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ottobre 18, 2008

Wabi e Sabi

Principi estetici
II bonsai è ormai accettato ovunque come una forma d'arte e non semplicemente co­me una coltivazione specializzata. Inteso in tal senso, ha certi principi esteti­ci basilari che si possono analizzare e stu­diare. Questi principi hanno una base co­mune a ogni forma d'arte cinese e giappo­nese.
Per apprezzare esteticamente il bonsai è ne­cessario quindi conoscere il contesto nel quale l'arte giapponese e cinese si è svilup­pata.
Quasi tutte le forme orientali di arte e di ar-tigianato hanno la loro origine nel taoismo e nel buddismo.
Anche se spesso regole complesse o tecni­che raffinate sono le componenti essenziali di queste arti, finiscono con il giocare sem­plicemente un ruolo di mezzo strumentale e sono comunque secondarie: l'aspetto più ap­pariscente di un'opera d'arte superiore o di un capolavoro è la sua capacità di apparire casuale o quasi accidentale. Taoismo e zen considerano un'alta conqui­sta per un uomo riuscire, quasi senza sfor­zo, a creare tali 'accidenti' o a cogliere que­ste 'fortunate occasioni' in ogni campo, in­cluso il bonsai. Sono queste le persone che diventano grandi 'maestri' nella loro partico­lare arte.

Wabi e sabi

Ci sono due concetti fondamentali che per­meano l'arte e la cultura cinese e giappone­se: i concetti di wabi e sabi. Wabi significa letteralmente 'povertà', nono­stante questa traduzione non riesca a dare un'idea precisa del suo vero significalo: po­vertà come 'non-soffrire" per il 'non-possedere" come tranquilla accettazione del fatto che non si possiede nulla, con molta semplicità.

Wabi quindi è una povertà ben più nobile delle più immense ricchezze materiali. In pratica si può ritrovare il wabi nel vivere serenamente in condizioni spartane, con ci­bo semplice e accontentandosi di poco, felici e in sintonia con gli eventi di tutti i giorni. Nel campo intellettuale e artistico il wabi si trova nelle persone che non indulgono a concetti complicati, a espressioni superorna-te e che non nutrono un'alta considerazione di sé: persone tranquille che si accontentano delle semplici cose della vita e ne fanno la fonte delle loro ispirazioni quotidiane. Sabi invece indica 'solitudine', sebbene in termini estetici il suo significato sia molto più complesso. È implicito nel concetto di sa-bi anche un riferimento al vecchio, all'anti­co, specialmente se è unito a una sostanziale assenza di sofisticazione.

Gli utensili usati nella tradizionale cerimo­nia del tè in Giappone sono un buon esem­pio di sabi.
L'essenza del sabi è la grazia unita all'antico. Per riassumere, il wabi implica povertà, semplicità accompagnata dalla serena capa­cità di accontentarsi; il sabi invece rappre­senta il senso di solitudine, una certa delibe­rata imperfezione ispirata all'antico e l'as­senza di sofisticazione. Intrecciati a questi attributi ci sono poi le qualità innate di un profondo amore per la natura, la ricerca dell'asimmetria, l'assolu­ta assenza di astrazioni, di intellettualismo e un certo distacco dalle cose pratiche e ma­teriali.
Sette caratteristiche, viste come espressione dello zen in un'opera d'arte, conducono al wabi e al sabi.
Esse sono: asimmetria, semplicità, sublime austerità, naturalezza, sottile profondità, di­stacco, tranquillità.
Alcune di queste qualità possono essere pre­valenti in una particolare opera d'arte, ma tutte devono contemporaneamente essere presenti in qualche modo, e contribuiscono a creare la perfetta armonia che caratteriz­za il capolavoro.

Asimmetria
Perlopiù la sagoma di un bonsai è asimme­trica nella forma e nell'equilibrio. Eccettuato il caso dello stile formale eretto, ben poche composizioni devono essere perfettamente simmetriche.
L'armonia viene raggiunta con un accurato equilibrio delle masse e dei vuoti, che an­dranno collocati al giusto posto e nelle giu­ste proporzioni (per esempio evitando rami opposti o ricercando l'esulta collocazione dell'albero nel vaso).

Semplicità
Nella filosofia e nella scienza, i più profondi concetti si possono esprimere spesso in ter­mini molto semplici. Ciò è vero anche nel bonsai: decorazioni eccessive dell'albero o del vaso distolgono l'attenzione dall'essenza del disegno. La disciplina della semplicità è il filo conduttore nel decidere la forma di un bonsai.

Sublime austerità



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Tutte le parti superflue sono eliminate, la­sciando solo quelle essenziali, utili a trasmet­tere il messaggio dell'artista. Nel bonsai, forse, il migliore esempio di que­sta qualità è rappresentato dallo stile literati, dove solo una o due forti linee comunicano le emozioni e le suggestioni dell'autore. Un bonsai di questo stile ricorda molto i tratti di pennello della scuola di pittura lite-rati, basata su una comunicazione scarna ed essenziale, in cui la forza della linea del tronco e un minimo di ramificazione e di fo­gliame bastano a esprimere un ricco conte­nuto.
Lo stile literati è considerato l'espressione più alta dell'arte bonsai. lljin (legno morto) e il sharimiki (legno scortecciato) sono altri esempi di sublime austerità.

Naturalezza
Al fine di creare un'emozione completamen­te naturale occorre evitare ogni evidenza di artificialità. Le caratteristiche della natura sono osservate e copiate l'in ne;! più piccolo dettaglio; questo per dare l'impressione del­l'accidentale o del casuale. Il risultato deve far pensare che l'uomo non sia intervenuto.

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A proposito dell'autore: Fausto Baccino

Un bonsai non è semplicemente una pianta. È una filosofia, un simbolo d’armonica condivisione con la natura. È un essere vivente sul quale vanno riversate tante attenzioni. Alcuni ritengono che per curarne uno sia necessario essere sereni con se stessi, in armonia con la natura.

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