L’Evonymus è una pianta talora a foglie decidue, talora sempreverde con aspetto arbustivo, appartenente alla famiglia delle Celastraceae. È un genere rappresentato da più di un centinaio di specie, la cui area di distribuzione nella flora spontanea si estende principalmente nell’India, nell’Himalaya e nell’Asia orientale, mentre sono ancora poche quelle abitatrici del nostro continente e dell’America centrale e boreale.
Appartiene essenzialmente all’Emisfero boreale e a climi temperati o temperati-caldi. In Italia sono presenti solo alcune specie: in particolare è diffuso l’Evonymus europaeus, che cresce fra i boschi e le siepi di tutto il territorio peninsulare e insulare, raggiungendo un’altezza variabile da 1 a 4 metri.
I curiosi nomi volgari dati a questa varietà come “Fusaggine”, si riferiscono allusivamente ad antichi usi del legno dell’Euonymus europaeus, dal quale si ricavava materiale legnoso per realizzare i fusi da filare; il nome invece “Cappello da prete”, che deriva dal dialetto lombardo, si riferisce alla forma e al colore dei frutti.
È infatti piuttosto riconoscibile in autunno, momento in cui spiccano i suoi frutti curiosamente conformati in modo da ricordare il tricorno e vivacemente colorati. Il portamento dell’Evonymus è a volte eretto, più raramente strisciante. Le foglie sono opposte, spicciolate, usualmente dentate e di solito glabre. I piccoli fiori a 4 petali, bianco-verdi, compaiono in maggio-giugno a fianco delle foglie dei nuovi rami che si sviluppano dai rametti corti. I frutti a capsula, a tre-cinque lobi, sono rossastri e quando maturano si aprono lasciando visibili i semi rosso-arancio.
L’esatta nomenclatura di queste piante risale al XVIII secolo, e da allora sono sempre state oggetto di coltivazione ornamentale, ma nel tempo gli usi non si sono limitati al solo settore decorativo, hanno abbracciato anche lo sfruttamento delle materie in esse contenute e delle rispettive proprietà medicinali. L’Evonymus alatus, ad esempio, fornisce alla medicina popolare del Giappone un mezzo per combattere le affezioni sifilitiche, mentre dall’Evonymus europaeus si ricava un olio che serve per la produzione di saponi.
Per la coltivazione a bonsai sono consigliate soprattutto le specie a foglia caduca, come l’Evonymus alatus, che forma una delicata cappa sugherosa simile ad ali (da cui il suo nome), e l’Evonymus europaeus, che emette il caratteristico frutto trilobato.
La loro principale caratteristica è il meraviglioso colore delle foglie autunnale e l’incantevole aspetto invernale che assumono grazie alla fine ramificazione, che si può osservare soprattutto in questa stagione. Forse uno degli aspetti più negativi dell’Evonymus è che si tratta di una specie dioica, porta cioè fiori maschili e femminili su alberi differenti: se non si possiede nella propria collezione esemplari di entrambi i sessi, non si ottiene la fruttificazione.
È comunque una pianta robusta che ben si presta a ogni tipo di coltivazione. Ama terreni assolati e caldi, anche calcarei. Tollerante persino a lunghi periodi di siccità, teme però il gelo prolungato.
Si tratta di una specie robusta, che sopporta tranquillamente il caldo come il freddo. Si consiglia comunque di preservare le radici dai freddi rigidi prolungati e si eviti che il vaso sia esposto alle gelate nel momento in cui si annaffia. Se in estate non è possibile tenere costantemente sotto controllo l’albero, è meglio collocarlo a mezzombra.
Le annaffiature devono essere sufficientemente frequenti, poiché l’Evonimo soffre la mancanza d'acqua: da aprile e per tutto il periodo estivo si abbia cura di bagnare abbondantemente ogni volta che il terreno risulta asciutto. In inverno le annaffiature vanno diradate. Durante la fioritura è essenziale proteggere gli alberi dalla pioggia ed evitare i colpi di secco: è indispensabile quindi non far mancare mai l’acqua a questa specie, poiché ciò causerebbe la perdita dei fiori. Una buona soluzione è costituita da una tettoia ben esposta alla luce, appoggiando i vasi su vassoi pieni d'acqua (purché non immersi).
Terreno.
Uno fra i composti migliori da utilizzare è formato da: akadama (60%), ghiaia (20%) e humus (20%).
Poiché tende a produrre radici fini in abbondanza, satura facilmente e in breve tempo lo spazio disponibile nel vaso. Per questa ragione è necessario applicare trapianti frequenti, all’incirca una volta ogni due anni, a tarda primavera, ai primi caldi, per evitare le gelate tardive che potrebbero compromettere le tenere foglioline.
Il sistema migliore per trapiantare consiste nell’eliminazione totale della terra vecchia, applicando una buona potatura dell’apparato radicale anche superiore alla norma, se necessario: si tratta di una specie molto robusta che sopporta tranquillamente le potature drastiche.
Si tenga presente che durante l’operazione di trapianto è indispensabile tagliare le grosse radici fittonanti, che spesso si formano e lignificano molto rapidamente. Si raccomanda anche l’uso di vasi capienti al fine di poter aumentare la granulometria del terriccio (akadama), in modo da scongiurare il marciume radicale.
Si pota generalmente in primavera, appena prima del risveglio vegetativo, ma bisognerà fare attenzione a lasciare alcuni dei rami vecchi se si vuole godere la fioritura. L’Evonymus, infatti, fiorisce sui rami lunghi 4-6 nodi, all’estremità della vegetazione dell’anno precedente ed occasionalmente sulle vegetazioni laterali vicine, per cui bisognerà applicare la potatura con criterio altrimenti si potrebbe compromettere la fioritura e quindi la successiva fruttificazione.
Si pota poi a fine stagione, dopo aver ammirato l’albero nel suo massimo splendore e cioè carico di frutti, sino al primo nodo. Si tratta di un’operazione indispensabile soprattutto nella zona apicale per controllarne la forte dominanza.
Se si desidera arrestare la crescita di un ramo, si pinzerà con le dita l’ultimo germoglio non appena appare; per ramificare il ramo conviene invece lasciar crescere il germoglio per 6-7 cm, pinzandolo successivamente e lasciando solamente 1-2 cm di crescita nuova. L’Evonymus è una specie che richiede interventi di pinzatura costanti, altrimenti si perde proporzione nella ramificazione.
I germogli particolarmente vigorosi vanno pinzati a due foglie o si lasciano addirittura spogli: ciò non crea problemi poiché possiede 3-4 gemme dormienti alla base di ogni ramo, che con la pinzatura vengono risvegliati. La pinzatura si applica principalmente in tarda primavera e in autunno.
Nella fase di formazione della struttura è necessario controllare scrupolosamente il vigore dei nuovi germogli, avvolgendoli da aprile ad ottobre, non appena la corteccia si presenterà in forma legnosa, ma facendo molta attenzione al loro ingrossamento per evitare brutte cicatrici. Se si perde questo momento diventerà difficile ottenere la silhouette desiderata o comunque non sarà possibile applicare la piegatura senza incorrere in rotture.
È bene ricordare infatti che l’Evonymus presenta una certa rigidità nei rami. Si consiglia di avvolgere il filo con nastro adesivo prima della sua applicazione, in modo da non segnare la bellissima ed affascinante corteccia. L’applicazione del filo per la modellatura dei rami vecchi risulta praticamente impossibile, essendo essi molto rigidi e legnosi.
Poiché si tratta di una pianta vigorosa, soggetta per cui a continue germogliazioni, va concimata con regolarità e abbondantemente, preferendo concimi organici a lenta cessione, come l’Hanagokoro della Linea Bonsan oppure il Biogold. È consigliabile concimare una volta al mese in aprile e da agosto ad ottobre.
Si consiglia di effettuare dei controlli scrupolosi della pianta soprattutto durante la primavera e l’estate, quando il pericolo di malattie e attacchi è più alto. Molto importanti per questa pianta, spesso oggetto di interesse da parte di parassiti di diverso genere, quali insetti, acari e cocciniglie, sono i trattamenti preventivi. È perciò fondamentale applicare costantemente interventi curativi-preventivi, in autunno e inverno, con solfuro di calcio (liquido jin) alla caduta delle foglie.
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