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aprile 15, 2009

La margotta è una tecnica di propagazione di antica origine cinese

Tecnica della margotta

I cinesi sono sempre stati apprezzali per il loro ingegno: la ruota, la bussola, la porcella­na, la polvere da sparo e persino il bonsai sono solo alcune delle invenzioni loro attri­buite.

La propagazione di piante per mezzo della margotta è un'altra utile invenzione che si ritiene abbia avuto origine in Cina. È da più di 1500 anni, probabilmente, cbe si fanno margotte e questo metodo è ancora ampia­mente usato al giorno d'oggi. Gli antichi cinesi con ogni probabilità scopri­rono questo procedimento assolutamente per caso: osservando ad esempio un albero o un ramo parzialmente rotto che aveva prodotto nuove radici nel terreno.

Nelle condizioni di caldo umido tipiche dei tropici, la margotta è un procedimento velo­ce che viene frequentemente applicato; in India, ad esempio, molte varietà di alberi da frutto come il mango e la guava vengono moltipllcate con questo metodo. Usualmente, si applica un grumo di sfagno attorno a un ramo parzialmente tagliato. Questa pallottola viene quindi legata con un tessuto vegetale e nello spazio di alcune set­timane si forma una nuova massa di radici.
II vantaggio principale di questo tipo di mar­gotta è che se ne ottiene un albero maturo che produce già frutta in giovane età e in brevissimo tempo.
Tutto ciò naturalmente ne fa un metodo ideale per il bonsai; si potrà ottenere un al­bero maturo in una frazione del tempo che ci vorrebbe per crescerlo, con un tronco si­mile, da seme o da talea. In più, la margotta da la possibilità di scegliere un ramo in par­ticolare, che abbia una forma adeguata al nuovo soggetto che si vuole realizzare. È abbastanza sorprendente, quindi, che no­nostante tutte queste buone ragioni la mar­gotta sia così poco usata, professionalmente, come un'efficace tecnica per la produzione di bonsai. Il motivo addotto generalmente dai vivaisti è che la margotta richiede troppa inanualità e attenzione, ma io sospetto che il vero motivo sia il non voler smembrare lo stock di piante madri, utilizzandone i rami più belli.

Un acero palmato var. Deshojo, coltivato nello stile a due tronchi e ammirato per il colore carminio della sua chioma, è pure molto bello senza foglie quando, nel tardo autunno, i giovani rami sono ancora rosseggianti.

Come nel caso del materiale che si può raccogliere all'aperto, la disponibilità di rami è relativamente limitata. Una volta che si sia esaurita ci vorrà parecchio tempo prima che altro materiale della stessa qualità sia disponibile.

Per quanto riguarda gli appassionati di bonsai, in ogni caso, la margotta è un metodo ideale di propagazione delle piante in quan­to è semplice, economico e veloce. Coloro che l'hanno già sperimentato saran­no certamente d'accordo nel riconoscere che da molta soddisfazione vedere le radici for­marsi dal nulla, in così breve tempo. In real­tà la margotta è uno dei processi più affasci­nanti del giardinaggio.

foto acero palmato

Un acero palmato var. Deshojo, coltivato nello stile a due tronchi e ammirato per il colore carminio della sua chioma, è pure molto bello senza foglie quando, nel tardo autunno, i giovani rami sono ancora rosseggianti.

Principi di base

La tecnica della margotta richiede che si in­terrompa la discesa della linfa in un punto del ramo. Quando ciò avviene, il ramo, nel tentativo di sopravvivere, cerca di creare un ponte di tessuto oltre lo sbarramento, oppu­re di formare nuove radici, per trovare umi­dità e nutrimento nelle immediate vici­nanze.
Si possono applicare due metodi per inter­rompere il flusso della linfa, con alcune va­rianti nella tecnica di applicazione. Il primo metodo consiste nel tagliare un anello di corteccia tutt'intorno al ramo o al tronco, mentre il secondo richiede l'applica­zione di un tornichetto attorno al ramo, in modo che la linfa non possa passare. Essendo l'interruzione della linfa un inter­vento traumatizzante, spesso è consigliabile lasciare una strisciolina di corteccia perché agisca come un ponte e consenta al ramo di essere ancora nutrito, anche se in misura ri­dotta.
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Adattare il metodo alla varietà dell'albero

La scelta della tecnica più adatta dipende fortemente dalla varietà dell'albero: ad esempio alcune essenze reagiscono bene al­l'asportazione dell'anello di corteccia, altre lo subiscono come uno shock troppo grave, e possono anche morire. Ciascuno può, con l'esperienza, scoprire quale varietà di albero risponde bene a un metodo piuttosto che all'altro. Io comunque trovo che l'asportazione della corteccia è particolarmente valida per le seguenti varie­tà: acero giapponese, acero tridente, olmo cinese, zelcova, tutti i ginepri, salice e coto-neaster.

Ho anche sperimentato che, nonostante si possano far margotte praticamente in tutte le parti dell'albero, il punto migliore è subito sotto la biforcazione di un ramo. Questa è tra l'altro la posizione raccomandata sia dai cinesi che dai giapponesi.

La margotta è particolarmente indicata se usata su alti alberi di vivaio, coltivati per i giardini.
Questi alberi sono stati privati di tutti i ger­mogli fino a un'altezza di circa un metro e ottanta; ciò lascia loro una 'testa' di rami che nascono in cima a un lungo tronco nudo. Da uno solo di questi soggetti si possono ricava­re 9 o 10 nuove piante, facendo margotte su tutta la sua altezza.
Selezionando le varietà di alberi che radica­no facilmente in questo modo e facendo un paio di margotte su ognuno di essi, potrete ottenere nello spazio di una sola stagione ve­getativa non meno di sei o sette nuovi sog­getti.

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A proposito dell'autore: Fausto Baccino

Un bonsai non è semplicemente una pianta. È una filosofia, un simbolo d’armonica condivisione con la natura. È un essere vivente sul quale vanno riversate tante attenzioni. Alcuni ritengono che per curarne uno sia necessario essere sereni con se stessi, in armonia con la natura.

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