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maggio 14, 2009

L'innesto a pezza nel bonsai è più difficoltoso nell'esecuzione di quello a scudetto

Innesto a pezza.
E’ usato in specie a corteccia spessa che presenti difficoltà d’attecchimento con lo scudetto. E' più difficoltoso nell'esecuzione di quello a scudetto, l'attecchimento è più lento, e l'esecu zione dell'intarsio è in ogni modo complesso, perché il perimetro delle incisioni sul soggetto e sulla pezza devono, coincidere perfettamente.

Per facilitare tale operazione si usano a questo proposito coltelli a doppia lama, vanno inoltre scelti soggetti e marze che abbiano possibilmente lo stesso diametro.

I diametri consigliati vanno da 1,5 a 3 cm., ma si possono ottenere, anche se con gran difficoltà, innesti su diametri di circa 10 cm. I tagli, dell'intarsio, vanno praticati a circa 10 cm. d’altezza sul colletto del soggetto, e devono avere i lati del tassello di circa 2,5 cm. l'asportazione del tassello come nel metodo a scudetto va asportato per scorrimento al fine di evitare che tirandolo il piccolo peduncolo legnoso contenente i vasi d’alimentazione della gemma sia asportato compromettendo il risultato dell'innesto.

Il tassello va preparato dopo che l'incisione nel soggetto sia già stata praticata. E' fondamentale che la parte apicale e quella basale del tassello vadano a coincidere con quelle corrispondenti del portainnesto, il contatto in queste due zone è molto più importante che quello sui tagli laterali. Inserita la pezza (o tassello) nell'incastro del soggetto, le due parti dell'innesto vanno assicurati saldamente con una legatura.

E' bene che lo spessore della pezza sovrasti quello del portainnesto, cosa che si può ottenere rifilando la corteccia di quest'ultimo. Nei casi d’estrema difficoltà d’attecchimento si può preparare il soggetto (da 1 a 3 settimane) prima di effettuare l'innesto; in pratica si eseguono i tagli senza rimuovere il tassello, l'inizio della cicatrizzazione avvantaggerà l'attecchimento della pezza da innestare quando questa sarà inserita.

La rimozione della legatura deve essere precoce per evitare che la tensione sul tassello bloccando l'afflusso di linfa ostacoli l'attecchimento.

I periodi migliori per eseguire quest’innesto sono la primavera e la tarda estate. Per quanto riguarda il periodo primaverile, la difficoltà sta nel fatto di trovare i tasselli. In questo periodo le marze devono "dare la buccia " ma le gemme non devono essere ingrossate.

Varianti a questo metodo sono:

L'innesto a flauto, l'innesto ad anello.

Mentre l'innesto ad "I" rappresenta una variante intermedia tra l'innesto a pezza e quello a "T" (queste varianti saranno presentate esclusivamente a livello grafico).

Innesto alla maiorchina.
Si usa quando il portainnesto non "dà la buccia " (non si ha un facile distacco della buccia). I periodi in cui ciò accade sono: l'inizio della primavera (prima della ripresa vegetativa), o durante il periodo luglio metà agosto, quando il caldo e la scarsità d'acqua rallentano la crescita delle piante.

Tale innesto pur avendo buona percentuale d’attecchimento è più lento e meno semplice anche se la crescita del germoglio innestato è più vigorosa che negli altri metodi dell'innesto a gemma fin qui ana lizzati. Questo metodo si effettua asportando da una parte liscia del soggetto una linguetta di corteccia con sottostante legno che sarà rimpiazzata con una simile prelevata dal germoglio usata come marza.

Si parte da materiale di diametro compreso tra 1,5 - 2,5 cm., si pratica un taglio inclinato di circa 30 - 45° verso l'interno della marza, quindi a circa 2,5 cm. sopra la gemma si effettua un secondo taglio, quasi parallela all'asse del gentile, che deve andarsi a collegare con il primo, lo stesso taglio va fatto sul soggetto.

Se le dimensioni dei due tagli (lunghezza, larghezza e spessore) e forma dei due tagli è identico, si può ottenere una perfetta aderenza, ed una coincidenza degli strati cambiali su entrambi i lati dell'incisione, (se i diametri dei due simbionti non sono identici, occorrerà che gli strati cambiali coincidano almeno da una parte)

In quest’innesto la legatura è fondamentale. Volte questa legatura si effettua con nastri di plastica trasparente che coprono anche la gemma. , quando questa comincia a crescere il nastro va tagliato.

Anche in quest’innesto la parte apicale è eliminata solo a saldatura avvenuta, se l'innesto è autunnale l'asportazione si esegue nella primavera successiva a ripresa vegetativa avvenuta.

MISHO - Pianta ottenuta da seme.

Le piante si possono riprodurre sia per via agamica e per via sessuata.

Fin qui, salvo per lo Yamadori abbiamo analizzato materiali ottenuti con la riproduzione agamica.
Il materiale da seme é ottenuto con la riproduzione sessuata. Durante la fecondazione, (unione di cellule sessuali maschili e femminili), il patrimonio cromosomico, dimezzato nel processo di meiosi, è ricostituito col corredo dei cromosomi provenienti dai genitori, perciò la prole acquista una gran variabilità di caratteri, determinati dalle tre leggi di Mendel.

L'aspetto esterno, (fenotipo), di una pianta è controllato dai geni tramandati da una generazione all'altra il singolo carattere può essere determinato anche da un unico gene. Già di fronte a due caratteri indipendenti, che agiscono sull'aspetto di un vegetale, l'analisi è particolarmente complicata, anche se questi sono gestiti da un solo gene. Quando più geni controllano i caratteri, solo attraverso ad un analisi statistica può dimostrare come la discendenza possa assomigliare ai genitori.

I geni che si riferiscono ad un carattere, contenuti nel medesimo posto nei cromosomi si dicono "alleli", se questi sono per la maggior parte, identici a quelli presenti nel cromosoma omologo determinano caratteri identici, quando questa corrispondenza accade la pianta si definisce "omozigote ".

Quando gli alleli di un cromosoma differiscono da quelli presenti nel cromosoma omologo, la pianta si definisce eterozigote. Le piante omozigote autofecondate o fecondate da un partner uguale tendono a mantenere quasi costante il fenotipo, nelle eterozigote i caratteri sono trasmessi solo in parte alla discendenza perciò la variabilità in alcune specie può essere enorme.
Dato lo scopo della propagazione delle piante che si prefigge la protezione dei caratteri occorre che ogni genotipo sia classificato secondo un codice riconosciuto a livello internazionale.

Le tassonomie servono a classificare le specie botaniche, queste sono raggruppate all'interno del regno vegetale in tre phila: schizofita , briofita e pterofita; quest'ultimo comprende tre classi: filic inae, gimnosperme ed angiosperme. L'interesse di chi pratica l'arte del bonsai ovviamente, s’indirizza verso queste ultime due classi. Le gimnosperme sono poi classificate in famiglie : le cycadacee, le ginkgoacee , ecc. tutte caratterizzate dalla produzione di semi nudi. Le angiosperme producono invece solo semi contenuti nell'ovario.

La classe delle angiosperme si suddivide in due sottoclassi le monocotiledoni e le dicotiledoni.
Le sottoclassi si dividono in ordini ,questi in famiglie , che a loro volta si dividono in generi suddivisi in specie . La classificazione sarà approfondita nella parte dedicata alla schedatura delle piante .

Nelle due classi che c’interessano, l'embrione da cui si svilupperà la successiva pianticella , è una parte del seme contenuto nel frutto , questo si sviluppa in cinque singoli processi :
1) - lo sviluppo morfologico;
2) - viluppo della capacità di germinare dell'embrione;
3) - accumulo di sostanze nutritive;
4) - Sviluppo della dormienza primaria;
5) - dispersione del seme.

Il seme è germinabile solo se è avvenuta l'impollinazione del fiore e la fecondazione dell'ovulo . A volte i frutti possono giungere a maturazione anche se i semi non sono fertili o sono assenti , ciò avviene per i seguenti fattori :
a) - partenocarpia (sviluppo del frutto senza impollinazione e fecondazione);
b) - aborto embrionale (morte in corso di svil uppo) ;
c) - incapacità d’accumulo di sostanze nutritizie da parte dell'embrione ;
La mancanza di fecondazione o la morte precoce dell'embrione , pur non essendo tassativo , di norma crea la caduta del frutto.

SVILUPPO MORFOLOGICO.
Si attua:
1) - accrescimento dell'ovaio (abbozzo del frutto) e dell'ovulo (seme) , si attua in circa 4 gg.
2) - crescita dell'embrione entro l'ovulo , si attua in circa 3 - 4 gg.
3) - crescita dell'endosperma , (tessuto nutrizionale dell'embrione , in carenza di tale sviluppo si può avere l'aborto dell'embrione)
4) - sviluppo del pericarpo , (tessuto d’involucro del seme ,diviso nelle sue porzioni meso ed endocarpali).

ACQUISIZIONE DELLA GERMINABILITA'.
Durante lo sviluppo del seme si attua una divisione cellulare nella germinazione questa divisione si polarizza alle estremità dell'embrione costituendo l’apice radicale e caulinare. Tale processo determinato nelle singole specie dal controllo ormonale endogeno, avviene attraverso l'intervento dell'acido ribonucleico, le molecole del quale , all'interno del seme maturo , promuovono il primo stadio della germinazione .

ACCUMULO DI RISERVE NUTRITIVE .
Il seme giunto al termine del suo sviluppo può avere incrementi del peso secco dovuto all'accumularsi delle sostanze nutritive . La presenza di queste riserve è importante perché la crescita delle pianticelle da seme inizialmente dipende esclusivamente da queste sostanze .

La carenza d’accumulo di sostanze nutritive nel seme dipende da condizioni di crescita problematiche quali : scarsa nutrizione, stress da umidità, patologie, temperature al di fuori dei limiti medi stagionali .

SVILUPPO DEI CONTROLLI INTERNI DI GERMINAZIONE .
Per la sopravvivenza delle pianticelle occorre che la germinazione del seme avvenga nel, tempo e nel luogo più propizi . Nei semi esistono dei temporizzatori biologici che impediscono al seme di
germinare quando questo si trova ancora sulla pianta o quando il periodo stagionale non è quello adatto all'attività vegetativa , di questi due sono i più importanti :
1) il controllo dell'umidità del seme ;
2) l'imposizione della dormienza.

Il controllo dell'umidità avviene secondo tre schemi generali :
a) - riduzione dell'umidità nel seme , all'atto del distacco dalla pianta di circa il 50% del livello necessario allo sviluppo . Con questo livello d’umidità la germinazione non è più possibile . In alcune specie in cui i frutti maturano all'inizio dell'estate , con immediata germinazione dei semi.

b) - Per alcune specie una disidratazione compresa tra il 30% ed il 50% può compromettere la capacità di germinazione del seme. Appartengono questa categoria i pioppi, alcune specie d’aceri, nonché la totalità degli olmi, le querce che maturano in autunno ed i cui semi rimangono nel terreno umido per tutto l'inverno ed i citrus tropicali, avvezzi al clima caldo-umido, hanno la stessa tendenza. Per tutti questi semi occorre evitare che la disidratazione sia spinta ,n’ quindi consigliata l'immediata semina.

c) - I semi che maturano all'interno dei frutti carnosi devono essere rimossi per evitare che la
fermentazione della polpa li danneggi.

DORMIENZA PRIMARIA .
E' il meccanismo che impedisce la germinazione del seme durante la maturazione del frutto è
importante notare che i meccanismi di dormienza primaria fanno parte integrante del processo di
crescita dei semi . I meccanismi della dormienza primaria sono essenzialmente due:
I - Presenza d’inibitori della crescita (dormienza chimica).
II - Sviluppo degli involucri seminali (dormienza fisica).
Questi ultimi : - controllano l'assorbimento dell'acqua.
- controllano la permeabilità dei gas.
- evitano il dilavamento degli inibitori chimici.

Tra gli inibitori chimici naturali, il principale è senz'altro l'acido abscissico.

Va però precisato che l'impedimento a germinare deriva dall'azione combinata tra sostanze inibitrici e promotrici della crescita.

Classificazione dei semi rispetto al mantenimento della capacità germinativa nel tempo.
I semi si classificano:
- A vita breve , che perdono rapidamente la vitalità in un periodo che varia da pochi giorni ad un anno. Sono da comprendere in questa categoria : i pioppi , i salici , alcuni aceri , gli olmi , i ficus tropicali , i citrus tropicali , le querce , il castagno , la carya , la pterocarya , le betulle, i carpini , i noccioli, il faggio , l'ippocastagno.

- A vita media , rimangono vitali per un periodo compreso tra 2 e 5 anni. Appartengono a questa
categoria tutti i semi delle conifere.

- A vita lunga , rimangono vitali tra i 15 e i 20 anni. Il record di longevità è stata accertata per semi di loto scoperti in una torbiera della Manciuria che hanno mantenuto la capacità germinativa per oltre 1000 anni.

Per la conservazione dei semi di queste ultime due categorie, le migliori condizioni ambientali sono quelle in cui si accoppiano bassi livelli d’umidità e di temperatura.

Basi fisiologiche della propagazione per seme .
Quando il seme si stacca dalla pianta ha un basso livello d’umidità, metabolismo minimo ed attività vegetativa nulla . In queste condizioni possono essere conservati per tempi relativamente lunghi.

Per attivare nel seme la germinazione sono necessarie tre condizioni:
1) - il seme deve essere vitale ;
2) - il seme non deve essere in quiescenza (inibito da barriere fisiologiche, fisiche o chimiche che ne inducano la dormienza ;
3) - il seme va posto in condizioni ambientali adatte : disponibilità d’acqua, temperatura appropriata , presenza d’ossigeno , per alcune specie è anche necessario un sufficiente livello di luce.

La germinazione avvi ene secondo le seguenti fasi :
Risveglio o attivazione del seme .
- inizia con l'assorbimento dell'acqua e la conseguente idratazione del protoplasma cellulare
(l'assorbimento idrico è un processo fisico) - l'idratazione innesca l'attivazione degli enzimi di riserva e la sintesi di nuovi. Questo avviene a causa della trascrizione e traslazione dei messaggi genetici attraverso gli acidi nucleici e ribonucleici (DNA, mRNA, tRNA, dove "m" sta per messaggero e "t" sta per transfer).

Il primo segno visibile della germinazione è l'emergenza della radichetta prodotta dall'allungamento delle cellule .
Digestione e traslazione .
- la riserva di sostanze nutritive (grassi , proteine , carboidrati) contenuti nel seme dovrà essere
trasformato in sostanze semplici , questa è appunto la fase digestiva della germinazione Sviluppo del semenzale.
- la continua divisione cellulare sviluppa la plantula in questa fase aumenta il peso fresco della pianta a scapito del peso totale dei tessuti di riserva.

La germinazione dei semi è comunque condizionata dai vari fattori di dormienza .
Dormienza. Le barriere più semplici alla germinabilità, sono quelle fisiche, esse consistono in tegumenti seminali impermeabili o meccaniche, i noccioli che rallentano l'ingresso dell'acqua e per la loro resistenza meccanica impediscono l'ingrossamento dell'embrione, finche l'inturgidirsi dei tessuti a causa dell'acqua assorbita non rompa i tegumenti.

Le barriere più complesse sono quelle indotte da composti chimici contenuti nei tegumenti o nei frutti. I composti che svolgono questa funzione ,sono diversi fenoli , la cumarina , l'acido abscissico. Alcuni di questi composti solubili in acqua sono facilmente dilavati da forti piogge , in altri casi i tegumenti liberano sostanze (ammonio) che sono fissati dalle particelle del terreno, quando il seme è interrato, interrompendo la dormienza.

Dormienza morfologica. Si attua quando gli embrioni hanno bisogno di completare il loro sviluppo
successivamente al distacco dalla pianta , (questa dormienza è rimossa con l'esposizione a temperature appropriate , o ad escursioni termiche , o all'impiego di composti chimici : nitrato di potassio , ed ad acido gibberellinico).

Dormienza fisiologica è rimossa naturalmente quando il seme sverna nel terreno (clima freddo-umido) queste condizioni ed il tempo, rimuovono l'inibizione che in questo caso particolare è determinata dal tessuto vivente interno al seme. Un altro sistema d’eliminazione di questa dormienza è data dai tempi di conservazione in ambiente asciutto.

Materiale ottenuto da seme
Il concetto di semina coinvolge tutta una serie d’operazioni che riguardano la scelta , la selezione , la conservazione e la preparazione dei semenzali.

Scelta dei semi .Si possono raccogliere i semi in natura anche se è consigliabile acquistare quelli reperibili in commercio e contenuti in confezioni sigillate. Le confezioni che si trovano in commercio devono sempre recare stampato sul contenitore : il nome botanico della specie, la stagione di raccolta dei semi , il grado di purezza , la percentuale di germinabilità , il nome della ditta produttrice . I semi in queste confezioni devono essere di grandezza , colore e dimensione uniforme , devono provenire dall'ultima raccolta quindi essere nelle condizioni migliori per esperire simultaneamente le attività fisiol ogiche della germinazione.

Le condizioni di germinazione sono differenti da specie a specie (nella parte riguardante le schede si analizzeranno le condizioni di semina per le varie specie). Alcune sementi vanno interrate appena raccolte altre devono essere conservate in ambienti freschi ed asciutti nell’attesa che le condizioni clima tiche siano favorevoli.

Come abbiamo già citato sulle confezioni acquistate, è indicata la percentuale di germinabilità. Per i semi raccolti in natura si può svolgere una semplicissima prova empirica per evita re di mettere a dimora semi non vitali. Il peso specifico dei semi non oleosi è superiore a quello dell'a cqua perciò, i semi che galleggiano vanno scartati. Questa prova non ha rilevanza per i semi oleosi.

Per ottenere risultati soddisfacenti dalla semina, occorre considerare le caratteristiche dei semi e le condizioni ambientali ottimali per le varie specie. La temperatura, l'umidità , e la presenza d’ossigeno sono connesse alla profondità di semina. I semi sono sistemati tanto più profondamente nel terreno più questo è leggero e soffice ed il diametro del seme è grande.
Per semi grandi, (2 - 3 cm. sulla dimensione max.) la profondità d’interramento deve essere di almeno 2,5 cm.

Per semi di media grandezza , (0,5 - 1 cm. sulla dimensione max.) la profondità d’interramento deve essere di almeno 1,5 cm.

Per semi piccoli (meno di 0,5 cm. sulla dimensione max.) la profondità d’interramento non deve essere inferiore a 0,5 cm.

PERIODI DI SEMINA .
La semina si effettua in base alla conoscenza del periodo d’interramento più appropriato alla specie , ed al meccanismo di dormienza che questa può avere I semi si possono dividere in : - semi non soggetti a dormienza ; - semi soggetti a dormienza.

Tra i semi non soggetti a dormienza si possono avere quelli, della fascia temperata, a maturazione primaverile , questi , in natura cadono a terra e germinano immediatamente dando alle pianticelle prima della latenza invernale la possibilità di maturare.

Quelli delle specie tropicali, che non hanno condizionamenti stagionali e germinano appena le condizioni d’interramento avvengono. Semi a vita breve soggetti a dormienza che , non sopportando livelli spinti di disidratazione , necessitano d’immediato interramento . Questi semi pur avendo sistemi attivi di dormienza , che posticipano il periodo di germinabilità , necessitano d’essere comunque interrati per garantirsi umidità e temperature appropriate.


Semi a vita medio-lunga soggetti a dormienza , che non necessitano d’immediato interramento , sui quali occorre , (se non s’intende lasciare che l'interruzione della dormienza avvenga con i metodi naturali legati al tempo d’interramento ed al dilavamento) , intervenire in modo meccanico o chimico per attivare l a germinabilità prima della semina.

In linea di massima i periodi di semina sono:
- la primavera per semi che non necessitano di periodi di quiescenza, (germinano al salire della
temperatura ed all'alungarsi delle giornate.

- l'estate per semi che necessitano di brevi periodi di quiescenza, vanno seminati in estate quelli che hanno subito la stratificazione invernale.
- l'autunno per semi a lungo periodo di quiescenza.

PREPARAZIONE DEL TERRENO.
Il terreno di semina deve essere accuratamente preparato , prima della semina , con una rullatura, questa va ripetuta subito la semina stessa , onde evitare il possibile essiccamento , da parte dei raggi diretti del sole e lo spostamento dei semi e poi delle plantule a causa della fornitura dell'acqua d’innaffiatura .

Questa dovrà essere effettuata di conseguenza con estrema delicatezza, possibilmente a pioggia, ed andrà ripetuta ad intervalli regolari, per mantenere la terra sempre umida e per evitare il formarsi di croste in superficie. Quando si semina a dimora in terreni particolarmente pesanti la semina si effettua in buche ponendo nel terreno più semi che, germinando contemporaneamente, possono vincere con minor difficoltà la resistenza del terreno.

Questa particolare semina si effettua in vaso od in piena terra , per tutte quelle specie di piante che per la delicatezza dell'apparato radicale , subiscono danni rilevanti durante il trapianto , queste ultime potranno essere asportate solo quando le condizioni vegetative permetteranno la lavorazione della parte ipogea .

Quando le piante non subiscono danni nel trapianto , si semina generalmente in cassette , questo sistema è consigliato per tutti coloro che si dedicano alla coltivazione di molti tipi di piante limitando il numero d’individui . Le cassette di legno o di polistirolo vanno riempite con buona terra , fertile e sterilizzata , compressa ai lati e livellata in superficie con un assicella .

I semi sparsi su tale superficie si ricoprono leggermente con un sottile strato di sabbia mista a torba. Si esegue quindi un'innaffiatura con nebulizzatore somministrando acqua non troppo fredda (25 - 30°C.) i si pone la cassetta in buona luce per evitare che le plantule , a germinazione avvenuta , comincino a filare . Quando i semenzali hanno emesso almeno quattro foglioline , vanno trapiantate in vasetti singoli . nel giro di due anni si comincerà ad educare le piante secondo lo stile scelto ed in 5 anni circa le piante si potrà ottenere degli ottimi bonsai.

Il vantaggio di ottenere piante da bonsai attraverso la semina è di ottenere alberi con apparato radicale più forte di quelli ottenute per via vegetativa , partendo da seme si è poi particolarmente facilitati nella produzione di bonsai su roccia , (ISHIZUKE), o nella roccia , (YAMAGATA).

ARAKI - Acquistato in vivaio .
Nell'accezione più generale del termine per vivaio si dovrebbe intendere un appezzamento di terreno, anche relativamente piccolo , ove siano coltivate giovani piante fino al momento della loro definitiva messa a dimora. Nel linguaggio comune si riserva generalmente questo termine per indicare appezzamenti generalmente estesi, destinati a scopo commerciale, per coltivare piante destinate alla vendita.

Spesso alcuni vivaisti si specializzano nella coltivazione di particolari piante, che però , accertati
i gusti del pubblico normalmente si limitano alle piante più correnti. La produzione dei vivai s’indirizza su piante rustiche, alberi, arbusti, erbacee perenni, biennali od annuali. Molti vivai commerciali specializzati in piante rustiche ed alberi, oltre che commerciare piante zollate in piena terra, commerciano piante in vaso.

In oriente esistono vivai specializzati nella produzione di piante per bonsai, questi attuano una specializzazione molto spinta tant’ che alcuni si dedicano alla produzione del tronco, altri alla formazione dei rami. In Italia si sta appena diffondendo questo tipo di produzione, perciò diviene sempre più facile trovare, anche nel nostro paese, materiale da vivaio già predisposto per produrre i nostri bonsai.

Nei vivai si possono scegliere le piante più adatte alle nostre esigenze, le piante se coltivate in vaso hanno sempre un apparato radicale sufficientemente raccolto con le radici relativamente vicine al tronco a causa della zollatura cui queste piante sono sottoposte. Se sono in vaso possono essere utilizzate in qualu nque periodo dell'anno cominciando ad intervenire sulla parte aerea, rinviando lo spostamento in vaso bonsai alla stagione più adatta.

Se le piante sono coltivate in piena terra , il vivaista vi potrà consigliare il periodo più adatto per l'asportazione. Prelevata la pianta dal terreno si può adottare la stessa tecnica usata per lo "YAMADORI" semplificando gli interventi che riguardano la radice che nel nostro caso, come già detto, è sufficientemente raccolta.

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A proposito dell'autore: Fausto Baccino

Un bonsai non è semplicemente una pianta. È una filosofia, un simbolo d’armonica condivisione con la natura. È un essere vivente sul quale vanno riversate tante attenzioni. Alcuni ritengono che per curarne uno sia necessario essere sereni con se stessi, in armonia con la natura.

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