presentano la caratteristica di "dare la buccia " e le gemme da
innestare siano ben sviluppate sono tre; nel nostro emisfero corrispondono con i mesi di: luglio -
settembre (innesto autunnale), marzo - aprile (innesto primaverile), fine maggio inizio giugno (innesto
di giugno).
La chinetina assommata ad acido abscissico ed auxina, indubbiamente facilita la formazione del callo e la saldatura dell'innesto.
Nelle operazioni d'innesto va rispettata la polarità delle marze.
Gli innesti attecchiscono sempre se sono innesti autoclonali. Di norma varietà diverse della stessa specie, hanno buone possibilità d’attecchimento innesti intervarietali.
Innesti di specie diverse dello stesso genere, innesti interspecifici, non sono facilmente prevedibili. In questo coso occorre attenersi ad innesti consolidati dalla pratica agronomica. Remote sono le possibilità degli innesti intergenerici.
Le tecniche d’innesto conosciute sono essenzialmente due, la tecnica a marza e la tecnica a gemma.
A) - Tecnica a marza.
Si articola nei seguenti metodi:
A1) - Innesto all'inglese od a doppio spacco.
A2) - " a linguetta.
A3) - " a spacco naturale. {Inglese laterale, a penna laterale, laterale maiorchina
A4) - " a spacco.
A5) - " a triangolo.
A6) - " a corona.
A7) - " per approssimazione. {Semplice, a doppio spacco, ad intarsio
A8) - " di ringiovanimento.
A9) - " a ponte.
Tutti questi innesti possono poi essere attuati sulle radici, sul colletto, sul fusto.
B) - Tecnica a gemma .
Si articola nei seguenti metodi:
B1) - Innesto a gemma. {A T, a T invertito, a pezzo, a zufolo, ad anello, alla maiorchina
Tra tutti i metodi citati, nella tecnica bonsaistica si usano soprattutto:
Della prima tecnica, l'innesto a spacco, l'innesto laterale, l'innesto per approssimazione, l'innesto a corona.
Della seconda tecnica, l'innesto a gemma a T, l'innesto a pezzo.
Secondo il nesto usato, (si chiama " nesto " il materiale da impiantare sul soggetto), gli innesti si
possono poi ancora classificare come:
Innesto di ramo, innesto di germoglio, innesto di radice.
Analizziamo nel dettaglio questi metodi.
Tecnica a marza.
Metodo a doppio spacco.
Si usa per innestare materiale piuttosto sottile da 0,5 ad 1 cm. E' un metodo che ha molte possibilità di successo e presenta unioni forti e velocità di saldatura, si esegue su marze e soggetti dello stesso diametro. Può essere usata per abbassare piante che a fronte di una parte apicale ben formata, presentano un'eccessiva altezza ed un tronco cilindrico (scarsa conicità).
La difficoltà d’applicazione del metodo sta nella difficoltà di praticare i tagli sulla marza e sul soggetto in modo che siano esattamente ugua li, le superfici dei tagli devono essere perfettamente liscia, occorre quindi operare con coltelli affilatissimi.
Sui diametri indicati i tagli devono avere una lunghezza che vari da 2 a 4 cm. Si fa un primo taglio su entrambe le parti da innestare, poi sulle superfici attenute si esegue un secondo taglio in senso opposto al primo. Questo sarà situato a circa un terzo della lunghezza del precedente dal vertice di questo, e sarà lungo circa la metà del primo, e condotto a questo il più parallelo possibile. Le due parti dell'innesto vanno poi infilate l'una nell'altra incastrando le due linguette ricavate con il primo taglio.
E' importante che lo strato cambiale della marza e del soggetto combacino tra loro per il maggior sviluppo perimetrico possibile. Nel caso i diametri sono eguali, e le sezioni praticate sono della stessa lunghezza, le zone cambiali combaceranno per il loro intero perimetro. Le due parti dell'innesto unite dovranno poi essere assicurate con una legatura di rafia o cotone su tutta quanta la superficie del taglio, quindi questa sarà impermeabilizzata con cera o mastice da innesto.
La ceratura può essere evitata se i tagli sono protetti dall'essiccamento ponendoli nella sabbia, proteggendoli con torba umida, usando nastri adesivi impermeabili o strisce di teflon. Le legature strette eviteranno un ec cessiva formazione di callo cicatriziale riducendo l'inesteticità delle saldature. Occorrerà però tenere controllate le legature per evitare che un eccessivo ostacolo allo sviluppo, produca altrettanto antiestetiche strozzature sul tronco del nostro araki.
Metodo a spacco semplice.
Questa è una delle procedure più antiche e più usate nella propagazione agricola, mentre nella tecnica bonsaistica da risultati abbastanza scadenti sotto il profilo estetico. E’ usato per effettuare innesti di punta sulle conifere ( ten-tsugi ) o per ottenere tronchi multipli da uno stesso ceppo (tsukami-yose).
Si applica su alberi a nervatura verticale e distesa. Il periodo per applicare questa tecnica sulle conifere è la fine dell'inverno, quando la pianta è ancora a riposo, la possibilità d’attecchimento aumentano quando si pratica in primavera. Nel momento in cui le gemme del soggetto cominciano ad ingrossarsi, ma prima che inizi l'attività vegetativa.
La corteccia per garantire l'attecchimento dell'innesto non deve "dare la buccia".
Le marze devono essere costituite da legno di un anno in riposo, a volte occorre conservarle in
ambiente refrigerato fino al momento dell'impiego.
Tecnicamente l'innesto si fa operando uno spacco radiale o tangenziale sul soggetto; nello spacco vanno poi inserite una o due marze, previa separazione dei lembi di questo con un oggetto divaricante (esempio un cacciavite). Le marze vanno preparate a cuneo lungo ed affusolato verso l'estremità e con la parte esterna più larga del lato interno. La tensione dello spacco del porta innesto presserà le marze al suo interno. La pressione sufficiente a garantire un adeguato contatto tra le zone cambiali delle due parti dell'innesto.
L'innesto andrà in ogni modo legato e paraffinato nel modo già citato pri ma.
Metodo ad innesto laterale.
Si differenzia in tre varianti:
1) - Innesto a penna laterale.
2) - " inglese laterale.
3) - " intarsio laterale od alla maiorchina.
La prima variante è usata per l'innesto di base delle conifere, (moto - tsugi), è applicata su materiale compreso tra i 3 - 8 cm. di diametro. Si opera un incisione alla base del portainnesto con un angolo di 20° - 30° rispetto all'asse di questo, l'incisione dovrà essere profondo non meno di 3 cm. In questa situazione agendo sulla parte alta del soggetto con una flessione, il taglio si apre leggermente, richiudendosi al cessare della flessione. La marza è normalmente un apice lungo circa 8 - 10 cm. con 2 - 3 gemme nella sua parte basale.
Occorre praticare un taglio molto liscio di circa due cm. di lunghezza, così preparata dovrà essere inserita nel soggetto con un angolo che consentirà la massima sovrapposizione delle zone cambiali delle due parti dell'innesto. Si può evitare la legatura delle parti, mentre occorre para ffinare il punto d’innesto.
La seconda variante è usata per innestare piante sempre verdi da appartamento a foglia larga, perciò la sua descrizione sarà tralasciata.
La terza variante è particolarmente usata sulle aghifoglie coltivate in vaso, essa ha inoltre il pregio d’essere molto semplice nell’esecuzione.
Si prepara il portainnesto operando un taglio superficiale verso il basso lungo da 2 a 4 cm.
interrompendolo appena sopra il colletto. Alla base di questo taglio n’ operato un secondo rivolto verso il centro del soggetto, questo deve essere rivolto leggermente verso il basso fino ad incontrare il primo. La marza poi dovrà presentare in lunghezza e larghezza gli stessi tagli del soggetto.
Dopo essere inserita nel portainnesto occorrerà fare la lega tura delle parti e quindi paraffinare il tutto. Le piante preparate con questa tecnica sono mantenute sotto "mist " per alcune settimane, dopo l'unione, il soggetto che sporge sopra il gentile può essere rimosso gradualmente od in una sola volta, in casi di ricostruzione può anche essere mantenuto in sito.
Metodo d’innesto per approssimazione.
E' il metodo più utile nella tecnica bonsaistica, ed è anche quella che garantisce i migliori risultati
d’attecchimento. Caratteristica di quest’innesto è che esso prevede l'unione di due piante indipendenti ed autonome, anche se per estensione questo tipo di tecnica si può estendere anche a due parti dello stesso albero connesse entrambe alla radice. A saldatura avvenuta occorrerà recidere la chioma del soggetto e la base del gentile. Talvolta è necessario eseguire queste asportazioni gradualmente anziché in un sol colpo.
Questo metodo permette di ottenere ottimi risultati d’attecchimento anche con specie difficili da
innestare con altre metodologie, esso è usato comunemente tra piante coltivate entrambe in vaso, si applica a vegetazione in corso, quindi nel periodo primaverile - estivo.
Esistono di questo metodo tre varianti:
1) - innesto per approssimazione semplice.
2) - " " " a doppio spacco.
3) - " " " ad intarsio.
Analizziamo nel dettaglio queste varianti:
Approssimazione semplice.
Si fa operando, sulle due piante da innestare, due tagli con cui si asportano corteccia ed una sottile
sezione di legno per due o tre centimetri di lunghezza. I tagli lisci e perfettamente complanari devono
permettere che le due parti consentano un perfetto e stretto contatto tra le zone cambiali. Legate le due
superfici di contatto s’impermeabilizza il tutto. Il tempo di saldatura in alcuni casi può essere
particolarmente lungo, occorre attendere a fare la rimozione delle parti eccedenti la stagione vegetativa
successiva a quella d’impianto. A volte richiede riequilibrare le parti aeree in rapporto alla consistenza
degli apparati radicali dei simbionti, (individui costituenti le parti dell'innesto), impiegati.
Tralasciamo la descrizione della variante e a doppio spacco inglese perché le applicazioni non cambiano
rispetto alla prima variante, mentre è solo più complessa la sua esecuzione.
Approssimazione ad intarsio.
E’ usato quando il portainnesto ha la corteccia più spessa della marza: in questo caso occorre praticare
nella corteccia del soggetto un intaglio lungo dai 7 ai 10 cm., la larghezza di questo andrà calcolato sul
diametro della marza da innestare. Le incisioni, parallele che determinano l'intaglio, andranno
leggermente svasate verso l'esterno in modo che la marza cui sarà praticata un incisione che asporti la
corteccia ed incida leggermente il legno si possa appoggiare sul fondo dell'intaglio. La corteccia della
marza dovrà poi essere rifilata sulla lunghezza in modo da mostrare lateralmente il tessuto cambiale.
La marza inserita nell'intaglio del soggetto dovrà essere tenuto in sede con una chiodatura, od
interponendo tra la marza e la successiva uno spessore che la mantenga in sede. La legatura va poi
come il solito paraffinata. Nell'anno successivo, a saldatura avvenuta si asporteranno le parti inutili dei
simbionti. Quest’innesto va operato in piena vegetazione e in ogni modo quando la pianta "dà la
buccia".
Metodo dell'innesto a corona.
Si usa per inserire diverse marze sulla testa del portainnesto, questa si posizionano in modo radiale
praticando nel soggetto dei tagli lungo le direttrici del tronco fino ad incontrare il legno. Quest’innesto
va praticato quando l'albero è in piena attività, quando il legno "dà la buccia". Le marze preparate a
cuneo con doppio piano inclinato vanno poi inserite tra la corteccia ed il legno, quindi si effettua la
legatura che va paraffinata come già più volte indicato. Questo tipo d’innesto produce l'unione dei due
simbionti meno saldo d’altri metodi, quindi anche nell'anno successivo all'attecchimento occorrerà
proteggere l'innesto dal vento che potrebbe staccare le marze innestate. Questo metodo, nella tecnica
bonsaistica è usato per produrre lo stile a scopa rovescia su specie che non emettono facilmente gemme
nella zona cambiale dei tagli, oppure per ottenere bonsai a tronchi multipli.
Tecnica a gemma.
Mentre nell'innesto a marza questa è costituita da un breve ramo con alcune gemme, in questa seconda
tecnica si utilizza una sola gemma ed un piccolo pezzo di corteccia con o senza legno.
I processi fisiologici che interessano quest’innesto sono gli stessi che interessano quello a marza.
Quest’innesto si esegue durante tutto il periodo vegetativo, purché non intervengano situazioni
ambientali che ostacolando lo sviluppo della pianta impediscano il distacco della corteccia dal legno,
situazione che come abbiamo già visto in precedenza vada sotto il termine tecnico di: "Dare la buccia ",
solo nell'innesto a gemma ad intarsio si può operare anche se questa condizione non è rispettata.
Quest’innesto ed in particolare il metodo a T, richiede in assoluto meno lavoro dell'innesto a marza, ed
ha se eseguito in condizioni propizie un’altissima percentuale d’attecchimento. E' però un tipo d’innesto
che si esegue quasi esclusivamente su piante o branchette giovani.
I periodi dell'anno in cui le piante presentano la caratteristica di "dare la buccia " e le gemme da
innestare siano ben sviluppate sono tre; nel nostro emisfero corrispondono con i mesi di: luglio -
settembre (innesto autunnale), marzo - aprile (innesto primaverile), fine maggio inizio giugno (innesto
di giugno).