II bonsai è ormai accettato ovunque come una forma d'arte e non semplicemente come una coltivazione specializzata. Inteso in tal senso, ha certi principi estetici basilari che si possono analizzare e studiare. Questi principi hanno una base comune a ogni forma d'arte cinese e giapponese.
Per apprezzare esteticamente il bonsai è necessario quindi conoscere il contesto nel quale l'arte giapponese e cinese si è sviluppata.
Quasi tutte le forme orientali di arte e di ar-tigianato hanno la loro origine nel taoismo e nel buddismo.
Anche se spesso regole complesse o tecniche raffinate sono le componenti essenziali di queste arti, finiscono con il giocare semplicemente un ruolo di mezzo strumentale e sono comunque secondarie: l'aspetto più appariscente di un'opera d'arte superiore o di un capolavoro è la sua capacità di apparire casuale o quasi accidentale. Taoismo e zen considerano un'alta conquista per un uomo riuscire, quasi senza sforzo, a creare tali 'accidenti' o a cogliere queste 'fortunate occasioni' in ogni campo, incluso il bonsai. Sono queste le persone che diventano grandi 'maestri' nella loro particolare arte.
Wabi e sabi
Ci sono due concetti fondamentali che permeano l'arte e la cultura cinese e giapponese: i concetti di wabi e sabi. Wabi significa letteralmente 'povertà', nonostante questa traduzione non riesca a dare un'idea precisa del suo vero significalo: povertà come 'non-soffrire" per il 'non-possedere" come tranquilla accettazione del fatto che non si possiede nulla, con molta semplicità.
Wabi quindi è una povertà ben più nobile delle più immense ricchezze materiali. In pratica si può ritrovare il wabi nel vivere serenamente in condizioni spartane, con cibo semplice e accontentandosi di poco, felici e in sintonia con gli eventi di tutti i giorni. Nel campo intellettuale e artistico il wabi si trova nelle persone che non indulgono a concetti complicati, a espressioni superorna-te e che non nutrono un'alta considerazione di sé: persone tranquille che si accontentano delle semplici cose della vita e ne fanno la fonte delle loro ispirazioni quotidiane. Sabi invece indica 'solitudine', sebbene in termini estetici il suo significato sia molto più complesso. È implicito nel concetto di sa-bi anche un riferimento al vecchio, all'antico, specialmente se è unito a una sostanziale assenza di sofisticazione.
Gli utensili usati nella tradizionale cerimonia del tè in Giappone sono un buon esempio di sabi.
L'essenza del sabi è la grazia unita all'antico. Per riassumere, il wabi implica povertà, semplicità accompagnata dalla serena capacità di accontentarsi; il sabi invece rappresenta il senso di solitudine, una certa deliberata imperfezione ispirata all'antico e l'assenza di sofisticazione. Intrecciati a questi attributi ci sono poi le qualità innate di un profondo amore per la natura, la ricerca dell'asimmetria, l'assoluta assenza di astrazioni, di intellettualismo e un certo distacco dalle cose pratiche e materiali.
Sette caratteristiche, viste come espressione dello zen in un'opera d'arte, conducono al wabi e al sabi.
Esse sono: asimmetria, semplicità, sublime austerità, naturalezza, sottile profondità, distacco, tranquillità.
Alcune di queste qualità possono essere prevalenti in una particolare opera d'arte, ma tutte devono contemporaneamente essere presenti in qualche modo, e contribuiscono a creare la perfetta armonia che caratterizza il capolavoro.
Asimmetria
Perlopiù la sagoma di un bonsai è asimmetrica nella forma e nell'equilibrio. Eccettuato il caso dello stile formale eretto, ben poche composizioni devono essere perfettamente simmetriche.
L'armonia viene raggiunta con un accurato equilibrio delle masse e dei vuoti, che andranno collocati al giusto posto e nelle giuste proporzioni (per esempio evitando rami opposti o ricercando l'esulta collocazione dell'albero nel vaso).
Semplicità
Nella filosofia e nella scienza, i più profondi concetti si possono esprimere spesso in termini molto semplici. Ciò è vero anche nel bonsai: decorazioni eccessive dell'albero o del vaso distolgono l'attenzione dall'essenza del disegno. La disciplina della semplicità è il filo conduttore nel decidere la forma di un bonsai.
Sublime austerità
Tutte le parti superflue sono eliminate, lasciando solo quelle essenziali, utili a trasmettere il messaggio dell'artista. Nel bonsai, forse, il migliore esempio di questa qualità è rappresentato dallo stile literati, dove solo una o due forti linee comunicano le emozioni e le suggestioni dell'autore. Un bonsai di questo stile ricorda molto i tratti di pennello della scuola di pittura lite-rati, basata su una comunicazione scarna ed essenziale, in cui la forza della linea del tronco e un minimo di ramificazione e di fogliame bastano a esprimere un ricco contenuto.
Lo stile literati è considerato l'espressione più alta dell'arte bonsai. lljin (legno morto) e il sharimiki (legno scortecciato) sono altri esempi di sublime austerità.
Naturalezza
Al fine di creare un'emozione completamente naturale occorre evitare ogni evidenza di artificialità. Le caratteristiche della natura sono osservate e copiate l'in ne;! più piccolo dettaglio; questo per dare l'impressione dell'accidentale o del casuale. Il risultato deve far pensare che l'uomo non sia intervenuto.