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gennaio 14, 2009

Il Bonju, tecnica di costruzione e formazione del Bonsai

Materiale vegetale di base e dimensioni

La dimensione di un bonsai non è rilevante ai fini della sua valutazione, anche se questo parametro condiziona la scelta del materiale di partenza per la sua formazione.

Non esiste una regola precisa che stabilisca il limite superiore dell'altezza di un bonsai, purché l'immagine finale della pianta si presenti come la miniatura dell'albero osservato nel suo ambiente naturale.

L'altezza finale del bonsai può superare anche i 120 cm., unica regola da tenere presente in questo caso, è che la collocazione di questi bonsai deve avvenire in un cortile all'esterno. Le categorie dei bonsai, come sarà precisato più avanti nel testo, sono essenzialmente sette: A1 (> 120 cm.), A2 (da 120 a 90 cm.), A3 (da 90 a 45 cm.), A4 (da 40 a 20 cm.), A5 (da 18 a 10 cm.), A6 (da nove a 5 cm.), A7 (<5>

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Tabella dei rapporti dimensionali tra categorie di bonsai

Categorie H. albero F Base Largh. Denomin. rami A1 > 120 cm. > 20 cm. > 60 cm. HACHI-UYE
A2 120/90 20/15 60/45 OMONO
A3 90/45 15/7,4 45/22,5 CHUMONO
A4 45/20 7,4/3,3 22,5/10 KATADE-MOKI
A5 20/10 3,3/1,8 10/5 KIMONO
A6 10/5 1,8/0,8 5/2,5 MAME
A7 < >
Nell'introduzione abbiamo già precisato che il BONSAI, non è una pianticella miniaturizzata bensì l'insieme della pianta e della tecnica per ottenerla.

In Giappone l'albero bonsai si chiama "Bonju ", la tecnica della miniaturizzazione è chiamata " Seishi ". Il BONSAI è quindi il risultato dell'albero (BONJU) più la tecnica (SEISHI) di lavorazione. Non sono le dimensioni che determinano la bellezza del bonsai, queste dipendono dal gusto personale dell'autore. Le qualità formali devono dare il senso di miniatura alla pianta lavorata.

Oltre a ciò il bonsai è strettamente, legato alle dimensioni spaziali dell'ambiente in cui è inserito. Il rapporto tra lo spazio e la pianta segue dei canoni che possono essere così riassunti: esiste un modulo spaziale d’esposizione che deve essere rispettato, il fondo non deve interferire con l'albero, ne disturbarne la lettura, il vaso possibilmente deve essere appoggiato ad un tavolino o ad un elemento di legno che gli dia stabilità.
In Giappone il modulo d’esposizione è il "tatami" questo è la stuoia di paglia di riso usata come giaciglio, le sue dimensioni sono circa 90 cm. per 180 cm.

Un bonsai di 12 cm. di base, corrispondente a 72 cm. d’altezza, necessita di una superficie espositiva pari a due tatami. Esiste come abbiamo già visto in precedenza una classificazione del bonsai riferita alla dimensione (altezza).

Questa può essere così sintetizzata:
- Bonsai che superano i 120 cm. si chiamano HACHI-UYE-BONSAI, vanno posti all'esterno in un cortile
- Bonsai compresi tra 120 e 90 cm. si chiamano OMONO -BONSAI, questi possono poi ancora essere suddivisi secondo gli uomini che necessitano per il loro spostamento.
- Bonsai compresi tra 90 e 45 cm. si chiamano CHUMONO-BONSAI queste piante sono spostate comodamente da un solo uomo
- Bonsai compresi tra 45 e 20 cm. si chiamano KATADE-MOCHI-BONSAI sono spostabili con una sola mano, (vanno esclusi questa categoria gli stili su roccia ).
- Bonsai compresi tra 18 e 10 cm. si chiamano KOMONO-BONSAI sono bonsai che si possono ottenere solo con specie che presentino una tessitura dei rami molto fine.

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I dettagli che sono richiesti ad un bonsai di queste dimensioni non sarebbero ottenibili con specie che avessero una struttura grossolana.

- Bonsai che hanno altezze comprese tra 10 e 5 cm. si chia mano MAME-BONSAI. Sono piante affascinanti ma difficilissime da formare e da curare, per la difficoltà di ottenere particolari così piccoli e, per le condizioni estreme in cui sono tenuti o vivere.
- Bonsai con altezza inferiore a 5 cm. si chiamano KESHITSUBU-BONSAI (semi di papavero.) Si tratta di pianticelle seminate direttamente in vaso.

L'ALBERO BONSAI (BONJU)

Le parti, che costituiscono l'albero bonsai, sono: LA RADICE (NEBARI) - I rami laterali di questa devono essere distribuiti in modo uniforme su tutto quanto il perimetro del colletto; IL TRONCO (MIKI) - ha caratteristiche diverse secondo lo stile che si considera. Nello stile eretto formale, ad esempio, non deve presentare curve ma essere dritto.

Le eventuali curve devono essere corrette con uno dei vari sistemi di forzatura, le leggere curvature vanno spostate in modo da rimanere nascoste nella profondità del tronco (si rammenti che il bonsai ha un solo punto di vista, che impone di osservarlo in prospettiva centrale, asse visuale passante per il tronco della pianta)

La parte anteriore va scelta in modo che il tronco si rastremi gradatamente verso l'alto. Un tronco che dia l'impressione di vetustà si chiama SABA-MIKI, deve risultare possente, ma proporzionato nella sua conicità, (rastremazione), il tronco scortecciato SHARI-MIKI accentua l'impressione di vetustà facendo acquistare importanza all'albero. - L'APICE (SHIN) va deciso in base all'altezza dell'albero.

Se si riduce questa, l'apice va sostituito con un ramo frontale, in linea di massima dalla scelta del nuovo apice vanno esclusi i rami laterali o quelli posteriori la vecchia cima va asportata dal didietro ed il nuovo apice si raddrizza con i normali sistemi di forzatura.

Nel bonsai l'apice è considerato il simbolo della vita, deve indicare forza e vitalità, le cime monche, spezzate incidentalmente e sofferenti fanno perdere pregio all'albero. Gli apici però, se hanno assunto dopo lunga vita l'aspetto del naturale avvizzimento, danno pregio al bonsai perché rappresentano un triste tocco d’austera vetustà.

Questi apici si chiamano JIN e sono l'identificazione della divinità. -

I RAMI (EDA) sono l'essenza stessa del bonsai. Ne rappresentano la tendenza vitale, il continuo divenire della struttura, il simulacro della forza vegetativa, lo strumento della sua crescita. La posizione dei rami nel bonsai è l'elemento che ne determina l'aspetto formale e prospettico. I rami rivestono quindi importanza secondo la loro posizione spaziale

Rami che guardano di fronte (MIKIKIRI-EDA), che s’irradiano da uno stesso punto (KURUMA- EDA), quelli a sbarra (KANNUKI-EDA), ecc. sono poco apprezzati. I rami nello stile eretto formale - COKKAN – In questo stile la posizione dei rami hanno un’importanza fondamentale, essi si dividono in due gruppi, quel formato dai fondamentali, costituito da 4 - 5 branche; ed il gruppo dei rami secondari costituente la parte alta dell'albero, il cui numero è discrezionale, consideriamoli in dettaglio:

A- Primo ramo, (ICHI-NO-EDA); la posizione è determinata in base ad un rapporto di sezione aurea o da una sequenza matematica, (sequenza di Fibonacci), può essere posto sia a destra sia a sinistra, (mai sul fronte né sul retro), è il ramo più significativo.
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B- Il ramo posteriore, (USHIRO-EDA); da profondità all’albero, e deve essere visibile dal fronte, quindi non dovrà mai essere perfettamente perpendicolare al piano visuale del bonsai, (nel caso non n’esistesse alcuno immediatamente dopo il primo che avesse queste caratteristiche, se ne può scegli ere uno successivo e posizionarlo sul retro).

C - Secondo ramo (NI-NO-EDA); deve trovarsi possibilmente in posizione opposta al primo, se ma ncasse posizionarne un frontale forzandolo sul lato, (deve trovarsi più in alto del primo ed essere più corto).

D - Ramo frontale (MAE-EDA); va collocato sopra il livello dell’occhio non deve mai puntare verso l’osservatore, va sempre spostato verso destra o verso sinistra

E - F - Rami della parte alta del bonsai; devono salire secondo una spirale continua verso l’apice, occorre evitare che siano in posizione diametralmente opposta all’asse principale (fusto). Quando s’inizia a lavorare un bonsai, occorre mantenere parecchi rami che saranno tolti successivamente secondo lo sviluppo della pianta.

LE FOGLIE (HIMESHO); devono essere piccole, folte, interessanti come forma e come colore se queste caratteristiche saranno rispettate il bonsai acquisterà notevole apprezzamento.

CARATTERISTICHE DELLE PIANTE. Materiali vari da cui ricavare un bonsai. Anche se in generale qualunque albero può essere ridotto a bonsai, esistono varietà arboree che mal si prestano ad essere costrette in vaso, alcune specie, soffrono interventi drastici di potatura, tanto alla parte aerea che ipogea, altre presentano eccessiva prevalenza apicale, altre riducono in modo irrilevante la superficie fogliare a seguito della defogliazione, ecc.

Esiste quindi un’esperienza tramandata che ha identificato le caratteristiche che deve avere un albero per essere educato a bonsai. Vediamo quali sono le più importanti: Le radici: sono apprezzate le piante fittonanti, che presentano cioè una radice principale molto lunga rispetto alle laterali brevi ed esigue. Le piante che tendono ad avere in natura radici molto profonde, sono quelle che anche in vaso, resistono meglio alla siccità.
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Vanno in ogni caso evitate le piante a radice fascicolata e quelle che presentano difficoltà a lignificare, queste sono maggiormente soggette al marciume durante il trapianto ed i rinvasi. Buona regola nella scelta è che l'albero abbia l'apparato radicale forte e suddiviso, che saldi facilmente le ferite da potatura ed abbia buona capacita di rivegetare.

Le piante facili a radicare per taleaggio sono avvantaggiate rispetto alle altre. Il fusto: deve essere tendenzialmente conico e non avere inversioni di sezione. Tronchi con la corteccia rugosa sono più interessanti, sulle piante con questa caratteristica si riescono a mimetizzare meglio le cicatrici da potatura. Interessanti sono pure le piante con corteccia liscia ma colorata in modo cara tteristico, o le tessiture particolari.

I rami: devono avere internodi brevi, sopportare bene piegature e torsioni, non devono allungarsi troppo prima di lignificare, gli interventi di potatura non devono creare eccessivi ritorni di linfa; i rami giovani non devono avere la tendenza a seccare durante la stagione invernale. Le foglie: devono essere piccole, o caratterizzate da spiccata capacità d’autoriduzione, la forma ed il colore devono essere interessanti, corti i piccioli. La defogliazione non deve causare la perdita dei rami.

Le piante scelte dovranno avere la capacità di riprodurre l'apparato fogliare durante tutto il periodo vegetativo. L'albero scelto dovrà essere: longevo, avere crescita rapida e vigorosa. Se l'albero è una pianta da vivaio, non dovrà presentare segni evidenti d’innesto.

MATERIALI PER OTTENERE UN BONSAI (ARAKI)

Di seguito elenchiamo i materiali da cui si possono ottenere gli alberi - vassoio: 1) - (YAMADORI) pianta presa in natura 2) - (TORIKI) pianta ottenuta per propaggine 3) - (SASHIKI) pianta ottenuta per talea 4) - (KABUWAKE) pianta ottenuta per separazione di radici 5) - (TSUGIKI) pianta ottenuta per innesto 6) - (MISHO) pianta da seme 7) - (ARAKI) pianta da vivaio

YAMADORI - Pianta presa in ambiente naturale: La raccolta del materiale preso in natura deve avvenire seguendo criteri ben precisi, alcuni di questi discendono dal principio che l'albero da prelevare deve essere salvaguardato non solo com’essere vivente singolo, ma anche e soprattutto com’elemento dell'ambiente in cui vive. Occorre quindi prelevare piante che non rivestono valore forestale oppure ecologico. Il prelievo dovrà essere attuato solo quando esiste una sufficiente garanzia che la pianta possa sopravvivere, i tempi ed i luoghi sono dunque sempre scelti in quest'ottica.

Il prelievo dovrà inoltre evitare danni all'ambiente ed in particolare allo strato superficiale del terreno. Spesso l'asportazione del manto erboso superficiale può innescare fenomeni d’erosione gravissimi, con conseguenti smottamenti, e frane che sono di solito il risultato dell'infiltrazione d'acqua piovana nel terreno. Al termine dello scavo d’asportazione delle piante si dovrà sempre risistemare il luogo, riempiendo i buchi e compattando le zolle vegetate dopo averle rimesse in sito. Sui terreni di montagna particola rmente scoscesi tutti i vegetali assolvono la funzione di consolidamento del suolo.

E' spesso risibile poiché dettata da interesse l'affermazione secondo cui le piante prelevate in natura sarebbero in ogni modo destinate a morire, e che chi le raccoglie, non danneggia l'ambiente, ma svolge una precisa funzione conservatrice. Ogni pianta in natura fa parte della proprietà del fondo su cui cresce il suo prelievo dovrà quindi essere autorizzato dal proprietario di questo.
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I terreni che non sono di proprietà privata, appartengono ad enti locali od all'erario questi ultimi sono gestiti dal demanio statale, il prelievo di queste piante dovrà quindi essere autorizzato dal corpo forestale competente per territorio. Avute le debite autorizzazioni, stabilita la pianta che si vuol prelevare, occorre ancora analizzare i seguenti a spetti: 1) - La particolarità dell'apparato radicale dell'albero come riferimento: a) - al genere d’appartenenza dell'albero; b) - alle caratteristiche fisiche e pedologiche del substrato; c) - all'età della pianta; d) - all'estensione presumibile della radice in relazione all'ampiezza della chioma. 2) - Il periodo della raccolta in relazione: a) -alla fascia climatica; b) –all’ esposizione del sito; c) – all’altezza sul livello del mare; d) – alla specificità dell'albero; Nel caso si possa presumere che la radice sia sufficientemente superficiale e non particolarmente est esa, si tenterà l'asportazione immediata, se al contrario si riterrà che l'albero abbia la radice molto estesa e particolarmente profonda, occorrerà, prima di asportarlo, prepararne l'apparato radicale con un’appropriata zollatura che gli permetta di predisporne uno nuovo più appropriato alla successiva asportazione.

Per accelerare la produzione di un nuovo apparato radicale, ma anche per pilotarne la formazione, si può stimolarne la produzione usando la tecnica della propagginazione, tecnica che sarà approfondita nei prossimi capitoli.

L'emissione della nuova radice sotto il colletto avverrà, secondo le specie nel giro di 1-2 anni, dopo di che la pianta potrà essere prelevata. In ogni caso la raccolta dovrà essere attuata prima della ripresa vegetativa. Il periodo più indicata copre quasi tutto l’arco di tempo da fine inverno inizio primavera.

La latitudine, la posizione più o meno continentale del luogo, il tipo di pianta, così pure i parametri climatici, tra cui la temperatura, hanno notevole influenza sul periodo di prelievo delle piante prese in natura. Indicativamente si può sostenere che: A) - nelle regioni calde, meridionali, marine, o lacustri, a bassa quota sul livello del mare, il prelievo si può farsi da fine febbraio a metà marzo, sempre che le piante poste nel contenitore di sviluppo siano lasciate all'esterno, nel caso invece siano poste in serra fredda il periodo di prelievo può estendersi a tutta la stagione invernale. B) - nelle regioni fredde, settentrionali, continentali, d’alta montagna, il periodo di prelievo ideale è quello compreso tra aprile e maggio. Le caratteristiche specifiche d’alcune piante possono dare indica zioni sul momento più opportuno per il loro spostamento, infatti, piante tardive come il bogolaro, il carpino, il faggio, la quercia, la betulla, vanno prelevate appena le gemme iniziano a gonfiarsi.

Anche per queste regioni vale il discorso del ricovero in serra fredda com’elemento d’estensione del periodo di prelievo. Il periodo meno adatto ad attuare la pratica di cui si parla è quello autunnale, sempre che le piante prelevate non siano ricoverate come già detto in serra fredda, il motivo che giustifica quest’indicazione va ricercato nel fa tto che durante la stagione fredda seppur in modo rallentato, le piante continuano a disperdere acqua per traspirazione, la riduzione dell'apparato radicale dovuta all'asportazione dell'albero può aggravare lo stato di disidratazione del vegetale in un momento in cui la pianta è meno reattiva e quindi disponibile a riequilibrare gli stati di carenza cui è sottoposta.

Il periodo autunnale è in ogni caso il più indicato per il trapianto degli alberi da frutto, perché nella primavera successiva la pianta andrà in fioritura, e potrà portare frutti. Tecnica per il prelievo di un alberello di, 5-6 cm. di diametro, 30-36 cm. d’altezza zollatura di 25 -40 cm. di F. Si scava attorno alla pianta fino ad una profondità pari ad un terzo dell'altezza complessiva del BUNJU tagliando le radici grandi che s’incontrano, quindi si scava in orizzontale fino ad incontrare il fittone, tagliata questa radice si estrae l'albero dal terreno, si eliminano i monconi di radice sporgenti dal pane di terra, ed i rami inutili. In alcune specie particolarmente rustiche, dotate di gran forza vegetativa, quali le ulmacee, si possono asportare tutti i nuovi germogli. L'eliminazione dei ra mi, e dei germogli, in specie quali il faggio e la quercia, è sconsigliabile.


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Nel prelievo dei sempreverdi, delle conifere, delle piante prelevate nel periodo finale della primavera, od alla presenza d’alberi che abbiano già iniziato il risveglio vegetativo, si può ricorrere all'uso di un antitraspirante, oppure proteggere i trapianti con sa cchetti di polietilene trasparente inseriti sul vaso di cultura.

Asportato l'albero dal terreno occorre: bagnare la zolla, avvolgerla in carta da giornale, legare il pa ne di terra così confezionato con tela di iuta rada o con rafia. La zolla non va esposta al vento, occorre evitare che la pianta si secchi, si consiglia di eseguire il trasporto in sacchi di plastica, se la pianta è vegetata occorre applicare dell'antitraspirante, od innaffiare le foglie. Giunti a casa togliere l'involucro protettivo, non manomettere il pane di terra, ripulire i monconi delle radici con una lama molto affilata, applicare sul taglio del fitoradicante in polvere, indi disinfettare i tagli con mastice medicato contenente fitofa rmaco anti-marciume (Benomil o Captan).

Quando è possibile è bene interrare l'albero così preparato in pieno campo, in questo modo saranno evitati gli sbalzi termici e la carenza d’umidità del substrato, con conseguente squilibrio salino o del Ph, solo quando l'attecchimento sarà avvenuto, e in ogni caso non prima della successiva primavera, si potrà spostare la pianta in un vaso di cultura meglio se di terracotta non smaltata. Successivo trapianto in vaso.

Il vaso di crescita, di legno o di coccio non smaltato, deve essere relativamente grande con il foro di drenaggio da 1" a 3/4" di pollice. Sul fondo del vaso occorre sistemare uno strato di drenaggio, costituito da un inerte leggero, esso può essere costituito con pomice, argilla espansa, zuna, o d’akadama di taglia grossa, (granulometria 6,3 - 3,1 mm.).Il drenaggio deve essere poco fertile, sterile, (esente da insetti nocivi e batteri) deve mantenere una giusta umidità ed evitare ristagni d'acqua.

Sul drenaggio si pone un terriccio a grana media (3,1 - 1,5 mm.) in questo strato andrà conglobata la parte ipogea dell'albero. Dalla radice non andranno eliminate le barbe, se queste si trovano solo all'apice delle grosse radici, queste andranno asportate nel tempo, una o due per volta, ciò per consentire alle piante di rivegetare nuove barbe sui monconi prodotti dalla potatura.

I monconi dovranno essere trattati come indicato nei paragrafi precedenti. sopra il terriccio di media granulometria se ne distenderà uno a gra na fine. La superficie del terreno deve essere leggermente compressa, quindi il vaso dovrà essere innaffiato, finche non si vedrà l'acqua uscire dal foro di drenaggio.

L'annaffiatura va eseguita a pioggia con spruzzatore od annaffiatoio, con fori di diametro tra i 3 - 4 centesimi di mm, evitando di asportare il terreno dal vaso. L'albero trapiantato va tenuto all'ombra, mentre il vaso ed il terreno devono essere colpito dai raggi del sole, infatti, se il contenitore è caldo sì facilità la vegetabilità della radice, il terreno deve sempre essere mantenuto umido. Tra un annaffiatura e l'altra il terreno deve asciugare, mai seccare, la chioma va innaffiata a spruzzo o protetta da sacchi di polietilene trasparente.

L'attecchimento in vaso si ha normalmente in 20 - 30 gg.; per alcune specie il periodo va aumentato di 10 gg. le piante giovani, attecchiscono più facilmente perché hanno maggior attitudine a produrre tessuto indifferenziato. Ad attecchimento avvenuto, la pianta dovrà essere gradualmente esposta al sole.
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La fertilizzazione sarà usata solo ad attecchimento avvenuto, meglio non eccedere nelle fertilizzazioni (ciò per evitare il fenomeno dell'inversione osmotica) le concimazioni devono poi tenere conto del periodo vegetativo e delle reali necessità della pianta. La pianta attecchita avrà una notevole emissione di nuovi germogli, la potatura conseguente dovrà essere rilevante sui rami che crescono verso l'alto. Nelle piante acrotone, la potatura avverrà in modo da ridurre la prevalenza della zona apicale.

Nelle conifere occorre, quando i germogli hanno raggiunto i 2,5 cm. asportarli alla base, lasciando solamente i più deboli, al limite questi andranno appena spuntati. In queste piante i germogli devono sempre essere spuntati con le unghie. (in seguito si parlerà della potatura di formazione delle conifere).

Gli alberi privi di vitalità devono essere lasciati liberi di germogliare finché non abbiano raggiunto le dimensioni e la forma desiderata. In inverno l'albero dovrà essere protetto dal gelo. Un sistema comodo e poco dispendioso è quello, avendone l'opportunità, di interrare il vaso in un posto soleggiato, in alternativa si può proteggere il vaso in una scatola di polistirolo riempita di paglia o di foglie, questo andrà poi messo a dimora contro un muro esposto a sud, oppure ripararlo in serra fredda esposta a nord od ad est, avendo l'accortezza d'aprirla durante le ore calde della giornata.

Durante l'inverno il vaso va umidificato in modo da garantire che il substrato non inaridisca. Le anna ffiature vanno eseguite durante le ore calde antimeridiane in modo che la pianta possa avere il tempo di assorbire durante la giornata l'eccesso d’acqua fornita, evitando che questa geli durante le ore notturne. Solo nella primavera dell'anno successivo l'albero potrà essere posto in vaso Bonsai (HONBACHI).
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A proposito dell'autore: Fausto Baccino

Un bonsai non è semplicemente una pianta. È una filosofia, un simbolo d’armonica condivisione con la natura. È un essere vivente sul quale vanno riversate tante attenzioni. Alcuni ritengono che per curarne uno sia necessario essere sereni con se stessi, in armonia con la natura.

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