Tecnica della margotta
I cinesi sono sempre stati apprezzali per il loro ingegno: la ruota, la bussola, la porcellana, la polvere da sparo e persino il bonsai sono solo alcune delle invenzioni loro attribuite.
La propagazione di piante per mezzo della margotta è un'altra utile invenzione che si ritiene abbia avuto origine in Cina. È da più di 1500 anni, probabilmente, cbe si fanno margotte e questo metodo è ancora ampiamente usato al giorno d'oggi. Gli antichi cinesi con ogni probabilità scoprirono questo procedimento assolutamente per caso: osservando ad esempio un albero o un ramo parzialmente rotto che aveva prodotto nuove radici nel terreno.
Nelle condizioni di caldo umido tipiche dei tropici, la margotta è un procedimento veloce che viene frequentemente applicato; in India, ad esempio, molte varietà di alberi da frutto come il mango e la guava vengono moltipllcate con questo metodo. Usualmente, si applica un grumo di sfagno attorno a un ramo parzialmente tagliato. Questa pallottola viene quindi legata con un tessuto vegetale e nello spazio di alcune settimane si forma una nuova massa di radici.
II vantaggio principale di questo tipo di margotta è che se ne ottiene un albero maturo che produce già frutta in giovane età e in brevissimo tempo.
Tutto ciò naturalmente ne fa un metodo ideale per il bonsai; si potrà ottenere un albero maturo in una frazione del tempo che ci vorrebbe per crescerlo, con un tronco simile, da seme o da talea. In più, la margotta da la possibilità di scegliere un ramo in particolare, che abbia una forma adeguata al nuovo soggetto che si vuole realizzare. È abbastanza sorprendente, quindi, che nonostante tutte queste buone ragioni la margotta sia così poco usata, professionalmente, come un'efficace tecnica per la produzione di bonsai. Il motivo addotto generalmente dai vivaisti è che la margotta richiede troppa inanualità e attenzione, ma io sospetto che il vero motivo sia il non voler smembrare lo stock di piante madri, utilizzandone i rami più belli.
Come nel caso del materiale che si può raccogliere all'aperto, la disponibilità di rami è relativamente limitata. Una volta che si sia esaurita ci vorrà parecchio tempo prima che altro materiale della stessa qualità sia disponibile.
Per quanto riguarda gli appassionati di bonsai, in ogni caso, la margotta è un metodo ideale di propagazione delle piante in quanto è semplice, economico e veloce. Coloro che l'hanno già sperimentato saranno certamente d'accordo nel riconoscere che da molta soddisfazione vedere le radici formarsi dal nulla, in così breve tempo. In realtà la margotta è uno dei processi più affascinanti del giardinaggio.
foto acero palmato
Un acero palmato var. Deshojo, coltivato nello stile a due tronchi e ammirato per il colore carminio della sua chioma, è pure molto bello senza foglie quando, nel tardo autunno, i giovani rami sono ancora rosseggianti.
Principi di base
La tecnica della margotta richiede che si interrompa la discesa della linfa in un punto del ramo. Quando ciò avviene, il ramo, nel tentativo di sopravvivere, cerca di creare un ponte di tessuto oltre lo sbarramento, oppure di formare nuove radici, per trovare umidità e nutrimento nelle immediate vicinanze.
Si possono applicare due metodi per interrompere il flusso della linfa, con alcune varianti nella tecnica di applicazione. Il primo metodo consiste nel tagliare un anello di corteccia tutt'intorno al ramo o al tronco, mentre il secondo richiede l'applicazione di un tornichetto attorno al ramo, in modo che la linfa non possa passare. Essendo l'interruzione della linfa un intervento traumatizzante, spesso è consigliabile lasciare una strisciolina di corteccia perché agisca come un ponte e consenta al ramo di essere ancora nutrito, anche se in misura ridotta.
Adattare il metodo alla varietà dell'albero
La scelta della tecnica più adatta dipende fortemente dalla varietà dell'albero: ad esempio alcune essenze reagiscono bene all'asportazione dell'anello di corteccia, altre lo subiscono come uno shock troppo grave, e possono anche morire. Ciascuno può, con l'esperienza, scoprire quale varietà di albero risponde bene a un metodo piuttosto che all'altro. Io comunque trovo che l'asportazione della corteccia è particolarmente valida per le seguenti varietà: acero giapponese, acero tridente, olmo cinese, zelcova, tutti i ginepri, salice e coto-neaster.
Ho anche sperimentato che, nonostante si possano far margotte praticamente in tutte le parti dell'albero, il punto migliore è subito sotto la biforcazione di un ramo. Questa è tra l'altro la posizione raccomandata sia dai cinesi che dai giapponesi.
La margotta è particolarmente indicata se usata su alti alberi di vivaio, coltivati per i giardini.
Questi alberi sono stati privati di tutti i germogli fino a un'altezza di circa un metro e ottanta; ciò lascia loro una 'testa' di rami che nascono in cima a un lungo tronco nudo. Da uno solo di questi soggetti si possono ricavare 9 o 10 nuove piante, facendo margotte su tutta la sua altezza.
Selezionando le varietà di alberi che radicano facilmente in questo modo e facendo un paio di margotte su ognuno di essi, potrete ottenere nello spazio di una sola stagione vegetativa non meno di sei o sette nuovi soggetti.
I cinesi sono sempre stati apprezzali per il loro ingegno: la ruota, la bussola, la porcellana, la polvere da sparo e persino il bonsai sono solo alcune delle invenzioni loro attribuite.
La propagazione di piante per mezzo della margotta è un'altra utile invenzione che si ritiene abbia avuto origine in Cina. È da più di 1500 anni, probabilmente, cbe si fanno margotte e questo metodo è ancora ampiamente usato al giorno d'oggi. Gli antichi cinesi con ogni probabilità scoprirono questo procedimento assolutamente per caso: osservando ad esempio un albero o un ramo parzialmente rotto che aveva prodotto nuove radici nel terreno.
Nelle condizioni di caldo umido tipiche dei tropici, la margotta è un procedimento veloce che viene frequentemente applicato; in India, ad esempio, molte varietà di alberi da frutto come il mango e la guava vengono moltipllcate con questo metodo. Usualmente, si applica un grumo di sfagno attorno a un ramo parzialmente tagliato. Questa pallottola viene quindi legata con un tessuto vegetale e nello spazio di alcune settimane si forma una nuova massa di radici.
II vantaggio principale di questo tipo di margotta è che se ne ottiene un albero maturo che produce già frutta in giovane età e in brevissimo tempo.
Tutto ciò naturalmente ne fa un metodo ideale per il bonsai; si potrà ottenere un albero maturo in una frazione del tempo che ci vorrebbe per crescerlo, con un tronco simile, da seme o da talea. In più, la margotta da la possibilità di scegliere un ramo in particolare, che abbia una forma adeguata al nuovo soggetto che si vuole realizzare. È abbastanza sorprendente, quindi, che nonostante tutte queste buone ragioni la margotta sia così poco usata, professionalmente, come un'efficace tecnica per la produzione di bonsai. Il motivo addotto generalmente dai vivaisti è che la margotta richiede troppa inanualità e attenzione, ma io sospetto che il vero motivo sia il non voler smembrare lo stock di piante madri, utilizzandone i rami più belli.
Un acero palmato var. Deshojo, coltivato nello stile a due tronchi e ammirato per il colore carminio della sua chioma, è pure molto bello senza foglie quando, nel tardo autunno, i giovani rami sono ancora rosseggianti.
Come nel caso del materiale che si può raccogliere all'aperto, la disponibilità di rami è relativamente limitata. Una volta che si sia esaurita ci vorrà parecchio tempo prima che altro materiale della stessa qualità sia disponibile.
Per quanto riguarda gli appassionati di bonsai, in ogni caso, la margotta è un metodo ideale di propagazione delle piante in quanto è semplice, economico e veloce. Coloro che l'hanno già sperimentato saranno certamente d'accordo nel riconoscere che da molta soddisfazione vedere le radici formarsi dal nulla, in così breve tempo. In realtà la margotta è uno dei processi più affascinanti del giardinaggio.
foto acero palmato
Un acero palmato var. Deshojo, coltivato nello stile a due tronchi e ammirato per il colore carminio della sua chioma, è pure molto bello senza foglie quando, nel tardo autunno, i giovani rami sono ancora rosseggianti.
Principi di base
La tecnica della margotta richiede che si interrompa la discesa della linfa in un punto del ramo. Quando ciò avviene, il ramo, nel tentativo di sopravvivere, cerca di creare un ponte di tessuto oltre lo sbarramento, oppure di formare nuove radici, per trovare umidità e nutrimento nelle immediate vicinanze.
Si possono applicare due metodi per interrompere il flusso della linfa, con alcune varianti nella tecnica di applicazione. Il primo metodo consiste nel tagliare un anello di corteccia tutt'intorno al ramo o al tronco, mentre il secondo richiede l'applicazione di un tornichetto attorno al ramo, in modo che la linfa non possa passare. Essendo l'interruzione della linfa un intervento traumatizzante, spesso è consigliabile lasciare una strisciolina di corteccia perché agisca come un ponte e consenta al ramo di essere ancora nutrito, anche se in misura ridotta.
Adattare il metodo alla varietà dell'albero
La scelta della tecnica più adatta dipende fortemente dalla varietà dell'albero: ad esempio alcune essenze reagiscono bene all'asportazione dell'anello di corteccia, altre lo subiscono come uno shock troppo grave, e possono anche morire. Ciascuno può, con l'esperienza, scoprire quale varietà di albero risponde bene a un metodo piuttosto che all'altro. Io comunque trovo che l'asportazione della corteccia è particolarmente valida per le seguenti varietà: acero giapponese, acero tridente, olmo cinese, zelcova, tutti i ginepri, salice e coto-neaster.
Ho anche sperimentato che, nonostante si possano far margotte praticamente in tutte le parti dell'albero, il punto migliore è subito sotto la biforcazione di un ramo. Questa è tra l'altro la posizione raccomandata sia dai cinesi che dai giapponesi.
La margotta è particolarmente indicata se usata su alti alberi di vivaio, coltivati per i giardini.
Questi alberi sono stati privati di tutti i germogli fino a un'altezza di circa un metro e ottanta; ciò lascia loro una 'testa' di rami che nascono in cima a un lungo tronco nudo. Da uno solo di questi soggetti si possono ricavare 9 o 10 nuove piante, facendo margotte su tutta la sua altezza.
Selezionando le varietà di alberi che radicano facilmente in questo modo e facendo un paio di margotte su ognuno di essi, potrete ottenere nello spazio di una sola stagione vegetativa non meno di sei o sette nuovi soggetti.