In condizioni normali le piante provvedono da sole al loro nutrimento.
L'acqua che i vegetali trovano nel terreno rappresenta l' 80 - 90% del loro peso. Il 9 -18% rimanente è composto dall'anidride carbonica e dall'ossigeno del atmosfera.
Dal punto di vista chimico invece tre elementi (carbonio, idrogeno ed ossigeno) rappresentano il 98 -99% del peso della pianta, (composizione ponderale) il restante 1-2% è costituito da altri 60 elementi.
Sebbene nei terreni normalmente utilizzati per i rinvasi vi sia una notevole riserva di questi elementi la loro disponibilità in forma utilizzabile da parte delle piante, può avvenire solo in particolari condizioni e qualche volta con velocità troppo bassa rispetto alle esigenze della pianta.
Nel periodo di maggior sviluppo vegetativo, occorrerà quindi intervenire ad integrare il terreno con questi elementi in forma disponibile.
Le necessità alimentari non riguardano gli elementi ricuperabili direttamente dall'atmosfera (carbonio, idrogeno ed ossigeno) e neppure la maggior parte degli altri elementi.
Allo stato, attuale delle conoscenze solo 10 di questi sembrano necessari ad un corretto sviluppo
vegetativo, inoltre di quelli di cui si conosce la funzione solo tre (azoto, fosforo e potassio ) sono
assimilati in quantità apprezzabili, il che determina la necessità che la loro somministrazione sia
frequente.
Le piante si alimentano attraverso i peli radicali, con cui assorbono le sostanze nutrienti presenti nel terreno e sciolte nell'acqua. La capacità di assorbire sostanze nutritizie non è localizzata unicamente nelle radici; anche le foglie sono in grado di svolgere la stessa funzione, con tempi di reazione veramente minimi, poiché i fertilizzanti assorbiti da esse vengono a trovarsi direttamente nella zona in cui maggiore è la loro utilizzazione. Per quanto questo metodo possa difficilmente sostituire i tradizionali sistemi di concimazione del terreno, esso offre tuttavia notevoli vantaggi.
Affinché la nutrizione sia buona, le piante devono essere sane, con apparato radicale ben sviluppato, vanno coltivate in terreni adeguatamente drenati ed ossigenati.
L'ASSORBIMENTO.
Questo fenomeno avviene con produzione d’energia da parte delle radici, questa si sviluppa dalla
combustione degli zuccheri e degli amidi, inviati alle cellule radicali, e dall'ossigeno atmosferico: ne consegue che il terreno deve essere sempre ben aerato se si vuole che la pianta assorba efficacemente le soluzioni nutritive del terreno.
Ognuno degli elementi necessari alla nutrizione ha una sua specifica funzione, in particolare, l'azoto, il fosforo, il potassio, lo zolfo, il calcio, e il magnesio che d'ora innanzi citeremo come macro elementi.
L'AZOTO - regola la crescita delle foglie, ritarda la maturazione dei frutti. E' indispensabile per la
formazione delle sostanze proteiche, non può essere assimilato dalle piante se non nella forma ionizzata dei nitrati. ( solo alcuni batteri particolari che vivono sulle radici di alcune leguminose, dove formano caratteristici tubercoli, possono utilizzare direttamente quello atmosferico). La sua carenza provoca dapprima clorosi e se, perdura può far sopraggiungere la necrosi delle foglie.
IL FOSFORO - regola la crescita delle radici, l'indurimento della li gnina (xilema giovane), anticipa la maturazione dei frutti. E’ utilizzato dalle piante per costituire le sostanze nucleo proteiche delle cellule e di molti sistemi enzimatici fondamentali. Esso è utile solo nella forma solubile, ma, pur essendo spesso abbondante, incontra nel suolo elementi, quali il calcio o il ferro o il manganese, che lo fanno precipitare rendendolo insolubile, quindi indisponibile, La sua mancanza non è facilmente avvertibile, in pratica i sintomi non sono molto evidenti: - apparato radicale esiguo, foglie rossastre.
IL POTASSIO - regola la produzione dei fiori e dei frutti, la produzione di lignina. Gioca un ruolo
molto importante nella funzione clorofilliana, pur non essendo un costituente della sua molecola; è essenziale durante i processi di sintesi del trasporto dell’amido. E' forse l'unico elemento che non dà fenomeni tossici per eccesso; tutte le piante manifestano notevoli vantaggi ad una sua
somministrazione. La sua carenza si manifesta con una riduzione della crescita, con macchie clorotiche sulle foglie, arricciatura del bordo fogliare, con frutti a maturazione irregolare.
LO ZOLFO - si trova nella struttura di alcuni aminoacidi, costituenti la base delle proteine. Esso è accumulato nel terreno dall'acqua piovana per dilav amento dei solfuri contenuti nel medesimo; è assorbito in forma di solfato, ma si riduce facilmente in solfito, forma molto tossica per tutti gli
organismi.
IL CALCIO - le piante lo utilizzano per formare pectato di calcio, che è presente nelle pareti cellulari a cui da consistenza; salifica l'acido ossalico, ( estremamente tossico per le piante ), in ossalato di calcio insolubile e quindi inerte per i tessuti. E' inoltre importantissimo per la costituzione dei terreni, poiché le piante possono presentare od una grand’affinità od una totale insofferenza ad esso.
IL MAGNESIO - E' importante soprattutto per la sua presenza nella molecola della clorofilla e come tale nel processo fotosintetico. Il magnesio facilita anche l'assimilazione del fosforo; la sua carenza è manifestata da un evidente clorosi che inizia a livello delle nervature fogliari per poi estendersi a tutta la lamina con conseguente caduta precoce della foglia.
Esistono poi tra i macro elementi: il carbonio, l'ossigeno, l'idrogeno. I primi due provengono
dall’anidride carbonica dell'aria, il terzo dall’acqua essi sono i principali costituenti degli idrati di
carbonio quindi i protagonisti del processo di fotosintesi.
Oltre quelli sopra descritti, le piante necessitano di quantità estremamente piccole di altri elementi che chiameremo microelementi. Tra i più importanti si possono elencare i seguenti: il ferro, il manganese, il rame, lo zinco, il boro, il molibdeno, il cloro, il cobalto, va però detto che non tutti quelli citati sono strettamente indispensabili ai vari organismi. Inoltre l'eccesso di questi nel terreno è altrettanto nocivo della loro assenza totale.
La scarsità di micro-elementi si riflette su diversi meccanismi fisiologici in particolare sul processo fotosintetico, per questo il primo sintomo che la pianta presenta è quello dell'ingiallimento delle foglie.
Va inoltre precisato che l'eccesso di queste sostanze può presentare i sintomi della mancanza di altri microelementi. Quelli di cui si conosce la funzione sono:
IL FERRO - è importante per la costituzione della clorofilla: anche se non entra a far parte della sua struttura molecolare ( infatti, l'unico costituente minerale di questa è il magnesio), il ferro però ne catalizza i processi di sintesi. E' inoltre necessario nei processi respiratori. La sua scarsità provoca una forte clorosi delle foglie e la morte dei germogli. Esso è particolarmente utile ai fruttiferi, poiché se viene a mancare, la colorazione dei frutti rimane sbiadita.
IL MANGANESE - interviene nella respirazione, nella sintesi proteica, è un catalizzatore dei processi fotosintetici, la sua mancanza provoca la comparsa di chiazze bianche o giallastre sulle foglie, più evidente verso l'estremità dei rami, vale a dire nei germogli apicali. Questa clorosi comincia a formarsi dal margine della foglia verso l'interno, delineando una zona chiara a forma di "V" tra le nervature. La ca renza di manganese si verifica di solito in terreni alcalini, si corregge usando soluzioni fogliari.
IL BORO - le piante a crescita rapida coltivate in terreni sabbiosi o molto alcalini, ( pH superiore a 6 ), soffrono spesso di questa carenza, in queste piante le zone meristematiche, (destinate alla crescita dei rametti e delle radici ), muoiono, mentre i tessuti subiscono delle deformazioni e delle necrosi. Il fenomeno è più evidente nelle piante da esterno quando sono esposte ad inverni piovosi a cui seguono estati molto calde. Si può prevenire la carenza di questo elemento spargendo 1,5 gr. per vasi di 100 cm. 2 di sup. in presenza di terricci sabbiosi, la dose va triplicata se la terra è argillosa.
IL RAME - i terricci ricchi di torba fresca e quelli molto vecchi e dilavati ingenerano carenze di rame.
La sua mancanza rallenta lo sviluppo delle zone vegetative quando la mancanza si protrae, queste possono morire. Le foglie possono assumere colorazione verde bluastro cupa, o clorosi. I danni da ca renza si curano con il solfato di rame sparso in ragione di gr. 0,15 per vasi di 100 cm.2 di sup., nei terreni torbosi la dose deve esse re aumentata in ragione di 8 volte.
IL MOLIBDENO - è di fondamentale importanza nei processi di riduzione dei nitrati; senza di esso le leguminose non possono fissare l'azoto. Poiché la sua solubilità, nel terreno, è favorita dalla presenza di calcio, è buona norma integrarne la somministrazione con calce agricola.
LO ZINCO - elemento molto esiguo; in sua mancanza l'inibizione allo sviluppo è notevole, i rami
presentano internodi ridotti, le foglie sono piccole e strette, molto fitte a causa della riduzione
internodale, spesso assumono l'aspetto di rosetta, sono clorotiche e cadono prematuramente. Si curano le carenze accertate con la somministrazione di solfato di zinco in ragione di 0,3 gr. per vasi di 100 cm. 2 di sup.
La presenza di quantità molto elevate di questi o d’altri metalli nei terricci può danneggiare od uccidere i bonsai. Va poi considerato, che un terriccio acido tende a fissare il manganese, ed un suo eccesso, come si può avere nei composti di terra di brughiera o di sottobosco, prov oca fenomeni fitotossici poiché danneggia i delicati tessuti degli apici radicali. Alcuni elementi metallici interagiscono con altri già presenti nel terriccio, limitandone in tal modo la loro disponibilità per le piante.
Ad esempio un’eccessiva concimazione a base di fosfati può simulare una mancanza di ferro e di zinco ( rallentamento dello sviluppo ); un uso troppo ripetuto di soluzioni a base di cloruro di potassio può avere come conseguenza un accumulo di cloro nel terreno i cui sintomi fitotossici possono essere confusi con quelli ca usati dalla mancanza del potassio stesso, infatti, i margini delle foglie a causa dell'eccesso di questo elemento si macchiano di marrone. L'eccesso di manganese invece può causare un’apparente mancanza di ferro.
A volte fattori estranei all'alimentazione possono dare sintomi da carenza di elementi nutrizionali, oppure avvantaggiare il bonsai compromesso: il clima freddo umido, può portare miglioramenti in situazioni di grave sofferenza, rallentando i processi metabolici della pianta, mentre un drenaggio inadeguato del vaso, può simulare una carenza di azoto; ed ancora i caratteristici danni prodotti dal vento freddo sono simili a quelli presentati dalla carenza di potassio.
Quando i sintomi di carenze alimentari divengono evidenti la pianta sta già soffrendo da qualche tempo e la situazione qualche volta è definitivamente compromessa al punto di rendere inutile qualsiasi intervento compreso l'uso dei fertilizzanti. Per questo motivo potremo dire con una frase fatta, che è meglio prevenire che curare, ciò significa attuare tutte quelle misure dettate dall'esperienza durante tutto il periodo di vita del nostro bonsai.
Quando si notano i primi sintomi di denutrizione, ci si deve regolare nel seguente modo: da prima occorre diagnosticare la natura della sostanza carente, success ivamente valutare la gravità dell'inconveniente, infine determinare la natura e la quantità del fertilizzante più adatto.
Per realizzare quanto sopra, la via più sicura seppure costosa, consiste nel far eseguire una completa analisi chimica e biologica del terreno usato per i rinvasi, oppure l'analisi istologica dei tessuti fogliari, anche se spesso è più semplice ed efficiente l'assistenza di un esperto. Una
volta che ci si sia fatta un'opinione ben precisa sulla natura della carenza si può intervenire nel modo migliore.
Nei casi di carenza protratta un intervento molto efficace è la nutrizione fogliare essa si attua
nebulizzando una data soluzione nutritizia sulle foglie del bonsai; se la diagnosi risulta esatta e la terapia indovinata, si noteranno in poco tempo dei sensibili miglioramenti ed il trattamento potrà essere ripetuto ogni due settimane fino a completa guarigione.
L'acqua che i vegetali trovano nel terreno rappresenta l' 80 - 90% del loro peso. Il 9 -18% rimanente è composto dall'anidride carbonica e dall'ossigeno del atmosfera.
Dal punto di vista chimico invece tre elementi (carbonio, idrogeno ed ossigeno) rappresentano il 98 -99% del peso della pianta, (composizione ponderale) il restante 1-2% è costituito da altri 60 elementi.
Sebbene nei terreni normalmente utilizzati per i rinvasi vi sia una notevole riserva di questi elementi la loro disponibilità in forma utilizzabile da parte delle piante, può avvenire solo in particolari condizioni e qualche volta con velocità troppo bassa rispetto alle esigenze della pianta.
Nel periodo di maggior sviluppo vegetativo, occorrerà quindi intervenire ad integrare il terreno con questi elementi in forma disponibile.
Le necessità alimentari non riguardano gli elementi ricuperabili direttamente dall'atmosfera (carbonio, idrogeno ed ossigeno) e neppure la maggior parte degli altri elementi.
Allo stato, attuale delle conoscenze solo 10 di questi sembrano necessari ad un corretto sviluppo
vegetativo, inoltre di quelli di cui si conosce la funzione solo tre (azoto, fosforo e potassio ) sono
assimilati in quantità apprezzabili, il che determina la necessità che la loro somministrazione sia
frequente.
Le piante si alimentano attraverso i peli radicali, con cui assorbono le sostanze nutrienti presenti nel terreno e sciolte nell'acqua. La capacità di assorbire sostanze nutritizie non è localizzata unicamente nelle radici; anche le foglie sono in grado di svolgere la stessa funzione, con tempi di reazione veramente minimi, poiché i fertilizzanti assorbiti da esse vengono a trovarsi direttamente nella zona in cui maggiore è la loro utilizzazione. Per quanto questo metodo possa difficilmente sostituire i tradizionali sistemi di concimazione del terreno, esso offre tuttavia notevoli vantaggi.
Affinché la nutrizione sia buona, le piante devono essere sane, con apparato radicale ben sviluppato, vanno coltivate in terreni adeguatamente drenati ed ossigenati.
L'ASSORBIMENTO.
Questo fenomeno avviene con produzione d’energia da parte delle radici, questa si sviluppa dalla
combustione degli zuccheri e degli amidi, inviati alle cellule radicali, e dall'ossigeno atmosferico: ne consegue che il terreno deve essere sempre ben aerato se si vuole che la pianta assorba efficacemente le soluzioni nutritive del terreno.
Ognuno degli elementi necessari alla nutrizione ha una sua specifica funzione, in particolare, l'azoto, il fosforo, il potassio, lo zolfo, il calcio, e il magnesio che d'ora innanzi citeremo come macro elementi.
L'AZOTO - regola la crescita delle foglie, ritarda la maturazione dei frutti. E' indispensabile per la
formazione delle sostanze proteiche, non può essere assimilato dalle piante se non nella forma ionizzata dei nitrati. ( solo alcuni batteri particolari che vivono sulle radici di alcune leguminose, dove formano caratteristici tubercoli, possono utilizzare direttamente quello atmosferico). La sua carenza provoca dapprima clorosi e se, perdura può far sopraggiungere la necrosi delle foglie.
IL FOSFORO - regola la crescita delle radici, l'indurimento della li gnina (xilema giovane), anticipa la maturazione dei frutti. E’ utilizzato dalle piante per costituire le sostanze nucleo proteiche delle cellule e di molti sistemi enzimatici fondamentali. Esso è utile solo nella forma solubile, ma, pur essendo spesso abbondante, incontra nel suolo elementi, quali il calcio o il ferro o il manganese, che lo fanno precipitare rendendolo insolubile, quindi indisponibile, La sua mancanza non è facilmente avvertibile, in pratica i sintomi non sono molto evidenti: - apparato radicale esiguo, foglie rossastre.
IL POTASSIO - regola la produzione dei fiori e dei frutti, la produzione di lignina. Gioca un ruolo
molto importante nella funzione clorofilliana, pur non essendo un costituente della sua molecola; è essenziale durante i processi di sintesi del trasporto dell’amido. E' forse l'unico elemento che non dà fenomeni tossici per eccesso; tutte le piante manifestano notevoli vantaggi ad una sua
somministrazione. La sua carenza si manifesta con una riduzione della crescita, con macchie clorotiche sulle foglie, arricciatura del bordo fogliare, con frutti a maturazione irregolare.
LO ZOLFO - si trova nella struttura di alcuni aminoacidi, costituenti la base delle proteine. Esso è accumulato nel terreno dall'acqua piovana per dilav amento dei solfuri contenuti nel medesimo; è assorbito in forma di solfato, ma si riduce facilmente in solfito, forma molto tossica per tutti gli
organismi.
IL CALCIO - le piante lo utilizzano per formare pectato di calcio, che è presente nelle pareti cellulari a cui da consistenza; salifica l'acido ossalico, ( estremamente tossico per le piante ), in ossalato di calcio insolubile e quindi inerte per i tessuti. E' inoltre importantissimo per la costituzione dei terreni, poiché le piante possono presentare od una grand’affinità od una totale insofferenza ad esso.
IL MAGNESIO - E' importante soprattutto per la sua presenza nella molecola della clorofilla e come tale nel processo fotosintetico. Il magnesio facilita anche l'assimilazione del fosforo; la sua carenza è manifestata da un evidente clorosi che inizia a livello delle nervature fogliari per poi estendersi a tutta la lamina con conseguente caduta precoce della foglia.
Esistono poi tra i macro elementi: il carbonio, l'ossigeno, l'idrogeno. I primi due provengono
dall’anidride carbonica dell'aria, il terzo dall’acqua essi sono i principali costituenti degli idrati di
carbonio quindi i protagonisti del processo di fotosintesi.
Oltre quelli sopra descritti, le piante necessitano di quantità estremamente piccole di altri elementi che chiameremo microelementi. Tra i più importanti si possono elencare i seguenti: il ferro, il manganese, il rame, lo zinco, il boro, il molibdeno, il cloro, il cobalto, va però detto che non tutti quelli citati sono strettamente indispensabili ai vari organismi. Inoltre l'eccesso di questi nel terreno è altrettanto nocivo della loro assenza totale.
La scarsità di micro-elementi si riflette su diversi meccanismi fisiologici in particolare sul processo fotosintetico, per questo il primo sintomo che la pianta presenta è quello dell'ingiallimento delle foglie.
Va inoltre precisato che l'eccesso di queste sostanze può presentare i sintomi della mancanza di altri microelementi. Quelli di cui si conosce la funzione sono:
IL FERRO - è importante per la costituzione della clorofilla: anche se non entra a far parte della sua struttura molecolare ( infatti, l'unico costituente minerale di questa è il magnesio), il ferro però ne catalizza i processi di sintesi. E' inoltre necessario nei processi respiratori. La sua scarsità provoca una forte clorosi delle foglie e la morte dei germogli. Esso è particolarmente utile ai fruttiferi, poiché se viene a mancare, la colorazione dei frutti rimane sbiadita.
IL MANGANESE - interviene nella respirazione, nella sintesi proteica, è un catalizzatore dei processi fotosintetici, la sua mancanza provoca la comparsa di chiazze bianche o giallastre sulle foglie, più evidente verso l'estremità dei rami, vale a dire nei germogli apicali. Questa clorosi comincia a formarsi dal margine della foglia verso l'interno, delineando una zona chiara a forma di "V" tra le nervature. La ca renza di manganese si verifica di solito in terreni alcalini, si corregge usando soluzioni fogliari.
IL BORO - le piante a crescita rapida coltivate in terreni sabbiosi o molto alcalini, ( pH superiore a 6 ), soffrono spesso di questa carenza, in queste piante le zone meristematiche, (destinate alla crescita dei rametti e delle radici ), muoiono, mentre i tessuti subiscono delle deformazioni e delle necrosi. Il fenomeno è più evidente nelle piante da esterno quando sono esposte ad inverni piovosi a cui seguono estati molto calde. Si può prevenire la carenza di questo elemento spargendo 1,5 gr. per vasi di 100 cm. 2 di sup. in presenza di terricci sabbiosi, la dose va triplicata se la terra è argillosa.
IL RAME - i terricci ricchi di torba fresca e quelli molto vecchi e dilavati ingenerano carenze di rame.
La sua mancanza rallenta lo sviluppo delle zone vegetative quando la mancanza si protrae, queste possono morire. Le foglie possono assumere colorazione verde bluastro cupa, o clorosi. I danni da ca renza si curano con il solfato di rame sparso in ragione di gr. 0,15 per vasi di 100 cm.2 di sup., nei terreni torbosi la dose deve esse re aumentata in ragione di 8 volte.
IL MOLIBDENO - è di fondamentale importanza nei processi di riduzione dei nitrati; senza di esso le leguminose non possono fissare l'azoto. Poiché la sua solubilità, nel terreno, è favorita dalla presenza di calcio, è buona norma integrarne la somministrazione con calce agricola.
LO ZINCO - elemento molto esiguo; in sua mancanza l'inibizione allo sviluppo è notevole, i rami
presentano internodi ridotti, le foglie sono piccole e strette, molto fitte a causa della riduzione
internodale, spesso assumono l'aspetto di rosetta, sono clorotiche e cadono prematuramente. Si curano le carenze accertate con la somministrazione di solfato di zinco in ragione di 0,3 gr. per vasi di 100 cm. 2 di sup.
La presenza di quantità molto elevate di questi o d’altri metalli nei terricci può danneggiare od uccidere i bonsai. Va poi considerato, che un terriccio acido tende a fissare il manganese, ed un suo eccesso, come si può avere nei composti di terra di brughiera o di sottobosco, prov oca fenomeni fitotossici poiché danneggia i delicati tessuti degli apici radicali. Alcuni elementi metallici interagiscono con altri già presenti nel terriccio, limitandone in tal modo la loro disponibilità per le piante.
Ad esempio un’eccessiva concimazione a base di fosfati può simulare una mancanza di ferro e di zinco ( rallentamento dello sviluppo ); un uso troppo ripetuto di soluzioni a base di cloruro di potassio può avere come conseguenza un accumulo di cloro nel terreno i cui sintomi fitotossici possono essere confusi con quelli ca usati dalla mancanza del potassio stesso, infatti, i margini delle foglie a causa dell'eccesso di questo elemento si macchiano di marrone. L'eccesso di manganese invece può causare un’apparente mancanza di ferro.
A volte fattori estranei all'alimentazione possono dare sintomi da carenza di elementi nutrizionali, oppure avvantaggiare il bonsai compromesso: il clima freddo umido, può portare miglioramenti in situazioni di grave sofferenza, rallentando i processi metabolici della pianta, mentre un drenaggio inadeguato del vaso, può simulare una carenza di azoto; ed ancora i caratteristici danni prodotti dal vento freddo sono simili a quelli presentati dalla carenza di potassio.
Quando i sintomi di carenze alimentari divengono evidenti la pianta sta già soffrendo da qualche tempo e la situazione qualche volta è definitivamente compromessa al punto di rendere inutile qualsiasi intervento compreso l'uso dei fertilizzanti. Per questo motivo potremo dire con una frase fatta, che è meglio prevenire che curare, ciò significa attuare tutte quelle misure dettate dall'esperienza durante tutto il periodo di vita del nostro bonsai.
Quando si notano i primi sintomi di denutrizione, ci si deve regolare nel seguente modo: da prima occorre diagnosticare la natura della sostanza carente, success ivamente valutare la gravità dell'inconveniente, infine determinare la natura e la quantità del fertilizzante più adatto.
Per realizzare quanto sopra, la via più sicura seppure costosa, consiste nel far eseguire una completa analisi chimica e biologica del terreno usato per i rinvasi, oppure l'analisi istologica dei tessuti fogliari, anche se spesso è più semplice ed efficiente l'assistenza di un esperto. Una
volta che ci si sia fatta un'opinione ben precisa sulla natura della carenza si può intervenire nel modo migliore.
Nei casi di carenza protratta un intervento molto efficace è la nutrizione fogliare essa si attua
nebulizzando una data soluzione nutritizia sulle foglie del bonsai; se la diagnosi risulta esatta e la terapia indovinata, si noteranno in poco tempo dei sensibili miglioramenti ed il trattamento potrà essere ripetuto ogni due settimane fino a completa guarigione.